Perché vietare in assoluto uno sculaccione è uno dei più stupidi errori pedagogici che si possa fare. Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 03 /01 /2017 - 00:31 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Per approfondimenti, vedi la sotto-sezione Educazione e famiglia nella sezione Catechesi, scuola e famiglia.

Il Centro culturale Gli scritti (3/1/2017)

Chi si scandalizza dell’intervento “fisico”, di forza (ovviamente relativa, che non faccia troppo male), dei genitori sui figli non ha mai conosciuto famiglie che hanno più bambini.

I bambini si picchiano, com’è normale, fra di loro. Certo non sempre, ma ogni tanto e pure frequentemente.  Ed il più forte tende a prevalere. Ricordo le lotte fra noi quattro figli maschi in casa.

Ricordo, più recentemente, un giorno a Berlino – eravamo in visita culturale con un gruppo di catechisti – e sul tram, davanti  me, era seduta una mamma con tre figli, il più grande dei quali aveva deciso di prendere un oggetto del più piccolo. La madre cercava di “parlare” al grande, ma questo, saltandole addosso, menava il piccolo che era accucciato alla madre per proteggersi.

Lei continuava a parlare al figlio, ma lui, molto piccolo, continuava a menare! Il confronto era impari e ovviamente vinceva il bambino più grande che le dava di santa ragione al fratellino più piccolo stretto vicino alla madre e rannicchiato sull’oggetto che voleva difendere.

La madre non sapeva  come fare e si limitava a continuare a parlare, senza fermare fisicamente il figlio più forte. Quando si hanno più figli solo un intervento di forza ristabilisce l’ordine. Se il genitore non da uno sculaccione al figlio più forte, le sberle le prende il bambino più debole dal fratello. I bambini usano le mani e se i genitori non intervengono, non resta loro che stare a guardare!

La saggezza educativa del genitore, invece, consiste nell’intervenire dando anche uno scapaccione e facendo sentire al bambino che in quel momento non è in grado di capire con le parole, che quel suo gesto violento sarà bloccato, se necessario, anche con la forza.

Chi rifiuta a priori di dare scapaccioni è una persona che ha un’idea astratta di educazione, è una persona che non ha mai visto due fratelli lottare per la supremazia, per il possesso di un oggetto o per un capriccio.

Tale modo assurdo di educare asetticamente è divenuto legge la prima volta nel 1979 in Svezia che è stato il primo paese a proibire in via legale gli scapaccioni (oggi in Svezia se un genitore da uno sculaccione a un figlio intervengono gli psicologi e gli assistenti sociali che vengono a presidiare la casa della famiglia), seguita poi nel 1983 dalla Finlandia e via via dagli altri paesi del nord Europa: oggi sarebbero 52 i paesi che proibiscono un intervento un po’ “fisico” nei confronti dei figli.

La follia dell’astrattismo e del razionalismo dogmatico continua a infliggere le sue funeste visioni. La realtà, per fortuna, resiste a tali visioni ideologiche della vita e la lotta fra fratelli piccoli persiste a mettere in crisi ciò che viene stabilito a tavolino da gente che non sa cosa sia una famiglia reale con più figli.

In realtà un figlio amato accetta tranquillamente uno scapaccione e dopo un istante torna a sorridere a fianco del genitore e a giocare. Anzi ha bisogno di sapere che un genitore è capace, anche intervenendo di forza, di riportare la giustizia all’interno delle piccole liti che avvengono continuamente fra fratelli in una casa.

Un figlio è turbato non da uno sculaccione, ma dalla mancanza di amore che può esistere fra i due genitori o dei due nei suoi confronti.

Tutti noi abbiamo ricevuto sculaccioni, ma essendo stati amati, non abbiamo ricevuto alcun danno psicologico da tali interventi dei nostri genitori. Anzi ci hanno fatto bene e ci hanno insegnato a rispettare maggiormente i nostri fratelli in casa, preparandoci al rispetto verso estranei fuori di casa.

N.B. aggiunto

La questione deve essere inserita nel contesto della perniciosa tendenza di alcune visioni stataliste ad intromettersi nel nucleo familiare che è, invece, la principale realtà deputata dalla vita stessa ad educare. Poiché non si tratta qui di violenze casalinghe o di abusi, ma delle semplici modalità con le quali due genitori fanno sentire ai piccoli la loro autorevolezza, è sbagliato a priori un intervento dello Stato che si accresce, invece, in quegli stati che vedono uno sfaldarsi della famiglia determinato sempre più in via istituzionale.

L'errore pedagogico si accresce ancor più perché cavalca un'ulteriore tendenza che è quella della dimenticanza della necessità di un rapporto fisico, fatto insieme di tenerezza e di forza, nella relazione educativa. Propongo la lettura - e ancor più la visione stessa dell'opera - di una recensione che feci tempo fa sul film canadese Monsieur Lazhar che affronta questo tema scomodo, proponendo ad esempio una classe di bambini canadesi che vengono sottoposti al "dominio" degli esperti psicologi e sottratti alla guida del loro maestro ordinario ben più saggio di tali specialisti.

N.B. aggiunto il 4/1/2017 con i miei commenti su FB nella discussione che si è aperta con il mio articolo

L'aneddotica del breve articolo è a servizio del dato di fatto che esiste una legge di forza nei rapporti fra fratelli. Ho degli amici in Svezia che si sono visti gli assistenti sociali stazionare un mese in casa perché il figlio si era lasciato andare a dire in classe che aveva ricevuto uno sculaccione (una famiglia molto numerosa). Fra l'altro dietro vi è la questione che lo Stato pretende di dettare legge sulla famiglia ed esautorarla deal suo compito, venendo a porre paletti addirittura nelle più minute questioni domestiche (il che è ben diverso, ovviamente, dai casi di violenza familiare).
Sono sempre più numerosi, invece, fortunatamente gli analisti che sostengono il fatto che un'educazione non può avvenire senza il contatto fisico, che va dagli abbracci agli sculaccioni (rarissimi, ma senza problemi).

Mi piace condividere una pre-comprensione così gioco a carte scoperte. Dove qualcuno intende presentarsi come "assolutamente rivoluzionario" - cioè: "prima di me tutti hanno sbagliato e non hanno mai capito niente", io già diffido a priori. Una riflessione di pedagogisti deve spiegare come mai nella storia si è sempre fatto così, con qualsiasi bambino, in qualsivoglia cultura, ed oggi si vuole invece rovesciare radicalmente con un intervento statale tutta la storia umana. Addirittura si propone a modello uno Stato che legiferi sulla cosa, ritenendo indirettamente i genitori incapaci di decidere da soli una linea educativa e, di fatto, espropriandoli della loro libertà. Se si intendesse solo un'azione più forte contro eventuali violenze, questo ci starebbe benissimo. Ma questo è tutt'altra cosa: per me è un'evidenza che tutte le famiglie esistite prima di oggi non hanno sbagliato, mentre in posizioni che chiedono continuamente interventi dello Stato è evidente l'approccio ideologico alla questione. Io sono per rafforzare l'autorevolezza delle figure educative naturali e non per mettere il naso in questioni dove solo chi ama ed è vicino può decidere se uno sculaccione è opportuno o no dinanzi a tre fratelli che litigano.

Interessantissima la tua espressione - varrebbe la pena discuterne - relativa alle società del nord Europa: "quelle società in cui, anche per variabili ambientali, è più difficile che il senso di comunità possa evolvere in modo autonomo".

Concordo che il confronto con i paesi del nord Europa è esattamente un aspetto del problema. Criticando l’impostazione di chi vede bene una legge che vieti a priori gli sculaccioni in casa al punto da voler sanzionare per legge come un reato tale ipotesi si sta criticando il modello svedese, come numerosi analisti stanno cominciando a fare da diversi punti di vista. Si veda su questo, ad esempio: http://www.gliscritti.it/blog/entry/3917

Le sto solo dicendo che la situazione nei paesi scandinavi è tutt'altro che rosea e che bisognerà cominciare a discuterne. I motivi sono diversi e profondi a mio avviso, ma evidentemente un welfare ricchissimo - la Svezia ha un ottimo welfare non per una migliore visione dei problemi, bensì più semplicemente perché è un paese ricchissimo con pochissimi abitanti e infinite risorse (non è voluto entrare nemmeno nell'euro per non condividere più da vicino i suoi beni con i paesi più deboli d'Europa) - non è sufficiente a colmare le grandi e numerose lacune che le teorie avanzate ideologicamente e che vengono sperimentate in quelle terre producono. In Svezia le questioni "statali" funzionano non per le loro nuove teorie, bensì per i resti della seria visione protestante e per l'enormità di ricchezze che hanno.

E se l'assoluta incapacità che i genitori hanno nell'educare - cosa sulla quale concordo e su cui scrivo da anni - derivasse non dagli sculaccioni ricevuti da bambini (che si davano negli anni '50) e dipendano invece dagli errori pedagogici commessi nei decenni recenti? Non è forse vero che gli attuali genitori non sono i figli degli anni cinquanta, bensì sono stati educati dagli anni settanta in poi? Quale è stato l'impatto delle nuove visioni pedagogiche? Ovviamente non voglio fare di tutt'erba un fascio, ma un po' di auto-critica su tante proposte educative che hanno fallito si potrà incominciare a fare o gli attuali genitori sono incapaci perché hanno ricevuto troppi sculaccioni negli anni cinquanta, cioè quando non erano ancora nati?

Anche i dati sulla violenza contro le donne nei paesi del Nord Europa pubblicati dall'Huffingtin Post sono impressionanti: http://www.gliscritti.it/blog/entry/3953

Nelle famiglie che conosco con molti figli non vedo alcun eccesso di violenza fisica - forse tu ne conosci molte altre di tipo diverso -, anzi mi sembra che la maggior parte dei genitori pecchi assolutamente di autorevolezza. Le famiglie che io conosco con diversi bambini mi sembrano globalmente equilibrate e assolutamente non violente e talvolta, in maniera assolutamente normale e "tranquilla" intervengono anche in maniera "fisica" in una lite fra fratelli e, a mio avviso, fanno benissimo.

Monsieur Lazhar è un film estremamente forte  nella sua denuncia contro un'educazione affidata dallo Stato solo ad esperti e non più alla gente normale.

Questa mi sembra una posizione equilibrata. Un intervento "fisico", ma moderato. Un po' di rabbia fa parte della vita, passa presto. L'importante è esserne coscienti, saper chiedere scusa, ma talvolta le liti fra bambini te la fanno proprio uscire... così è la vita.

Basta con visioni troppo teoriche da laboratorio, chi è nel vortice della vita deve vivere per essere adeguato alla realtà.

Sto difendendo il fatto che lo Stato non deve intervenire in questi piccoli fatti di famiglia dove ognuno sa bene come si deve comportare e sa benissimo che i suoi figli non avranno alcuna conseguenza da uno sculaccione dato quando uno ha fatto del male a suo fratello più piccolo, perché sanno di essere amati e porteranno questo sempre nel cuore. Il mio post è contro questo eccesso di statalismo e di ipergarantismo assurdo. Punto.

A me interessa l'assoluta sregolatezza del genitori moderni che non hanno autorevolezza e che sono ancora di più messi in questione da ideologie stataliste. Che lo Stato risolva altri problemi, ad esempio che sostenga chi ha paura di farne nascere per mancanza di reddito o di lavoro o di abitazione e all'educazione lasci che ci pensino i genitori: mi fa piacere che sull'eccesso di statalismo almeno siamo d'accordo.

Che gli specialisti difendano l'ambito proprio della famiglia. Con la mia recensione a Monsieur Lazhar volevo mostrare non l'inutilità degli specialisti - che invece sono preziosi - ma la pericolosa deriva della scuola e della società (attestata anche da articoli che inneggiano a leggi che prescrivano i comportamenti in casa dei genitori) di affidare agli specialisti (gli esperti”) l'educazione nei suoi passaggi più seri (la morte, la sessualità, le regole, la fisicità), mentre invece sono genitori e maestri, tutti non specialisti, che debbono essere incoraggiati a riassumere il loro ruolo e a non delegarlo. La famiglia non è 2incompetente”, eppure è la famiglia ed è lei ad avere il compito educativo, perché ama e offre la vita per i figli e questo i figli lo sanno. Lo fa gratuitamente e lo fa senza aver scelto i figli che ha, senza averli progettati, bensì li ha accolti quando sono arrivati, senza nemmeno sapere se sarebbero stati maschi o femmine.
Scrive Fabrice Hadjadj: "Pretendendo di fondare la famiglia perfetta sull’amore e sulle competenze, quello che si fonda, in verità, non è la perfezione della famiglia, ma l’eccellenza dell’orfanatrofio. Non v’è dubbio: in un orfanatrofio eccellente si amano i bambini, li si educano e si rispettano le loro persone. Ma non considerare la famiglia che a partire dall’amore, e dalle competenze, fondarla sul bene del bambino come individuo e non come figlio, e sui doveri dei genitori come educatori e non come genitori, significa proporre una famiglia già defamiglizzata. Perché si potrà sempre dire che un padre e una madre possono essere meno amorevoli, meno competenti e meno rispettosi che due maschi o due femmine, e certamente meno efficaci che tutta un’organizzazione composta dei migliori specialisti. Questa organizzazione d’individui competenti potrà passare per la migliore delle famiglie e la migliore delle famiglie s’identificherà con il migliore degli orfanatrofi. Perché abbiamo così facilmente perduto l’essenza della famiglia? Ma perché il principio della famiglia è troppo elementare, troppo infimo, troppo animale in apparenza; e dunque vergognoso (non si parla forse di «parti vergognose» del corpo?). Voi avete compreso che il principio della famiglia è nel sesso". Lo cito spesso in questo periodo nelle mie conferenze. Qui il testo completo che difende l'"incompetenza" della famiglia basata sul sesso rispetto a realtà create a tavolino che potrebbero essere ritenute a torto migliori dei genitori: http://www.gliscritti.it/blog/entry/3418

Mi piace molto quando tu affermi che "i bambini sanno ascoltare un genitore autorevole che alza, quando necessario, il tono della voce e usa parole definitive".
Il mio articolo non era ovviamente - non capisco come mi si possa fraintendere da parte di alcuni che pure mi conoscono bene - un inneggiare all'uso degli sculaccioni, ma molto più modestamente il reagire, che sento doveroso, ad articoli sui quotidiani che inneggiano all'intervento statale in casa senza che nessuno li smentisca (io che mi occupo di educazione perché chiamato a farlo dai miei superiori non posso non smentirli, perché i genitori debbono essere sostenuti nella loro azione ducativa).
Ovviamente - e tu mi capisci bene - quello che a me interesse è proprio il recupero del "genitore autorevole che alza, quando necessario, il tono della voce e usa parole definitive". Di tali atteggiamenti dei genitori hanno oggi bisogno più che mai i bambini, di genitori che danno anche poche regole, ma che quando le danno fanno sì che queste siano poi seguite e non viziano i bambini urlando come degli sciamannati e poi lasciando agire lo stesso i bambini secondo i loro capricci. Di genitori che hanno proposte ed anche proposte alte e sanno conquistare i loro figli a tali proposte. Di genitori che riescono ad insegnare ai bambini il rispetto degli altri a partire dal rispetto dei fratellini che hanno in casa, di modo che i bambini imparino a vivere la politica a partire da quella prima "repubblica" con governo che è la famiglia.
Il senso del mio post era di ricordare che, dato questo quadro di amore e di vera educazione, se poi i genitori (l'ONU della famiglia) si vedono costretti ad intervenire 2 o 3 volte l'anno con uno sculaccione, non si debbono sentire in colpa per questo, perché talvolta, dinanzi ad esempio a liti fra fratelli, solo un intervento "fisico" è risolutivo. Tanto il bambino tornerà dopo 5 minuti a giocare, sentendosi amato ed anzi "contenuto" dai suoi genitori.
Il senso del mio post era di ricordare che un'educazione che eviti ogni minimo fallimento e ogni minima sofferenza ai bambini è viziante, perché, essi invece debbono imparare a reggere il "no": solo il "no" pronunciato e mantenuto tranquillamente dai genitori li aiuta a crescere, mentre la debolezza del modello di genitore proposto ormai da decenni vede un genitore che lascia fare tutto al figlio, pensando così di amarlo e facendo invece il suo male. Linea deleteria che è esattamente quella portata avanti da giornalisti che inneggiano a leggi che vietino gli sculaccioni in casa, invece di sostenere i genitori nel loro ruolo educativo.
Scrivo queste cose, non perché penso che tu non le condivida, bensì perché approfitto del tuo saggio post per spiegare meglio agli altri lettori cosa penso (anche se, per chi mi conosce, dovrebbe essere già ovvio).

Bene, ora perdonatemi, ma debbo andare a fare delle cose e sono costretto ad abbandonare la discussione.