«Nessuno scrive il Simbolo al solo scopo che sia letto, ma perché sia meditato. E perché la dimenticanza non distrugga ciò che la diligenza ha tramandato, funzioni da libro per voi la vostra memoria». I discorsi di Sant’Agostino sul Simbolo di fede

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 04 /08 /2012 - 21:43 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito dal sito www.augustinus.it alcuni discorsi nei quali Sant’Agostino espone il Simbolo di fede. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (6/8/2012)

Indice

1/ Discorso sul simbolo rivolto ai catecumeni

La formula della fede.

1. 1. Ricevete la formula della fede che è detta Simbolo. E quando l'avete ricevuta imprimetela nel cuore e ripetetevela ogni giorno interiormente. Prima di dormire, prima di uscire, munitevi del vostro Simbolo. Nessuno scrive il Simbolo al solo scopo che sia letto, ma perché sia meditato. E perché la dimenticanza non distrugga ciò che la diligenza ha tramandato, funzioni da libro per voi la vostra memoria. Ciò che udrete sarà l'oggetto della vostra fede e quello che crederete lo ripeterete anche con la lingua. Ha detto infatti l'Apostolo: Con il cuore si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza [1].

Questo è il Simbolo che ripasserete e che ripeterete. Le parole che avete sentito recitare si trovano qua e là nelle Scritture divine ma da lì sono state raccolte e riassunte in un unico testo per evitare fatica alla memoria degli uomini più lenti e perché ogni uomo possa dire, possa ritenere quello che crede. Non avete proprio appena adesso sentito che Dio è onnipotente? Ebbene voi cominciate ad averlo anche come Padre, dal momento in cui foste nati da quella Madre che è la Chiesa.

Dio onnipotente è Padre.

1. 2. Così dunque avete già imparato, avete meditato, avete ritenuto il concetto, siete nella situazione di poter dire: Credo in Dio Padre onnipotente [2]. Dio è onnipotente. Essendo tale, non può morire, non può ingannarsi, non può mentire, e, come dice l'Apostolo: Non può rinnegare se stesso [3]. Quante cose non può fare pur essendo onnipotente, anzi proprio perché non le può fare è onnipotente! Infatti se potesse morire, non sarebbe onnipotente; così se potesse mentire, ingannarsi, ingannare, agire ingiustamente, non sarebbe onnipotente; se tali possibilità ci fossero in lui, ciò non corrisponderebbe alla onnipotenza. Indubbiamente il nostro Padre onnipotente non può peccare. Può fare quel che vuole perché è la onnipotenza stessa. Fa qualunque cosa voglia di bene, di giusto; una cosa che sia male a farsi non la vuole. Nessuno resiste all'Onnipotente così da non fare quello che egli vuole. Egli fece il cielo, la terra, il mare e tutto quello che essi contengono [4], realtà invisibili e realtà visibili. Invisibili come, nei cieli, i Troni, le Dominazioni, i Principati, le Potestà, gli Arcangeli, gli Angeli, i nostri concittadini, se vivremo bene. Creò nel cielo anche realtà visibili: il sole, la luna, le stelle. Ornò la terra dei suoi animali terrestri, popolò l'aria di volatili; popolò la terra di esseri che camminano e di esseri che strisciano, il mare di esseri che nuotano. Tutto popolò di creature appropriate. Fece anche l'uomo, con la mente a sua immagine e somiglianza. Nella mente infatti c'è l'immagine di Dio, perciò la mente non può essere compresa neppure da se stessa, in quanto c'è in essa l'immagine di Dio. Noi siamo stati fatti per aver dominio sulle altre creature, ma per il peccato siamo caduti, nel primo uomo, e divenuti tutti partecipi di un'eredità di morte. Siamo divenuti poveri mortali, siamo pieni di timori, di errori, e questo a causa del peccato: con questo demerito e questa colpa nasce ogni uomo. Perciò, come avete visto oggi, come sapete, anche i bambini vengono purificati col soffio, ed esorcizzati per scacciare da loro il potere nemico del diavolo, che inganna l'uomo per possedere gli uomini. Nei bambini non viene esorcizzata e purificata col soffio la creatura di Dio, ma colui sotto il potere del quale si trovano tutti coloro che nascono nel peccato: [Satana] è infatti il capo dei peccatori. Perciò a causa di uno che cadde nella colpa e mandò tutti alla morte fu inviato Uno senza colpa per condurre alla vita tutti quelli che credono in lui, liberandoli dal peccato.

Gesù Cristo unico Figlio uguale al Padre e non da lui diviso.

2. 3. Perciò crediamo anche nel suo Figlio, Figlio cioè del Padre onnipotente, unico Signore nostro. Quando senti "Unico Figlio di Dio" riconosci che è Dio. Non potrebbe infatti l'Unico Figlio di Dio non essere Dio. Quello che egli è questo generò, anche se non s'identifica col generato. Se è vero Figlio, è quello che è il Padre. Se non è quello che è il Padre non è vero Figlio. Guardate nel campo delle creature terrene e mortali: ogni essere genera quello che è lui stesso. L'uomo non genera il bue, la pecora non genera il cane, né il cane la pecora. Di qualunque specie sia chi genera, non può che generare ciò che è lui stesso. Ritenete dunque con certezza, fortemente, fermamente, fedelmente, che Dio Padre generò quello che è lui stesso, l'Onnipotente. Queste creature mortali generano sul piano della corruttibilità. Forse che Dio genera così? Chi è nato mortale genera come è lui stesso, l'immortale ugualmente, quello che è. Il corruttibile genera il corruttibile, l'incorruttibile genera l'incorruttibile; ciò che è soggetto a corruzione, sul piano della corruttibilità, ciò che non vi è soggetto sul piano della incorruttibilità, al segno che uno è quello che è l'altro, un tutto unico. Sapete che quando ho premesso la recitazione del Simbolo, così ho detto e così dovete credere: Crediamo in Dio Padre onnipotente e in Gesù Cristo, Unico suo Figlio [5]. Già quando dico Unico dovete intenderlo onnipotente; non avviene infatti che Dio Padre fa quello che vuole e Dio Figlio non fa quello che vuole. Unica è la volontà del Padre e del Figlio perché unica è la natura. Non si può infatti fare una separazione neanche minima tra la volontà del Figlio e la volontà del Padre, come da Dio a Dio: sono ambedue lo stesso Dio. Non c'è un Onnipotente e un altro Onnipotente. Sono ambedue lo stesso Onnipotente.

Il Padre e il Figlio sono un solo Dio.

2. 4. Non introduciamo certo due dèi [nella fede], come alcuni [eretici] li introducono e dicono: "Dio Padre e Dio Figlio: il Dio Padre è maggiore, il Dio Figlio minore". Come è possibile "due"? Due dèi? Vergógnati a dirlo, vergógnati a crederlo! Tu dici: "Signore Dio Padre", e dici anche: "Signore Dio Figlio". Lo stesso Figlio dice: Nessuno può servire a due padroni [6]. Nella famiglia di Dio ci troveremmo forse come in una grande casa dove c'è un padre di famiglia che ha un figlio e possiamo dire: "Il padrone più grande, il padrone più piccolo"? Lungi da noi tale pensiero. Se voi ammettete qualcosa di simile, ponete idoli nell'anima. Respingete del tutto questa opinione. Prima credete, poi cercate di capire. È un dono di Dio, non certo prerogativa dell'umana fragilità, poter capire subito, appena creduto. Tuttavia se ancora non capite, credete: In Dio unico Padre, in Cristo Dio, Figlio di Dio. Forse due? No, un solo Dio. E come due possono essere detti: un solo Dio? In che modo? Te ne stupisci? Negli Atti degli Apostoli è scritto: Coloro che erano venuti alla fede avevano un cuore solo e un'anima sola [7]. Molte erano le persone ma la fede le aveva rese tutte una sola. Migliaia erano: si amavano ed è allora che i molti sono [divenuti] uno. Amavano Dio con fuoco di carità e, da una moltitudine che erano, raggiunsero la bellezza dell'unità. Se la carità rese una tale pluralità di anime un'anima sola, quale mai sarà la carità in Dio, dove non c'è alcuna disparità, ma una totale uguaglianza? Se tra gli uomini sulla terra ci poté essere tanta carità, così da fare di tante un'anima sola, lì dove il Padre fu sempre inseparabile dal Figlio e il Figlio dal Padre non potevano essere, di due, che un solo Dio. Quelle anime, che erano molte, poterono essere chiamate un'anima sola. Dio, dove c'è la somma, ineffabile unione, può essere detto un solo Dio e non due dèi.

Anche il Figlio è onnipotente.

2. 5. Il Padre fa quello che vuole, il Figlio fa quello che vuole. Non pensate che il Padre sia onnipotente e il Figlio no. Sarebbe un errore. cancellatelo, si stacchi dalla vostra mente. Non sia bevuto con la bevanda della fede, e, se qualcuno di voi lo avesse bevuto, lo rigetti. È onnipotente il Padre, è onnipotente il Figlio. Se l'Onnipotente non generò un Onnipotente, non generò un vero Figlio. E che diremo, fratelli, di una condizione di superiorità del generante rispetto al generato? Che cosa vuol dire: "generò"? È un fatto che un uomo più grande genera un figlio più piccolo e, come quello invecchia, costui cresce e giunge, solo col crescere, all'aspetto del padre. Il Figlio di Dio invece, dal momento che non cresce perché Dio non può invecchiare, è nato perfetto. Se dunque è nato perfetto, e non è stato mai minore, è uguale. Perché sappiate che dall'Onnipotente è nato l'Onnipotente, ascoltate lui stesso che è la Verità. Ciò che la Verità dice di se stessa, questo è il vero. Che cosa dice la Verità? Che cosa di se il Figlio, che è la Verità [8]? Dice: Quel che fa il Padre, anche il Figlio lo fa [9]. Il Figlio è onnipotente, dal momento che fa tutto ciò che vuole. Se il Padre facesse qualcosa che il Figlio non può fare, il Figlio avrebbe affermato il falso quando disse: Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa. Ma poiché il Figlio disse il vero, credete alle parole: Quello che fa il Padre, anche il Figlio lo fa. E avete creduto nel Figlio onnipotente. Non avete pronunziato questa parola nel Simbolo, tuttavia è ciò che avete espresso quando avete professato di credere in un unico stesso Dio. Ha forse qualcosa il Padre che non abbia anche il Figlio? Questo lo affermano gli eretici blasfemi ariani, non io. Io invece vi sto dicendo che se il Padre avesse qualche attributo che non ha anche il Figlio, il Figlio mentirebbe quando dice: Tutto quello che il Padre possiede è mio [10]. Molte, innumerevoli sono le testimonianze dalle quali scaturisce che il Figlio, vero Dio, è Figlio del Padre, e che Dio Padre generò un Figlio vero Dio, e che il Padre e il Figlio sono un unico Dio.

Nascita umana e morte di Cristo.

3. 6. Ma ora vediamo che cosa ha fatto per noi questo Figlio unico di Dio Padre onnipotente, che cosa ha sopportato per noi. Egli è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria [11]. Egli, così grande Dio, uguale al Padre, è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria: umile per risanare i superbi. L'uomo volle esaltarsi e cadde. Dio si abbassò e lo risollevò. Che cos'è l'umiltà di Cristo? È Dio che diede la mano all'uomo caduto. Noi siamo caduti, egli si è abbassato [fino a noi]. Noi giacevamo a terra. Egli si è chinato su di noi. Aggrappiamoci a lui e rialziamoci, per non incorrere nella punizione. Dunque il suo abbassarsi consiste in questo: che è nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria. La stessa sua natività umana è al tempo stesso umile e sublime: umile perché è nato uomo da uomini; sublime perché dalla Vergine. Vergine concepì, Vergine partorì, e dopo il parto rimase Vergine.

3. 7. Segue: Patì sotto Ponzio Pilato. Quando Cristo patì, Ponzio Pilato teneva il governo della regione ed era giudice. Col nome di quel giudice venne indicato il tempo in cui Cristo patì: sotto Ponzio Pilato. Quando si dice: patì, si aggiunge: fu crocifisso e sepolto [12]. Ma chi patì? E che cosa patì e per chi? A patire fu il Figlio di Dio unico, il nostro Signore. E patì questo: fu crocifisso e sepolto. Per chi? Per empi e peccatori. Grande condiscendenza e grazia. Che cosa renderò al Signore per tutto quello che mi ha dato[13]

Nascita coeterna al Padre.

3. 8. È nato prima del tempo, prima di tutti i secoli. Nato prima. Ma prima di che cosa, dove non c'è un prima? Certo non vorrete pensare che ci sia stata una porzione di tempo prima della nascita di Cristo dal Padre. Parlo di quella nascita per cui è Figlio di Dio onnipotente, è unico Signore nostro; di questa parlo. Non pensate che l'inizio del tempo sia in questa nascita. Non pensate che ci sia stato un intermezzo di eternità in cui c'era il Padre e non c'era il Figlio. Da quando c'è il Padre, da allora c'è il Figlio. E come si può dire: "da quando" se non c'è inizio? Dunque: il Padre da sempre, senza inizio, il Figlio da sempre, senza inizio. E allora "Come può essere nato - mi potresti ribattere - se non ha inizio?". Dall'eterno, coeterno. Non ci fu mai il Padre senza che ci fosse il Figlio, e tuttavia il Figlio è generato dal Padre. Dove possiamo trovare qualche paragone? Siamo tra cose terrene, tra creature visibili. Provi la terra a darmi un paragone. Non me lo dà. Provino le onde del mare. Nulla. Provi qualche animale. Non lo può neppure lui. Nel regno animale c'è bensì chi genera e chi è generato, ma prima, nel tempo, c'è il padre e poi nasce il figlio. Cerchiamo qualcosa di coevo e consideriamolo coeterno. Se potessimo per assurdo trovare un padre coevo di suo figlio e un figlio coevo di suo padre, potremmo pensare a Dio Padre, coevo di suo Figlio e a Dio Figlio, coeterno a suo Padre. Sulla terra possiamo trovare qualcuno di cui si possa dire "coevo", non possiamo trovare nessuno di cui si possa dire "coeterno". Intendiamo "coevo" e crediamo "coeterno". State bene attenti, qualcuno può dire: "Come si può trovare un padre coevo del suo figlio o un figlio coevo del suo padre?". Per poterlo generare il padre lo precede nell'età; perché nasca il figlio lo segue nell'età. E qui invece abbiamo il Padre coevo al Figlio, e il Figlio al Padre. Come può essere? Vi proporrò un'analogia: il fuoco come padre, lo splendore di luce che ne emana, come figlio; ecco trovati i coevi. Da quando il fuoco ha cominciato ad essere fuoco, subito ha generato la luce, né ci fu il fuoco prima della luce, né la luce dopo il fuoco. E se ci interroghiamo chi sia il generante, se è il fuoco che genera la luce o la luce il fuoco, subito, per istinto naturale e per l'intelligenza che è nelle vostre menti, proclamereste: "È il fuoco che genera la luce, non la luce il fuoco". Ecco un padre che dà inizio, ecco un figlio insieme, né precedente, né seguente. Ecco dunque un padre all'inizio, e un figlio ugualmente all'inizio. Se vi ho mostrato che un padre è all'inizio e un figlio pure all'inizio, ebbene credete che il Padre non ha inizio, e con lui neppure il Figlio ha inizio; l'uno eterno, l'altro coeterno. Se voi seguirete il progresso del ragionamento, capirete. Fate in modo di seguirlo. Voi dovete nascere, ma poi dovete crescere, perché nessuno all'inizio è perfetto. E invece al Figlio di Dio fu lecito nascere perfetto, perché è nato al di fuori del tempo, coeterno al Padre, anteriore non di un periodo di tempo ma dall'eternità a tutte le cose. Questo nato coeterno al Padre della cui generazione il profeta disse: Chi narrerà la sua generazione[14] è nato fuori del tempo dal Padre ed è nato dalla Vergine nella pienezza dei tempi [15]. Questa nascita sì era stata preceduta da un periodo di tempo. Egli nacque in un tempo opportuno, quando volle lui, quando sapeva di voler nascere. Senza dubbio non è nato senza volerlo. Nessuno di noi nasce in quanto lo vuole, e nessuno di noi muore quando lo vuole. Egli invece nacque quando volle, morì quando volle; nacque nella maniera in cui volle, da una Vergine, morì nella maniera in cui volle, su una croce. Fece qualunque cosa volle: perché era tale uomo che era anche Dio, ma Dio celato. Dio aveva assunto l'umanità, l'umanità era stata assunta, un solo Cristo Dio e Uomo.

Alla morte segue la resurrezione.

3. 9. Della sua croce come parlerò, che cosa dirò? Scelse il peggiore genere di morte perché i suoi martiri non temessero appunto alcun genere di morte. Rivelò la sua dottrina facendosi uomo, mostrò un esempio di pazienza sulla croce. Qui, nella croce, consiste la sua opera perché lui crocifisso è l'esempio dell'opera; il premio poi dell'opera è la risurrezione. C'insegnò, sulla croce, che cosa dobbiamo giungere a sopportare; c'insegnò, nella risurrezione, che cosa dobbiamo sperare. In una parola, con il suo esempio ci ha detto, come un sommo presidente dei giochi: "Fa' e prendi, compi l'opera ed abbi il premio, combatti nella gara e avrai la corona di vittoria". Che cosa è l'opera? L'ubbidienza. Qual è il premio? La risurrezione senza più morte. Perché ho aggiunto: " senza più morte "? Perché anche Lazzaro risorse e poi morì [di nuovo]. Cristo invece è risuscitato e non muore più, la morte non ha più potere su di lui [16].

La pazienza senza calcolo di Giobbe. Sua santità.

3. 10. La Scrittura dice: Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e avete visto la sorte finale che gli riservò il Signore [17]. Quando si legge quante pene ha dovuto sopportare Giobbe, si inorridisce, ci si spaventa, si trema. Ma quale fu il suo premio? Il doppio di quello che aveva perduto. Tuttavia l'uomo non eserciti la pazienza in vista di beni temporali, dicendo a se stesso: "Coraggio, sopporto il danno. Il Signore mi ricompenserà così come ha restituito il doppio dei figli a Giobbe. Giobbe ricevette il doppio di tutto e generò tanti figli quanti ne aveva seppelliti. Non gli furono forse raddoppiati?". Certo, perché anche questi vivevano [nella vita eterna]. Nessuno dica: "Sopporterò le tribolazioni e il Signore mi restituirà i beni come ha fatto con Giobbe". Non sarebbe qui in gioco la pazienza, ma il calcolo dell'avidità. Se quel santo infatti non avesse avuto la pazienza non sarebbe riuscito a sopportare con fortezza le avversità che gli piombavano addosso. Non avrebbe avuto dal Signore la testimonianza che invece ebbe. Disse di lui il Signore: Hai posto attenzione al mio servo Giobbe? Nessuno è come lui sulla terra, uomo irreprensibile, il vero devoto a Dio [18]. Quale testimonianza, fratelli, ricevette da Dio questo uomo santo! E tuttavia la cattiva moglie cercava, con i suoi malvagi argomenti, di trarlo in errore ed era simile a quel serpente che nel paradiso terrestre ingannò il primo uomo creato da Dio [19]. Così ora, suggerendo bestemmie, credeva di poter far cadere quell'uomo caro a Dio. Quanti mali sopportò quell'uomo, fratelli! Chi ne potrebbe sopportare di uguali? Nella sua sostanza, nella sua casa, nei figli, nel suo fisico, nella sua stessa moglie tentatrice che gli era rimasta. [Il diavolo] a un certo punto gli avrebbe tolto anche costei, che gli era rimasta, se non se la fosse serbata come aiutante, in quanto era riuscito a debellare anche il primo uomo per mezzo di Eva. Aveva serbato Eva. Quante cose soffrì! Perse tutto quello che aveva. La sua casa crollò e magari essa sola! Essa schiacciò i figli sotto le macerie. Ma poiché in lui la pazienza aveva grande spazio, sentite quale fu la sua risposta: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così è avvenuto; sia benedetto il nome del Signore [20]. Gli tolse quel che gli aveva dato. Forse che perì lui che aveva dato? Giobbe ammise che Dio gli aveva tolto i beni, ma si comportò come se dicesse: "Mi ha tolto tutto, mi tolga pure tutto, mi lasci nudo ma si serbi lui per me. Che cosa mi mancherà infatti se avrò Dio, o che cosa mi giovano tutte le altre cose se non avrò Dio?". Fu colpita la sua carne, fu colpito con ulcere dalla testa sino ai piedi, colava giù l'umore corrotto, formicolava di vermi ed egli si mostrava saldo nel suo Dio, in lui era fisso [21]. Quella moglie, aiutante del diavolo, non consolatrice del marito, voleva persuaderlo alla bestemmia: Fino a quando vorrai sopportare questo e quello? Di' qualcosa contro Dio e muori [22]. Giobbe dunque, poiché era stato umiliato, doveva essere esaltato. E così fece il Signore per dare un esempio agli uomini. In cielo, poi, al suo servo destinò premi maggiori. Dunque esaltò Giobbe umiliato e umiliò il diavolo che si era esaltato perché egli abbatte l'uno ed innalza l'altro [23]. Fratelli carissimi, quando qualcuno qui patisce qualcuna di tali tribolazioni, non si aspetti la ricompensa qui e se patisce qualche danno non abbia intenzione di ricevere il doppio, quando dice: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così avvenne; sia benedetto il suo nome. Dio loda la pazienza non il calcolo dell'avidità, perché se vuoi ricevere il doppio di quello che hai perduto e per questo lodi Dio, lodi non per amore ma per cupidigia. Non puoi in partenza porti davanti l'esempio di quel sant'uomo. Ti inganneresti. Quando Giobbe sopportava tutti quei dolori, non contava sulla ricompensa del doppio di quello che aveva. Si può notare quello che dico sia nella sua prima testimonianza, quando subì danni e fece i funerali ai figli, sia nella seconda quando già pativa tormenti nella sua carne. Queste sono le parole della sua prima testimonianza: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto. Come al Signore piacque, così è avvenuto; sia benedetto il nome del Signore. Avrebbe potuto dire: "Il Signore ha dato, il Signore ha tolto; può darmi di nuovo quello che mi ha tolto, può ridarmi più di quel che mi ha tolto". Ma non disse così. Disse: Come al Signore piacque, così avvenne. Cioè: "Poiché piace a lui, deve piacere anche a me; ciò che piacque al padrone buono non dispiaccia al servo a lui sottomesso; ciò che piacque al medico non dispiaccia al malato". E nel secondo caso sentì la sua testimonianza. Disse alla moglie: Hai parlato come una donna stolta. Se da Dio accettiamo il bene perché non dovremmo accettare il male [24]? Non aggiunse quello che, se l'avesse detto, era pur vero: "Il Signore può far ritornare come prima la mia carne, può moltiplicare quello che ci ha tolto", per non sembrare che sopportasse quei mali in vista di questa speranza. Queste cose non disse, queste cose non sperò. Ma il Signore le diede ugualmente a lui che non ci contava perché noi fossimo ammaestrati; perché imparassimo che il Signore gli era vicino. Perché se non gli avesse restituito quei beni, noi non saremmo riusciti a vedere la ricompensa che gli teneva nascostamente in serbo. Perciò la sacra Scrittura dice, esortando alla pazienza e all'aspettativa di ricompensa per la vita futura, non per la presente: Avete udito parlare della pazienza di Giobbe, e avete visto la fine del Signore [sulla terra] [25]. Perché sottolinea la pazienza di Giobbe, e non dice: "Avete visto la fine dello stesso Giobbe"? Avresti rinfocolato la tua avidità nella prospettiva di avere il doppio. Avresti detto: "Sopporto, grazie a Dio. Avrò il doppio come Giobbe". La pazienza di Giobbe, la fine del Signore [sulla terra]. Conosciamo la pazienza di Giobbe, conosciamo la fine del Signore. Parole del Signore sulla croce furono: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato [26]? Sono le parole del Signore sulla croce. Lo abbandonò riguardo alla presente felicità, non lo abbandonò in quanto all'eterna immortalità. La fine del Signore è questa: i Giudei lo arrestano, i Giudei lo insultano, lo legano, lo coronano di spine, lo imbrattano di sputi, lo flagellano, lo coprono di scherni, lo crocifiggono, lo trapassano con la lancia, e infine lo seppelliscono; ed è quasi abbandonato. È mai possibile? Si facevano beffe di lui. Perciò abbi pazienza per poter risorgere e non morire, come Cristo non morire più. Così infatti noi leggiamo: Cristo, risuscitato dai morti non muore più [27].

Che significa: "Siede alla destra del Padre".

4. 11. Ascese al cielo. Credetelo. Siede alla destra del Padre [28]. Credetelo. Per sedere intendete abitare, così come quando diciamo di un uomo: "Ha risieduto in quel luogo per tre anni". Lo dice anche la Scrittura: che è risieduto un tale in città per un determinato tempo. Vuol dire forse che sedeva e che mai si alzò? Anche le abitazioni degli uomini sono dette "sedi", ma non per questo vi si sta seduti. Ci si alza, si cammina. Non si sta seduti e tuttavia si chiamano "sedi". Così intendete l'abitare di Cristo alla destra del Padre: è lì. Ma non andate pensando: "Che cosa fa?". Non cercate quello che non si può trovare. È lì. Vi basti questo. È beato e per la sua beatitudine gli viene il nome di "destra del Padre", per il fatto che appunto "destra del Padre" significa felicità. Se noi volessimo intendere in modo materiale dovremmo dire che se egli siede alla destra del Padre, il Padre sarà a sinistra. È mai lecito che ce li figuriamo così? Il Figlio a destra, il Padre a sinistra? Là è tutto destra perché non c'è alcuna infelicità.

Il Giudizio.

4. 12. Da lì verrà a giudicare i vivi e i morti [29]: i vivi, cioè coloro che siano allora ancora in vita; i morti, cioè quelli che sono morti prima [del giudizio]. Si potrebbe anche interpretare così: vivi, i giusti; morti, gli iniqui. Dio infatti giudica ambedue le categorie, dando ad ognuno la retribuzione dovuta. Ai giusti dirà nel giudizio: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo [30]. A questo preparatevi, questo sperate, per questo vivete e vivete così perché credete, perché siete stati battezzati, perché vi si possa dire: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete il regno che è stato preparato per voi dalla fondazione del mondo. E a quelli che stanno alla sua sinistra che dice? Andate nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli [31]. Così saranno giudicati da Cristo i vivi e i morti. Abbiamo parlato della prima nascita di Cristo, quella fuori del tempo e di quella avvenuta dalla Vergine nella pienezza dei tempi; abbiamo parlato della passione di Cristo, abbiamo parlato del giudizio finale di Cristo. Abbiamo svolto tutti gli argomenti riguardo a Cristo, unico Figlio di Dio, nostro Signore. Ma la Trinità non è ancora stata esposta completamente.

Lo Spirito Santo.

5. 13. Segue nel Simbolo: E nello Spirito Santo [32]. Questa Trinità è un solo Dio, una sola natura, una sola sostanza, una sola potenza: somma uguaglianza con nessuna divisione, nessuna diversità, perpetuo amore. Volete sapere quale Dio è lo Spirito Santo? Battezzatevi e sarete il suo tempio. L'Apostolo dice: Non sapete voi che il vostro corpo è tempio in voi dello Spirito Santo, che avete da Dio[33] Dio ha un tempio. Infatti a Salomone, re e profeta, fu comandato di costruire un tempio a Dio. Se avesse innalzato un tempio al sole o alla luna o a qualche stella, o a qualche angelo, Dio lo avrebbe condannato. Ma in quanto egli edificò un tempio a Dio mostrò di venerare Dio. Con che materiali lo costruì? Con legno e pietre, perché Dio volle, per mezzo del suo servo, farsi un'abitazione in terra, per esservi pregato, per dimorarvi. Per cui disse il beato Stefano: Salomone gli edificò una casa, ma l'Altissimo non abita in costruzioni fatte da mano d'uomo [34]. Se dunque i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, quale Dio ha costruito il tempio allo Spirito Santo? Ma si tratta di Dio! Se infatti i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, chi ha costruito i nostri corpi ha costruito anche il tempio allo Spirito Santo. Osservate che cosa dice l'Apostolo: Dio ha composto il corpo conferendo maggior onore a ciò che ne aveva di meno [35], parlando delle diverse membra, affinché non vi fossero divisioni nel corpo. Dio ha creato il nostro corpo. Come potrebbe non averlo creato lui se ha creato anche l'erba? Come ci teniamo sicuri che ha creato l'erba? Chi veste, crea. Leggi il Vangelo: Se Dio veste così l'erba del prato che oggi c'è e domani è buttata nel forno [36]. Chi veste, crea dunque. E senti l'Apostolo: Stolto, ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; e quello che semini non è il corpo che nascerà, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. Dio gli dà un corpo come ha stabilito e a ciascun seme il proprio corpo [37].Se Dio dunque costruisce i nostri corpi, se Dio costruisce le nostre membra e se i nostri corpi sono tempio dello Spirito Santo, non dubitate che lo Spirito Santo è Dio ma non aggiungetelo come un terzo dio, perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono un unico Dio. Così dovete credere.

La Chiesa.

6. 14. Alla proclamazione di fede nella Trinità segue: La santa Chiesa [38]. È stato detto così di Dio e del suo tempio. Il tempio di Dio, che siete voi - dice l'Apostolo - è santo [39]. Ma la stessa Chiesa è santa, una, vera, cattolica, che combatte contro tutte le eresie; combattere può, ma non essere vinta. Tutte le eresie sono uscite da lei ma come gli inutili tralci tagliati via dalla vite. Essa rimane sulla sua radice, nella sua vite, nella sua carità. Le porte degli inferi non prevarranno su di lei [40].

La remissione dei peccati.

7. 15. La remissione dei peccati [41]. Realizzate in voi in modo completo le verità del Simbolo, quando vi battezzate. Nessuno dica: "Ho commesso la tal colpa. Forse non mi sarà perdonata". Pensi così perché l'hai commessa e perché è grave? Ma dimmi pure che hai compiuto qualcosa di mostruoso, di grave, di orrendo, che faccia inorridire il solo pensarlo. Che cosa puoi aver fatto? Forse hai ucciso Cristo? Non c'è nulla di peggio di questo misfatto, perché non c'è nulla di meglio di Cristo. Nefanda enormità uccidere il Cristo. Tuttavia i Giudei lo uccisero e molti di loro poi credettero in lui e bevvero il suo sangue: fu loro perdonato il peccato che avevano commesso. Quando sarete battezzati, mantenete una vita buona nei precetti di Dio, per custodire il Battesimo sino alla fine. Non vi dico che sia possibile vivere qui senza peccato: vi sono i peccati veniali, di cui non è priva questa vita [mortale]. Per tutti i peccati c'è il Battesimo, per quelli leggeri, dai quali non possiamo essere esenti, c'è la preghiera. Come dice la preghiera? Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori [42]. Se una volta sola siamo purificati dal Battesimo, ogni giorno possiamo essere purificati dalla preghiera. Ma non vogliate commettere di quelle colpe che inevitabilmente vi separano dal Corpo di Cristo; lungi da voi! Coloro che voi vedete fare pubblica penitenza, hanno commesso delitti: adultèri o altri grossi misfatti, perciò fanno penitenza. Se infatti avessero commesso colpe leggere, basterebbe a cancellarli la preghiera quotidiana.

In tre modi vengono rimessi i peccati.

8. 16. Dunque in tre modi nella Chiesa vengono rimessi i peccati: nel battesimo, nella preghiera e nell'umiltà, maggiore, della [pubblica] penitenza. Tuttavia Dio non perdona che ai battezzati. Quando? Al momento del battesimo. Quando poi i peccati sono perdonati a chi prega e a chi fa penitenza, si tratta di gente che ha già ricevuto il Battesimo. Diversamente è come se si dicesse: Padre nostro [43] da chi non è ancora nato. Nei catecumeni, finché sono tali, restano tutti i loro peccati. Se così avviene per i catecumeni, quanto più per i pagani! Quanto più per gli eretici! E tuttavia non rinnoviamo il Battesimo agli eretici. Perché? Perché essi hanno il Battesimo come il disertore ha un marchio. Come un marchio hanno il Battesimo, ma per la condanna, non per la vittoria. E se il disertore pentito ricomincia a fare il suo servizio militare, nessuno penserebbe di rinnovargli il marchio.

La nostra resurrezione.

9. 17. Crediamo anche nella risurrezione della carne, di cui c'è il precedente in Cristo, perché il corpo speri che avvenga quello che è avvenuto nel suo capo. Il capo della Chiesa è Cristo, la Chiesa è il corpo di Cristo. Il nostro Capo è risorto, è asceso al cielo; dove è il capo lì ci sono anche le membra. Come sarà questa risurrezione? Perché non creda qualcuno che sia come quella di Lazzaro, perché ben si sappia che non è così, è stato aggiunto: nella vita eterna [44]. Vi rinnovi Dio, Dio vi mantenga e vi custodisca; Dio vi conduca a lui, che è la Vita eterna. Amen.

Note

[1] - Rm 10, 10.
[2] - Es symbolo Apostol.
[3] - 2 Tm 2, 13.
[4] - Sal 145, 6.
[5] - Es symbolo apostol.
[6] - Mt 6, 24.
[7] - At 4, 32.
[8] - Cf. Gv 14, 6.
[9] - Gv 5, 19.
[10] - Gv 16, 15.
[11] - Es symbolo apostol.
[12] - Es symbolo apostol.
[13] - Sal 115, 12.
[14] - Is 53, 8.
[15] - Cf. Gal 4, 4.
[16] - Rm 6, 9.
[17] - Gc 5, 11.
[18] - Gb 1, 8.
[19] - Cf. Gn 3, 1-6.
[20] - Gb 1, 21.
[21] - Cf. Gb 2, 7-8.
[22] - Gb 2, 9.
[23] - Lc 14, 11.
[24] - Gb 2, 10.
[25] - Gc 5, 11.
[26] - Sal 21, 2.
[27] - Rm 6, 9.
[28] - Es symbolo apostol.
[29] - Es symbolo apostol.
[30] - Mt 25, 34.
[31] - Mt 25, 41.
[32] - Es symbolo apostol.
[33] - 1 Cor 6, 19.
[34] - At 7, 47-48.
[35] - 1 Cor 12, 24.
[36] - Mt 6, 30; Lc 12, 28.
[37] - 1 Cor 15, 36-38.
[38] - Es symbolo apostol.
[39] - 1 Cor 3, 17.
[40] - Cf. Mt 16, 18.
[41] - Es symbolo apostol.
[42] - Mt 6, 12.
[43] - Mt 6, 9.
[44] - Es symbolo apostol.

2/ Discorso 212. Nella trasmissione del Simbolo

Il seguente discorso è una breve esposizione di tutto il Simbolo, tenuta ad Ippona due settimane prima di Pasqua, negli anni 410-412 (K) o 412-415 (Be) (cfr. PL 38, 1058-1060 e SC 116, 174-184 XXXII/1).

1. Ecco arrivato per voi il momento di ricevere il Simbolo nel quale si contiene in breve tutto quanto si deve credere per l'eterna salvezza. Si chiama simbolo in senso traslato per una certa somiglianza col simbolo che stipulano tra di loro i commercianti e col quale il loro rapporto viene vincolato con un patto di fedeltà. Anche il vostro è un rapporto in vista di merci spirituali, e voi somigliate a quei mercanti che vanno alla ricerca della perla preziosa [45]. Essa è la carità che verrà riversata nei vostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che vi verrà dato [46].

Ad essa si perviene mediante la fede che è contenuta in questo Simbolo, il quale vi impegna a credere in Dio Padre onnipotente, invisibile, immortale, re dei secoli, creatore di tutte le cose visibili e invisibili e via di seguito secondo quanto di lui afferma o la retta ragione o l'autorità della Sacra Scrittura. Da questa grandezza del Padre, poi, non dovete escludere il Figlio. Perché son cose che non si affermano esclusive del Padre quasi fossero estranee a colui che ha dichiarato: Io e il Padre siamo una cosa sola [47], e di cui l'Apostolo ha detto: Il quale, poiché era di natura divina, non considerò rapina la sua uguaglianza con Dio [48].

Rapina è l'usurpare ciò che appartiene ad un altro; ma a lui questa uguaglianza gli appartiene per natura. E allora come non è onnipotente il Figlio per mezzo del quale tutto è stato fatto [49], che è anche la potenza e la sapienza di Dio [50], della quale sapienza è scritto che, essendo unica, può tutto [51]? Quella natura è perciò anche invisibile per il fatto stesso che è uguale al Padre. Per natura è infatti invisibile il Verbo di Dio che in principio era presso Dio, e il Verbo era Dio [52]. E in quella natura, anche assolutamente immortale, ossia totalmente immutabile.

Immortale in un certo senso è detta anche l'anima umana; ma non si tratta di vera immortalità, dato che essa è tanto mutevole da esser soggetta al diminuire e al crescere; la sua morte consiste nell'esser privata della vita di Dio a causa dell'ignoranza che è in essa [53], e la sua vita nel correre alla sorgente della vita per vedere la luce nella luce di Dio [54]. È proprio riguardo a questa vita che anche voi, per la grazia di Cristo, state per risorgere da una specie di morte alla quale fate rinuncia.

Invece il Verbo di Dio, l'unigenito Figlio, vive sempre presso il Padre di una vita incommutabile; non diminuisce, perché la sua permanenza non si attenua, e neanche cresce perché la perfezione non aumenta. Anche lui è il re dei secoli [55], il Creatore delle cose visibili e invisibili, perché, come dice l'Apostolo, per mezzo di lui sono state create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili, Troni, Dominazioni, Principati e Potestà; tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui, e tutte in lui sussistono [56].

Ma avendo egli spogliato se stesso, non in quanto ha lasciato la natura divina, ma in quanto ha assunto la condizione di servo [57], in questa condizione di servo l'invisibile si è reso visibile, perché nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine; in questa condizione di servo l'Onnipotente si è reso passibile, perché patì sotto Ponzio Pilato; in questa condizione di servo l'immortale ha subito la morte, perché fu crocifisso e sepolto; in questa condizione di servo egli, re dei secoli, il terzo giorno risuscitò; in questa condizione di servo egli, creatore delle cose visibili e invisibili, salì al cielo, dal quale mai si era allontanato; in questa condizione di servo siede alla destra del Padre, egli, il braccio del Padre, di cui il Profeta si chiede: Il braccio del Signore a chi si è manifestato [58]? In questa condizione di servo ha da venire a giudicare i vivi e i morti, perché è la condizione con cui volle rendersi solidale coi morti, lui che è vita dei viventi.

Per mezzo suo lo Spirito Santo è stato mandato a noi dal Padre e da lui stesso, Spirito del Padre e del Figlio, da ambedue mandato, da nessuno generato, vincolo di amore di entrambi, uguale ad entrambi. Questa Trinità è un Dio solo, onnipotente, invisibile, immortale, creatore di tutte le cose visibili e invisibili.

E non diciamo tre dèi, o tre onnipotenti, o tre creatori, o qualunque altra cosa si possa dire della grandezza di Dio: non sono tre dèi, ma un Dio solo. E tuttavia in questa Trinità il Padre non è il Figlio, e il Figlio non è il Padre, e lo Spirito Santo non è né il Figlio né il Padre; ma uno è il Padre del Figlio, l'altro è il Figlio del Padre, e il terzo è lo Spirito tanto del Padre che del Figlio. Se volete comprendere, credete; se non credete, non potete comprendere [59].

Sulla base di questa fede sperate la grazia per la quale avrete la remissione di tutti i vostri peccati. È per essa infatti che sarete salvi, e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; non viene dalle opere perché nessuno se ne possa vantare [60]. Voi infatti diverrete opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto affinché camminiate in esse [61], e perché, spogliati del vecchio e rivestiti dell'uomo nuovo [62], siate una creatura nuova e cantiate il cantico nuovo [63], per ricevere l'eredità eterna per mezzo del Testamento nuovo. Per la stessa fede inoltre dopo questa morte che si è trasmessa in tutti gli uomini [64] come debito e condanna per la vecchiezza del primo uomo, sperate anche la finale risurrezione dei corpi vostri, non più soggetti a sofferenze, come sarà per la risurrezione degli empi, o non destinati al godimento di desideri carnali, come fantasticano gli stolti, ma secondo quanto dice l'Apostolo che viene seminato un corpo animale e risorge un corpo spirituale [65].

Là, allo spirito ormai beato, il corpo sarà così ben soggetto e con tanta facilità sottomesso nella felicità, da non essere più di peso all'anima [66], e da non dover più cercare di ricaricarsi, non essendo più soggetto a deperire; esso sarà fisso nell'eternità della vita e, per il nostro spirito ricongiunto col corpo, la stessa eternità sarà vita.

Il Simbolo non si deve scrivere, ma conservarlo nella memoria e così richiamarlo alla mente.

2. Ecco dunque: vi ho proposto questo breve discorso su tutto il Simbolo, come vi dovevo. Mentre il Simbolo lo udrete tutto di seguito, vi ritroverete tutto quanto è stato brevemente sintetizzato in questo discorso. Le parole del Simbolo non dovete assolutamente scriverle per impararle a memoria, ma dovete mettervele in testa solo ascoltando; e neanche scriverle dopo che le avrete imparate, ma dovete conservarle sempre nella memoria e così riportarle alla mente.

D'altronde tutto ciò che ora sentirete nel Simbolo è tutto contenuto nei testi divini delle Sacre Scritture e tutto vi capita di ascoltarlo, or qua or là, secondo l'opportunità. Ma quel che, raccolto così e redatto in una forma particolare, non è consentito scrivere, richiama alla mente quella promessa di Dio quando, annunciando per mezzo del Profeta la nuova Alleanza, disse: Questa è l'Alleanza che io concluderò con loro dopo quei giorni, dice il Signore: porrò la mia legge nel loro animo e la scriverò nel loro cuore [67].

Per realizzare questa cosa, quando si sente il Simbolo, lo si deve scrivere non su tavolette o su qualunque altra materia, ma nei cuori. Ed egli che vi ha chiamati al suo regno e alla sua gloria, quando sarete stati rigenerati con la sua grazia, vi concederà che sia scritto nei vostri cuori anche per mezzo dello Spirito Santo, perché possiate amare quel che credete e la fede operi in voi per mezzo della carità, e così possiate piacere al Signore Iddio dispensatore di ogni bene non come servi che temono la pena, ma come uomini liberi che amano la giustizia. Ed ecco ora il Simbolo che, già catecumeni, vi è stato istillato per mezzo delle Scritture e dei discorsi della Chiesa, ma che dai fedeli dev'essere confessato e professato sotto questa breve formula.

Note

[45] - Mt 13, 45.
[46] - Rm 5, 5.
[47] - Gv 10, 30.
[48] - Fil 2, 6.
[49] - Gv 1, 3.
[50] - 1 Cor 1, 24.
[51] - Sap 7, 27.
[52] - Gv 1, 1.
[53] - Cf. Ef 4, 18.
[54] - Cf. Sal 35, 10.
[55] - 1 Tm 1, 17.
[56] - Col 1, 16-17.
[57] - Fil 2, 7.
[58] - Is 53, 1.
[59] - Cf. Is 7, 9.
[60] - Ef 2, 8-9.
[61] - Ef 2, 10.
[62] - Cf. Ef 4, 24.
[63] - Cf. Ap 5, 9.
[64] - Cf. Rm 5, 12.
[65] - 1 Cor 15, 44.
[66] - Sap 9, 15.
[67] - Ger 31, 33.

3/ Discorso 213. Nella trasmissione del Simbolo

Per essere salvi occorre prima credere e poi invocare il nome di Dio.

1. Dice l'Apostolo: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo [68]. È verso questa salvezza che ormai correte voi che avete dato i vostri nomi per il battesimo; salvezza non di breve tempo, ma per l'eternità; salvezza che non è comune agli uomini e agli animali, e neanche ai buoni e ai malvagi. Voi infatti potete osservare questa cosa, ben chiara per ognuno di noi, che la salute del tempo presente, per la quale gli uomini si dan tanto da fare sia per averla sia per ricuperarla, riguarda non solo gli uomini, ma anche gli animali, dai più grandi ai più piccoli: dai serpenti e dagli elefanti questo tipo di salute si estende su tutti, sino sulle mosche e i più piccoli insetti. E anche gli uomini, sia quelli che invocano Dio ma quelli che lo bestemmiano, possono avere questa salute. Per questa ragione dice il santo Salmo: Uomini e bestie tu conservi, o Signore, perché sovrabbondante è la tua misericordia, o Dio; ma i figli degli uomini spereranno all'ombra delle tue ali [69].

Questo tipo di salute, dunque, per la sovrabbondante misericordia di Dio, arriva anche al più piccolo degli animali; ma i figli degli uomini, che appartengono al Figlio dell'uomo, spereranno all'ombra delle tue ali. È quello che facciamo nel corso di questa vita: adesso speriamo quel che poi riceveremo. E che cosa promette quel medesimo Salmo? Si inebrieranno nell'abbondanza della tua casa e li disseterai al torrente delle tue delizie, perché presso di te è la sorgente della vita [70].

Cristo è la sorgente della vita: perché fin da adesso ne possiamo gustare qualcosa egli si è fatto uomo; ma la pienezza della sua abbondanza, quella che sazia gli angeli e tutte le gerarchie celesti ci viene conservata da parte; ci verrà data dopo. Per adesso, per poterla raggiungere, per essere salvi, invochiamo Dio, secondo quanto ha detto l'Apostolo: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo [71]. Anche il Profeta anticamente aveva detto ciò [72]. Ma Paolo apostolo dichiarava che era ormai arrivato il tempo in cui si adempiva quel che era stato scritto: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvo. Di quale salvezza si tratti l'ho già detto, e così ora non potete più dire: Com'è che anche chi invoca il nome del Signore non ha salute? Sarà salvo.

Poi l'Apostolo continua: Ma come lo potranno invocare, se non hanno creduto in lui? E come potranno credere, se non ne hanno sentito parlare? E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi l'annunzi? E chi lo annunzierà, se nessuno viene mandato? Come sta scritto: Come sono belli i piedi di chi porta notizie di pace, di chi porta notizie di bene [73]. Nessuno dunque potrà essere salvo, se non avrà invocato; nessuno potrà invocare, se prima non avrà creduto. Poiché dunque questo è l'ordine, prima cioè credere e poi invocare, oggi riceverete il Simbolo della fede per credere: fra otto giorni riceverete l'Orazione, per poter invocare.

Credo in Dio Padre onnipotente.

2. Il Simbolo dunque è la regola della fede, breve ma succosa tale da istruire la mente senza appesantire la memoria: con poche parole si dicono cose con cui molto si acquista. Si chiama Simbolo perché con esso si riconoscono i cristiani. Anzitutto ve lo reciterò nella sua brevità; poi, per quanto il Signore ci vorrà concedere ve lo spiegherò perché quanto voglio che sappiate a memoria possiate anche comprenderlo.

Ecco dunque il Simbolo..., poi dopo il Simbolo: Non è molto, ma è molto. Dovete badare non al numero, ma al peso delle parole. Credo in Dio Padre onnipotente. Come si fa presto a dirlo, ma quanto è grande! Egli è Dio, egli è Padre; Dio per la potestà, Padre per la bontà. Come siamo felici di avere come padre il nostro Dio! Crediamo dunque in lui e tutto ci possiamo ripromettere dalla sua misericordia perché egli è l'Onnipotente: noi infatti crediamo in Dio Padre onnipotente.

Nessuno dica: Egli non può rimettere i miei peccati. Se è onnipotente, perché non lo può? Tu dirai: Ma io ho troppi peccati. E io ti dico: Ma egli è onnipotente. E tu: Ma io ho commesso dei peccati così grandi che non posso più esserne liberato o mondato. E io ti rispondo: Ma egli è onnipotente. Considerate quel che cantate a lui nel Salmo: Benedici il Signore, anima mia, e non dimenticare tanti suoi benefici; egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità [74].

La sua onnipotenza a noi è necessaria proprio per questo. A tutte le creature era necessaria per essere create: onnipotente nel fare le cose grandi e le cose piccole, onnipotente nel fare le cose del cielo e quelle della terra, onnipotente nel fare le cose immortali e quelle mortali, onnipotente nel fare le cose spirituali e quelle materiali, onnipotente nel fare le cose visibili e quelle invisibili, grande nelle cose grandi e non piccolo nelle cose piccole; insomma onnipotente nel fare tutto ciò che ha voluto fare.

Ti dico io quel che non può: non può morire, non può peccare, non può mentire, non può sbagliare; tutto questo non lo può; se lo potesse non sarebbe onnipotente. Credete perciò in lui e confessatelo. Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia, con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza [75]. Ora perciò che avete creduto, bisogna che facciate la professione di fede, quando renderete il Simbolo. Quindi accoglietelo per impararlo e poi recitarlo e mai più dimenticarlo.

Cristo unico Figlio di Dio, per noi incarnato.

3. Dopo che viene? Ed in Gesù Cristo. Credo, tu dici, in Dio Padre onnipotente, e in Gesù Cristo suo unico Figlio, nostro Signore. Unico Figlio, vuol dire uguale al Padre; unico Figlio vuol dire della stessa sostanza del Padre; unico Figlio vuol dire della stessa onnipotenza del Padre; unico Figlio vuol dire coeterno col Padre. Questo lo è in se stesso, per se stesso e presso il Padre.

E per noi? A nostro vantaggio? Il quale nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine. Ecco da dove viene, chi e a chi. Dalla Vergine Maria, nella quale ha operato lo Spirito Santo, e non un uomo marito: pur casta, egli la fecondò e la conservò intatta. E così si è rivestito di carne il Cristo Signore, così si è fatto uomo colui che ha fatto l'uomo; ha assunto ciò che non era ma non ha smesso ciò che era. Il Verbo infatti si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi [76].

Non nel senso che il Verbo si sia trasformato in carne ma, rimanendo Verbo e assumendo la carne, pur sempre invisibile, si è reso visibile quando ha voluto, e venne ad abitare in mezzo a noi. Qual è la portata di in mezzo a noi? In mezzo agli uomini, è diventato per numero uno degli uomini, uno e l'unico. L'unico per il Padre. E per noi? Anche per noi l'unico Salvatore, perché nessuno ci può salvare all'infuori di lui, per noi l'unico Redentore, perché nessuno ci può redimere all'infuori di lui: non con oro, non con argento, ma col proprio sangue.

Cristo crocifisso e sepolto nella sua carne.

4. Ora vediamo lo scambio che egli ha fatto perché noi fossimo redenti. Perché dopo che si è detto nel Simbolo: Il quale nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine, che cosa ha patito per noi? Continua: Fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e fu sepolto. Come? Crocifisso l'unico Figlio di Dio, nostro Signore? Sepolto l'unico Figlio di Dio, nostro Signore? È l'uomo che fu crocifisso. Come Dio non è cambiato, come Dio non fu ucciso. E tuttavia in quanto uomo fu ucciso. Se l'avessero riconosciuto, dice l'Apostolo, certamente non avrebbero crocifisso il Signore della gloria [77]. In questo modo egli lo presenta come il Signore della gloria ma lo confessa come crocifisso.

Anche a te se uno ti strappa il vestito anche senza farti male nel corpo, ti offende; e tu non sbraiti per il vestito, non dici: Mi hai stracciato il vestito, ma: Mi hai stracciato, mi hai lacerato, mi hai ridotto a brandelli. Sei integro e parli così ed è vero, anche se chi ti ha offeso nulla ha strappato della tua carne. Ed è così che fu crocifisso il Cristo Signore. Egli è il Signore, è l'unigenito del Padre, è il nostro Salvatore, è il Signore della gloria, e tuttavia fu crocifisso; ma lo fu nella sola carne, e anche sepolto nella sola carne.

Anzi, nel luogo in cui fu sepolto e per tutto il tempo che fu sepolto, non c'era neanche la sua anima; solo la carne giaceva nel sepolcro. Ma tu confessi [che egli è] Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, il quale nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine. Chi? Gesù Cristo, l'unico Figlio di Dio, nostro Signore. Fu crocifisso sotto Ponzio Pilato. Chi? Gesù Cristo, l'unico Figlio di Dio, nostro Signore. E fu sepolto. Chi? Gesù Cristo, l'unico Figlio di Dio, nostro Signore. È la sola carne che giace, e tu dici: Nostro Signore? Lo dico, certo che lo dico, perché guardo la veste e adoro colui che ne è vestito. Quella carne fu la sua veste, perché, pur essendo di natura divina, non considerò una rapina la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo (ma senza lasciare la condizione di Dio), divenendo simile agli uomini e apparendo nella forma umana [78].

Risorto, asceso al cielo siede alla destra del Padre.

5. Ma non dobbiamo sottovalutare la sua carne, anche presa separatamente; quando giacque, è proprio allora che ci redense. In che modo ci redense? Perché non per sempre giacque. Il terzo giorno infatti risuscitò dai morti. Così prosegue il Simbolo. Abbiamo confessato la sua passione, ora confessiamo la sua risurrezione. Nella passione che cosa ha fatto? Ci ha insegnato che cosa dobbiamo sopportare. E nella risurrezione che cosa ha fatto? Ci ha fatto vedere che cosa speriamo. Lì il travaglio, qui il premio; il travaglio nella passione, il premio nella risurrezione.

Risorto poi dai morti, non rimase qui, ma come prosegue? Salì al cielo. E ora dov'è? Siede alla destra del Padre. Non pensare alla destra in contrapposizione alla sinistra: la destra di Dio è la felicità eterna. La destra di Dio è l'ineffabile, inestimabile, incomprensibile beatitudine e completezza. Questa è la destra di Dio, lì egli siede. E che vuol dire: siede? Ivi abita: è chiamato sede il luogo in cui uno abita. Perciò chi, al tempo in cui lo vide santo Stefano, diceva: Siede alla destra del Padre, non proferiva una menzogna. Come dice Stefano? Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell'uomo in piedi alla destra di Dio [79]. Se egli lo vide in piedi era allora menzogna il dire: Siede alla destra del Padre? Siede vuol dire sta, abita. In qual modo? Come te. In quale stato? E chi potrà dirlo? Diciamo [solo] quel che ci ha insegnato, diciamo [solo] quel che sappiamo.

Cristo nostro giudice e nostro avvocato.

6. Poi? Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Riconosciamolo come Salvatore, per non temerlo come Giudice. Chi infatti ora crede in lui e osserva i suoi precetti e lo ama, non temerà quando verrà a giudicare i vivi e i morti; non solo non temerà, ma addirittura desidererà che venga. Che c'è più bello per noi di quando viene uno che desideriamo, di quando viene uno che amiamo? Però temiamolo anche, perché sarà il nostro giudice: sarà nostro giudice egli che ora è il nostro avvocato.

Ascolta Giovanni: Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi. Ma se riconosciamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto e ci perdonerà i peccati e ci purificherà da ogni colpa. Vi scrivo queste cose perché non pecchiate; ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo il Giusto; egli è vittima di espiazione per i nostri peccati [80]. Supponiamo che tu abbia una causa da discutere presso un qualche giudice, e ci metti di mezzo un avvocato; questi prenderebbe la tua parte, discuterebbe la tua causa meglio che può. Ma se per caso non potesse portarla a termine e tu venissi a sapere che proprio lui verrà come giudice, come saresti contento di poter essere giudicato da lui che fino a poco tempo prima era il tuo avvocato! Adesso egli prega per noi, interpella per noi [81]; lo abbiamo come avvocato e lo temeremo come giudice? Al contrario, se l'abbiamo mandato avanti come avvocato speriamo con sicurezza quando verrà come giudice.

Spirito Santo. Tutta la Trinità.

7. Si è visto nel Simbolo quanto riguarda Gesù Cristo, unico Figlio di Dio, nostro Signore. Esso prosegue: [Credo] nello Spirito Santo, e così si completa tutta la Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Riguardo al Figlio sono state dette molte cose, perché il Figlio ha assunto l'uomo, il Figlio Verbo si è fatto uomo, cosa che non ha fatto il Padre né lo Spirito Santo. Però la carne del Figlio è opera di tutta la Trinità, perché le operazioni della Trinità sono inseparabili. Accogliete perciò lo Spirito Santo in modo da non considerarlo minore del Figlio o minore del Padre. Il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo sono tutta la Trinità, un unico Dio. In essa nulla è diverso, nulla vario, nulla mutevole, nulla in contrapposizione; sempre uguale, invisibile, immutabile, Padre e Figlio e Spirito Santo. La Trinità ci liberi dalla moltitudine dei peccati.

La Chiesa somiglia a Maria perché è vergine e genera membra di Cristo.

8. Quel che viene da qui in poi ci riguarda direttamente. La santa Chiesa. La santa Chiesa siamo noi. E non dico noi [solo] nel senso di quanti ora stiamo qui, di voi che mi ascoltate. Quanti siamo qui, per grazia di Dio fedeli cristiani di questa Chiesa, ossia di questa città, quanti ne sono in questa regione, quanti ne sono in questa provincia, quanti ne sono oltre il mare, quanti ne sono in tutta la faccia della terra (perché da dove sorge il sole fin dove tramonta è lodato il nome del Signore [82]), questa è la Chiesa cattolica, nostra madre vera, vera coniuge di tanto Sposo. Onoriamola, perché è la dama di un così grande Signore.

E che potrò dire? Oh! grande e singolare degnazione dello Sposo! La incontrò meretrice e la rese vergine! Non deve negare di essere stata meretrice, per non disconoscere la misericordia del suo liberatore. Come non era meretrice, quando fornicava dietro idoli e demoni? In tutti ci fu la fornicazione del cuore: quella della carne in non molti, ma quella del cuore in tutti.

Egli venne e la rese vergine: rese vergine la sua Chiesa. Essa è vergine a motivo della fede: se guardiamo carnalmente, ha poche vergini consacrate, ma nella fede deve avere tutti vergini, donne e uomini; in questo deve consistere la castità, la purezza e la santità. Volete sapere come essa è vergine? Ascoltate l'apostolo Paolo, ascoltate l'amico dello sposo, che è geloso per lo sposo e non per se stesso. Io vi ho promesso ad un unico sposo, egli dice. Lo diceva alla Chiesa. A quale Chiesa? Dovunque la sua lettera fosse potuta arrivare. Io vi ho promesso ad un unico sposo, per presentarvi a Cristo come una vergine casta. Però temo, soggiunge, che come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia, così i vostri sentimenti si corrompano dalla castità nei riguardi di Cristo [83]. Se temi di corromperti, vuol dire che sei vergine. Temo, gli dice, che come il serpente sedusse Eva con la sua astuzia... Forse che il serpente si unì carnalmente con Eva? E tuttavia ne spense la verginità del cuore. Questo temo, egli dice, che i vostri sentimenti si corrompano dalla castità nei riguardi di Cristo.

La Chiesa dunque è vergine. Vergine è, e vergine si conservi: stia ben lontana da chi cerca di sedurla, per non ritrovarsi con chi la corrompe. La Chiesa è vergine. Tu forse mi potresti dire: Ma se essa è vergine, come mai partorisce dei figli? E se figli non ne partorisce, come mai noi abbiamo dato i nostri nomi per nascere dalle sue viscere? E io ti rispondo: Essa è vergine però partorisce. Assomiglia a Maria che partorì il Signore. Forse che santa Maria non partorì da vergine, e vergine rimase tuttavia? Così anche la Chiesa partorisce ed è vergine. E se consideri bene, [anche] essa partorisce il Cristo, perché son membra di Cristo quelli che vengono battezzati. Voi siete il corpo di Cristo e le sue membra [84], dice l'Apostolo. E se partorisce membra di Cristo, essa è somigliantissima a Maria.

Remissione dei peccati per mezzo del Battesimo e dell'Orazione domenicale.

9. La remissione dei peccati. Se nella Chiesa non ci fosse questa, non ci sarebbe nessuna speranza. Se nella Chiesa non ci fosse la remissione dei peccati, nessuna speranza ci sarebbe per la vita futura e per la liberazione eterna. Ringraziamo Dio che alla sua Chiesa ha dato questo dono. Ecco, voi state per venire al sacro fonte; sarete lavati nel battesimo della salute, sarete rinnovati nel lavacro della rigenerazione; quando risalirete da quel lavacro, voi sarete senza alcun peccato.

Tutto il passato che vi tormentava lì sarà cancellato. I vostri peccati saranno come gli Egiziani che inseguivano gli Israeliti: li tormentarono, ma solo fino al Mar Rosso [85]. Che significa: fino al Mar Rosso? Fino all'acqua consacrata dalla croce e dal sangue di Cristo. Infatti ciò che è rosso rosseggia. Non vedi come rosseggia l'insegna di Cristo? Interroga gli occhi della fede: se vedi la croce, pensa al sangue sparso; se vedi chi vi è appeso, pensa a ciò che ha versato. Il fianco di Cristo fu aperto da una lancia e ne sgorgò il nostro prezzo [86]. Per questo motivo il battesimo ossia l'acqua dove venite immersi e dove passate come [se fosse] il Mar Rosso, viene segnato col segno di Cristo.

I vostri nemici sono i vostri peccati; essi v'inseguono, ma solo fino al mare. Quando vi entrerete dentro, voi ve ne libererete ed essi verranno distrutti; proprio come l'acqua sommerse gli Egiziani, mentre gli Israeliti venivano fuori per l'asciutto. E che cosa disse la Scrittura? Non ne rimase neppure uno [87]. Che tu abbia pochi peccati o molti peccati, peccati grandi o peccati piccoli, che vuoi che sia di fronte a: Non ne rimase neppure uno? Siccome però dobbiamo restare in questo mondo dove nessuno vive senza peccato, ecco che la remissione dei peccati non è solo nel lavacro del santo battesimo, ma anche nell'Orazione domenicale e quotidiana che voi riceverete fra otto giorni. In essa troverete una specie di battesimo quotidiano: e allora dovete ringraziare Dio che ha dato alla sua Chiesa questo dono che confessiamo nel Simbolo quando, dopo aver detto: [Credo] la santa Chiesa, aggiungiamo: La remissione dei peccati.

Risurrezione della carne.

10. Poi: La risurrezione della carne. E qui siamo alla fine. Ma fine senza fine è la risurrezione della carne; dopo non ci sarà più morte della carne, mai più sofferenza della carne, mai più angustie della carne, mai più fame e sete della carne, mai più afflizioni della carne, mai più vecchiezza e disfacimento della carne. Non rabbrividire dunque per la risurrezione della carne; considera i suoi vantaggi, non pensare ai mali. Qualunque sofferenza della carne, di cui ora ci lamentiamo, dopo non ci sarà più; saremo eterni, uguali agli angeli di Dio [88], avremo una medesima città insieme agli angeli santi. Saremo possesso del Signore, saremo sua eredità, ed egli sarà la nostra eredità. Fin d'ora infatti noi diciamo a lui: Signore, porzione della mia eredità [89], e di noi vien detto al Figlio suo: Chiedi a me e io ti darò le genti in eredità [90].

Lo possederemo e saremo posseduti, lo terremo e saremo tenuti. Che dir di più? Lo coltiviamo e siamo coltivati. Lo coltiviamo come Dio e noi siamo coltivati come un campo. Se volete sapere che siamo coltivati, sentite il Signore: Io sono la vera vite, voi siete i tralci, il Padre mio è l'agricoltore [91]. Se è chiamato agricoltore, vuol dire che coltiva un campo. Quale campo? Egli coltiva noi. L'agricoltore di questa terra visibile può arare, può scavare, può piantare; se trova l'acqua può anche irrigare; ma può piovere? può dare la crescita, far germogliare, far affondare in terra le radici, far spuntare la pianta, irrobustirne i rami, caricarli di frutti, arricchirli di fronde? Può questo l'agricoltore? L'agricoltore nostro invece, Dio Padre, può tutto questo in noi. E perché? Perché noi crediamo in Dio Padre onnipotente. Quanto dunque vi abbiamo proposto e quanto, con l'aiuto di Dio, vi abbiamo esposto, tenetevelo bene in mente.

Fra otto giorni ripetizione del Simbolo.

11. Fra otto giorni renderete quanto oggi avete ricevuto. I vostri parenti che hanno cura di voi vi insegneranno, perché siate preparati e come dovete svegliarvi al canto del gallo per le orazioni che qui celebrate. Ormai arriva il tempo per voi di recitare qui il Simbolo, perché lo possiate ritenere con diligenza. Nessuno si agiti, nessuno, per l'agitazione, non sia in grado di recitarlo. State tranquilli; noi per voi siamo padri, e non abbiamo la bacchetta o la sferza dei maestri di scuola. Se qualcuno sbaglierà nelle parole, starà attento a non sbagliare nella fede.

Note

[68] - Rm 10, 13.
[69] - Sal 35, 7-8.
[70] - Sal 35, 9-10.
[71] - Rm 10, 13.
[72] - Cf. Gi 3, 5.
[73] - Rm 10, 14-15.
[74] - Sal 102, 2-3.
[75] - Rm 10, 10.
[76] - Gv 1, 14.
[77] - 1 Cor 2, 8.
[78] - Fil 2, 6-7.
[79] - At 7, 55.
[80] - 1 Gv 1, 8-9; 2, 1.
[81] - Cf. Rm 8, 34; Eb 7, 25.
[82] - Cf. Sal 112, 3.
[83] - 2 Cor 11, 2-3.
[84] - 1 Cor 12, 27.
[85] - Cf. Es 14.
[86] - Cf. Gv 19, 34.
[87] - Sal 105, 11.
[88] - Cf. Mt 22, 30.
[89] - Sal 15, 5.
[90] - Sal 2, 8.
[91] - Gv 15, 1. 5.

4/ Discorso 214. Nella trasmissione del Simbolo

Esordio. Finalità del Simbolo.

1. Pur nella limitatezza della nostra età e dei nostri primi passi come prova dell'impegno assunto e come frutto dell'amore per voi, noi che già [vi] assistiamo come ministri dell'altare a cui state per accostarvi, non vi dobbiamo far mancare neanche il servizio del nostro discorso. L'Apostolo dice: Se confesserai con la tua bocca che Gesù è il Signore e crederai nel tuo cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvo. Si crede infatti col cuore per [ottenere] la giustizia, e si confessa con la bocca per avere la salvezza [92]. Questo è quanto edifica in voi il Simbolo che dovete credere e confessare per poter essere salvi. Ciò che state per ascoltare, veramente molto breve, da mandare a memoria e da confessare con la bocca, non è per voi nuovo o mai ascoltato. Che, anzi, siete soliti sentirlo (esposto in maniere diverse nelle sante Scritture o nei discorsi della Chiesa).

Ora però è necessario presentarvi queste cose raccolte in breve, redatte e condensate in un certo ordine, affinché la vostra fede sia ben costruita, sia preparata la maniera di confessarla e la memoria non sia sovraccaricata. Ecco dunque quanto dovete ritenere fedelmente e [poi] ripetere a memoria.

Dopo questo esordio si reciti tutto il Simbolo senza nessuna spiegazione: Credo in Dio Padre onnipotente, e tutto il resto. Simbolo che, come sapete, non si suol mettere per iscritto. Dopo di che si svolga questa dissertazione.

Dio onnipotente crea tutto dal nulla.

2. Quanto avete sentito così in breve dovete non solo crederlo, ma anche impararlo perfettamente a memoria e professarlo con la bocca. Ma siccome queste cose bisogna assicurarle bene contro coloro che pensano in modo diverso e che, schiavi del diavolo, insidiano la fede, mentre contrastano la salvezza, ricordatevi che il vostro credere in Dio onnipotente significa che non esiste assolutamente nessuna natura che lui non abbia creato. È per questo che punisce il peccato, che non ha fatto lui, perché con esso si contamina la natura che egli ha fatto.

Quindi tutte le creature sia visibili che invisibili, quelle che per l'intelligenza razionale possono esser partecipi della immutabile verità, come l'angelo e l'uomo; quelle che hanno vita e sensibilità, anche se prive di intelligenza, come gli animali tutti della terra, dell'acqua e dell'aria che camminano, strisciano, nuotano o volano; quelle che, prive d'intelligenza e di ogni forma di sensibilità, tuttavia si dice che vivano in qualche modo, come le piante che affondano le radici nella terra e col germoglio spuntano e crescono verso l'alto; quelle che occupano uno spazio solo in quanto corpo, come la pietra e qualunque elemento della mole del mondo che si veda o si tocchi per la sola sua dimensione materiale; tutto ha fatto l'Onnipotente unendo le cose sublimi e le infime con quelle intermedie, e disponendo in opportuni spazi e tempi tutto ciò che ha creato.

E lo fece non con della materia che non avesse lui stesso creato, perché non diede forma a cose altrui, ma fu lui a dar l'essere a tutto ciò cui diede anche forma. E se uno dice che nulla poté fare dal nulla, come può credere che chi l'ha fatto sia onnipotente? Senza dubbio nega che sia onnipotente chi dice che Dio non avrebbe potuto fare il mondo se non avesse avuto la materia per farlo.

Che razza di onnipotenza infatti, se tanta fosse stata la miseria da non poter arrivare al compimento dell'opera, come un fabbro, se non avesse avuto sotto mano una materia non creata da lui stesso? Chi crede in Dio onnipotente deve perciò purgare l'animo da queste opinioni e da questi errori. La così detta materia informe delle cose, capace di [accogliere] forme e soggetta all'azione del Creatore, va intesa come convertibile verso qualunque cosa avesse voluto farci il Creatore. Dio non la ebbe coeterna con se stesso, per poterci fabbricare il mondo, ma lui stesso (insieme a ciò che fece con essa) la suscitò assolutamente dal nulla. Prima di ciò che si vede fatto con essa, questa materia non esisteva affatto; perciò l'Onnipotente fin dall'inizio fece dal nulla tutte le cose e, insieme, anche la materia con cui le fece. La materia quindi del cielo e della terra, siccome questi furono creati nel principio, fu concreata insieme con essi; non [preesisteva un qualcosa con cui furono fatte le cose che furono fatte nel principio; e fu fatto (tutto ciò che l'Onnipotente fece) e, dopo averlo fatto, vi pose ordine, lo riempì e l'adornò. E se ciò che ha fatto nel principio lo ha fatto dal nulla assoluto, anche con tutto ciò che ha fatto ha il potere di farci ciò che vuole, appunto perché è l'Onnipotente.

L'onnipotenza di Dio si serve in bene della malvagità dei cattivi.

3. E i malvagi non pensino che Dio non è onnipotente per il fatto che riescono a far molte cose contro la sua volontà. Perché nel mentre fanno ciò che egli non vuole, è lui che farà con essi ciò che vuole. In nessun modo essi mutano o superano la volontà dell'Onnipotente. Che uno venga condannato per giustizia o salvato per misericordia, è sempre la volontà dell'Onnipotente che prevale. Soltanto quel che non vuole l'Onnipotente non può.

Egli dunque si serve dei cattivi non in ragione della loro malvagità, ma secondo la sua retta volontà. Cioè come i cattivi si servono (per fare il male) della loro natura buona, cioè di un'opera buona di Dio, così egli, che è buono, si serve per il bene anche delle loro azioni cattive, e così la volontà dell'Onnipotente non è mai superata in nessun senso. Che se non avesse modo, lui buono, di operare per mezzo dei cattivi cose giuste e buone, certamente non permetterebbe che essi nascessero o continuassero a vivere.

Non è lui che li ha fatti cattivi: lui li ha fatti solo uomini; lui ha creato non i peccati, che sono contro la natura: lui ha creato la natura. Certo egli, nella sua prescienza, non poteva ignorare che essi sarebbero stati cattivi; ma come conosceva quali mali essi avrebbero compiuto, così conosceva anche quali beni per mezzo loro avrebbe operato. Chi potrà dire con parole, chi potrà degnamente lodare tutto il bene che ci ha portato la passione del Salvatore, il cui sangue è stato sparso per la remissione dei peccati? Eppure tutto questo bene si è realizzato per la malizia del diavolo, per la malizia dei Giudei, per la malizia di Giuda il traditore.

Ed è giusto che non sia attribuito a loro il bene che Dio (e non essi) ha apportato agli uomini servendosi di loro; ad essi è giusto che venga inflitto il supplizio, perché ebbero la volontà di nuocere. E come abbiamo potuto trovar qualcosa in cui anche per noi diventa chiaro come Dio si sia servito in bene (per la nostra redenzione e salvezza), delle cattive azioni del diavolo, dei Giudei e di Giuda il traditore, così negli anfratti occulti e misteriosi di tutta la creazione, che noi non possiamo scandagliare con l'acume né degli occhi né della mente, Dio sa come servirsi in bene anche dei cattivi; e così in tutto ciò che si verifica o viene causato nel mondo, la volontà dell'Onnipotente sempre si adempie.

Dio non può solo quello che non vuole.

4. Siccome ho detto che l'Onnipotente solo quello che non vuole non può, non si pensi che senza ragione io abbia affermato che ci sia qualcosa che l'Onnipotente non può. Questo anche il beato Apostolo lo dice: Se noi manchiamo di fede, egli rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso [93]. Non può perché non vuole; ma non può neanche volerlo. Non può la giustizia voler compiere ciò che è ingiusto, o la sapienza volere ciò che è stolto, o sia verità volere ciò che è falso. Da ciò possiamo comprendere che Dio onnipotente non solo non può quel che ha detto l'Apostolo, ossia rinnegare se stesso, ma molte altre cose non può. Ecco io affermo, e per la sua verità oso affermare quel che mai oserei negare: Dio onnipotente non può morire, non può mutare, non può sbagliare, non può diventare misero, non può essere sopraffatto.

Lungi che l'Onnipotente possa queste e simili cose! Perciò la verità non solo ci fa vedere che è onnipotente perché non può queste cose, ma la stessa verità ci convince che non è onnipotente chi potesse queste cose. Dio infatti tutto ciò che è lo vuole: è eterno, immutabile, verace, beato, insuperabile, e tutto questo lo vuole. Non sarebbe onnipotente se potesse essere quel che non vuole. Ma è onnipotente, quindi tutto quel che vuole lo può. Perciò quel che non vuole non può essere. È detto onnipotente proprio perché tutto ciò che vuole lo può. E il Salmo dice di lui: In cielo e in terra tutto ciò che ha voluto, lo ha fatto [94].

Gesù Cristo, unico Figlio di Dio.

5. Dio onnipotente dunque, che tutto ciò che ha voluto ha fatto, ha generato l'unico Verbo per mezzo del quale tutte le cose sono state fatte. Il Verbo però non dal nulla, ma da se stesso, e quindi non lo ha fatto, ma generato. In principio, infatti, fece il cielo e la terra [95], ma non fece il Verbo nel principio, perché nel principio il Verbo era [già], e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio [96]: Egli è Dio da Dio.

È Dio anche il Padre, ma non da Dio. Egli è l'unico Figlio di Dio, perché non vi è nessun altro Figlio della stessa sostanza del Padre, coeterno, uguale al Padre. E il Verbo è Dio. Non come il verbo (o parola) il cui suono può esser pensato nel cuore e proferito con la bocca, ma come si è detto (e nulla si può dire più breve e più profondo), Il Verbo era Dio. Egli rimane immutabilmente presso il Padre, lui stesso immutabile col Padre; l'Apostolo dice di lui: Il quale, pur essendo di natura divina, non considerò una rapina la sua uguaglianza con Dio [97]. L'essere infatti uguale al Padre per lui è natura, non rapina. E noi così crediamo in Gesù Cristo, unico Figlio di Dio Padre, nostro Signore.

Nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine.

6. Siccome poi egli (che, essendo di natura divina, non considerò una rapina la sua uguaglianza con Dio, e noi siamo stati creati per mezzo di lui), per ritrovare e salvare ciò ch'era perduto, spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini, apparso nelle sembianze di uomo [98], per questo motivo noi crediamo che nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine. Sia l'una che l'altra di queste sue nascite è da considerare veramente mirabile: quella divina e quella umana; la prima da padre senza madre, la seconda da madre senza padre; la prima fuori del tempo, la seconda nella pienezza del tempo; la prima eterna, la seconda al momento opportuno; la prima senza corpo nel seno del Padre, la seconda con un corpo, che però non ha violato la verginità della madre; la prima al di fuori del sesso, la seconda senza alcun virile amplesso.

E noi diciamo che nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine perché, quando la santa Vergine domandò all'angelo: Come avverrà questo? egli le rispose: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo, e poi subito aggiunse: Perciò quel che nascerà da te sarà santo e chiamato Figlio di Dio [99]. Non dice: "Quel che nascerà da te sarà chiamato Figlio dello Spirito Santo". Fu davvero assunto dal Verbo tutto l'uomo, ossia l'anima razionale e il corpo, e così l'unico Cristo, l'unico Figlio di Dio è non soltanto il Verbo, ma il Verbo e l'uomo: esso è tutto Figlio di Dio Padre a motivo del Verbo, e tutto Figlio dell'uomo a motivo dell'uomo. In quanto Verbo è uguale al Padre; in quanto uomo il Padre è più grande di lui. E anche come uomo è Figlio di Dio, ma a motivo del Verbo, da cui l'uomo è stato assunto; e così anche come Verbo è Figlio dell'uomo, ma a motivo dell'uomo che è stato assunto dal Verbo.

Per la sua santa concezione nel grembo della Vergine, avvenuta non nell'ardore della concupiscenza carnale, ma nella carità fervente della fede, si afferma che nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine [100]; il primo è non colui che genera, ma che santifica, la seconda colei che concepisce e partorisce. Perciò, dice, quel che nascerà da te sarà santo e chiamato Figlio di Dio. Santo, ossia da Spirito Santo; nascerà da te, ossia da Maria Vergine; Figlio di Dio, quindi è il Verbo fatto carne [101].

Fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e fu sepolto.

7. Bisognava poi che attraverso l'uomo assunto non soltanto colui che era invisibile potesse esser visto e colui che era coeterno col Padre potesse nascere nel tempo, ma anche che il non toccabile venisse preso, il non superabile venisse appeso al legno, il non violabile venisse trafitto da chiodi, e colui che è vita e immortalità morisse sulla croce, venisse deposto nel sepolcro; tutto ciò [ha subito] il Figlio di Dio Gesù Cristo, nostro Signore. Ne consegue che dobbiamo credere col cuore per la giustizia e confessare con la bocca per la salvezza [102] che quel medesimo Gesù Cristo, unico Figlio di Dio e nostro Signore, è non soltanto uomo nato dall'uomo, ma addirittura che ha patito le cose di tutti gli uomini fino alla morte e alla sepoltura. Siccome infatti Gesù Cristo, come Verbo e come uomo (o, per dirla più chiaramente, Verbo, anima e carne) è tutto l'unico Figlio di Dio, nostro Signore, al tutto si riferisce il fatto che solo nell'anima fu triste fino alla morte [103], perché fu triste Gesù Cristo, l'unico Figlio di Dio; al tutto si riferisce il fatto che solo come uomo fu crocifisso, perché fu crocifisso Gesù Cristo, l'unico Figlio di Dio; al tutto si riferisce il fatto che solo col corpo fu sepolto, perché fu sepolto Gesù Cristo, l'unico Figlio di Dio, nostro Signore.

Da che infatti abbiamo cominciato ad affermare che noi crediamo in Gesù Cristo, suo unico Figlio, nostro Signore, qualunque altra cosa noi diciamo, non s'intende altro soggetto che Gesù Cristo, unico Figlio di Dio, nostro Signore. E non vi meravigliate: noi affermiamo che è stato sepolto Gesù Cristo, l'unico Figlio di Dio, nostro Signore (mentre solo la sua carne è stata sepolta), alla stessa maniera che affermiamo, per esempio, che l'apostolo Pietro oggi giace nel sepolcro (mentre con altrettanta verità diciamo che egli gode nella pace con Cristo); l'una cosa e l'altra diciamo del medesimo Apostolo: non ci sono due Pietri apostoli, ma uno solo; di lui perciò diciamo che con il corpo giace nel sepolcro, e con lo spirito gode con Cristo.

Poi si aggiunge: Sotto Ponzio Pilato, sia per riportarsi al tempo preciso della storia, sia per mettere in maggiore evidenza l'umiltà di Cristo che ha tanto patito sotto un uomo che fungeva da giudice, lui che con tanta potenza verrà come giudice dei vivi e dei morti.

Risuscitò dai morti, salì al cielo, siede alla destra del Padre.

8. Ma il terzo giorno risuscitò nella sua carne vera, però non più soggetta alla morte. Questo i suoi discepoli lo poterono costatare con gli occhi e con le mani, affinché la loro fede non fosse esaltazione per un avvenimento pur tanto meraviglioso, né la verità venisse falsata. Per motivi di brevità si aggiunge poi subito che salì al cielo. Ma per quaranta giorni egli rimase con i suoi discepoli, perché il miracolo così grande della sua risurrezione non potesse esser considerato una presa in giro, se troppo presto fosse stato sottratto alla loro vista. E lassù ora siede alla destra del Padre. Questo lo dobbiamo intendere con prudenza, con gli occhi della fede. Non dobbiamo pensare che egli rimanga fisso, immobile in qualche sedia, talché non gli sia consentito di stare in piedi o camminare.

E se santo Stefano dichiarò di vederlo in piedi [104], non per questo egli vide una cosa sbagliata o contraddisse le parole di questo Simbolo. Mai pensar questo, mai affermare così! Semplicemente, col dire che egli siede lassù, si vuol affermare che abita nella suprema e ineffabile beatitudine. Anche le abitazioni infatti vengono chiamate sedi, per cui, quando chiediamo dove uno si trovi, la risposta è: Nella tal sede. E in modo particolare riguardo ai servi di Dio molto spesso si dice: Quel tale ha risieduto per tanti anni in questo o quel monastero, ossia vi ha soggiornato, dimorato, abitato.

E neanche la Sacra Scrittura ignora questo modo di esprimersi. Infatti di quel Semei, che dal re Salomone aveva avuto ordine di abitare nella città di Gerusalemme (con la minaccia che, se avesse osato uscirne, l'avrebbe pagata cara) si afferma che vi ebbe sede [105], ossia vi dimorò per tre anni. Quanto poi alla destra del Padre, essa non va intesa alla maniera del corpo umano, come se a sua volta il Padre stesse alla sinistra del Figlio, qualora questi gli stia alla destra secondo le posizioni e gli usi delle membra del corpo. Destra di Dio è chiamata l'inenarrabile sublimità della gloria e della felicità. Così riguardo alla sapienza leggiamo: La sua sinistra è sotto il mio capo, e la sua destra mi abbraccia [106]. E così se sotto rimarrà la terra con le sue comodità, da sopra ci abbraccia l'eterna felicità.

Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti.

9. È quindi da quella sublime abitazione dei cieli, dove ora è anche il suo corpo ormai immortale, che il Signore nostro Gesù Cristo ha da venire a giudicare i vivi e i morti, secondo la chiarissima testimonianza degli angeli riportata negli Atti degli Apostoli. Mentre infatti i discepoli tenevano gli occhi fissi nel Signore che si elevava al cielo e [quasi] erano essi stessi a trarlo in su con gli sguardi sospesi udirono gli angeli che dicevano: Uomini di Galilea, perché state fermi? Questo Gesù, che è stato tolto da voi, così ritornerà, nello stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo [107]. Viene così rintuzzata l'umana presunzione, grande e dai tanti risvolti.

In quella stessa condizione in cui fu giudicato, Cristo giudicherà. È quella infatti la condizione in cui lo videro gli Apostoli salire in cielo quando fu detto loro che così egli sarebbe ritornato. Quella condizione sarà ben visibile ai vivi e ai morti, ai buoni e ai cattivi, sia che per vivi vogliamo intendere i buoni e per morti i cattivi, sia che per vivi intendiamo coloro che al suo ritorno non avranno ancora terminato questa vita, e per morti coloro che la sua presenza risusciterà; egli stesso ne parla nel Vangelo: Verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna [108]. E nella sua condizione di uomo gli uni vedranno colui in cui hanno creduto, gli altri colui che hanno disprezzato. Ma la natura divina, per la quale egli è uguale al Padre, gli empi non la vedranno. Infatti, come dice il Profeta: L'empio sarà tolto di mezzo e non vedrà la gloria del Signore [109]. E: Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio [110]. Su Gesù Cristo, unico Figlio di Dio, nostro Signore, basta questo.

Lo Spirito Santo. Il mistero della SS. Trinità.

10. Crediamo anche nello Spirito Santo, il quale procede dal Padre [111], senza esserne il figlio; si posa sopra il Figlio [112], senza essere il padre del Figlio; prende dal Figlio [113], senza essere figlio del Figlio: è lo Spirito del Padre e del Figlio, Spirito Santo, Dio anche lui. Se non fosse Dio non avrebbe quel tempio così importante, di cui l'Apostolo dice: Non sapete che il vostro corpo è in voi il tempio dello Spirito Santo che voi avete da Dio? [114]. Tempio non della creatura, ma del Creatore.

Lungi da noi l'esser tempio di una creatura, se l'Apostolo dichiara: Santo è il tempio di Dio che siete voi [115]. In questa Trinità nessuno è maggiore o minore dell'altro, non vi è nessuna separazione nelle operazioni, nessuna differenza nella natura. Uno è il Padre Dio, uno il Figlio Dio, uno lo Spirito Santo Dio. E tuttavia il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo non sono tre dèi, ma un solo Dio; non però nel senso che il Padre sia lo stesso che il Figlio, o che il Figlio sia lo stesso che il Padre, o che lo Spirito Santo sia lo stesso che il Padre o il Figlio; ma il Padre è Padre nei riguardi del Figlio, il Figlio è Figlio nei riguardi del Padre, e lo Spirito Santo è Spirito del Padre e del Figlio. E ciascuno, considerato a parte, è Dio: e tutta la Trinità un solo Dio. Questa fede deve permeare il vostro cuore e guidare la vostra confessione. Ascoltando queste cose, credete per comprenderle; solo così potrete comprendere quel che credete e crescere sempre più.

La santa Chiesa, la remissione dei peccati.

11. Inoltre onorate, amate, predicate la santa Chiesa, madre vostra, come la santa città di Dio, la celeste Gerusalemme. È lei che in questa fede che avete ascoltato porta frutti e cresce in tutto il mondo [116], Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità [117]. Nella comunione dei sacramenti essa tollera i cattivi, che alla fine dovranno essere separati, ma da cui già prende le distanze con la diversità dei costumi. A beneficio del suo frumento (che geme ancora in mezzo alla pula e la cui massa, destinata ai granai, si manifesterà solo nell'ultima ventilazione), essa ha ricevuto le chiavi del regno dei cieli, e così in lei, per mezzo del sangue di Cristo, ad opera dello Spirito Santo, si ha la remissione dei peccati. In questa Chiesa infatti l'anima, che era morta a causa dei peccati, riprende a vivere e così risuscita insieme a Cristo, per la cui grazia siamo stati salvati.

La risurrezione della carne.

12. E riguardo a questa carne mortale non dobbiamo dubitare che risusciterà alla fine del mondo. È necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità, e questo corpo mortale si vesta d'immortalità. Si semina corruttibile e risorge incorruttibile, si semina nell'ignominia e risorge nella gloria, si semina un corpo animale e risorge un corpo spirituale [118].

Questa è la fede cristiana, la fede cattolica, la fede apostolica. Credete a Cristo che assicura: Neanche un capello del vostro capo perirà [119] e, liberati ormai dalla vostra infedeltà, pensate piuttosto quanto valete. Che cosa di noi infatti potrà essere trascurato dal Redentore, se neanche un capello verrà trascurato? O come potremo dubitare che egli darà la vita eterna sia alla nostra anima che alla carne, quando egli per noi ha preso anima e carne in cui morire, e l'ha deposta nel morire e l'ha ripresa perché noi non avessimo paura di morire? Nella limitatezza del mio ministero ho esposto alla vostra Carità tutto ciò che si trasmette nel Simbolo. Esso si chiama Simbolo perché contiene la fede genuina della nostra comunità e nella sua confessione, come a una parola d'ordine, si riconosce chi è cristiano fedele.

Note

[92] - Rm 10, 9-10.
[93] - 2 Tm 2, 13.
[94] - Sal 134, 6.
[95] - Gn 1, 1.
[96] - Gv 1, 1.
[97] - Fil 2, 6.
[98] - Fil 2, 7.
[99] - Lc 1, 34-35.
[100] - Lc 1, 35.
[101] - Gv 1, 14.
[102] - Cf. Rm 10, 9-10.
[103] - Cf. Mt 26,38.
[104] - Cf. At 7, 55-56.
[105] - Cf. 1 Re 2, 36 ss.
[106] - Ct 2, 6.
[107] - At 1, 11.
[108] - Gv 5, 28-29.
[109] - Is 26, 10 (sec. LXX).
[110] - Mt 5, 8.
[111] - Cf. Gv 15, 26.
[112] - Cf. Gv 1, 32.
[113] - Cf. Gv 16, 14.
[114] - 1 Cor 6, 19.
[115] - 1 Cor 3, 17.
[116] - Col 1, 6.
[117] - 1 Tm 3, 15.
[118] - 1 Cor 15, 53.
[119] - Lc 21, 18.

5/ Discorso 214/A. Nella spiegazione del Simbolo

1. Evidentemente, anche il credere fa parte del conoscere.

2. Non tutto quello che sappiamo, lo sappiamo per fede, ma tutto ciò che crediamo senza errore, noi lo conosciamo.

3. Conosciamo vedendo, conosciamo credendo.

4. Poni il caso che un cittadino stia parlando con me e, pur essendo un mio compatriota e compaesano, si metta a contraddirmi bistrattandomi e qualificandomi come un ignorante per il fatto che io non ho visto [una cosa]. A lui io chiedo come faccia a sapere che esiste la città di Alessandria, che egli mai ha veduto; che esistano tante altre città, nelle quali egli non è mai stato, eppure sa che esistono e ne è talmente sicuro che, se fosse provocato, sarebbe pronto anche a giurarci.

5. Ecco, io gli presento la domanda: " Come sai che esiste la città di Alessandria? ". Mi risponde: " Perché lo credo ". E io replico: " A chi lo credi? ". Cosa potrà rispondermi se non che lo crede sulla parola di uomini? Dunque tu, che esista Alessandria, lo credi perché alcuni l'han vista; io credo in Dio perché alcuni lo hanno profetato. Se ragioni secondo verità, se valuti l'autorevolezza dei testimoni, io credo a gente più attendibile della tua. Quanto ad Alessandria, infatti, tu credi a gente che, quando era lì, ha potuto vederla dinanzi ai suoi occhi; io credo a persone che, riguardo alle cose che accadono oggi, ne han parlato prima che accadessero prevedendole nel futuro.

6/ Discorso 215. Nella resa del Simbolo

Il Simbolo dev'essere sempre nella mente e nel cuore.

1. Il Simbolo del santo mistero, che avete ricevuto tutti insieme e che oggi avete reso uno per uno, sono le parole su cui è costruita con saldezza la fede della madre Chiesa sopra il fondamento stabile che è Cristo Signore. Nessuno infatti può porre un fondamento diverso da quello che è già posto, che è Cristo Gesù [120]. Voi dunque lo avete ricevuto e reso, ma nella mente e nel cuore lo dovete tener sempre presente, lo dovete ripetere nei vostri letti, ripensarlo nelle piazze e non scordarlo durante i pasti: e anche quando dormite col corpo, dovete vegliare in esso col cuore. Per rinunciare infatti al diavolo, per togliere il pensiero e l'affetto dalle sue pompe e dai suoi angeli, bisogna dimenticare il passato e, nel rifarsi uomo nuovo, rinnovare anche la vita con santi costumi (dando l'addio alla vecchiezza della vita di prima); come dice l'Apostolo, dimenticando il passato e protesi verso ciò che ci sta davanti, bisogna correre verso la palma della superna vocazione di Dio [121] e credere ciò che ancora non si vede per poter conseguire quel che si crede. Infatti quel che uno già vede, come lo può sperare? Ma se speriamo quel che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza [122].

Credo in Dio Padre onnipotente.

2. La fede, dunque, é la regola della salvezza è questa, che noi crediamo in Dio Padre onnipotente, creatore di tutte le cose, re dei secoli, immortale e invisibile. Egli è il Dio onnipotente che nel principio del mondo creò tutto dal nulla, lui che è prima dei secoli, lui che ha fatto e regge i secoli. Egli non cresce nel tempo, non si distende nello spazio, non è chiuso o limitato in nessuna materia, ma rimane presso di sé e in sé piena e perfetta eternità che mente umana non può comprendere né lingua esprimere. Ché se il premio che egli promette ai suoi santi occhio mai vide, né orecchio udì né mai entrò in cuor d'uomo [123], colui che ha promesso questo premio come potrà concepirlo la mente, pensarlo il cuore o esprimerlo la lingua?.

Inenarrabile è la nascita del Verbo, sia eterna che nel tempo.

3. Crediamo anche in Gesù Cristo suo Figlio, nostro Signore Dio vero da Dio vero, Figlio Dio del Padre Dio, però non due dèi perché egli e il Padre sono una cosa sola [124]; e questo lo insinua al suo popolo già per mezzo di Mosè, quando dice: Ascolta, Israele, i comandi della vita; il Signore tuo Dio è un Dio solo [125]. Ma se tu cerchi di comprendere come l'eterno Figlio sia nato senza tempo dall'eterno Padre, te ne dissuade il profeta Isaia che dice: Chi potrà narrare la sua generazione? [126].

Perciò come Dio sia nato da Dio tu non sei in grado né di pensarlo né di esprimerlo; solo di credere ti è permesso, perché possa essere salvo, secondo quanto dice l'Apostolo: Chi si accosta a Dio deve credere che egli esiste e che ricompenserà coloro che lo cercano [127]. Se invece desideri conoscere la sua nascita secondo la carne, che egli assunse benignamente per la nostra salvezza, ascolta e credi che egli nacque da Spirito Santo e da Maria Vergine. Per quanto anche questa sua nascita chi la potrà narrare?

Chi infatti potrà apprezzare adeguatamente un Dio che per gli uomini è voluto nascere uomo, una Vergine che lo concepì senza seme virile, che lo partorì senza corruzione e che dopo il parto rimase nella sua integrità? Infatti il Signore nostro Gesù Cristo si degnò di entrare nell'utero della Vergine, riempì immacolato le membra della donna, senza corromperla la rese madre, quando fu formato ne uscì da se stesso e rinchiuse ancora integre le viscere materne. In tal modo arricchì colei da cui si degnò di nascere con l'onore della maternità e con la santità della verginità. Questo chi mai lo potrebbe comprendere? Chi narrare? E quindi anche questa generazione chi potrà narrarla? Qual mente arriverebbe a pensare, quale lingua ad esprimere non solo che in principio era il Verbo che non ha nessun principio nel nascere, ma anche che il Verbo si è fatto carne [128], scegliendo una vergine per farsela madre, facendola madre pur conservandola vergine? Figlio di Dio non concepito da nessuna madre, figlio dell'uomo senza il seme d'un padre, che nel venire ha portato a una donna la fecondità, senza con questo toglierle l'integrità? Che è mai questo? Chi lo potrà dire? Ma anche chi tacere? E questa è la meraviglia: non siamo in grado di descriverlo, ma neanche possiamo tacerlo; ad alta voce annunciamo cose che, pensando, non riusciamo a comprendere. Davvero non sappiamo esaltare un dono cosi grande di Dio, perché siamo troppo piccoli per descriverne la grandezza; eppure siamo costretti ad esaltarlo, perché tacendo non restiamo ingrati. Ma grazie a Dio ciò che non può essere adeguatamente espresso può essere con sicurezza creduto.

Mirabile nascita di Cristo attraverso la fede di Maria.

4. Perciò crediamo in Gesù Cristo nostro Signore nato da Spirito Santo e da Maria Vergine. La Vergine Maria partorì credendo quel che concepì credendo. Infatti quando le fu promesso il figlio, essa domandò come questo sarebbe successo, dato che non conosceva uomo (e naturalmente le era noto quale fosse il solo modo di conoscere e partorire, ossia che l'uomo nasce dall'unione del maschio e della femmina, modo che essa non aveva sperimentato, ma che aveva appreso dalla normale frequentazione delle altre donne).

E l'angelo le rispose: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo; colui dunque che nascerà da te sarà santo e chiamato Figlio di Dio. E dopo che l'angelo ebbe detto così, essa, piena di fede e concependo Cristo prima nel cuore che nel grembo, rispose: Eccomi, sono la serva del Signore; avvenga di me secondo la tua parola [129]. Ossia avvenga la concezione nella vergine senza seme di uomo; nasca da Spirito Santo e da una donna integra colui per il quale integra possa rinascere da Spirito Santo la Chiesa. Il santo che nascerà dalla parte umana della madre senza l'apporto umano del padre si chiami Figlio di Dio; colui che è nato da Dio Padre senza alcuna madre, doveva in modo meraviglioso diventar figlio dell'uomo, e cosi, nato in quella carne, poté uscire piccolo attraverso viscere chiuse, e grande, risuscitato, poté entrare attraverso porte chiuse. Sono cose meravigliose, perché divine; indescrivibili, perché inscrutabili; non è in grado di spiegarlo la bocca dell'uomo, perché non è in grado di esprimerlo il cuore dell'uomo.

Maria credette e in lei quel che credette si avverò. Crediamo anche noi, perché quel che si avverò possa giovare anche a noi. Per quanto infatti anche questa nascita sia ammirabile, tuttavia, o uomo, tu puoi pensare che cosa il tuo Dio si è fatto per te, il Creatore per la creatura; il Dio che è sempre in Dio, l'Eterno che vive con l'Eterno, il Figlio uguale al Padre non ha disdegnato di rivestirsi della condizione di servo per dei servi empi e peccatori. E questa non è stata ricompensa a dei meriti umani; per le nostre iniquità semmai noi meritavamo delle pene; ma se egli avesse tenuto conto delle colpe, chi avrebbe potuto sussistere [130]? È quindi per dei servi empi e peccatori che il Signore si è degnato di nascere servo e uomo dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria.

Cristo morto per noi quando eravamo ancora peccatori.

5. Potrà sembrar poco questo, che Dio per gli uomini, il giusto per i peccatori, l'innocente per i colpevoli, il re per gli schiavi, il signore per i servi sia venuto rivestito della carne umana, sia stato visto sulla terra, abbia vissuto insieme con gli uomini [131]; ma per di più fu crocifisso, morì e fu sepolto.

Non credi? Chiedi forse quando sia successo? Ecco quando: Sotto Ponzio Pilato. Per precisartelo c'è anche il nome del giudice, perché tu non possa dubitare neanche del tempo. E allora credete che il Figlio di Dio fu crocifisso sotto Ponzio Pilato e fu sepolto. Ecco che nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici [132]. Nessuno davvero? Proprio nessuno. È verità, lo ha detto Gesù stesso. Interroghiamo anche l'Apostolo; egli ci dice: Cristo morì per gli empi [133]. E poco dopo: Mentre eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo [134]. E allora in Cristo noi troviamo un amore ancora più grande, perché egli non ha dato la sua vita per degli amici, ma per i suoi nemici. Quanto grande è l'amore di Dio per gli uomini, quanta tenerezza, amare i peccatori fino a tal punto da morire per essi di amore! Egli dimostra il suo amore per noi, sono ancora parole dell'Apostolo, perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi [135]. Anche tu dunque credilo, e non vergognarti di confessarlo per la tua salvezza. Si crede infatti col cuore per [ottenere] la giustizia, e si confessa con la bocca per [avere] la salvezza [136].

Inoltre, perché non avessi dubbi, perché non avessi vergogna, quando cominciasti a credere ricevesti il segno di Cristo sulla fronte, che è come la sede del pudore. Ripensa che cosa hai in fronte, e non avrai paura della lingua altrui. Chi si vergognerà di me davanti agli uomini, dice il Signore stesso, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui davanti agli angeli di Dio [137]. Non arrossire dunque per l'ignominia della croce che per te Dio stesso non ha esitato di accogliere. Ripeti con l'Apostolo: Per me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo [138]. E ti farà eco ancora lo stesso Apostolo: Io ritenni di non sapere altro in mezzo a voi, se non Gesù Cristo, e questi crocifisso [139]. Egli che da un sol popolo fu allora crocifisso, ora è fisso nel cuore di tutti quanti i popoli.

La fede nella risurrezione rende diversi i cristiani dagli altri uomini.

6. Se poi tu, chiunque tu sia, voglia trar vanto più dalla potenza che dall'umiliazione, eccoti consolato, eccoti soddisfatto. Quegli infatti che era stato crocifisso sotto Ponzio Pilato e sepolto, il terzo giorno risuscitò dai morti. Anche qui forse dubiti, forse trepidi ancora. Quando ti veniva detto: Credilo nato, credilo sofferente, crocifisso, morto e sepolto, ti era più facile crederlo perché più vicino all'uomo. Ora che ti si dice: Il terzo giorno risuscitò dai morti, puoi dubitare? Tra i molti, pensiamo ad un argomento solo: rifletti che è Dio, pensa che è l'Onnipotente, e non avrai più incertezze. Se egli ha avuto la potenza di far dal nulla te quando non esistevi affatto, perché non poté risuscitare dai morti la sua umanità che aveva già fatto? Credete dunque, o fratelli: quando si tratta di credere, non occorre far lunghi discorsi. È proprio questa fede che rende diversi e distingue i cristiani da tutti gli altri uomini. Che egli sia morto e sepolto, adesso lo credono anche i pagani e allora lo videro anche i Giudei; ma che il terzo giorno risuscitò dai morti non lo ammette né il pagano né il Giudeo. È dunque la risurrezione dai morti a distinguere la vita della nostra fede dai morti infedeli. E anche l'apostolo Paolo, scrivendo a Timoteo, dice: Ricordati che Gesù Cristo è risuscitato dai morti [140]. Crediamo, perciò, fratelli; e quel che in Cristo crediamo già avvenuto, speriamolo per noi come futuro. È Dio che lo promette; egli non falla.

Ascensione di Cristo. Il giudizio.

7. E dopo esser risuscitato dai morti, salì al cielo e siede alla destra del Padre. Ancora stenti a credere. Ascolta l'Apostolo: Colui che discese è lo stesso che anche ascese al di sopra di tutti i cieli per riempire tutte le cose [141]. Bada che quegli che non vuoi credere come risorto non l'abbia poi a sentire come giudice. Perché chi non crede, è già giudicato [142]. Infatti colui che ora siede alla destra del Padre come nostro avvocato di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Crediamo dunque, affinché, sia che viviamo sia che moriamo, siamo del Signore [143].

Lo Spirito Santo, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna.

8. Inoltre crediamo nello Spirito Santo. Egli infatti è Dio, come è scritto: Dio è Spirito [144]. Per mezzo di lui riceviamo la remissione dei peccati, per mezzo di lui crediamo la risurrezione della carne, per mezzo di lui speriamo la vita eterna. Se li contate però, state attenti a non sbagliare, e non pensate che io abbia parlato di tre dèi avendo nominato tre volte l'unico Dio. Una sola nella Trinità è la sostanza divina, una la forza, una la potenza, una la maestà, uno il nome della divinità; come Cristo stesso, risuscitato dai morti, disse ai suoi discepoli: Andate, battezzate tutte le genti, non nel nome di molti, ma nel solo nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo [145]. Perciò, o dilettissimi, che credete nella divina Trinità e nella trina unità, state attenti che nessuno vi faccia deviare dalla fede e dalla verità della Chiesa cattolica. E se qualcuno vi predicherà un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema. Ascoltate non me, ma l'Apostolo che dice: Se anche noi stessi o un angelo dal cielo vi predicasse un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema [146].

Nella santa Chiesa.

9. Certamente vi sarete accorti, o carissimi, che anche nelle parole del sacro Simbolo, come a conclusione di tutte le formule che riguardano il sacramento della fede, c'è aggiunto una specie di supplemento, in cui si dice: nella santa Chiesa. E allora tenetevi lontani il più possibile dai molti e svariati seminatori d'inganni le cui sette e nomi sono tanti che ora sarebbe troppo lungo elencare. Perché abbiamo ancora da dirvi molte cose, ma per ora non siete in grado di portarne il peso [147]. Una cosa sola raccomando alla vostra attenzione, che teniate in tutti i modi il vostro animo e il vostro ascolto lontano da chi non sia cattolico, perché possiate conseguire la remissione dei peccati, la risurrezione della carne e la vita eterna nell'una, vera e santa Chiesa cattolica, nella quale si conosce il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, unico Dio, a cui è onore e gloria nei secoli dei secoli.

Note

[120] - 1 Cor 3, 11.
[121] - Cf. Fil 2, 13.
[122] - Rm 8, 24-25.
[123] - 1 Cor 2, 9.
[124] - Cf. Gv 10, 30.
[125] - Dt 6, 4.
[126] - Is 53, 8.
[127] - Eb 11, 6.
[128] - Cf. Gv 1, 1. 14.
[129] - Lc 1, 34-38.
[130] - Cf. Sal 129, 3.
[131] - Cf. Bar 3, 38.
[132] - Gv 15, 13.
[133] - Rm 5, 6.
[134] - Rm 5, 10.
[135] - Rm 5, 8.
[136] - Rm 10, 10.
[137] - Mc 8, 38.
[138] - Gal 6, 14.
[139] - 1 Cor 2, 2.
[140] - 2 Tm 2, 8.
[141] - Ef 4, 10.
[142] - Gv 3, 18.
[143] - Cf. Rm 14, 8.
[144] - Gv 4, 24.
[145] - Mt 28, 19.
[146] - Gal 1, 8-9.
[147] - Cf. Gv 16, 18.

7/ Discorso 216. Nella resa del Simbolo ai Competenti

Chi sono i " competenti ".

1. I primi passi del nostro ministero, come anche del vostro concepimento, in cui con la grazia celeste cominciate ad essere generati nell'utero della fede, bisogna che siano aiutati con la parola; in questo modo per voi il nostro discorso sarà di edificazione, e per noi il vostro concepimento sarà di gioia e di sprone. Noi vi edifichiamo con i discorsi, voi crescete con i costumi. Noi spargiamo la semente della parola, voi rendete i frutti della fede. Ognuno di noi, secondo la vocazione in cui ci ha chiamati il Signore, corra nella sua strada e nei suoi sentieri; nessuno si volti indietro. La Verità che non può né ingannarsi né ingannare, ha dichiarato apertamente: Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno dei cieli [148]. Il vostro nome stesso dice che voi questo ambite, che a questo anelate con tutto l'impegno del vostro cuore. Voi vi chiamate competenti. Competenti non vuol dire altro che "insieme-petenti". Come infatti condocenti, concorrenti, consedenti non vuol dire altro che insieme-docenti, insieme-correnti, insieme-sedenti, così anche la parola competenti non deriva che da simul petere, e vuol dire tendere insieme ad una medesima cosa. Qual è questa medesima cosa a cui tendete e che insieme desiderate? È ciò per cui quel tale, dopo aver respinto i desideri carnali e superato le ansietà del secolo, esclama con intrepidezza: Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia. E nel dichiarare quale sia quella cosa, soggiunge: Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. E spiegando la beatitudine di questo luogo e di questa dimora, stringe e conclude: Per gustare la dolcezza del Signore e ammirare il suo santuario [149].

Bisogna rinunciare al mondo ed aderire a Cristo.

2. Considerate, o miei compagni di tirocinio, quale sia la dolcezza del Signore a cui vi state accostando man mano che respingete gli allettamenti del secolo. Se disprezzate il mondo, il vostro cuore sarà mondo e potrete vedere colui che ha fatto il mondo, e come lui l'ha vinto [150], così con la sua grazia anche voi vincerete questo mondo. Anzi ormai lo venite superando e calpestando, purché non contiate sulle vostre forze, ma sull'aiuto di Dio misericordioso. E non vi considerate da poco, perché ciò che sarete non è stato ancora rivelato. Sappiate che quando egli si sarà manifestato sarete simili a lui [151], e allora si manifesterà quel che sarete. Sappiate che lo vedrete non come egli venne a noi nella pienezza dei tempi, ma nella sua essenza immutabile con la quale ci ha creati.

Spogliatevi dell'uomo vecchio per rivestirvi del nuovo [152]. Il Signore stabilisce con voi un patto. Voi siete vissuti per il secolo, vi siete dati alla carne e al sangue, avete portato l'immagine dell'uomo terreno. Come dunque avete portato l'immagine dell'uomo che è della terra, così da ora in poi portate quella dell'uomo del cielo [153]. Ecco un discorso umano (e per questo il Verbo si è fatto carne); come avete messo le vostre membra come armi d'iniquità a servizio del peccato, così ora mettete le vostre membra come armi di giustizia a servizio di Dio [154]. Per la vostra rovina il nemico si serviva contro di voi dei vostri stessi dardi; ora invece per la vostra salvezza sia il vostro protettore ad armarsi contro di lui delle vostre membra. Quegli non potrà farvi alcun male, se non sarà padrone delle vostre membra, dato che voi gliele sottraete; questi vi potrebbe abbandonare giustamente, se da lui dovessero dissentire i vostri desideri e la vostra volontà.

Considerando la propria grandezza, bisogna portar frutti di buone opere.

3. Ecco: vi si fa la proposta di comprare, come a un'asta o al mercato della fede, il regno dei cieli. Guardate e radunate le ricchezze della vostra coscienza, raccogliete insieme concordemente i tesori del vostro cuore. E voi tuttavia potete acquistare gratuitamente, se riconoscete che è gratuito il dono che vi viene offerto. Voi non spendete nulla ma quel che acquistate è veramente grande. Non vi considerate da poco, quando il Creatore vostro e di tutte le cose vi considera tanto cari da spargere per voi ogni giorno il sangue preziosissimo del suo Unigenito. E sarete non da poco, se saprete distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile; se saprete servire non alla creatura ma al Creatore; se non vi farete dominare da ciò che è inferiore a voi e così vi conserverete immacolati dal peccato grande e fondamentale [155]; se il seme della parola di Dio, che anche ora il celeste agricoltore sparge nel campo del vostro cuore, non viene in voi calpestato dal passaggio di gente indegna, come se fosse caduto sulla strada; oppure non resta schiacciato, una volta spuntato, dalla pietrosa stoltezza della vostra durissima coscienza oppure non viene soffocato da funesti pungiglioni tra le spine della vostra cupidigia. Se avrete orrore della sterilità di una terra così dannosa e dannabile, sarete una terra fruttifera e feconda, e a colui che vi ha seminato e piovuto sopra con grande gioia [renderete] il frutto del cento per uno; e se non potrete arrivare a questo, potrete rendere un raccolto del sessanta; e se neanche a questo potrete arrivare, non sarà ingrata la vostra resa, anche se sarà del trenta [156]. Tutti saranno accolti infatti nei granai del cielo, tutti troveranno rifugio nella pace eterna. Con i frutti di ognuno viene confezionato quel gran pane celeste, ed ogni operaio che abbia lavorato rettamente nella vigna del Signore se ne sazierà abbondantemente e salutarmente; e intanto, con la predicazione del Vangelo, si diffonde la gloria di un sì grande seminatore e piovitore e irrigatore e autore della crescita stessa [157].

Bisogno di conversione per conseguire la vita.

4. Accostatevi dunque a lui con la contrizione del cuore, perché egli è vicino a chi ha il cuore contrito e vi salverà per i vostri spiriti affranti [158]. Accostatevi a gara, per essere illuminati [159]. Perché voi siete ancora nelle tenebre e le tenebre sono in voi. Ma sarete luce nel Signore [160], il quale illumina ogni uomo che viene in questo mondo [161]. Vi siete conformati al secolo, ora convertitevi a Dio. Vi rincresca finalmente della schiavitù di Babilonia. Ecco Gerusalemme, la gran madre celeste, vi viene incontro lungo la via, invitandovi gioiosamente, e vi supplica perché desideriate la vita e amiate di vedere giorni buoni [162], giorni che mai avete avuto né mai potrete avere quaggiù. Quaggiù infatti i vostri giorni si dissolvevano come fumo; più crescevano, più diminuivano; più crescevate in essi, più venivate meno; più salivate in su, più svanivate. Avete vissuto al peccato per anni numerosi e cattivi, desiderate ora di vivere a Dio; desiderate non molti di quegli anni che debbono aver fine e che corrono per perdersi nell'ombra della morte, ma quelli buoni, quelli vicini veramente alla vita autentica, in cui non vi indebolirete per fame o per sete, perché vostro cibo sarà la fede, vostra bevanda la sapienza. Adesso infatti nella Chiesa benedite il Signore nella fede [163], allora invece nella visione sarete abbondantemente dissetati alle sorgenti di Israele.

Nel desiderio della vita eterna bisogna mortificare le proprie membra.

5. Frattanto però, nel corso del presente pellegrinaggio, le lacrime siano il vostro pane giorno e notte, mentre a coloro che v'interrogano continuamente: Dov'è il vostro Dio? [164] voi non potete, carnali come sono, mostrare cose che occhio mai vide, né orecchio mai udì, né mai entrarono in cuor d'uomo [165]. Fino a quando non sarete arrivati e comparsi davanti agli occhi del vostro Dio, non vi stancate. Verrà lui stesso a mantenere le promesse, lui che di propria iniziativa si è dichiarato debitore, lui che non ha preso nulla a prestito da nessuno e solo per le sue promesse si è degnato di farsi debitore.

In debito ci eravamo noi: e tanto più in debito, quanto più avevamo peccato. Venne lui senza debito, perché senza peccato; ci trovò schiacciati da un interesse dannoso e dannabile e, pagando quel che non aveva rapito, misericordiosamente ci liberò da un debito sempiterno. Noi avevamo commesso la colpa e ci spettava la pena; egli, resosi non socio della colpa ma partecipe della pena, volle rimetterci insieme sia la colpa che la pena. È lui infatti che riscatta dai soprusi e dalle violenze le anime di chi ha fede [166], e di chi dice di vero cuore: Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi [167]. È questa la terra da desiderare non con desiderio terreno e morto, ma celeste e vivo. È ad essa che, in un altro Salmo, quel tale, ardente del suo amore e cantando con slancio, dice: Tu sei la mia speranza, tu la mia sorte nella terra dei viventi [168]. Ad essa tendono coloro che mortificano veramente le loro membra sulla terra, non le membra di cui è composta la compagine di questo corpo mortale, ma quelle per le quali la forza dell'anima si può miseramente infiacchire. Con molta chiarezza le enumera e le indica quel Vaso di elezione che è l'apostolo Paolo, quando dice: Mortificate quella parte di voi che appartiene alla terra: fornicazione, impurità, passione, desideri cattivi e avarizia, che è idolatria [169].

Ecco che cosa dovete mortificare in questa terra di morienti, voi che desiderate vivere nella terra dei viventi. Rendete quindi [i vostri corpi] membra di Cristo e non permettete che diventino membra di una prostituta [170]. E quale prostituta più indecente, quale più svergognata di quella nominata al primo posto, la fornicazione, e all'ultimo, l'avarizia? Giustamente egli la chiama idolatria; e voi dovete riconoscerla e fuggirla non solo nella sfrenatezza del corpo, ma anche nei tentennamenti dell'anima per non incorrere nella condanna di quello sposo severo e casto e di quel giudice giusto al quale diciamo. Tu disperdi chi da te si allontana. Quanto è più giusto, quanto è più sicuro se ognuno di voi potrà dire a lui con cuore veramente casto: Ma il mio bene è stare vicino a Dio [171]! Questa vicinanza ce la dà la carità, della quale parimenti vien detto: La carità sia senza finzioni; abbiate in odio il male, attaccatevi al bene [172].

Scrutini: riti della Chiesa e lotta spirituale.

6. Ecco qual è il vostro stadio, ecco il quadrato per i lottatori ecco la pista per i corridori, ecco la palestra per i pugili. Se con lotta spirituale i muscoli della fede volete abbattere quel pericolosissimo avversario, stendete a terra il male, attaccatevi al bene. Se volete correre con la speranza di vincere, fuggite l'iniquità, andate dietro alla giustizia. Se volete far pugilato senza colpire a vuoto, ma toccando duramente l'avversario, castigate il vostro corpo e rendetevelo schiavo, di modo che, astenendovi da tutto [173] e lottando secondo le regole [174], possiate trionfare ed essere partecipi del premio celeste e della corona incorruttibile.

Quello che noi facciamo su di voi scongiurando il nome del vostro Redentore, voi completatelo con lo scrutamento e il pentimento del vostro cuore. Noi con le suppliche a Dio e con gli esorcismi facciamo fronte agli inganni di quel nemico inveterato; voi resistete con le aspirazioni e con la contrizione del vostro cuore, per essere tratti fuori dal potere delle tenebre e trasferiti nel regno del suo splendore [175]. Questo è ormai il vostro compito, questo il vostro impegno. Contro il nemico noi ammassiamo maledizioni degne delle sue malefatte; voi con la vostra avversione e con la pia rinuncia sferrategli contro una furibonda battaglia. Bisogna stenderlo, legarlo, buttarlo fuori questo nemico di Dio, e vostro, e magari anche di se stesso. Il suo furore infatti contro Dio si rivela sfrontato, contro di voi nefasto, contro di sé funesto. Aneli pure stragi da ogni parte, nasconda pur tranelli, affili pure le sue svariate e ingannevoli lingue; tutti i suoi veleni, opponendo il nome del Salvatore, vomitateli dal vostro cuore.

I competenti con la loro pazienza aiutino la Chiesa nelle difficoltà del loro parto.

7. Tutto ciò che con le sue scellerate suggestioni, tutto ciò che con i suoi turpi allettamenti vi ficcava dentro, ora verrà tirato fuori, ora verrà reso pubblico. Ora verrà devastato il suo impero su di voi con cui vi dominava da tiranno. Il giogo con cui vi opprimeva con peso immane verrà tolto da voi e verrà piazzato sulle sue cervici; perché siate liberati basta soltanto che voi diate il consenso al vostro Redentore. Sperate in lui tutti insieme, o assemblea della nuova prole, o popolo che stai per nascere, popolo che il Signore ha fatto, aiutati per esser partorito bene, per non essere abortito con pericolo di morte. Ecco, l'utero della madre Chiesa, per partorirti, per generarti alla luce della fede, travaglia nelle doglie del parto. Badate che, per la vostra impazienza, non urtiate le viscere materne e così non restringiate le porte del vostro passaggio.

O popolo che vieni creato, loda il tuo Dio; loda, mentre vieni creato, loda il tuo Signore. Lodalo perché sei allattato, lodalo perché sei alimentato; e, nutrito come sei, cresci in sapienza e in età. Anche lui accettò queste lentezze del parto temporale, lui che nulla perde per la brevità del tempo e nulla guadagna per la lunghezza del tempo, ma dai giorni eterni è fuori di ogni limitazione e di ogni tempo. Quindi non comportatevi, come raccomanda al bambino il benevolo nutritore, come bambini nei giudizi; quanto a malizia siate come bambini, ma quanto a giudizi siate uomini maturi [176]. Siete competenti; crescete competentemente verso l'adolescenza in Cristo; poi giovanilmente correrete verso l'uomo perfetto [177]. Rendete lieto, come sta scritto, il vostro padre crescendo in sapienza e non contristate la vostra madre con la vostra stoltezza [178].

Eccellenza della rigenerazione in cui si nasce da Dio come Padre e dalla Chiesa come madre.

8. Amate quel che sarete. Sarete figli di Dio, figli di adozione. Ciò vi verrà dato gratuitamente, gratuitamente conferito. Ed in questo sarete tanto più largamente e salutarmente ricchi, quanto più sarete grati a colui da cui l'avete ricevuto. Anelate verso di lui, che conosce quelli che sono suoi. Egli non disdegnerà di riconoscervi tra coloro che sono suoi se, invocando il nome del Signore, vi terrete lontani dall'iniquità [179]. Voi avete i vostri genitori secondo la carne, o li avete avuti un tempo; essi vi hanno generato per la fatica, per la sofferenza, per la morte. Ognuno di voi può dire nei loro riguardi: Mio padre e mia madre mi hanno lasciato [180]. Orfanezza non del tutto infelice!

Riconosci lui come padre, o cristiano, lui che, mentre quelli ti hanno lasciato, ti accoglie già dal seno della tua madre, lui a cui un uomo di fede dice con fede: Dal seno della mia madre tu sei il mio protettore [181]. Per te il padre è Dio, madre la Chiesa. Da questi sarete generati in modo ben diverso da come foste generati da quelli. A chi è nato da questi non l'aspetta fatica, non miseria, non pianto, non morte, ma facilità, felicità, gioia e vita. L'esser generati da quelli è causa di pianto, l'esser generati da questi è causa di gioia. Quelli, nel generarci, ci partoriscono per la pena eterna a causa dell'antica colpa; questi, nel rigenerarci, non fanno più restare né la pena né la colpa.

È questa la rigenerazione di coloro che lo cercano, che cercano il volto del Dio di Giacobbe [182]. E voi cercate con umiltà; quando lo troverete, raggiungerete altezze sicure. L'innocenza sarà la vostra infanzia, il rispetto la vostra fanciullezza, la fermezza sarà la vostra adolescenza, la fortezza la vostra gioventù, le opere buone la vostra maturità, e quando sarete nella vecchiaia avrete un esperto e saggio discernimento. Nel corso di queste tappe o passaggi dell'età non è che tu ti trasformi, ma ti rinnovi pur restando quel che sei. Ossia non è che la seconda sopravviene per far cadere la prima, o che il sorgere della terza sarà il tramonto della seconda, o che la quarta nasca perché muoia la terza; la quinta non porterà invidia alla quarta, se questa resterà, né la sesta darà sepoltura alla quinta. Anche se queste età non arrivano simultaneamente, tuttavia coesistono insieme e concordemente nell'anima pia e giustificata. Ed esse ti condurranno alla settima, che è quiete e pace perenne. Così, liberato per sei volte, come si legge, dalle tribolazioni di un'età portatrice di morte, alla settima i mali non ti toccheranno più [183]. Infatti non potranno più turbarci cose che più non saranno, né potranno più prevalere quando più non potranno osare. Là sicura sarà l'immortalità, là immortale la sicurezza.

Esortazione al cammino nella fede.

9. Questo non è dovuto che all'immutabilità della destra di Dio che benedice in mezzo a te i tuoi figli e mette pace dentro ai tuoi confini [184]. E allora animatevi nella ricerca di queste cose, uniti e separati; uniti ai buoni, separati dai cattivi; scelti, amati, predestinati, chiamati, per esser giustificati e glorificati. Così crescendo, salendo a giovinezza e invecchiando con fede e pienezza di forze, non nel disfacimento delle membra, ma in una vecchiaia fruttuosa [185], annunzierete con sicurezza le opere del Signore che ha fatto in voi cose grandi, egli che è l'Onnipotente [186], perché grande è il suo nome e la sua sapienza non ha confini [187]. Voi cercate la vita? Correte a lui che è la sorgente della vita e, dissipate le tenebre delle vostre fumose ambizioni, potrete vedere la luce nella luce del suo Unigenito [188], che di voi è clementissimo Redentore e fulgentissimo illuminatore. Cercate la salvezza? Sperate in lui che salva chi si affida a lui [189]. E anche se cercate gioie e delizie, non vi negherà neanche queste: però venite e adorate, prostratevi e implorate davanti a lui che vi ha creati [190]; egli vi sazierà dell'abbondanza della sua casa e vi disseterà al torrente delle sue delizie [191].

Combattere nell'umiltà per ritornare alla casa del Padre.

10. Però badate che non vi raggiunga il piede della superbia e vegliate affinché non vi disperda la mano degli empi [192]. Perché non capiti la prima cosa, pregate che vi assolva da colpe che non vedete; e perché non irrompa e non vi abbatta la seconda, chiedete sempre che vi difenda dalle cattiverie degli altri [193]; se siete caduti, rialzatevi; rialzatevi, state forti; da forti, lottate; lottando, perseverate. Non vogliate più portare il giogo; spezzate piuttosto le loro catene e gettate via il loro giogo [194], per non essere più aggiogati nella schiavitù. Il Signore è vicino; non vi angustiate per nessuna cosa [195]. Mangiate per ora il pane del dolore; verrà tempo che, dopo il pane dell'amarezza, vi verrà distribuito il pane della letizia. Ma per meritar quello ora bisogna sopportar questo. Il tuo allontanamento, la tua fuga ti hanno meritato un pane di lacrime; convertiti, pentiti, ritorna al tuo Signore. A chi è pentito e ritorna egli è pronto a dare il pane della gioia purché tu sia sincero e non rimandi di pregare crucciato e indebolito per la tua fuga [196]. Perciò in una così grande congerie di molestie rivestitevi del cilicio e umiliate nel digiuno la vostra anima. All'umiltà vien concesso quel che è negato alla superbia. È vero che, mentre su voi si facevano gli scrutini e mentre, invocando l'onnipotenza della tremenda Trinità, si facevano i dovuti scongiuri contro colui che vi aveva persuaso alla fuga e all'allontanamento, voi non vi siete rivestiti con il cilicio; però i vostri piedi erano poggiati misticamente su di esso.

La salvezza, espressa con segni esteriori, sia sempre conservata nel cuore.

11. Bisogna calpestare i vizi e le pelli caprine; bisogna lacerare i panni dei capri della sinistra. Ecco il Padre, ricco di misericordia, si affretta incontro a voi con la prima stola; per saziare la vostra fame disperata egli fa immediatamente uccidere il vitello grasso [197]. Con le sue carni sarete pasciuti, con il suo sangue dissetati. Con lo spargimento di questo sangue i peccati vengono rimessi, i debiti condonati, le macchie deterse. Mangiate come dei poveri e allora vi sazierete; così anche voi sarete di quelli di cui è scritto: I poveri mangeranno e saranno saziati [198]. Poi, una volta saziati, eruttate con gioia il suo pane e la sua gloria. Correte verso di lui e convertitevi; è lui infatti che converte quelli che sono fuori strada, che va dietro ai fuggitivi, ritrova i perduti, umilia i superbi, pasce gli affamati, libera i prigionieri, illumina i ciechi, pulisce gli immondi, rinvigorisce gli affaticati, ridà vita ai morti e strappa agli spiriti maligni quelli che ne sono posseduti e schiavi. E poiché da questi ora siete liberi, come vi abbiamo dimostrato, ci congratuliamo con voi e vi raccomandiamo che la salvezza che è stata espressa con segni nel vostro corpo sia conservata nel vostro cuore.

Note

[148] - Lc 9, 62.
[149] - Sal 26, 3-4.
[150] - Cf. Gv 16, 33.
[151] - Cf. 1 Gv 3, 2.
[152] - Cf. Col 3, 9-10.
[153] - Cf. 1 Cor 15, 49.
[154] - Rm 6, 19.
[155] - Cf. Sal 18, 14.
[156] - Cf. Mt 13, 1-23.
[157] - Cf. 1 Cor 3, 6.
[158] - Cf. Sal 33, 19.
[159] - Cf. Sal 33, 6.
[160] - Cf. Ef 5, 8.
[161] - Gv 1, 9.
[162] - Cf. Sal 33, 13.
[163] - Cf. Sal 67, 27.
[164] - Cf. Sal 41, 4.
[165] - 1 Cor 2, 9.
[166] - Cf. Sal 71, 14.
[167] - Sal 26, 13.
[168] - Sal 141, 6.
[169] - Col 3, 5.
[170] - Cf. 1 Cor 6, 15.
[171] - Sal 72, 27-28.
[172] - Rm 12, 9.
[173] - Cf. 1 Cor 9, 24-27.
[174] - Cf. 2 Tm 2, 5.
[175] - Cf. Col 1, 13.
[176] - 1 Cor 14, 20.
[177] - Cf. Ef 4, 13.
[178] - Cf. Prv 10, 1; 15, 20.
[179] - Cf. 2 Tm 2, 19.
[180] - Sal 26, 10.
[181] - Sal 21, 11.
[182] - Cf. Sal 23, 6.
[183] - Gb 5, 19.
[184] - Cf. Sal 147, 13-14.
[185] - Cf. Sal 91, 15.
[186] - Cf. Lc 1, 49.
[187] - Cf. Sal 146, 5.
[188] - Cf. Sal 35, 10.
[189] - Cf. Sal 16, 7.
[190] - Cf. Sal 94, 6.
[191] - Cf. Sal 35, 9.
[192] - Cf. Sal 35, 12.
[193] - Cf. Sal 18, 13-14.
[194] - Cf. Sal 2, 3
[195] - Fil 4, 5-6
[196] - Cf. Lc 15, 11 s.
[197] - Cf. Lc 15, 11 s.
[198] - Sal 21, 27.