1/ I martiri cristiani in Somalia 2/ Dall’Iraq alla Somalia, il sangue dei martiri «seme di nuovi cristiani», di Vanessa Ricciardi

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 20 /11 /2016 - 16:12 pm | Permalink | Homepage
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1/ I martiri cristiani in Somalia

Riprendiamo sul nostro sito alcune note sui martiri cristiani in Somalia lette nell'incontro di cui si fa menzione nell'articolo sottostante. Per approfondimenti, cfr. la sotto-sezione La libertà religiosa e le persecuzioni delle minoranze, nella sezione Carità, giustizia e annunzio.

Il Centro culturale Gli scritti (20/11/2016)

Mogadiscio, Rovine della cattedrale
Padre AMBROSE POTIER  e
Fratel ETIENNE RAYNES
O.F.M. Cap.
+ 30/11/1889 I due missionari cappuccini francesi possono essere considerati i primi martiri della Somalia, uccisi dopo esser partiti in carovana da Zeila per raggiungere Harar in Etiopia.
Mons. SALVATORE COLOMBO
O.F.M. Vescovo
Carate Brianza
22/10/1922

+ Mogadiscio
09/07/1989
Al secolo Pietro, divenuto Frate Minore col nome di Salvatore,  emette la professione solenne il 20 agosto 1944, compie gli studi teologici presso lo studentato di S.Antonio di Milano, dove viene  ordinato sacerdote il 6 aprile 1946 dall’arcivescovo Beato Ildefonso Schuster. Giunge in Somalia il 30 marzo 1947. Il 20 novembre 1975 Paolo VI eleva il vicariato apostolico di Mogadiscio a Diocesi e contestualmente lo elegge suo primo vescovo. Dopo una vita spesa per la popolazione somala, la sera di domenica 9 luglio 1989 viene ucciso con un colpo di pistola al cuore, davanti alla sua cattedrale, da un assassino ignoto.
Padre PIETRO TURATI
O.F.M. Missionario
Nuvolera
19/10/1919

+ Gelib
08/02/1991
Al secolo Francesco, già membro dell’Azione Cattolica di Virle Treponti, l’8 agosto 1940  indossa l’abito dei Frati Minori nel convento di Rezzato. il 21 agosto 1948 sbarca a Mogadiscio, dapprima segretario del vescovo, poi impegnato in varie parti della Somalia nel servizio attivo agli orfani, ai bambini abbandonati e ai poveri nonché nell’insegnamento. Dal 1978 la sua missione diviene il Basso Giuba e in particolare Gelib a servizio del  lebbrosario e dei bambini del brefotrofio governativo. L’8  febbraio viene  assassinato da ignoti davanti alla chiesetta dell’ex Missione di Gelib.
SEAN DEVEREUX
Missionario laico salesiano e cooperante inglese
25/11/1964

+ Kisimayo 02/01/1993
Ucciso con due colpi d’arma da fuoco alle spalle, alla vigilia della visita a Mogadiscio del Segretario Generale delle Nazioni Unite Boutros-Ghali, vicino al compound dove serviva i bisognosi somali come volontario dell’Unicef, dopo aver prestato servizio con i salesiani e con l’UNHCR  in Liberia e in Sierra Leone.  
MARIA CRISTINA LUINETTI
Corpo Infermiere Volontarie
della Croce Rossa Italiana.
Cesate
22/3/1969

+ Mogadiscio
09/12/1993
Sottotenente delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana, offre la propria opera di Crocerossina per i militari italiani e per la martoriata popolazione somala, nell’ambito dell’operazione militare IBIS 2. Per evitare che un cittadino somalo penetrato armato nel poliambulatorio possa colpire vittime innocenti, volontariamente si offre quale ostaggio, ma viene freddamente uccisa da lui. DecorataCavaliere dell’Ordine Militare di Malta e Medaglia d’oro al merito della sanità pubblica.
GRAZIELLA FUMAGALLI
Medico cooperante cattolica
Casatenovo
24/08/1944

+ Merca
22/10/1995
Si laurea in Medicina e Chirurgia a Milano nel 1980. Lavora come assistente presso il Policlinico di Milano, si specializza in Chirurgia Pediatrica in Francia e perfeziona gli studi in Medicina Tropicale. Nel 1989 si sposta in Africa come responsabile di progetti umanitari di ONG prima in Guinea Bissau, poi in Mozambico. Nel 1994, giunge in Somalia, a Merca, ove dirige il Centro anti-tubercolosi della Caritas Italiana iniziato dalla connazio-nale Annalena Tonelli. Viene assassinata da sicari somali a colpi d'arma da fuoco in viso nella domenica della Giornata Missionaria Mondiale.
VERENA KARRER
Infermiera  e ostetrica svizzera
+ Merca
23/02/2002
Uccisa con 14 colpi d’arma da fuoco a Merca dov’era giunta 9 anni prima fondando con i soldi della propria pensione un centro medico e una scuola per orfani. 
ANNALENA TONELLI
Missionaria laica cattolica
Forlì
02/04/1943

+ Borama
05/10/2003
Laureata in legge, nel 1969 si sposta in Africa con il Comitato per la lotta contro la fame del mondo di Forlì. Dapprima insegnante in Kenia, spinta dai bisogni locali consegue certificati per il controllo della tubercolosi in Kenya, di medicina tropicale e comunitaria in Gran Bretagna, di cura della lebbra in Spagna. Nel 1976 diviene responsabile di un progetto pilota della Organizzazione Mondiale della Sanità per la cura della tubercolosi nelle popolazioni nomadi, mettendo a punto una terapia poi adottata dall'OMS col nome di DOTS. Difende con coraggio i diritti civili delle minoranze somale in Kenia. Nell’1984 si sposta in Somalia per un programma antitubercolosi finanziato dall’Italia; nel 1992 si reca  a Merca dove fonda un ospedale,  poi ripreso dalla Caritas Italiana,contro la TBC e poi a Borama, nel ‘Somaliland’. Qui crea un centro assistenziale con un ospedale da 250 posti letto, una scuola per bambini sordi, ciechi e disabili e programmi contro le mutilazioni genitali femminili, per la cura e prevenzione dell’Aids e per l’assistenza a orfani e poveri. Nel giugno 2003 viene insignita dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati del prestigioso premio Nansen per l'assistenza ai profughi. Pochi mesi dopo  viene uccisa nel suo ospedale a colpi d’arma da fuoco da un commando islamico somalo.
RICHARD e ENID EYEINGTON
Insegnanti britannici
+ Berbera
18/10/2003

Dopo una vita dedita alla formazione e alla militanza anti-apartheid in Sud Africa, nel settembre 2002 giungono nel ‘Somaliland’ per riattivare la scuola SOS Sheikh distrutta nella guerra. Vengono uccisi in casa dalla stessa cellula islamista che 13 giorni prima aveva ucciso Annalena Tonelli.
FLORA CHEPKEMOI CHERUIYOT
Cooperante Keniota
+ 19/03/2004 Uccisa in un attacco a un convoglio umanitario dell’ONG tedesca  in cui prestava servizio.
Suor LEONELLA SGORBATI
Missionaria  della Consolata
Serva di Dio
Gazzola
09/12/1940

+ Mogadiscio
17/09/2006
Al secolo Rosa Maria, entrata nel 1963 nell'istituto delle Suore Missionarie della Consolata; prende i voti perpetui nel novembre 1972. Dopo aver frequentato la scuola infermieri nel Regno Unito, si trasferisce in Kenya nel settembre 1972. Nel 1983 suor Leonella comincia gli studi superiori di scienze infermieristiche. Nel novembre 1993 viene eletta superiore regionale delle Suore Missionarie della Consolata del Kenya. Dopo 7 anni trascorre alcuni mesi all'ospedale pediatrico del SOS Kinderdorf di Mogadiscio, per studiare la possibilità di aprire una scuola infermieri che apre nel 2002. Viene uccisa a colpi d'arma da fuoco all'esterno dell'ospedale pediatrico. Nel 2013 ne è stata avviata la causa di beatificazione.

Tutti costoro vengono ricordati oggi  dalla Chiesa somala il 9 luglio, giorno dell’uccisione di mons. Colombo – esiste un amministratore apostolico di Mogadiscio che è il vescovo di Gibuti perché non è permessa una presenza cristiana sul territorio; probabilmente in Somalia si trovano in questo momento solo 40 cristiani, mentre tutti gli altri sono dovuti fuggire.
È importante e doveroso ricordare insieme a loro anche il sacrificio di Ilaria Alpi, giornalista italiana del TG3, e del suo cineoperatore Miran Hrovatin, assassinati il 20/3/1994 a Mogadiscio dove si trovavano per realizzare un’inchiesta sulla situazione somala e sui militari italiani presenti nel paese.

2/ Dall’Iraq alla Somalia, il sangue dei martiri «seme di nuovi cristiani», di Vanessa Ricciardi

Riprendiamo da Romasette del 10/11/2016 un articolo di Vanessa Ricciardi. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. Cristiani in Iraq, è davvero genocidio. Un'intervista a padre Rebwar Basa.

Il Centro culturale Gli scritti (20/11/2016)

Padre Rebwar Basa ha visto morire in Iraq altri parroci come lui, unica colpa l’essere cristiani. “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani?”: la domanda, a cui padre Basa ha dato una risposta, è il titolo dell’evento a cui ieri sera, mercoledì 9 novembre, ha partecipato insieme al vescovo Paolo Lojudice, incaricato del Centro per la cooperazione missionaria della diocesi di Roma, monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico del Vicariato, e il francescano Massimiliano Taroni, incaricato delle missioni della provincia Ofm del Nord Italia. Ad ascoltarli la sala piena del Pontificio Seminario Romano Maggiore con l’accoglienza del rettore don Concetto Occhipinti.

Padre Basa ha parlato con calma, mostrando le foto di Erbil e di Mosul, in Iraq, Paese da cui proviene. Chiese distrutte e profanate, trasfigurate da morti violente, tutto per colpa dello Stato islamico: «Davanti a quella chiesa – ha detto mostrando un foto con delle rovine – c’era scritto “O Maria dà la pace al nostro Paese”, quella era la cripta della chiesa di San Giorgio, lì avevo pregato per 9 anni». Le persecuzioni, ha raccontato, sono iniziate molto prima: «Nel 1915 siamo stati vittime di un genocidio, poi già nel 2004 in sette chiese sono stati commessi degli omicidi». Il terrore non si è fermato: ancora vittime, come padre Ragheed Ganni di Mosul, morto il 3 giugno 2007, che padre Basa conosceva. «Lo hanno ucciso la domenica dopo Pentecoste, assieme ai tre suddiaconi che erano con lui: Basman Yousef Daud, Wahid Hanna Isho, Gassan Isam Bidawed. Da piccolo dicevano che fosse già santo, ed è divenuto un martire».

Padre Ragheed aveva 35 anni e aveva studiato a Roma, all’Angelicum, ospite del Pontificio collegio irlandese. Pochi mesi dopo la sua morte, la stessa sorte è toccata al vescovo di Mosul, monsignor Faraj Rahho, rapito il 29 febbraio 2008: «Sapeva cosa rischiava – ha raccontato padre Basa -, da tempo riceveva minacce, ma lo stesso non ha voluto andarsene. Come padre Jacques Hamel, che Papa Francesco ha proposto per la beatificazione, è stato ucciso per la sua fede, ma in più con la consapevolezza del pericolo a cui andava incontro». Il problema però non è solo l’estremismo islamico: «La recente Costituzione del 2005 non tutela i diritti di tutti i cittadini ma stabilisce come religione di stato solo quella musulmana, togliendo i diritti a tutti gli altri». Il cristianesimo qui non è solo una religione: «Continuiamo a insegnare il cristianesimo: il cristianesimo si preoccupa dei diritti umani, perché Cristo è morto per salvare l’uomo. Spero che un giorno i volti di quei martiri saranno davanti a san Pietro».

Anche la Somalia, ha raccontato frate Taroni, testimone del sangue versato dai missionari, ha i suoi martiri. Negli anni ’90 i cristiani sono stati costretti ad allontanarsi, monsignor Salvatore Colombo e padre Pietro Turati, per 40 anni a Mogadiscio, sono stati brutalmente uccisi accanto alle loro chiese: «Padre Colombo stava cercando di mediare per scongiurare il conflitto civile, ma il 9 luglio è stato ucciso; il 14 luglio è cominciata la guerra». Non c’è più nessuna parrocchia: «Oggi ci sono poco più di 40 fedeli, è un seme molto piccolo, ma c’è».

Don Massimiliano Testi, parroco di Sant’Innocenzo, organizzatore della serata insieme al Centro Missionario, l’Ufficio catechistico, l’associazione Finestra per il Medio Oriente l’associazione Arché e Aiuto alla Chiesa che soffre, ha proposto di istituire delle giornate per ricordare questi martiri, in particolare padre Ragheed nel decennale della sua morte. Di fronte a queste vittime, ha commentato monsignor Lojudice, «dobbiamo continuare a porci delle domande». Ha poi citato padre Andrea Santoro, fidei donum ucciso in Turchia: «Lui chiedeva: non è vero che se ami e conosci Dio lo fai conoscere e se non ami, anche se possiedi la scienza e sai le lingue, non sei nulla ma solo un tamburo che rimbomba?».

Mogadiscio, Rovine della cattedrale