1/ «C’è una cosa di cui non piace parlare, ma di cui si deve parlare: nel mondo c’è la lotta fra il bene il male - dicono i filosofi -, la lotta fra il diavolo e Dio… Se tu vuoi avere rating – sia giornalistico, sia televisivo, o quello che vuoi – fa’ vedere soltanto le cose brutte; con le cose buone la gente si annoia». Papa Francesco ai Pueri cantores 2/ «Non è alla sfera geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo. È necessaria, allora, un’altra interpretazione, che comprenda la pienezza a partire da Dio». Papa Francesco nell’omelia del 1° gennaio 2016 3/ «Abbiamo, grazie a Dio, tante informazioni; ma a volte siamo così sommersi di notizie che veniamo distratti dalla realtà, dal fratello e dalla sorella che hanno bisogno di noi». Angelus del primo dell’anno 4/ Ma anche un falso discorso stile New Age attribuito dal web a papa Francesco verso la fine del 2015, nel quale l’uomo sembra avere il potere di essere felice basandosi unicamente sulle proprie forze: «La tua vita è la più grande azienda al mondo. Solo tu puoi impedirle che vada in declino»

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 01 /01 /2016 - 14:49 pm | Permalink | Homepage
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1/ «C’è una cosa di cui non piace parlare, ma di cui si deve parlare: nel mondo c’è la lotta fra il bene il male - dicono i filosofi -, la lotta fra il diavolo e Dio… Se tu vuoi avere rating – sia giornalistico, sia televisivo, o quello che vuoi – fa’ vedere soltanto le cose brutte; con le cose buone la gente si annoia». Papa Francesco ai Pueri cantores

Riprendiamo sul nostro sito il discorso tenuto da papa Francesco nell’udienza ai partecipanti al 40° Congresso internazionale dei "Pueri cantores", il 31/12/2015. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (1/1/2016)

Prima domanda: Che cosa pensa del nostro canto? Le piace cantare?

Papa Francesco – “Che cosa pensi del nostro canto? Ti piace cantare?”… Mi piacerebbe sentirvi cantare di più! Ho sentito soltanto un canto, spero che ne facciate altri... Mi piace sentire cantare, ma, se io cantassi, sembrerei un asino, perché non so cantare. Neppure so parlare bene, perché ho un difetto nel modo di parlare, nella fonetica... Ma mi piace tanto sentir cantare. E vi dirò un aneddoto. Da bambino - noi siamo cinque fratelli - da bambini, la mamma, il sabato, alle due del pomeriggio, ci faceva sedere davanti alla radio per ascoltare. E cosa ascoltavamo? Tutti i sabati si faceva la trasmissione di un’opera [lirica]. E la mamma ci insegnava com’era quell’opera, ci spiegava: “Senti come fa questo…”. E da bambino ho provato il piacere di sentir cantare. Ma mai ho potuto cantare. Invece, uno dei miei nonni, che era falegname, mentre lavorava cantava sempre, sempre. Il piacere di sentire cantare mi viene da bambino. Mi piace tanto la musica e il canto. E cosa penso del vostro canto? Spero di sentirne qualcun altro. D’accordo? È possibile?

Vi dico una cosa: il canto educa l’anima, il canto fa bene all’anima. Per esempio, quando la mamma vuol fare addormentare il bambino, non gli dice: “Uno, due, tre, quattro…”. Gli canta la ninna nanna… la canta… e gli fa bene all’anima, il bambino diventa tranquillo e si addormenta. Sant’Agostino dice una frase molto bella. Ognuno di voi deve impararla nella propria lingua. Parlando della vita cristiana, della gioia della vita cristiana, dice così: “Canta e cammina”. La vita cristiana è un cammino, ma non è un cammino triste, è un cammino gioioso. E per questo canta. Canta e cammina, non dimenticare! Ognuno lo dica nella sua lingua: canta e cammina! [ripetono: “Canta e cammina!”] Non ho sentito bene… [“Canta e cammina!”] Ecco. Ricordatevi di questo: canta e cammina. E così la tua anima godrà di più della gioia del Vangelo.

Seconda domanda: Come fa ad essere sempre così buono, si arrabbia mai? Quali sono i Suoi buoni propositi per l’anno nuovo?

Papa Francesco - Una volta si avvicinò a Gesù un ragazzo e ha detto una parola che assomiglia alla tua; ha detto: “Gesù, maestro buono”. E Gesù lo guardò e gli disse: “No, solo Dio è buono”. Solo Dio è buono, ha detto Gesù. E noi? Siamo cattivi? No, metà e metà, abbiamo un po’ di tutto… Noi abbiamo sempre quella ferita del peccato originale che ci porta ad non essere tanto buoni sempre… Ma, ricordati sempre: solo Dio è buono, e se tu vuoi trovare bontà, va’ dal Signore, Lui è tutta bontà, tutto amore, tutto misericordia. E sai come faccio io per essere un po’ buono? Mi avvicino al Signore. E chiedo al Signore: “Signore, che non sia tanto peccatore, che non sia tanto cattivo, che non faccia cattiverie a nessuno, che non abbia gelosie, invidie, che non mi mischi nelle cordate, che sono tante…”. E tutte queste cose. Chiedere la grazia di essere buono, perché solo Dio è buono. Anche questo dovete impararlo. Lo diciamo tutti insieme? Ognuno nella propria lingua: “Solo Dio è buono”. [ripetono: “Solo Dio è buono”]. Un’altra volta. [“Solo Dio è buono”]. Ricordate quel consiglio di sant’Agostino che avete ripetuto tutti insieme, com’era? [rispondono: “Canta e cammina!”]. Solo Dio è buono. Ricordatevi bene questo.

Ma ci sono persone buone, sì, che si avvicinano al Signore, i santi! Tanti santi nascosti nella vita quotidiana, nella nostra vita, tante persone che soffrono e offrono le sofferenze per la conversione dei peccatori. Tanta, tanta gente che si avvicina tanto alla bontà di Dio, sono i santi. Ma chi è buono solamente? [rispondono: “Dio”]. Solo Dio è buono.

L’altra domanda: “Si arrabbia mai?”. Sì, mi arrabbio, ma non mordo! Alle volte mi arrabbio, quando qualcuno fa una cosa che non va bene, mi viene un po’… Ma mi aiuta fermarmi e pensare alle volte in cui io ho fatto arrabbiare gli altri. E penso e mi domando: Io ho fatto arrabbiare un altro? Eh sì, tante volte. Allora non hai diritto di arrabbiarti. Ma questo ha fatto… Sì, ma se questo ha fatto quella cosa che è cattiva, che non è buona, chiamalo e parlagli come fratello, parla come fratello e sorella, parla, parla. Ma senza arrabbiarsi, perché la rabbia è velenosa, ti avvelena l’anima. Tante volte ho visto bambini e ragazzi spaventati. Perché? Perché i genitori, o a scuola, li sgridano. E quando uno è arrabbiato e sgrida fa male, ferisce: sgridare un altro è come dare una coltellata all’anima, non fa bene questo. Avete capito bene?

Io mi arrabbio, sì, alcune volte mi arrabbio, ma mi aiuta pensare alle volte in cui io ho fatto arrabbiare gli altri, questo mi rasserena un po’, mi rende un po’ più tranquillo. Arrabbiarsi è una cosa che fa male non solo all’altra persona, fa male a te stesso, avvelena te stesso. E c’è gente, che voi sicuramente conoscete, che ha l’anima amara, sempre con amarezze, che vivono arrabbiati. Sembra che tutte le mattine si lavino i denti con l’aceto per essere così arrabbiati! Gente che è così…: è una malattia. Si capisce, se c’è una cosa che non mi piace, mi arrabbio un po’. Ma questo, l’abitudine di arrabbiarsi, l’abitudine di gridare, l’abitudine di sgridare gli altri, questo è un veleno! Domando a voi, e ognuno nella propria lingua rispondete: com’era l’anima di Gesù, dolce o amara? [rispondono: “Dolce!”]. Era dolce perché? Perché quando si arrabbiava questo non arrivava alla sua anima, era soltanto per correggere, e poi tornava alla pace.

“Quali sono i Suoi buoni propositi per l’anno nuovo?”. Ne ho fatto uno in questi giorni, in cui ho preso un po’ di tempo per fare un ritiro spirituale: pregare di più. Perché mi sono accorto che i vescovi e i preti - io sono vescovo - devono reggere il popolo di Dio prima di tutto con la preghiera, è il primo servizio. Vi racconto una storia.  All’inizio del cristianesimo c’era tanto lavoro perché tanta gente si convertiva e gli apostoli non avevano tempo. E alcuni sono venuti a lamentarsi perché non curavano bene le vedove e gli orfani. Era vero, ma non avevano tempo di fare tutto. E hanno fatto un concilio fra loro e hanno deciso di incaricare alcuni uomini soltanto di servire la gente. È il momento della creazione dei diaconi. I diaconi sono nati così. Voi potete vedere questo nel Libro degli Atti degli Apostoli. E cosa dice Pietro, san Pietro, il primo Papa? Cosa dice? “Loro faranno questo, e a noi, gli apostoli, soltanto due cose: la preghiera e l’annuncio del Vangelo, la predicazione”. Cioè, per un vescovo, il primo compito è la preghiera, il primo compito: non si può essere vescovo nella Chiesa senza la preghiera al primo posto. E poi l’annuncio del Vangelo. In questi giorni, rispondendo alla tua domanda, io ho pensato che un buon proposito per il prossimo anno sarebbe questo, pregare un po’ di più. D’accordo? Anche a voi domando: pensate che questo sarebbe un buon proposito anche per voi? [rispondono: “Sì!”]. Pregare un po’ di più. Perché la Chiesa va avanti con la preghiera dei santi. Pregate per la Chiesa!

Terza domanda: Quando era piccolo, cosa sognava di diventare? Alla sera, quando guardo la televisione con la mia famiglia, vedo tante storie tristi e drammatiche: il mondo resterà sempre così, anche quando sarò grande?

Papa Francesco – Se io vi dicessi la verità sulla prima domanda, vi farei ridere… Ma dirò la verità. La domanda era: “Quando era piccolo, cosa sognava di diventare?” Da piccolo andavo spesso con la nonna, ma anche con la mamma, al mercato a fare le spese. In quel tempo non c’erano i supermarket, non c’era la televisione, non c’era niente… Il mercato era sulla strada e c’erano i posti per la verdura, per la frutta, per la carne, per il pesce e si comprava tutto. Un giorno a casa, a tavola, mi è stato domandato: cosa ti piacerebbe diventare da grande? Sapete cosa ho detto? “Macellaio”. Perché? Perché il macellaio che era nel mercato – c’erano 3 o 4 posti per la carne – prendeva il coltello, faceva i pezzi…è un’arte, e mi piaceva vederlo, guardarlo. Adesso è cambiata l’idea, ovviamente; ma, rispondendo alla tua domanda, quando ero piccolo, io pensavo di diventare un macellaio. Mi sarebbe piaciuto.

Poi, la seconda domanda - questa è seria! -: “La sera, mentre sono a cena con la mia famiglia, guardando la televisione, sento sempre parlare di notizie tristi e drammatiche… Ma il mondo, quando io sarò grande, sarà sempre così?”. È vero quello che tu dici. C’è tanta gente che soffre nel mondo oggi. Ci sono le guerre. Ma quante guerre ci sono? In Africa, pensate quante guerre. Il Medio Oriente, dove è nato Gesù, è tutto in guerra. L’Ucraina, guerra. In tanti posti. In America Latina ci sono guerre. Sono cose brutte! E cosa fanno le guerre? Fanno povertà, fanno dolore, fanno male. Soltanto delle cose tristi… Pensate ai bambini. Voi, ragazzi e ragazze, bambini e bambine, avete il dono di Dio di poter cantare, di essere felici, di vivere la vita cristiana come diceva sant’Agostino - com’era quello che diceva sant’Agostino? [rispondono: “Canta e cammina!”] -, ma ci sono bambini che non hanno da mangiare nel mondo; ci sono bambini che non possono andare a scuola, perché c’è la guerra, la povertà, e non ci sono le scuole; ci sono bambini che, quando si ammalano, non hanno la possibilità di andare in ospedale. Pregate per questi bambini. Pregate! Ma il mondo sarà sempre così? Il mondo può migliorare. Ma c’è una cosa di cui non piace parlare, ma di cui si deve parlare: nel mondo c’è la lotta fra il bene il male - dicono i filosofi -, la lotta fra il diavolo e Dio. Ancora questo esiste. Quando ad ognuno di noi viene la voglia di fare una cattiveria, quella piccola cattiveria è un’ispirazione del diavolo, che, tramite la debolezza che ha lasciato in noi il peccato originale, ti porta a questo. Si fa il male nelle piccole cose come nelle grandi cose; nelle guerre come – per esempio – un ragazzo o una ragazza bugiarda: è una guerra contro la verità di Dio, contro la verità della vita, contro la gioia. Questa lotta fra il diavolo e Dio, dice la Bibbia che continuerà fino alla fine. Questo è chiaro, no? Avete capito questo? È chiaro. Tutti noi abbiamo dentro un campo di battaglia. Si lotta fra il bene e il male, tutti noi. Abbiamo grazie e tentazioni, e dobbiamo parlare col parroco, col catechista di queste cose per conoscerle bene. Questo è il primo. Il secondo: ci sono tante cose buone nel mondo, e io mi domando: perché queste cose buone non si pubblicizzano? Perché sembra che alla gente piaccia più vedere le cose cattive o sentire le brutte notizie. Pensiamo all’Africa: tante cose cattive, tante guerre – come ho detto – ma ci sono i missionari, sacerdoti, suore, che hanno speso tutta la loro vita lì, predicando il Vangelo, in povertà… Quando il mese scorso sono andato in Africa, ho trovato delle Suorine… penso ad una di 83 anni, era italiana, e mi ha detto “Io è da quando avevo 26 anni che sono qui”. E ci sono tante famiglie sante, tanti genitori che educano bene i figli. Perché non si vede in televisione una famiglia che educa bene, che educa bene un figlio? Non si vede! Perché c’è questa attrazione verso il male: sembra che piaccia di più guardare le cose brutte che le cose belle, le cose grandi. Il diavolo fa la sua parte – questo è vero –, ma anche Dio fa la sua parte: tanta gente santa! Non solo nelle missioni, ma nel mondo, nel lavoro, nelle famiglie; tanti genitori, tanti nonni e nonne che portano avanti la malattia, i problemi; e questo non si vede in televisione. Perché? Perché questo non ha rating, non ha pubblicità… Qui, in Italia, ho scoperto tante associazioni, uomini e donne, che danno parte del proprio tempo per assistere, per accompagnare, per essere badanti di malati. Questo è buono. Ma questo non si vede nella pubblicità. È vero o no questo? Se tu vuoi avere rating – sia giornalistico, sia televisivo, o quello che vuoi – fa’ vedere soltanto le cose brutte; con le cose buone la gente si annoia. Oppure non sanno presentare e fare bene le cose, fare vedere bene le cose buone.

Quando tu [si rivolge alla bambina che ha fatto la domanda] vedi la televisione, a casa tua, ricordati di queste due cose: c’è una lotta nel mondo fra il bene e il male, ci sono tanti bambini che soffrono, ci sono le guerre, ci sono cose cattive, perché la lotta è fra Dio e il diavolo; ma pensa anche a tanta gente, tanta gente santa, tanta gente che dà la vita per aiutare gli altri, per pregare per gli altri. Ma perché nella televisione non si vedono le monache di clausura che passano la vita pregando per tutti? Quello non interessa… Forse interessano di più i gioielli di una ditta importante, che si fanno vedere… le cose che fanno le vanità. Non ci lasciamo ingannare! Nel mondo ci sono cose brutte, brutte, brutte, e questo è il lavoro del diavolo contro Dio; ma ci sono cose sante, cose sante, cose grandi che sono l’opera di Dio. Ci sono i santi nascosti. Questa parola non dimentichiamola: i santi nascosti, quelli che noi non vediamo. D’accordo?

Io vi ringrazio di tutto questo. Ma vorrei sentire un’altra canzone per dire se mi piace o non mi piace come cantate… E un’altra cosa: vorrei sentir ripetere com’era la vita cristiana secondo sant’Agostino? Come si deve essere? [rispondono: “Canta e cammina!”]. Canta e cammina! Secondo: chi è buono? [“Solo Dio è buono”].

Ecco. E adesso aspetto una bella canzone… Grazie!

[Canto]

Papa Francesco - Adesso posso rispondere: cantate molto bene! Grazie!

Vi do la benedizione, e anche i miei auguri per il nuovo anno. E domani ci vedremo in Basilica, sarà un piacere.

Preghiamo la Madonna, ognuno nella propria lingua. [Ave Maria]

[Benedizione]

2/ «Non è alla sfera geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo. È necessaria, allora, un’altra interpretazione, che comprenda la pienezza a partire da Dio». Papa Francesco nell’omelia del 1° gennaio 2016

Riprendiamo sul nostro sito l'omelia tenuta da papa Francesco nella celebrazione della Messa nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella XLIX Giornata Mondiale della Pace, l’1/1/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (1/1/2016)

Abbiamo ascoltato le parole dell’apostolo Paolo: «Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4).

Che cosa significa che Gesù nacque nella “pienezza del tempo”? Se il nostro sguardo si rivolge al momento storico, possiamo restare subito delusi. Roma dominava su gran parte del mondo conosciuto con la sua potenza militare. L’imperatore Augusto era giunto al potere dopo cinque guerre civili. Anche Israele era stato conquistato dall’impero romano e il popolo eletto era privo della libertà. Per i contemporanei di Gesù, quindi, quello non era certamente il tempo migliore. Non è dunque alla sfera geopolitica che si deve guardare per definire il culmine del tempo.

È necessaria, allora, un’altra interpretazione, che comprenda la pienezza a partire da Dio. Nel momento in cui Dio stabilisce che è giunto il momento di adempiere la promessa fatta, allora per l’umanità si realizza la pienezza del tempo. Pertanto, non è la storia che decide della nascita di Cristo; è, piuttosto, la sua venuta nel mondo che permette alla storia di giungere alla sua pienezza. È per questo che dalla nascita del Figlio di Dio inizia il computo di una nuova era, quella che vede il compimento della promessa antica. Come scrive l’autore della Lettera agli Ebrei: «Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo. Egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza, e tutto sostiene con la sua parola potente» (1,1-3).

La pienezza del tempo, dunque, è la presenza di Dio in prima persona nella nostra storia. Ora possiamo vedere la sua gloria che risplende nella povertà di una stalla, ed essere incoraggiati e sostenuti dal suo Verbo fattosi “piccolo” in un bambino. Grazie a Lui, il nostro tempo può trovare la sua pienezza. Anche il nostro tempo personale troverà la sua pienezza nell’incontro con Gesù Cristo, Dio fatto uomo.

Tuttavia, questo mistero sempre contrasta con la drammatica esperienza storica. Ogni giorno, mentre vorremmo essere sostenuti dai segni della presenza di Dio, dobbiamo riscontrare segni opposti, negativi, che lo fanno piuttosto sentire come assente. La pienezza del tempo sembra sgretolarsi di fronte alle molteplici forme di ingiustizia e di violenza che feriscono quotidianamente l’umanità. A volte ci domandiamo: come è possibile che perduri la sopraffazione dell’uomo sull’uomo?, che l’arroganza del più forte continui a umiliare il più debole, relegandolo nei margini più squallidi del nostro mondo? Fino a quando la malvagità umana seminerà sulla terra violenza e odio, provocando vittime innocenti? Come può essere il tempo della pienezza quello che pone sotto i nostri occhi moltitudini di uomini, donne e bambini che fuggono dalla guerra, dalla fame, dalla persecuzione, disposti a rischiare la vita pur di vedere rispettati i loro diritti fondamentali? Un fiume di miseria, alimentato dal peccato, sembra contraddire la pienezza del tempo realizzata da Cristo. Ricordatevi, cari pueri cantores, questa era stata la terza domanda che mi avete fatto ieri: come si spiega questo... Anche i bambini si accorgono di questo.

Eppure, questo fiume in piena non può nulla contro l’oceano di misericordia che inonda il nostro mondo. Siamo chiamati tutti ad immergerci in questo oceano, a lasciarci rigenerare, per vincere l’indifferenza che impedisce la solidarietà, e uscire dalla falsa neutralità che ostacola la condivisione. La grazia di Cristo, che porta a compimento l’attesa di salvezza, ci spinge a diventare suoi cooperatori nella costruzione di un mondo più giusto e fraterno, dove ogni persona e ogni creatura possa vivere in pace, nell’armonia della creazione originaria di Dio.

All’inizio di un nuovo anno, la Chiesa ci fa contemplare la divina Maternità di Maria quale icona di pace. La promessa antica si compie nella sua persona. Ella ha creduto alle parole dell’Angelo, ha concepito il Figlio, è diventata Madre del Signore. Attraverso di lei, attraverso il suo “sì”, è giunta la pienezza del tempo. Il Vangelo che abbiamo ascoltato dice che la Vergine «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Ella si presenta a noi come vaso sempre colmo della memoria di Gesù, Sede della Sapienza, da cui attingere per avere la coerente interpretazione del suo insegnamento. Oggi ci offre la possibilità di cogliere il senso degli avvenimenti che toccano noi personalmente, le nostre famiglie, i nostri Paesi e il mondo intero. Dove non può arrivare la ragione dei filosofi né la trattativa della politica, là può giungere la forza della fede che porta la grazia del Vangelo di Cristo, e che può aprire sempre nuove vie alla ragione e alle trattative.

Beata sei tu, Maria, perché hai dato al mondo il Figlio di Dio; ma ancora più beata tu sei per avere creduto in Lui. Piena di fede hai concepito Gesù prima nel cuore e poi nel grembo, per diventare Madre di tutti i credenti (cfr Agostino, Sermo 215, 4). Estendi, Madre,su di noi la tua benedizione in questo giorno a te consacrato; mostraci il volto del tuo Figlio Gesù, che dona al mondo intero misericordia e pace. Amen.

3/ «Abbiamo, grazie a Dio, tante informazioni; ma a volte siamo così sommersi di notizie che veniamo distratti dalla realtà, dal fratello e dalla sorella che hanno bisogno di noi». Angelus del primo dell’anno

Riprendiamo sul nostro sito le parole di papa Francesco all’Angelus dell’1/1/2016 nella Solennità di Maria Santissima Madre di Dio e nella XLIX Giornata Mondiale della Pace. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (1/1/2016)

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buon anno!

All’inizio dell’anno è bello scambiarsi gli auguri. Rinnoviamo così, gli uni per gli altri, il desiderio che quello che ci attende sia un po’ migliore. È, in fondo, un segno della speranza che ci anima e ci invita a credere nella vita. Sappiamo però che con l’anno nuovo non cambierà tutto, e che tanti problemi di ieri rimarranno anche domani. Allora vorrei rivolgervi un augurio sostenuto da una speranza reale, che traggo dalla Liturgia di oggi.

Sono le parole con cui il Signore stesso chiese di benedire il suo popolo: «Il Signore faccia risplendere per te il suo volto […]. Il Signore rivolga a te il suo volto» (Nm 6,25-26). Anch’io vi auguro questo: che il Signore posi lo sguardo sopra di voi e che possiate gioire, sapendo che ogni giorno il suo volto misericordioso, più radioso del sole, risplende su di voi e non tramonta mai! Scoprire il volto di Dio rende nuova la vita. Perché è un Padre innamorato dell’uomo, che non si stanca mai di ricominciare da capo con noi per rinnovarci. Ma il Signore ha una pazienza con noi! Non si stanca di ricominciare da capo ogni volta che noi cadiamo. Però il Signore non promette cambiamenti magici, Lui non usa la bacchetta magica. Ama cambiare la realtà dal di dentro, con pazienza e amore; chiede di entrare nella nostra vita con delicatezza, come la pioggia nella terra, per poi portare frutto. E sempre ci aspetta e ci guarda con tenerezza. Ogni mattina, al risveglio, possiamo dire: “Oggi il Signore fa risplendere il suo volto su di me”. Bella preghiera, che è una realtà.

La benedizione biblica continua così: «[Il Signore] ti conceda pace» (v. 26). Oggi celebriamo la Giornata Mondiale della Pace, il cui tema è: “Vinci l’indifferenza e conquista la pace”. La pace, che Dio Padre desidera seminare nel mondo, deve essere coltivata da noi. Non solo, deve essere anche “conquistata”. Ciò comporta una vera e propria lotta, un combattimento spirituale che ha luogo nel nostro cuore. Perché nemica della pace non è solo la guerra, ma anche l’indifferenza, che fa pensare solo a sé stessi e crea barriere, sospetti, paure e chiusure. E queste cose sono nemiche della pace. Abbiamo, grazie a Dio, tante informazioni; ma a volte siamo così sommersi di notizie che veniamo distratti dalla realtà, dal fratello e dalla sorella che hanno bisogno di noi. Cominciamo in quest’anno ad aprire il cuore, risvegliando l’attenzione al prossimo, a chi è più vicino. Questa è la via per la conquista della pace.

Ci aiuti in questo la Regina della Pace, la Madre di Dio, di cui oggi celebriamo la solennità. Ella «custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Le speranze e le preoccupazioni, la gratitudine e i problemi: tutto quello che accadeva nella vita diventava, nel cuore di Maria, preghiera, dialogo con Dio. E Lei fa così anche per noi: custodisce le gioie e scioglie i nodi della nostra vita, portandoli al Signore.

Affidiamo alla Madre il nuovo anno, perché crescano la pace e la misericordia.

4/ Un falso discorso stile New Age attribuito dal web a papa Francesco verso la fine del 2015, nel quale l’uomo sembra avere il potere di essere felice basandosi unicamente sulle proprie forze: «La tua vita è la più grande azienda al mondo. Solo tu puoi impedirle che vada in declino»

Molti blogger e utenti FB condividono un discorso bufala di papa Francesco che gira sul web senza alcuna indicazione di data e di luogo. Basta conoscere anche solo un minimo lo stile di papa Francesco per riconoscere che tale discorso è un fake, ma la creduloneria del web è senza fine.

Il Centro culturale Gli scritti (1/1/2016)

Un discorso bufala di papa Francesco che gira sul web senza alcuna indicazione di data e di luogo e che è in realtà un falso

Puoi aver difetti, essere ansioso e vivere qualche volta irritato, ma non dimenticate che la tua vita è la più grande azienda al mondo. Solo tu puoi impedirle che vada in declino. In molti ti apprezzano, ti ammirano e ti amano. Mi piacerebbe che ricordassi che essere felice, non è avere un cielo senza tempeste, una strada senza incidenti stradali, lavoro senza fatica, relazioni senza delusioni.
Essere felici è trovare forza nel perdono, speranza nelle battaglie, sicurezza sul palcoscenico della paura, amore nei disaccordi.
Essere felici non è solo apprezzare il sorriso, ma anche riflettere sulla tristezza. Non è solo celebrare i successi, ma apprendere lezioni dai fallimenti. Non è solo sentirsi allegri con gli applausi, ma essere allegri nell'anonimato. Essere felici è riconoscere che vale la pena vivere la vita, nonostante tutte le sfide, incomprensioni e periodi di crisi. Essere felici non è una fatalità del destino, ma una conquista per coloro che sono in grado viaggiare dentro il proprio essere.
Essere felici è smettere di sentirsi vittima dei problemi e diventare attore della propria storia. È attraversare deserti fuori di sé, ma essere in grado di trovare un'oasi nei recessi della nostra anima.
È ringraziare Dio ogni mattina per il miracolo della vita. Essere felici non è avere paura dei propri sentimenti.
È saper parlare di sé.
È aver coraggio per ascoltare un "No".
È sentirsi sicuri nel ricevere una critica, anche se ingiusta.
È baciare i figli, coccolare i genitori, vivere momenti poetici con gli amici, anche se ci feriscono.
Essere felici è lasciar vivere la creatura che vive in ognuno di noi, libera, gioiosa e semplice.
È aver la maturità per poter dire: “Mi sono sbagliato”.
È avere il coraggio di dire: “Perdonami”.
È avere la sensibilità per esprimere: “Ho bisogno di te”.
È avere la capacità di dire: “Ti amo”.
Che la tua vita diventi un giardino di opportunità per essere felice ...
Che nelle tue primavere sii amante della gioia.
Che nei tuoi inverni sii amico della saggezza.
E che quando sbagli strada, inizi tutto daccapo.
Poiché così sarai più appassionato per la vita.
E scoprirai che essere felice non è avere una vita perfetta. Ma usare le lacrime per irrigare la tolleranza.
Utilizzare le perdite per affinare la pazienza.
Utilizzare gli errori per scolpire la serenità.
Utilizzare il dolore per lapidare il piacere.
Utilizzare gli ostacoli per aprire le finestre dell'intelligenza.
Non mollare mai ....
Non rinunciare mai alle persone che ami.
Non rinunciare mai alla felicità, poiché la vita è uno spettacolo incredibile!