«Nozze gay? Ridicole, ha ragione il Papa. Fate come me: ho adottato due figli adulti». Un'intervista di Paolo Conti a Franco Zeffirelli

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 23 /06 /2013 - 14:00 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal Corriere della sera del 7/6/2006 un'intervista di Paolo Conti a Franco Zeffirelli. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (23/6/2013)

Franco Zeffirelli, il Vaticano sostiene che i Pacs e i matrimoni tra persone dello stesso sesso prefigurano una «eclisse di Dio». Cosa ne pensa?

«Che il Papa ha il pieno diritto, anzi direi il dovere, di esprimersi in questo campo e di difendere a spada tratta la famiglia tradizionale. Se non lo facesse, se non pronunciasse i suoi anatemi, mi scomunicherei da solo...».

Quindi lei è ostile al matrimonio tra gay? Ma come, proprio lei, uomo di cinema e di cultura... Chissà quante persone conosce che vivono in questa condizione.

«Vero, verissimo. Conosco molti amici gay che vivono serenamente in coppia, magari da molti anni. Ma non c'è alcun bisogno di mettersi lì a creare una pseudofamiglia "legale" a vanvera, per me ridicola e inaccettabile. Basta sistemare le cose tra persone civili: se viviamo insieme e magari compriamo una casa, chiariamo anche le questioni delle quote, tra persone intelligenti che si vogliono bene. Basta un atto privato fatto come si deve. Punto e basta. Certo, ci sono casi penosi».

Per esempio?

«C'è un mio amico che ha il proprio compagno malato in clinica e la famiglia del ricoverato impedisce all'altro di vederlo. Atroce. Crudele... Magari, ecco, sistemiamo queste cose. Ma non tiriamo in ballo la "famiglia gay". E, per favore, meno che mai questa storia delle adozioni».

Contrario anche al diritto di adozione per le coppie gay?

«Contrarissimo. Assolutamente. Invece di perder tempo a legiferare in questo campo assurdo, il nuovo governo farebbe bene a varare solide politiche di sostegno alla famiglia vera, quella tradizionale, con un babbo e una mamma. Qui in Italia non si fanno più figlioli. Tra poco la prole degli immigrati riempirà le nostre città. Pensiamo a questo, dico. Perché la gente che ha un concetto semplice e naturale della propria esistenza, quindi la stragrande maggioranza degli italiani, ha bisogno di una politica che lo aiuti a creare una famiglia. Oppure i gay facciano per esempio come ho scelto io».

Ovvero, Zeffirelli?

«Io sto diventando vecchio. E ho adottato due persone. Che portano il mio cognome e avranno ciò che spetta loro quando verrà il momento... spero tardi. Nel frattempo, ora che ho qualche problemino di salute, mi sostengono, mi aiutano: così come succede tra figli e padre».

Due figli adottivi? Di quanti anni?

«Sono adulti. Uno ha 40 anni, l'altro 46. L' adozione risale a cinque-sei anni fa. Hanno vissuto con me per gran parte della vita. Io voglio bene a loro e loro a me. Molto sinceramente».

Ma perché tanta ostilità verso le adozioni da parte dei gay?

«Perché quelle unioni sono intrinsecamente volubili. Come ho già detto, conosco molti amici gay che vivono in coppia. Ma sono scelte mature, ponderate. In età più giovane, ci si prende, ci si lascia con grande facilità: non c'è un legame di consacrazione e quindi si tende a svicolare. È un mondo incostante, insomma. Quanto di meno adatto per crescere un figlio che ha diritto ad essere nutrito e accudito non solo dal punto di vista materiale ma nei passaggi più delicati in cui si edifica un'esistenza. Un bambino ha diritto ad avere genitori autorevoli: e poi una rete di parentele fatta di nonni, di zii, di cugini. Con una coppia gay si rischia di creare un disagio. Certo, se ci mettiamo a minare anche un'istituzione fondamentale per la società come il matrimonio tra un uomo e una donna ci prepariamo un futuro veramente molto brutto».

Lei stesso dice di avere molti amici omosessuali. Come si sarebbe comportato sui Pacs e sulle unioni gay un grande intellettuale come Luchino Visconti, per esempio?

«Non posso immaginarmelo alle prese con una "istituzione" del genere. Era uno che si faceva i cavoli suoi come gli pareva, e poi tanti saluti. Non è invecchiato con un'amicizia amorosa accanto. Ma se gli fosse capitato, avrebbe comunque provveduto a sistemare quella persona. Era un uomo correttissimo».

Mai sentita la mancanza di una famiglia, Zeffirelli?

«Sempre avuta una famiglia: mia sorella. Poi mia zia. E i cugini».

E mai sentita la mancanza di figli, Zeffirelli?

«No. Sarei stato un pessimo padre. Forse da adulto lo sarei stato migliore. Ma non saprei. E poi i miei figli, senza retorica, sono stati i miei spettacoli, il mio lavoro. Lì ho dirottato tutta la mia creatività. Sì, anche di padre».