Eluana, il mistero della vita: la ragione si impasta con l'amore e con la sofferenza (dalla rassegna stampa)

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 12 /07 /2008 - 10:49 am | Permalink | Homepage
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Dalla penombra, un’esile preghiera al papà. Ascolti l’invocazione di quelle suore: «Se la considera morta, lasci qui da noi Eluana»
di Davide Rondoni


Caro signor Beppino Englaro, in mezzo alla bufera di questi giorni intorno a una sentenza controversa, e al capezzale di una storia terribile, in mezzo allo strano giubilo di coloro che sono contenti della fine definitiva di una vita; in mezzo alla profonda emozione che tutti provano di fronte a questi casi estremi della vita e dell’amore; ecco in mezzo a tutto questo e all’infinita chiacchiera che ne consegue, lei sta come in penombra. E a lei oso rivolgermi, con una lettera, quasi trattenendo il fiato. Lei che è il padre che per anni ha lottato per far tornare indietro sua figlia dall’ombra e per anni ha lottato per spingerla oltre quell’ombra, ora sta discreto.

Non voglio commentare. Si sarebbe tentati di dire: non importa chi ha ragione. Se lei o chi non la pensa come lei. Ma invece occorre, proprio di fronte a lei, e alla sua Eluana, chiedersi cosa è aver ragione? In questo caso, cosa significa? Forse sono questi i casi in cui conta davvero aver ragione, ovvero guardare in questa faccenda tutti gli elementi. Tutti.

Ragione, cioè sguardo umano e aperto a tutto ciò che è in gioco. E quanta vita è in gioco in questa faccenda... Lei ha pensato, guardando tutto quel che era sotto i suoi occhi – una figlia rapita da un’ombra apparentemente infinita; la fatica di lunghi anni; la durezza della solitudine di una famiglia di fronte a queste cose; la mancanza di motivi di speranza – ecco lei ha pensato che quel che si va facendo sia la cosa migliore. Di fronte alla sua decisione si può non esser d’accordo. Si può dire: che fastidio dà quel filo oscuro di vita? O dire: Beppino, guardi, consideri anche questo, si può, si potrebbe ancora invitarla ad ampliare il raggio delle cose da considerare prima di decidere che Eluana è da lasciar morire... Voglio dire, e lo faccio in punta di piedi, che se la situazione per lei è insostenibile – e chi non la comprende? – ci sono altri che nel silenzio se ne faranno interamente carico, esonerando lei da qualunque incombenza. Ci pensi un’ultima volta, la prego. La preghiamo. E può ancora oggi prendere in considerazione l’appello sommesso delle suore che da anni con lei sostengono il peso di Eluana: «Signor Englaro, se davvero la considera morta, la lasci piuttosto qui da noi: Eluana è parte della nostra famiglia».

E però, detto questo, si deve restare e resto nella penombra con lei, come un padre può stare accanto ad un altro padre, senza alzare nessuna bandiera di vittoria o di giubilo, se una figlia muore. E dunque sì, importa chi ha ragione, e discutere si deve. Ma quando si è padri – e verrebbe da dire: sempre quando si ama – la ragione coincide, s’impasta con l’amore. Avere ragione diventa essere aperti, finché ci è umanamente possibile, all’esistente, onorandolo. Proprio in questi casi ci si accorge che le cose fatte ‘in nome della ragione’, della ‘libertà’, o sono anche in nome dell’amore o lasciano l’amaro in bocca. E che nessuno potrà dire su questa faccenda: ho ragione, lei per primo, senza tremare d’amore per chi si vuole autorizzare a morire invece che a vivere.

(da Avvenire dell’11/7/2008)