Omelia per l’Ordinazione dei nuovi diaconi, del cardinale Agostino Vallini (6/11/2011)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 07 /11 /2011 - 13:55 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito il testo dell’omelia pronunciata da S. Em. il cardinale Agostino Vallini il 6/11/2011 in San Giovanni in Laterano nella Messa per l’ordinazione dei nuovi diaconi di Roma. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. 

Il Centro culturale Gli scritti (7/11/2011)

Cari fratelli e sorelle!

1. Nel corso dell’anno liturgico abbiamo rivissuto nella fede le tappe della storia della salvezza, alla sequela di Cristo redentore dell’uomo. Approssimandosi la conclusione del cammino, che avrà termine con la contemplazione di Gesù Cristo Re dell’universo, da cui tutto trae principio e a cui tutto è ordinato, la Chiesa ci invita a guardare al nostro approdo finale e a prepararci ad esso. Il vangelo ci parla delle condizioni necessarie per entrare con Gesù nel banchetto eterno, la gloria del paradiso.

Il Signore paragona il regno dei cieli ad un banchetto di nozze al quale un gruppo di giovani ragazze accompagnano lo sposo. Ai tempi di Gesù le nozze si celebravano di notte ed era consuetudine che lo sposo fosse accompagnato da un corteo di lampade accese. Nella parabola cinque ragazze sono considerate sagge perché, nell’attesa dello sposo, si erano procurato l’olio per alimentare le lampade; altre cinque sono chiamate stolte, perché sbadatamente le loro lampade non avevano la scorta di olio. A mezzanotte si udì un grido: “Ecco lo sposo, andategli incontro!”. Abbiamo sentito come soltanto le giovani sagge poterono entrare nella sala del banchetto con le lampade accese, mentre le stolte furono escluse dalla festa.

Qual è il senso e l’insegnamento di questa parabola? Gesù ci dice che l’incontro festoso con Lui, sposo della comunità redenta, al termine della nostra vita, deve essere preparato da opere di luce, costruite giorno per giorno. Una vita splendente è la scorta dell’olio che assicura che la nostra lampada non si spegnerà. Domandiamoci: quando possiamo dire che la nostra vita è luminosa e fa risplendere il volto di Cristo sposo?

2. Sono qui dinanzi a noi otto giovani che Cristo ha chiamato a seguirlo più da vicino nella via del sacerdozio e questa sera consacrano la loro vita a Dio nell’ordine sacro del diaconato. La domanda rivolta a tutti ha per essi una particolare risonanza, perché dopo gli anni di preparazione essi, in questa solenne celebrazione, assumono l’impegno di far risplendere con la loro vita la luce di Cristo nel servizio della Chiesa.

Essi hanno ricevuto da Dio una speciale chiamata e hanno appena dichiarato la loro volontà di corrispondervi generosamente. Questa sera entrano a far parte dell’ordine sacro e fra pochi mesi saranno sacerdoti. La loro vita fin da oggi si identifica, con uno speciale titolo, con quella della Chiesa e, in ragione di ciò, devono aver chiaro il loro rapporto con Cristo, perché la sorgente della Chiesa – come ha insegnato il Concilio Vaticano II – non è la Chiesa stessa, ma la presenza viva di Cristo che la edifica.

Cristo, luce delle genti, riflette la sua luce come in uno specchio sulla Chiesa e la Chiesa deve riflettere la luce ricevuta dal suo divino Fondatore sul mondo. Per spiegare ciò i Padri della Chiesa, fin dai primi secoli, ricorrevano all’immagine della luna che riflette la luce del sole, così “la Chiesa – dice S. Ambrogio - splende non di luce propria, ma di quella di Cristo” (S. Ambrogio: fulget Ecclesia non suo sed Christi lumine).

La coscienza di questo carattere fondamentale – la Chiesa è il riflesso nel mondo della presenza e dell’agire di Cristo - deve impegnare tutti i cristiani e molto più i sacerdoti ad impossessarsi della luce di Cristo per poi rifletterla. Se ciò vale per tutti, molto più per i sacerdoti. In che modo?

3. L’incontro con Cristo, cari giovani, voi lo sapete, si concretizza in una esperienza personale intima e profonda con la persona del Signore Gesù, attraverso l’orientamento a Lui della vostra vita, facendo del Vangelo la vostra regola, il vostro modo di pensare, conformando il più possibile al suo il vostro lo stile di vita. In una parola, vivere da discepoli, da veri discepoli. Ciò comporta l’impegno di plasmare anzitutto la vostra umanità sul modello dell’umanità di Cristo. Non deve esserci una dicotomia tra il vostro modo di essere uomini e l’agire da diaconi di Cristo. La vostra umanità non è altra cosa rispetto al vostro modo di essere diaconi e domani sacerdoti.

Il diacono dunque è prima di tutto un uomo, una persona che vuole forgiare se stesso, il suo carattere, il modo di pensare, di porsi, di stabilire relazioni, nei comportamenti, nelle grandi come nelle piccole cose, ai valori umani che Cristo ha vissuto e insegnato. In una parola, essere uomini in tutti i sensi. Apprezzate dunque e fate vostre le virtù cristiane raccomandate dalla Chiesa ai suoi ministri e rispettate nella società: la bontà dell’animo, la gentilezza del tratto, la sincerità, la rettitudine, la fermezza d’animo, la fedeltà alla parola data, la costanza, la giustizia.

Non nascondete, né giustificate a voi stessi limiti, difetti, ferite e peccati, ma – prendendone coscienza - chiedete al Signore e impegnatevi a superarli, perché diventino occasioni in cui imparare la misericordia di Dio verso di voi e la tolleranza per le debolezze altrui.

Ricordate che siete uomini, come tutti gli altri, che - come ci ricorda San Paolo - potete volere il bene, ma non avete la capacità di attuarlo (cfr Rm 7, 18-19). Soltanto per grazia siete quello che siete (cfr 1 Cor 15, 10). Come discepoli di Gesù, allora imparate da Lui l’umiltà del cuore (cfr Mt 11, 29) e bandite dalla vostra vita ogni forma di orgoglio, causa di molti errori.

E non dimenticatelo mai: come discepoli di Cristo crocifisso la vita vi riserverà prove, fatiche e umiliazioni. Sappiatele accogliere con pazienza, affrontatele con serenità e superatele con la forza dello Spirito Santo.

4. Per vivere come consacrati a Dio, è necessario che vi impegnate di diventare ogni giorno di più “uomini spirituali”, cioè persone che orientano la vita al Padre e ne fanno un’offerta continua in Cristo e un inno di intercessione per gli uomini. Il maestro interiore della vostra preghiera è lo Spirito Santo.

Nutrite la vostra fede con l’ascolto della Parola di Dio, della quale dovete essere i primi ascoltatori e i primi destinatari. Lasciatevi modellare dalla Parola di Dio, frequentatela assiduamente, interiorizzatela, assaporatela, fatela vostra convinzione. La luce della Parola di Dio sia lampada ai vostri passi e luce sul vostro cammino per cogliere la verità dell’essere uomini e consacrati. Riservate ad essa ogni mattina un tempo per la preghiera personale. Contemplando i misteri di Dio, accoglierete la volontà di Dio sulla tua vita.

Da oggi la Chiesa vi affida ufficialmente la sua preghiera pubblica, la Liturgia delle Ore, con la quale glorificare Dio e intercedere per la santificazione degli uomini. Siate fedeli ad essa, non dispensatevi mai da questo dovere.

5. Questa sera voi farete davanti a Dio e alla comunità la promessa di vivere il carisma del celibato. Voi lo sapete, il celibato sacerdotale non è un’imposizione della Chiesa, motivata da esigenze funzionali, ma un dono che Dio vi ha fatto, da voi riconosciuto e liberamente accolto come condizione per essere eletti all’ordine sacro.

Il celibato sacerdotale nasce dall’amore e guida verso la pienezza dell’Amore. È Dio Trinità di Amore che illumina e nutre il mistero della castità consacrata.

Custodite questo dono dello Spirito che vi conforma a Cristo casto, esprime la partecipazione alla paternità di Dio e mette la vostra vita interamente al servizio della Chiesa e del mondo rendendovi segno di quello futuro. Sappiate che questo dono non sempre è compreso e nella mentalità di oggi molti non crederanno che sia possibile viverlo, ma voi con la vostra vita casta vissuta con gioia sarete un grande richiamo a Dio e alla sua presenza in un mondo distratto e così spesso tutto orientato alla terra.

Vivete allora questo dono giorno per giorno, custodi telo, preservatelo da pericoli e dissipazioni, e ricordate sempre che la castità consacrata non è una scelta fatta una volta per sempre, ha bisogno di essere accolta continuamente, sostenuta con la preghiera e conservata con una continua vigilanza.

6. Rifletterete la luce di Cristo con il vostro ministero, che nel diaconato si esprime soprattutto nel servizio ai poveri.

Cari giovani, lasciate che vi parli da padre. Per l’età che avete e il contesto sociale nel quale viviamo, voi siete figli di un’epoca in cui il benessere economico ha creato tante esigenze, spesso non necessarie. Oggi la crisi che attraversiamo obbliga a rimettere in discussione tante abitudini.

Ma voi, sia per la scelta di seguire Cristo, che ha detto di sé: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Lc 9, 58) e sia per l’amore preferenziale per i poveri che Gesù ha chiesto ai suoi, dovete essere esempio di “povertà evangelica” e membro della Chiesa chiamata a testimoniare la povertà.

«Lo spirito di povertà e d’amore è la gloria e il segno della Chiesa di Cristo», ha insegnato il Concilio Vaticano II (GS 88) e voi vi dovete distinguere per una vita semplice e sobria, astenendovi da tutto ciò che può essere vanità. Solo la povertà assicura al sacerdote la sua disponibilità ad essere mandato là dove la sua opera è più utile ed urgente, anche con sacrificio personale.

Gratuitamente ricevete, gratuitamente date. Amate i poveri, condividete con essi quello che avete e non chiudete mai la porta del vostro cuore a chi bussa. Certo, non sarete in grado di soddisfare tutte le richieste, ma potrete sempre donare attenzione, compassione, amore. Con il vostro stile di vita rifletterete la luce di Cristo e aprirete i cuori di tanti affamati di Dio.

7. Cari fratelli e sorelle, questi nostri giovani sono buoni e generosi, ma essere fedeli a Cristo e al Vangelo per tutta la vita non è cosa da poco. Accompagniamoli con il nostro affetto, il nostro consiglio, la nostra preghiera. E la Vergine Maria, Regina degli apostoli, li protegga e li custodisca nei loro propositi.