Che mangeremo, di che ci vestiremo? La famiglia, luogo delle cure pagane, di Giuseppe Angelini

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 20 /03 /2012 - 16:35 pm | Permalink | Homepage
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo dal sito del VII Incontro mondiale delle famiglie - che si svolgerà a Milano sul tema  «La famiglia: il lavoro e la festa» tra il 30 maggio e il 3 giugno 2012 - la IV riflessione scritte dal teologo Giuseppe Angelini in preparazione all'incontro il 19/3/2012. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la loro presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Vedi le precedenti riflessioni di Giuseppe Angelini al link 1/ La famiglia affettiva. E sola. 2/ Onora il padre e la madre: il principio dell'ordine morale, di Giuseppe Angelini.

Il Centro culturale Gli scritti (20/3/2012)

La famiglia luogo dello spirito, del riposo, della festa? Oppure luogo dei bisogni, delle necessità materiali, addirittura delle cure pagane? Gesù nel discorso della montagna usa questa formula dura per definire le cure per le necessità quotidiane della vita. Esse trovano nella vita domestica lo spazio privilegiato di cultura: Non affannatevi dicendo: Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo? Di tutte queste cose si preoccupano i pagani (Mt 6, 31s).

Come può Gesù immaginare che noi ci esoneriamo dalla cura per il cibo, il vestito, la salute e tutte le altre cose simili? Come può immaginare che ci dispensiamo dalla cura di ciò che serve alla vita? In effetti, egli non immagina che noi ci esoneriamo; afferma anzi che il Padre nostro celeste sa che ne abbiamo bisogno. Non si può fare a meno di tutte queste cose; e tuttavia occorre vigilare in modo da evitare che tali cose siano confuse con la vita. La vita vale più del cibo, e il corpo più del vestito. La vita consiste in altro rispetto a ciò che pure serve alla vita stessa.

Che il senso della vita vada oltre la soddisfazione del bisogno è affermazione ovvia, alla quale tutti consentiamo con grande convinzione e anche con enfasi, a parole. Ma la tentazione che i giorni uno per uno siano consumati dalla cura del cibo, del vestito e della salute è grande. Il cibo – così sembra che noi ragioniamo –certo non è la cosa più importante, ma è la cosa più urgente. La sua urgenza si ripropone da capo in maniera perentoria ogni sei ore, o giù di lì. Gesù chiede che noi ci occupiamo prima del regno di Dio e della sua giustizia, e tutte le altre cose ci saranno date in aggiunta. Ma non è vero.

Fino ad oggi accade che le donne di casa spesso protestino contro Gesù come Marta; egli la rimproverava e lodava Maria seduta ai suoi piedi ad ascoltare: Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta (Lc 10, 41). Ce ne staremmo volentieri anche noi ad ascoltare, dicono le donne di casa;  ma chi farebbe da mangiare? Il regno di Dio e la sua giustizia saranno anche la cosa più importante, ma sono anche la cosa meno urgente; preparare il pranzo è urgente. Così facilmente ragionano fino ad oggi le donne di casa, offese – oltre che infastidite – dal fatto che mariti, figli, e anche figlie non solo non aiutino, ma neppure sappiano apprezzare la loro fatica.

A rimedio di queste litigi, nella moderna famiglia affettiva e appartata succede qualche volta che si stabiliscano i turni; alle faccende di casa collaborano anche i mariti, e magari i figli, secondo rigorosi turni fissati con rigore sindacale. In tal modo sembra consumarsi la resa alla considerazione di tali servizi come ingrati, degni di chi è servo piuttosto che di chi è padrone.

Gesù però dichiarò di voler stare in mezzo ai suoi come colui che serve, e non come colui che siede a tavola. Appunto così occorre perseguire l’obiettivo della vita famigliare quale luogo della sintesi tra festa e lavoro: occorre trasformare il servizio in festa. La dedizione ai bisogni quotidiani cessa d’essere servile se diventa testimonianza dell’amore più grande, quello che dà la vita per gli amici. Il cibo, che per sé è meno della vita, diventa una parola che nutre la vita, se preparato e offerto come segno di un’alleanza destinata a durare per sempre.

La famiglia luogo dello spirito, oppure sistema dei bisogni? Luogo dello spirito, certo, ma a questa condizione, che i servizi necessari siano attraversati dal desiderio mai smesso di vedere il sorriso dell’altro, e di trovare in esso il cibo vero.