«Se un musulmano cambia religione deve essere condannato a morte». La fatwa degli ulema in Marocco, di Leone Grotti

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 05 /05 /2013 - 14:02 pm | Permalink | Homepage
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo dal sito della rivista Tempi un articolo di Leone Grotti pubblicato il 25/4/2013. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi su questo stesso sito Dal Corano all’elaborazione della tradizione islamica: la pena di morte prevista per il peccato di apostasia ed il divieto di un culto non islamico nella penisola arabica, come casi esemplificativi delle questioni aperte, di Giovanni Amico, oltre a Un caso emblematico per comprendere l'Islam odierno ed i suoi dilemmi: la vicenda della condanna del professor Abu Zeid in Egitto e Islam e Occidente, due diverse concezioni della libertà religiosa a confronto. Per approfondimenti sull'islam, vedi la sezione Cristianesimo, ecumenismo e religioni alla sottosezione specifica.

Il Centro culturale Gli scritti (5/5/2013)

I musulmani che cambiano religione e si macchiano del reato di apostasia devono essere puniti con la pena di morte. È la fatwa emessa in Marocco dal Consiglio superiore degli Ulema, dottori della legge islamica, dopo la richiesta di un parere sul tema da parte del Ministero della Giustizia.

LIBERTÀ VIGILATA PER I CRISTIANI. La notizia uscita qualche giorno fa in Marocco ha fatto scalpore. All’inizio è stato detto che la richiesta era stata fatta dalla delegazione interministeriale per i Diritti umani, poi è arrivata la categorica smentita di Mahjoub El Hiba, responsabile della delegazione, che si è affrettato a negare sia la richiesta che l’esistenza della fatwa. Secondo il quotidiano marocchino indipendente Lakome, che ha pubblicato la fatwa integralmente (nella foto, la versione araba), la richiesta effettivamente è stata fatta dal Ministero della Giustizia ma gli Ulema hanno risposto davvero, rendendola pubblica. I dottori della legge distinguono due casi: «L’islam assicura ai non musulmani la libertà di credere e di religione se vivono in una terra islamica, lontani dal proprio paese, a condizione che non manchino di rispetto alla santità dell’islam, che non trasgrediscano in pubblico ciò che la legge islamica proibisce e che non incitino un musulmano a cambiare religione».

PENA DI MORTE PER I MUSULMANI. Per i musulmani, invece, le cose stanno in modo diverso: «Il diritto islamico, per quanto riguarda i musulmani, vede la libertà di credere e di religione sotto un altro punto di vista. Al musulmano è chiesto di prendersi cura della sua fede, di osservare i riti della sua religione e i saggi comandamenti di Allah». Ogni musulmano infatti appartiene all’islam grazie alla trasmissione della fede dal padre e «l’islam non gli permette di ripudiare la sua religione. È inaccettabile. (…) Nel caso in cui un musulmano abiuri la sua fede, è necessario applicare la sentenza [di morte]». Infatti il Profeta ha detto: «Chiunque cambi la sua religione, uccidetelo». «Ha anche detto che è vietato versare il sangue di un musulmano, salvo tre casi: se è sposato e commette adulterio, se commette omicidio e se è un apostata: cioè abbandona la sua religione e la sua comunità».

GRANA PER MOHAMMED VI. Parole che non lasciano spazio all’interpretazione e che secondo gli ulema marocchini «tutti i musulmani devono conoscere e rispettare necessariamente». Ora il re del Marocco Mohammed VI, che afferma di essere impegnato «nella costruzione della democrazia e dello sviluppo umano», dovrà rispondere alle critiche.