Una ragazza romana di secondo liceo classico parla al papa Benedetto XVI della scuola e dell’educazione (dalla rassegna stampa)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 28 /02 /2008 - 00:09 am | Permalink | Homepage
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Una ragazza romana di secondo liceo classico parla al papa Benedetto XVI della scuola e dell’educazione (dalla rassegna stampa)

Presentiamo on-line il breve discorso di ringraziamento che Anna Debenedettis, studentessa di II liceo classico, ha rivolto al papa in occasione della consegna alla chiesa ed alla città di Roma della Lettera sull’urgente compito dell’educazione scritta da Benedetto XVI.

Santità, sono Anna, una studentessa di secondo liceo classico.
La Sua lettera mi ha aiutato ad accorgermi di alcune cose.

Quest’anno la scuola è molto faticosa e i prof danno sempre più peso alle regole e a quanto siamo capaci o meno di soddisfare le loro richieste. Sembra, a volte, che abbiano davanti delle macchine invece che delle persone!

"Sarebbe dunque una ben povera educazione”, Lei ci ha scritto, “quella che si limitasse a dare delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da parte la grande domanda riguardo la verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita". Ed è proprio questo grido di verità che non si può, per grazia di Dio, tacitare in nessuna circostanza ed emerge di più quando le situazioni sono stringenti. Io e i miei compagni, dal più studioso al più svogliato, sentiamo questa urgenza anche se, a volte, confusamente. So che siamo fatti per qualcosa di infinito e questo grido nessuno ce lo può togliere!

C’è bisogno di uno che risponda e che raccolga questo grido, che ci dia una possibilità nuova di gustare le cose, se no tutto prima o poi diventa noia! Infatti torno da scuola contenta solo quando ho sorpreso in quelle 5 ore, una Bellezza che mi riguarda. Tutti, in fondo, vorrebbero essere lieti; chi non vorrebbe conoscere il significato di tutte le cose? Chi non vorrebbe entrare a scuola contento?

L'incontro che ho fatto con Cristo attraverso la compagnia del movimento di cui faccio parte mi ha così sorpreso come avrà sorpreso altri giovani che hanno fatto la stessa esperienza in altre aggregazioni laicali, perché mi ha fatto sperimentare un modo nuovo di stare dentro le cose solite. Mi ha conquistato perché Cristo è l'unico che prende in considerazione ogni angolo della realtà, è una promessa di pienezza in qualsiasi circostanza io viva, anche nello studio di materie nelle quali ho difficoltà e sulle quali non avrei mai scommesso.

Ho scoperto così che il mio desiderio, la mia esigenza di una certezza presente lo avevano, per esempio, anche i greci. Oppure studiando in biologia la struttura del DNA, quale stupore la scoperta che è proprio quello che fa sì che io sia così come sono, come se qualcuno avesse pensato a me ancor prima che io nascessi. Quante questioni accadute in classe o con gli amici, o nel mondo mi provocano!

E così chiedo a qualche amico più grande di aiutarmi a giudicare tutto per verificare, capire, perché dopo un incontro così la brama di conoscenza si accende, e davvero ho la possibilità di crescere e imparare da ogni angolo della realtà. Anche i miei genitori hanno sempre educato me ed i miei fratelli ad essere leali con il desiderio del nostro cuore: io desidero vivere intensamente; certo gli esiti non sono sempre come io li ho in mente, ma ho scoperto che la realtà non mi è mai nemica, perché sempre in essa posso scoprire Chi c’è. Tante volte, per i miei capricci, non mi arrendo all’evidenza di Lui e faccio resistenza, ma è inevitabile che mi salga una grande tristezza, perché non posso più accontentarmi di qualcosa di meno di quella Bellezza.

Ho incontrato adulti che mi educano a dare spazio alle mie domande sulla realtà: perché vale la pena studiare tanto? Perché vale la pena alzarsi la mattina? Perché? Per questo sono testimoni della verità, mi spingono a ricercarla sempre più appassionatamente, più della mia stessa capacità di applicarla, e più della mia fragilità. Allora tutti i giorni, con tutte le loro difficoltà non sono infelici, come dice Sofocle.

Questo autore, come anche Ariosto, che sto studiando, dicono che siamo fatti per l'infelicità, per l'insoddisfazione, dovuta ai nostri desideri per sempre inappagati; ma io invece, per grazia, ho incontrato chi mi dice il contrario: che liberazione! Come non dirlo ai miei compagni?! Così nella mia scuola si è formato un gruppetto di ragazzi stupiti dal fatto che c’è Uno, presente tra di noi, che prende sul serio le nostre preoccupazioni! il bello è che nell'incontro con Cristo non ci rimettiamo nulla; anzi la Sua presenza valorizza tutto di noi: prima di tutto la nostra ragione e la nostra libertà con le quali sta a noi verificare per essere sempre più certi, come, nell’amicizia con Cristo, tutta la realtà diventi cammino al destino, cioè alla Felicità.

La ringrazio di cuore perché Lei, Santità, è la testimonianza più grande che il desiderio che ci costituisce non è impossibile, né irrazionale, ma è una strada percorribile e si può viverlo fino in fondo, perché conduce alla grande Presenza che Lei continuamente ci testimonia.