«La nuova evangelizzazione ha bisogno di sostanza». L’intervento al Sinodo del più giovane degli uditori, il catechista di giovani catecumeni Tommaso Spinelli, 23 anni

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 04 /11 /2012 - 16:00 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito dal suo profilo Facebook il testo integrale dell’intervento al Sinodo dell’auditor Tommaso Spinelli pronunciato il 19/10/2012.  Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (4/11/2012)

Venerabili padri sinodali,

ho 23 anni e la mia riflessione vuole essere semplicemente un aiuto per capire di cosa un giovane senta veramente bisogno riguardo la nuova evangelizzazione.
La prima risposta è: di sostanza. E cioè di catechesi di spessore che sappiano dire qualcosa di serio alla nostra vita, ma anche e soprattutto di vite di spessore che mostrino nei fatti la solidità di chi è cristiano.
Ciò di cui sentiamo profonda necessità è di testimoni autentici, ed in particolare di sacerdoti autentici. Voi sacerdoti avete giustamente parlato del ruolo dei laici, io che sono laico voglio parlare del ruolo dei sacerdoti che è fondamentale.
Noi ragazzi abbiamo bisogno di guide forti, audaci, solide nella loro vocazione e nella loro identità. È da voi sacerdoti che noi impariamo ad essere cristiani, e ora che le famiglie sono sempre più disunite il vostro ruolo è ancora più importante per noi. Voi ci testimoniate la fedeltà ad una vocazione, ci insegnate la solidità nella vita, e la possibilità di scegliere un modo di vivere alternativo e più bello rispetto a quello proposto dalla società.
La mia esperienza testimonia che lì dove c’è un sacerdote appassionato la comunità in poco tempo fiorisce. La fede non ha perso affatto la sua attrattiva, ma servono persone in grado di mostrarla come una scelta seria, sensata e credibile.
Ciò che mi preoccupa è che però tali figure di spessore stanno diventando la minoranza. Il sacerdote ha perso fiducia nell’importanza del proprio ministero, ha perso carisma e cultura.
Vedo sacerdoti che interpretano il rivolgersi ai giovani con il travestirsi da giovani o peggio ancora col fare proprie le incertezze e lo stile di vita dei giovani
.
E lo stesso è nelle liturgie che nel tentativo di farsi originali diventano insignificanti.
Vi chiedo di trovare il coraggio di essere voi stessi. Non temete perché lì dove sarete autenticamente sacerdoti, lì dove proporrete senza paura la verità della fede, li dove non avrete paura di insegnarci a pregare noi giovani vi seguiremo. Sono nostre infatti le parole di Pietro: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!”. E noi abbiamo una fame infinita di qualcosa di eterno e di vero.

Traduco tutto ciò in tre esigenze molto pratiche:

- Aumentare la formazione dei sacerdoti, non solo spirituale ma anche culturale. Mai sarà credibile per noi un sacerdote che non sappia rendere ragione di ciò che dice. Troppo spesso vediamo oggi sacerdoti che hanno perso il ruolo di maestri di cultura che li aveva resi importanti per tutta la società e non soltanto per i fedeli. Oggi se vogliamo esser credibili ed utili dobbiamo tornare ad avere buoni strumenti culturali, che riportino la nostra voce ad avere autorità nei campi della scuola e della cultura. I sacerdoti devono studiare. Affermare la nostra identità con la cultura è quanto mai importante ed aiuterà i giovani a dare nuova credibilità alla fede e alla Chiesa.

- Riscoprire il Catechismo della Chiesa Cattolica: esso unisce la tradizione della Chiesa alle riflessioni elaborate nel Concilio Vaticano Secondo. La conciliarità del Catechismo è troppo ignorata. Penso innanzitutto alla prima parte dedicata al Credo. Il Catechismo ha la sapienza di premettere alla sua spiegazione una sezione ispirata alla Dei Verbum, in cui viene presentata la visione personalistica della rivelazione propria del Concilio, perché a Dio è piaciuto manifestarsi e perché l’uomo crede. Lo stesso avviene per le prime sezioni delle altre parti: prima dei Sacramenti la presentazione del Cristo presente nella liturgia propria della Sacrosanctum Concilium e prima dei Comandamenti l’uomo immagine di Dio della Gaudium et spes. La prima sezione di ogni parte del Catechismo è fondamentale perché l’uomo di oggi senta la fede come qualcosa che lo riguarda da vicino, perché capace di dare risposta alle sue domande più profonde. Non si tratta così semplicemente di riaffermare l’importanza del Catechismo della Chiesa Cattolica, quanto ancor più di mostrare la bellezza della sua impostazione.

- Infine la liturgia: troppo spesso è trascurata e desacralizzata. Noi giovani non siamo spaventati da una liturgia seria, non vogliamo liturgie semplificate o annacquate, ma liturgie ben curate, sentite, partecipate che recuperino una sfera anche pubblica e ci rendano certi della nostra identità. Questo potrebbe anche aiutare a relativizzare la questione dell’ordine dei Sacramenti dell’Iniziazione cristiana. Ciò che forse è decisivo non è tanto porre l’Eucarestia al termine dell’Iniziazione, quanto piuttosto porla al centro dell’educazione alla fede, riscoprendo che la liturgia forma i cristiani fin da bambini, poiché è fonte e non solo culmine.

Concludo con le parole che diedero inizio alla rinascita dell’Europa medioevale:
“Noi infatti vi vogliamo, come si conviene a membri della Chiesa, devoti interiormente ed esteriormente dotti. Desideriamo che con la vita onesta diate prova della santità, con il linguaggio corretto della vostra istruzione. In tal modo chiunque venga a voi (…) potrà essere al tempo stesso edificato dalla vostra vita e istruito dalla sapienza (…), e se ne ritornerà lieto, rendendo grazie al Signore onnipotente (dall’epistola De Litteris Colendis di Carlo Magno al monastero di Fulda nell’anno 780).
Grazie