Se il cane tradisce, fedele anche al robot, di Enrico Franceschini

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 03 /07 /2016 - 21:24 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da La Repubblica del 17/9/2013 un articolo scritto da Enrico Franceschini. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione Ecologia.

Il Centro culturale Gli scritti (3/7/2016)

LONDRA - È notoriamente considerato il più fedele amico dell'uomo. Oppure è il più fedele amico di chiunque, o meglio di qualunque cosa, gli dia da mangiare? Il dubbio viene proposto da una ricerca condotta da scienziati ungheresi e pubblicata sulla rivista Animal Cognition. Gli studiosi hanno fatto in modo che a offrire del cibo a un quattro zampe fosse un robot, invece del suo abituale padrone: e con loro sorpresa hanno scoperto che il cagnolino scondizolava, manifestava affetto e cercava la compagnia dell'aggeggio meccanico che si trovava davanti, esattamente come faceva di solito con un essere umano.

Segno che ci siamo sbagliati per secoli sull'amicizia del più domestico degli animali nei nostri confronti? Non necessariamente, osservano gli esperti. Ma forse non sono le sembianze umane a renderci simpatici ai cani, bensì i comportamenti. E se un robot si comporta bene con loro, loro si comportano bene con il robot, a patto che abbia qualche caratteristica tale da renderlo riconoscibile, unico, speciale, insomma che non sia un pezzo di metallo uguale a milioni di altri ma un pezzo di metallo particolare.

Lo studio, riportato ieri dal Daily Mail e da altri giornali inglesi, ha utilizzato un robot similea un attrezzo da palestra, su cui è stato montato un computer portatile, aperto in modo da somigliare in qualche manieraa una faccia. Inoltre sulle braccia meccaniche dello strumento sono stati infilati dei guanti bianchi. A questo punto entrano in scena alcuni cani con i loro proprietari. Questi ultimi interagiscono con il robot, gli parlano come se fosse un loro simile, gli stringono perfino la mano (o quel che passa per mano).

Quindi gli umani se ne vanno e il robot rimane da solo con un cane. Il robot solleva un braccio, indicando una ciotola con del cibo. Usando una voce pre-registrata, chiama il cane per nome e lo incita a andare a mangiare.

Ed ecco il risultato: il cane scodinzola felice, guarda il monitor del robot come se fosse il volto di un umano, abbaia di gioia, gioca, insomma si comporta come se quello strumento da palestra con un pc al posto della testa e guanti bianchi fosse un uomo in carne ed ossa. O come se non gli importasse molto di cosa fosse fatto, di cosa fosse: l'importante è che lo chiama per nome e lo sfama. Dunque è qualcuno, qualcosa, a cui affezionarsi. L'esperimento dimostra tuttavia che l'aspetto fisico e la comunicazione verbale di questo padrone-alieno ha una notevole importanza per il rapporto con il cane. Quando il monitor del computer viene spento, il cane manifesta assai meno interesse: è vero che la medesima ricerca ha dimostrato che i cani non guardano la televisione perché non riescono a distinguerne le immagini, ma la luminosità del monitor lo fa probabilmente sembrare una cosa viva, animata.

Un'altra variazione del test è quando, invece di parlare al cane con linguaggio umano registrato, il robot emette soltanto dei beep-beep: l'atteggiamento del cane è ancora più guardingo. In generale la ricerca ha dimostrato che i cani non riescono a formare con i robot un legame stretto e profondo come hanno con gli umani, ma interagiscono con esso, lo guardano in "faccia" e si comportano quasi come con un umano quando il robot assume caratteristiche umane, come la voce e il viso. «Gli animali percepiscono il mondo in un modo molto differente da noi», commenta il professor Luke McNally dell'università di Edimburgo.

Ma in fondo reagiscono come reagiremmo noi in un incontro ravvicinato con una specie leggermente differente: se ci tratta benee si sforza di comunicare in una lingua riconoscibile, gli vanno vicino e gli prestano attenzione. Altrimenti, meglio stare lontani o darsela a gambe. Che siano quattro, o due.

© La Repubblica RIPRODUZIONE RISERVATA