«Le risposte errate sono determinate spesso dalla questione del “potere” che sembra essere il leit-motiv dominante della lettura storica che i ragazzi ricevono, vista sempre in termini conflittuali e propagandistici di gruppi alla ricerca di un dominio sociale. Le domande inter-disciplinari rivelano lacune molto grandi su Costantino, Lutero, Galilei, il rapporto fra filosofia, scienza e fede da attribuire, quindi, non ad un insegnamento specifico bensì a tutte le discipline in genere. Se si passa alle domande più propriamente liturgiche, la percentuale di risposte giuste è più alta rispetto alle questioni più propriamente teologiche. La sensazione è che le diverse discipline non si rendano conto di quanto una chiarificazione dei temi teologici incontrerebbe il gusto dei ragazzi. Nei risultati si tocca con mano una delle carenze più evidenti della scuola odierna, quella di fare sintesi, di fare chiarezza sulle questioni essenziali, senza perdersi in particolari e questioni metodologiche estranianti». La quarta indagine sull’Insegnamento della religione cattolica in Italia. I risultati di apprendimento: il sapere storico-teologico, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 12 /02 /2017 - 23:34 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito la bozza della sezione scritta da Andrea Lonardo per il volume Una disciplina alla prova. Quarta indagine nazionale sulla religione cattolica in Italia a trent’anni dalla revisione del Concordato, Cicatelli S.-Malizia G. (a cura di), Torino, Elledici, 2017, pp. 189-201. Per i risultati in genere e per una più ampia valutazione dell’indagine, cfr. su questo stesso sito le sezioni Insegnamento della religione e Educazione e scuola.

Il Centro culturale Gli scritti (12/2/2017)

I risultati di apprendimento: il sapere storico-teologico

1. Il questionario per le classi quarte primarie (Q1)

Il dato statistico, senza una corretta comprensione del contesto in cui inserito, è fuorviante. Vale la pena, per questo, iniziare l’analisi dei dati relativi a Gli studenti di fronte all’Irc, in merito ai contenuti dell’area storico-teologica, dalle domande che hanno un carattere inter-disciplinare.

Si potrà, in questa maniera, gettare uno sguardo, sebbene parziale, sulla globalità dei risultati che la scuola italiana riesce ad ottenere, in ordine alla trasmissione di contenuti. Certo si deve tenere conto che la scuola, oggi, preferisce una valutazione per “competenze”, mentre questa ricerca si rivolge invece ad alcuni precisi contenuti, così come si deve tenere presente che, non essendo l’indagine direttamente relativa alla totalità del sapere, i dati forniti sulle questioni inter-disciplinari forniscono indicazioni indirette. Nondimeno, come si vedrà, esse sono indicative e permettono di gettare un primo sguardo su questioni nodali della scuola e della trasmissione del sapere oggi in Italia.

Si può forse affermare che l’Idr segue in questo primo segmento la bontà della scuola primaria che viene generalmente apprezzata dagli studi valutativi sulla qualità dell’apprendimento più che nelle età successive. Si vedrà poi, ma merita attirare subito l’attenzione su questo punto, che le domande inter-disciplinari nelle età successive rivelano lacune molto grandi da attribuire quindi non ad un insegnamento specifico bensì a tutte le discipline in genere.

Non è possibile, comunque, una controprova incontrovertibile per il primo triennio perché non vi sono domande nel test somministrato – in ambito storico e teologico – esplicitamente inter-disciplinari, ad esempio sull’uomo primitivo o sul rapporto fede e scienza.

Nel test somministrato ai bambini al termine dei primi tre anni della primaria, i dati relativi alle questioni storiche e teologiche sono decisamente migliori che nelle classi successive, come si vedrà nel confronto con le età successive.

In questo tipo di domande le risposte giuste alla fine del III anno della primaria superano in genere abbondantemente il 50% delle risposte.

1.1 Le questioni storiche e teologiche più generali

In ognuno dei segmenti analizzati si è scelto di suddividere in due sotto-gruppi le questioni: da un lato quelle  relative alle questioni storiche e teologiche più generali, dall’altro quelle più legate alle feste cristiane e alla liturgia, perché, soprattutto nelle classi degli studenti più grandi di età si rileva, come si vedrà, una differenza significativa di competenze.

Per quel che riguarda il primo ambito questi sono più in particolare i dati.
Alla q. 9 – “Che cosa vuol dire che Dio è Padre?” – risponde correttamente il 71.3 % degli alunni. La forbice dei risultati va dalle scuole cattoliche di Roma con l’80.7 % , all’ottimo 74.5 % delle scuole di Acireale e Siena, senza mai scendere sotto il 57.4. Alla questione su che cosa voglia dire che Gesù è risorto (q. 32) risponde correttamente il 65.2 % del totale con le punte in alto delle scuole cattoliche di Roma e con Novara al 79.1 % e negli altri luoghi mai sotto il 68.2 %. Alla questione cosa sia il Padre nostro (q. 34) il 62.6 risponde correttamente con la punta in alto di Siena (70.5 %) e la punta in basso di Forlì (49.8), ma, ad eccezione di quest’ultima tutte le altre città sono sopra il 58.6 %. Alla questione cosa sia la Chiesa (q. 35) l’87.6 risponde correttamente con le punte in alto di Acireale con il 90.8 % e le scuole cattoliche di Roma con l’89.5 % e, comunque, mai sotto l’81.4 di Verona.

Alla questione cosa sia un miracolo (q. 42) il 77.3 del totale risponde correttamente, con una forbice che va dall’85 % di Acireale al 68.1 % di Forlì.

Solo in tre casi la percentuale è sotto il 50 %. Nella q. 58 sul nucleo della fede cristiana la risposta giusta “la resurrezione di Gesù” sfiora con il 49.1 % il 50 % generale (con la punta in alto delle scuole cattoliche romane i cui studenti rispondono correttamente nel 58.8 dei casi e quella in basso di Forlì con il 42.9 %, ma sono sotto il 50 %  anche Novara, Verona, Forlì e Acireale. Alla domanda su cosa sia un Sacramento (q. 47) le risposte corrette raggiungono il 48 % percentuale, che è però ben superiore alle risposte date alla stessa questione al termine del percorso della secondaria di primo grado (dove la percentuale della risposta giusta come si vedrà è, invece, solo del 30.3 %). Si va dalle percentuali più alte di Acireale (63.8 %) e delle scuole cattoliche di Roma 58.3 % alle più basse di Forlì (40.9 %) e di Verona (30 %).

In una domanda di ambito storico-teologico la risposta è largamente insufficiente: alla domanda cosa significhi il termine “cattolica” riferito alla Chiesa (q. 50), la percentuale scende sotto il 50 % e precisamente al 30.6, con la maggioranza delle risposte che sono errate. La punta in alto è costituita dalle scuole cattoliche di Roma con il 42.1 %, mentre quella in basso da Verona (19.9%) e Forlì (17.9 %).

Il nucleo della fede cristiana (q. 58) è riconosciuto correttamente dal 49.17 % dei bambini (si va dal 58.8 % delle scuole cattoliche romane al 42.9 % di Forlì).  

1.2 L’anno liturgico e le feste cristiane

Se si passa al secondo ambito, quello delle domande più propriamente liturgiche, analogamente a quanto sarà possibile rilevare dai segmenti successivi, la percentuale di risposte giuste è più alta rispetto alle questioni più propriamente teologiche.

Alla domanda come si chiami il tempo prima del Natale (q. 38) risponde correttamente l’83.4 % del totale, (con il 91.4 di Novara in alto e il 78.9 % di Verona in basso).

Alla questione cosa sia il presepe (q. 40) risponde giustamente l’87.1 (con Cagliari che raggiunge l’89.7 % e, in basso, Forlì con l’82.2 %)

Alla questione cosa sia la Pentecoste (q. 41) risponde esattamente il 66.5 del totale (con la punta di Acireale del 75.6 % e in basso Verona con il 52.8 %)

Alla questione cosa sia la Pasqua (q. 43) il 90 % degli alunni danno la risposta esatta con il 95.4 % di Acireale in alto e l’84.8 di Forlì in basso.

Alla questione cosa sia la Quaresima (q. 44) risponde bene il 79.3 con l’83.7 di Acireale in alto  e il 77.3 di Siena in basso.

2. Il questionario per le classi prime secondarie di I grado (Q2)

Nella situazione fotografata al termine della primaria, per quel che riguarda i temi storici e teologici, le questioni che riguardano i temi inter-disciplinari sono minori rispetto alle classi superiori e quindi è più difficile intuire se l’acquisizione o la mancata acquisizione di conoscenze sia legata alla scuola in generale o a determinate “materie”.

Nelle questioni inter-disciplinari presenti, gli studenti rispondono globalmente molto bene alle domande presenti nel test relativo a questa fascia di età, ma esse sono, ovviamente, più facili di quelle relative a Lutero o a Galilei dell’ultimo segmento delle superiori.

2.1 Le questioni storiche e teologiche più generali

Per quel che riguarda le questioni storico-teologiche più generali,  alla q. 26 che domanda dove siano morti S. Paolo e S. Pietro il 71.8 % risponde correttamente. La forbice spazia dall’80.6 degli studenti delle statali di Roma al 58.8 % di Forlì.

Alla q. 28 – la domanda cosa sia una catacomba - l’83.1 %risponde correttamente, con la punta in alto delle statali di Roma con il’87.4 % e quella in basso di Forlì con il 78.9 %.

Alla domanda quale sia stato l’imperatore romano che concesse la libertà di culto a tutte le religioni (q. 29) risponde correttamente il 55.3 %, con in alto il 62.9 % di Cagliari ed, in basso, il 49.4 di Forlì. 

Così alla domanda q. 46 su quale dei monumenti indicati abbia un valore religioso il 57.6 % risponde correttamente che è il Partenone, con la punta del 68.5 % delle scuole statali di Roma e del 49.9 in basso di Verona.

Più problematiche sono le risposte a quesiti più teologici.

Alla q. 18 su cosa sia il regno annunciato da Gesù il 36.2 risponde che è “una nuova vita in Cristo”, il 31.6 risponde che esso è “il riconoscimento di Dio come creatore”, il 18.8 che è il “ritorno di Cristo alla fine dei tempi” dove l’esitazione nelle risposte potrebbe derivare anche da una non chiara comprensione della cristologia (la risposta giusta vede in alto con il 58.6 % le scuole cattoliche di Roma ed, in basso, il 26.4 % delle statali di Roma).

Una problematica comprensione della cristologia è attestata anche dalla domanda che cosa significhi la parola Cristo (q. 19) dove il 49.9 % del totale risponde “Salvatore” e solo il 30.4 % l’“Unto, il Consacrato da Dio” (la forbice va dal 52.6 % di Cagliari al 21.9 di Novara).

Nella q. 42 su cosa distingua il cristianesimo dalle altre religioni il 36.2 afferma “la fede in un unico Dio” e solo il 29.8 “la fede nella Trinità” (dal 44.4 di Cagliari al 20.7 di Novara).

2.2 L’anno liturgico e le feste cristiane

Come negli altri segmenti molto migliore è l’acquisizione di dati relativi all’anno liturgico e alle feste, come sulle Palme (q. 35, risposta globale corretta al 61.1 %, con le punte in alto e in basso del 73.1 % di Acireale e del 51.6 di Forlì), sulla Pentecoste (q. 36 risposta corretta al 55.2 % con le punte del 64.6 di Acireale e del 45.6 di Forlì), sull’autore del primo Presepe (q. 37 al 57.6 % con in alto Cagliari con il 67.9 % e in basso Novara con il 44.7 %).

Si debbono però registrare esitazioni come alla q. 31 nella quale alla domanda perché la domenica sia il giorno di festa dei cristiani il 42.4 risponde che lo è “perché è il settimo giorno della creazione” e solo il 35.7 perché è il giorno in cui Gesù è risorto (nella risposta giusta si va 59 % di Cagliari al 25.7 di Forlì).

Nella q. 48 sul ruolo delle opere d’arte nelle chiese risponde correttamente il 68.23 affermando che esse “servono a far comprendere i contenuti della fede con il linguaggio dell’arte” (la forbice va dal 72.8 di Cagliari al 63.5 di Verona).

3. Il questionario per le classi prime secondarie di II grado (Q3)

Se giungiamo al test che fotografa la situazione al termine della secondaria di primo grado, sostanzialmente il quadro non cambia.

3.1 Le questioni storiche e teologiche più generali

Le domande inter-disciplinari su tematiche storiche e teologiche sono in numero minore nel questionario rispetto alle classi successive, ma dalle risposte si può vedere il livello generale della qualità dell’apprendimento.

Alla domanda sul motivo delle persecuzioni (q. 24) quasi la metà risponde correttamente (47.1 % “perché si rifiutavano di rendere culto all’imperatore”), ma la somma delle altre risposte è superiore (20.8 % “perché la Chiesa era vista come un potere alternativo”, 16.6 % “perché volevano imporre la loro fede”, 11 % “perché si ribellavano al potere dell’impero”), dove le risposte errate spingono sempre sulla questione del “potere” che sembra essere il leit-motiv dominante della lettura storica che i ragazzi ricevono, vista sempre in termini conflittuali e propagandistici di gruppi alla ricerca di un dominio sociale, svilendo così ogni innovazione creativa svincolata da questioni di potere politico. La risposta corretta spazia dal 53.1 % di Verona al 40.2 % delle scuole statali di Roma.

Lo stesso si può dire della questione 27 sul rapporto fra scienza e fede dove solo il 31.3 % risponde che “entrambe usano la ragione per cercare la verità”, mentre nel 33.3 % risponde che “non hanno nulla in comune” e rispettivamente il 21.9 % e l’8.5 % pone la fede come superiore al discorso scientifico o viceversa -  il dato testimonia quale comprensione del cristianesimo venga veicolata allo studente dai docenti delle diverse materie. Anche qui il paradigma della conflittualità e della “lotta”, in questo caso veritativa, fra la scienza e la fede sembra essere la chiave interpretativa maggioritaria proposta dalla scuola: evidentemente si tratta di una questione inter-disciplinare. Qui la forbice va comunque dal 33.5 % di Novara e Forlì al 26.1 % di Siena.

Ottime le risposte a questioni più semplici, come la domanda su cosa significhi essere cristiani (q. 25 il 78.1 % risponde “credere in Gesù Cristo morto e risorto” con la punta in alto di Novara con l’80.4 % ed in basso di Cagliari con il 72.4 %), su quali siano le basi di vita degli ordini religiosi (q. 41, 58.6 % con in alto i 64.7 % di Siena e in basso il 47.9 di Cagliari), su cosa sia un’eresia (q. 42 61.5 % con in alto il 65.7 % di Novara e delle scuole cattoliche di Roma ed in basso il 51.3 di Acireale), sul perché le religioni facciano uso di miti (q. 45, 53.1 % con una forbice che va dal 56.7 % delle cattoliche di Roma al 49.1 di Cagliari).

Molto più deboli ancora una volta le risposte alle questioni più propriamente teologiche. Alla domanda su cosa sia un Sacramento (q. 46) il 32.3 % risponde che è un “rito solenne che caratterizza alcuni momenti della vita, il 24.7 % che è una “forma di benedizione tipica della Chiesa cattolica” e solo il 30 % che è “un segno efficace della presenza salvifica di Dio nella vita dei cristiani”. La risposta corretta va dal 42.8 di Acireale al 21.6 % delle scuole cattoliche di Roma.

A quella relativa al principale risultato del Concilio di Trento (q. 43) il 41.2 % risponde correttamente che esso ha “riformato la Chiesa cattolica, ma il 20.2 che ha “accolto le idee di Lutero, il 12.5 che ha “ricostituito l’unità tra i cristiani e il 13.7 che ha “migliorato i rapporti tra ebrei e luterani”. La risposta giusta va dal 44.9 % di Verona al 34.8 % delle scuole statali romane.  

3.2 L’anno liturgico e le feste cristiane

La percentuale di risposte giuste aumenta anche in questa fascia di età relativamente alle questioni sulla vita della comunità cristiana e liturgiche. Così il 49.4 % risponde correttamente che la domenica è “una giornata per ricordare la resurrezione di Gesù” (q. 28 con una forbice che va dal 55.5 % di Novara al 41.5 % delle scuole statali di Roma), il 49 % che l’anno liturgico inizia “con l’Avvento” (q. 29 con punta in alto del 61.7 % ad Acireale ed in basso del 38.4 per gli studenti delle statali di Roma), il 69.4 % che l’Iniziazione cristiana abbraccia “Battesimo, Cresima, Eucarestia” (q. 47 con una forbice che oscilla tra il 74.7 di Novara e il 59.7 % di Cagliari).

4. Il questionario per le classi terze secondarie di II grado (Q4)

Il questionario somministrato dopo il biennio della secondaria di secondo grado conferma quanto detto al termine del triennio con ulteriori specificazioni.

4.1 Le questioni storiche e teologiche più generali

Per quel che riguarda le tematiche che sono di natura inter-disciplinare e, quindi, lasciano intuire la capacità anche di altri insegnamenti di lasciare un segno, è subito evidente la difficoltà nella comprensione di diverse questioni di notevole rilievo

Nella q. 31, relativa a Costantino, si vede come pesi ancora la falsa vulgata sul grande imperatore, nonostante sia appena trascorso l’anno costantiniano. Il 61.6 % degli studenti commette il grave errore storico di attribuire a Costantino l’editto che rende la religione cristiana religione ufficiale dell’impero, tradendo così una grave incomprensione dell’editto di libertà e ricalcando gli schemi ormai vetusti che lo “demonizzano”. Solo il 21.6 % risponde attribuendo a Teodosio la trasformazione. Come è noto a questi personaggi sono legate questioni altamente complesse, come il tentativo dello stato romano antico di comandare sulla Chiesa, imponendole una visione del dogma  e giungendo al cosiddetto cesaropapismouna corretta presentazione dell’alto medioevo, con l’origine del potere temporale del vescovo di Roma  è uno dei desiderata per una corretta presentazione della storia d’Europa, ma quei cinque secoli decisivi seguenti a Costantino sono ignorati dagli insegnamenti di storia e filosofia. Comunque la risposta giusta va dal 31.2 % delle scuole cattoliche di Roma per scendere fino al 14 % di Acireale.

Molto grave è che alla domanda su cosa sia il simbolo niceno-costantinopolitano (q. 32) la risposta più accreditata sia per gli studenti “la croce cristiana nel rito bizantino” (34.1 %), mentre solo il 31 % risponde che è un “antica professione di fede cristiana”. Qui nuovamente si manifesta non solo una “pecca” dell’Idr, ma anche una lacuna dell’intero curriculum scolastico. Evidentemente questioni cruciali come la novità della cristologia neotestamentaria non assumono un ruolo di rilievo. Il range delle risposte giuste va qui dal 37 % di Acireale al 21.3 delle scuole statali di Roma.  

La q. 33 sul significato dell’arianesimo non fa che confermare quanto detto. Ad una questione che dovrebbe interessare gli insegnamenti di storia, di filosofia e l’Idr, gli studenti rispondono con un maggioranza risicata in maniera corretta (il 34.4 %), mentre il 30.7 risponde che per l’arianesimo Gesù non è il “Figlio di Dio”, il 13.9 % che l’arianesimo ritiene che lo Spirito Santo “non è Dio come il Padre” (affermazione vera per quell’antica posizione, ma che non è il cuore dell’arianesimo), l’11.3 che Gesù Cristo “è uguale a Dio Padre”. La risposta giusta ha il punto più alto nel 36.9 di Acireale per scendere fino al 21.6 % di Forlì.

Allo stesso modo la questione n. 54 sulla Trinità ha il 43.6 di risposte corrette, ma il 26.8 % di studenti afferma che nella Trinità vi sono “una persona e tre sostanze divine”, il 14.4 “una persona e una sostanza divina” e il 9.6 “tre persone e tre sostanze divine”. Qui si va dal 44.3 % di Cagliari al 34.7 % delle scuole statali di Roma.

La teologia non sembra essere una questione di importanza suprema né per l’Idr, né per le altre materie ed una certa approssimazione risulta evidente, coinvolgendo anche le discipline della storia e della filosofia (e non solo). Tale peculiare posizione potrebbe derivare dall’eccesso di astrattismo di molta teologia contemporanea che non riesce a presentare in maniera esistenziale la novità enorme introdotta dall’incarnazione, ma anche dall’abitudine a limitarsi a raccontare i fatti della vita di Gesù, tralasciando di utilizzare un linguaggio “teologico”: dalla nostra esperienza risulta, ad esempio, evidentemente ignorato il modo di presentare la Parola di Dio secondo la Dei Verbum, con la chiara affermazione che è Gesù stesso ad essere la Parola di Dio, che è lui ad essere il mediatore e la pienezza della rivelazione, a differenza di altre religioni che pongono al centro della rivelazione divina il Libro Sacro.

Gli studenti rispondono, fra l’altro, al 77.1 % che la Bibbia e la Rivelazione sono fonti della rivelazione di Dio, cioè si ritrovano in quella che è la terminologia pre-conciliare, precedente alla Dei Verbum, che invece, ha rovesciato quel modo superato di esprimersi, affermando che dall’unica fonte della rivelazione discendono sia la Tradizione che la Scrittura, ponendo così in primo piano la rivelazione ed evitando volutamente di indicare come “fonti” la Bibbia e la Tradizione.

Alla q. 23 la maggioranza delle risposte (47.3 %) afferma che Cristo significa “unto, consacrato da Dio”, mentre ben il 37.1 % afferma che significa “Salvatore” e ulteriori percentuali scelgono altre risposte ancora. La cristologia narrativa sembra aver impoverito la cristologia fondamentale, prima ancora che quella dogmatica, cioè una presentazione di Gesù Cristo come pienezza della rivelazione. Le risposte giuste vanno dal 58.2 % di Forlì al 34.6 % delle scuole cattoliche di Roma.

4.2 L’anno liturgico e le feste cristiane

Gli studenti, invece, rispondono in maniera corretta con percentuali molto più alte, anche in questa fascia scolastica, quando si tratta di questioni liturgiche o di questioni relative all’anno liturgico ed alle sue feste, riconoscendo in questo modo la sua decisività come strumento di trasmissione della peculiarità del cristianesimo.

La questione 38 relativa all’Anno liturgico (si va dal 62.7 % degli studenti delle statali di Roma al 53 % delle scuole cattoliche romane), la 49 relativa all’Eucarestia (nelle risposte corrette si passa dall’80.2 di Novara al 71.1 di Cagliari), la 50 relativa alla Pentecoste (dal 74.5 % di Verona e Siena al 60 % di Acireale), la 51 relativa all’icona (le risposte giuste vanno dal 55.7 di Novara al 39.1 di Cagliari), la 52 relativa al diaconato (la risposta corretta va dal 52.4 di Cagliari al 38.1 % degli studenti delle scuole cattoliche romane) hanno percentuali di risposte positive molto più alte di quelle maggiormente inter-disciplinari e più propriamente teologiche.

Anche la risposta al quesito su quali siano le tre virtù teologali (q. 55) ha una percentuale di risposte giuste molto più alta (la forbice va dal 64.8 di Verona e Siena al 56.4 delle scuole cattoliche romane).

Alla domanda 58 sul nucleo della fede cristiana la risposta ha percentuali simili a quella degli studenti ormai in vista della maturità e anche qui alla maggioranza appena sopra il 50 % che risponde “la resurrezione” di Cristo fa da contrappeso il 24.5 % che ritiene la “fraternità” il messaggio proprio del cristianesimo. Le risposte positive spaziano dal 60.6 % di Verona e Siena al 48 % di Forlì.

Si può collegare, comunque, a tale quesito anche il n. 36 che mostra come niente possa essere dato per scontato, incrociando le domande: alla domanda su quale sia il fondamento della speranza cristiana la maggioranza degli studenti di questa fascia di età risponde “l’immortalità dell’anima” (42.3 %), il 37.2 la “resurrezione di Gesù”, il 10.7 % la “reincarnazione” e il 5.5 % “l’attesa del messia”. Se si scompone il dato perle diverse città le risposte giuste vanno dal 41.3 di Verona e Siena al 31.8 degli studenti delle statali di Roma. Anche dinanzi a tale risultato abbastanza sorprendente, si deve tenere presente che il tema dell’anima e del corpo, così come della differenza fra resurrezione e reincarnazione dovrebbe essere decisivo anche nell’insegnamento della filosofia e della storia e non solo dell’Idr. La sensazione è che le diverse discipline non si rendano conto di quanto una chiarificazione di tali temi incontrerebbe il gusto dei ragazzi e, comunque la confusione della cultura mediatica su tali temi non giova certo ad un approfondimento chiarificatore della questione.   

Alla q. 57 sul significato del termine “ cattolica” riferito alla Chiesa, infine, si passa dal 46.9 di Novara al 36 % degli studenti delle scuole cattoliche di Roma.

5. Il questionario per le classi quinte secondarie di II grado (Q5)

Il test somministrato agli studenti al termine della secondaria di secondo grado non permette di cogliere una differenza fra i quesiti relativi al campo storico-teologico e quelli relativi alle feste liturgiche perché si è scelto evidentemente di omettere dal questionario domande relative alla liturgia. Molto più numerose sono invece le domande di ambito interdisciplinare e, quindi, diventa più facile tentare una risposta alla questione se le lacune contenutistiche relative alle domande proposte dipendano dall’assimilazione dei contenuti propri dell’Insegnamento di religione cattolica o più ampiamente dall’insegnamento globale ricevuto. Come si vedrà subito, i dati orientano in questa seconda direzione

Le domande specifiche che affrontano questioni interdisciplinari sono innanzitutto quelle che riguardano personaggi decisivi dello sviluppo storico che lo studente incontra sia nell’itinerario di Idr, sia nelle lezioni di storia, sia in quelle di filosofia, sia in quelle di storia dell’arte, sia in quelle delle diverse discipline scientifiche – ovviamente non sempre in tutte. Tali domande riguardano specificamente San Francesco (q. 27), Lutero (q. 29), Galilei (q.30), Michelangelo (q. 31).

Ora è interessantissimo cogliere immediatamente come su tali questioni interdisciplinari le diverse discipline abbiano prodotto risultati che non è possibie definire pienamente soddisfacenti.

Nella domanda su San Francesco (q. 27) – tema che riguarda ovviamente non solo l’Irc, ma soprattutto le discipline storiche – ben il 29.4 % degli studenti ha risposto erroneamente affermando che “contestò violentemente le ricchezze della Chiesa”. Solo il 37.7 % degli studenti ha risposto adeguatamente affermando che “rinnovò la Chiesa con l’esempio di una vita fedele al Vangelo”. La forbice dei dati delle risposte corrette va comunque dal 44.6 % di Siena al 30.4% di Cagliari.

Già questa prima questione inter-disciplinare pone la domanda su quale visione di Francesco e del Medioevo venga proposta dalla scuola italiana, se cioè Francesco venga proposto come un’eccezione ad un tempo buio al quale “violentemente” Francesco si oppose o se invece Francesco sia stato un uomo profondamente medioevale, amante del suo tempo e della Chiesa nella quale visse, che si adoperò, insieme a tanti suoi contemporanei, ad un rinnovamento. La scuola sembrerebbe qui ripetere le ambiguità che su tale questione permangono nella cultura universitaria del paese.

Ancora più stupefacenti sono le risposte alla domanda su Martin Lutero (q. 29) che vede in gioco l’Idr, la storia, ma anche la filosofia. Solo il 41.8 % degli studenti afferma che la salvezza per la dottrina luterana si ottiene “attraverso la sola fede”, mentre ben il 30.3 % afferma che essa si ottenga “tramite le opere buone”, il 13.2 % che si ottenga “tramite l’ascesi personale” ed il 6.6 % che si ottenga “tramite lo studio” – dove la somma delle risposte errate supera ampiamente la risposta giusta. Scomponendo i dati per le diverse città si va dal picco in alto delle risposte giuste al 48.5 per Siena a quello in basso del 33.3 % degli studenti delle scuole cattoliche romane.

Ora tale quesito, più ancora del precedente su Francesco d’Assisisi, è molto più pertinente alle discipline storiche  che non all’Idr che tratta specificamente della religione cattolica.

Se ne potrebbe desumere che la figura di Lutero così come la sua dottrina non vengano più presentate scientificamente con la sua forte affermazione che l’uomo viene salvato “sola fide”, affrontando la fatica di dover insegnare ai giovani perché il riformatore luterano ritenesse la fede in Cristo morto per i peccati dell’uomo così decisiva da relativizzare le opere e le scelte dell’uomo. Si può forse ipotizzare che la figura di Lutero viene presentata a tal punto da un punto di vista meramente “contestativo” da omettere l presentazione del suo contributo teologico più importante.

La questione successiva su Galileo Galilei (q. 30) riguarda invece, oltre all’Idr, gli insegnamenti di scienze e di filosofia, oltre che, ancora una  volta, della storia.

Solo il 43.7 degli studenti risponde correttamente che era cattolico, mentre la maggioranza degli studenti risponde in maniera errata, affermando che egli era ateo (25.8 %), scettico (18.1 %) o protestante (5 %). Il dato scomposto  va dal 60.2 % di Siena al 32. 4 % di Cagliari. Come si vedrà incrociando anche altri dati sul rapporto fra fede e scienza che emergono da domande più generali, si può ipotizzare che la questione sia ancora così gravata da pre-giudizi ideologici a motivo dei quali non emerge che Galilei fu e restò sempre cattolico, che le sue ricerche scientifiche estremamente innovative sui satelliti di Giove così come sulla superficie lunare “mappata” al cannocchiale furono sempre apprezzate dalla Chiesa del tempo, mentre il suo contributo più profondo e duraturo alla questione dell’eliocentrismo  non fu tanto scientifico – egli propose una prova fallace, asserendo che le maree erano la prova del movimento della terra – bensì esegetico, poiché egli difese, contro il papa del tempo, la tesi che se fosse stato provato che era la terra a girare intorno al sole sarebbero stati gli esegeti ed i teologi a dover trovare una diversa interpretazione del brano di Giosuè perché la Bibbia, a suo dire, non poteva errare.

La domanda sugli affreschi della Sistina dipinti da Michelangelo (q. 31) permette di cogliere, invece, una diversa angolatura inter-disciplinare, il risultato degli insegnamenti  dell’Idr e, più ancora, delle discipline storico-artistiche. Questa volta è la maggioranza degli studenti (il 59.1 %) a rispondere correttamente che nella volta sono dipinti gli episodi della Genesi, ma è comunque consistente il numero di coloro (40.9 %) che rispondono che vi sono dipinte scene dell’Esodo o del Vangelo o dell’Apocalisse. La forbice dei dati va dal 70.2 delle risposte giuste fornite dagli studenti delle scuole cattoliche romane al 52 % delle scuole di Cagliari.

Bisogna qui considerare che in diversi Istituti superiori non si fornisce un insegnamento di Storia dell’arte – i dati relativi alle Secondarie di secondo grado meriterebbero un lavoro a partire da una scomposizione del dato fra i Licei e le altre Superiori. Il fatto, comunque, che quello che è forse l’affresco più noto in tutta Italia, la Creazione dell’uomo dipinta da Michelangelo, non sia immediatamente visualizzato e richiamato alla mente da studenti che sono ad un passo dalla Maturità è un dato che offre spunti di riflessione sulla conoscenza del patrimonio artistico italiano da parte delle nuove generazioni.      

Anche le altre domande sul rapporto della fede con la scienza (q. 13 sul progresso scientifico e q. 45 sull’evoluzione) mostrano risposte che non possono non interrogare in chiave inter-disciplinare: solo il 29.5 % risponde che la Chiesa accetta il progresso scientifico mentre il 41.6 afferma che la Chiesa lo accetta solo a condizione che sia subordinato ai valori della fede e il 19.4 più il 5.7 nega tale accettazione per diverse ragioni. Similmente il 32.1 %  più il 13.7 % ritiene che la Chiesa rifiuti l’evoluzione (anche se per motivi diversi), il 5.7 % ritiene che lo accetti perché obbligata a farlo e solo il 41.5 % perché “non contraddice la fede in Dio creatore”. Precisando i due dati le risposte corrette alla questione sul progresso scientifico vanno dal 35 % degli studenti di Forlì al 18.4 % di quelli di Cagliari, mentre quelle sull’evoluzione vanno dal 51 % degli studenti delle cattoliche romane al 30.9 % degli studenti veronesi.

Si può intuire da tali dati come la scuola tutta intera non riesca ancora a presentare una visione serena del rapporti fra discipline scientifiche e discipline umanistiche per cui i ragazzi non riescono a scindere le loro “emozioni” nei confronti della Chiesa dal fatto storico certo che la Chiesa è favorevole al progresso scientifico e alla teoria dell’evoluzione: la lezioni di Galilei che affermava che scienza e Sacra Scrittura sono due verità di livello diverso non in contrasto fra di loro non appartiene con chiarezza al loro bagaglio culturale.

Anche su altre questioni centrali della modernità – che sono affrontate dall’Idr come dalla Filosofia, dalla Storia e dalla Letteratura, oltre ad essere pane quotidiano di ogni disciplina – non è difficile scorgere come le problematica in questione non siano ancora maturate al termine del cammino scolastico. Alla questione 9 sul rapporto fede e ragione il 32.4 % afferma che la fede non ha bisogno della ragione ed il 5.9 che esse sono inconciliabili, anche se la maggioranza – il 51.1 % - afferma che sono entrambi fondamentali per conoscere la verità. Si va qui dal 60.4 % di risposte corrette a Forlì al 42.4 a Cagliari.

Alla domanda che cosa significhi la secolarizzazione (q. 15) il 33.6 risponde con un’affermazione che è il contrario del post-moderno affermando che essa è la “fede nel progresso”, il 16.9 % che significhi “credere genericamente in Dio” e l’8 % che essa sia la “negazione convinta di Dio”, mentre solo il 27.8 % risponde che essa è il “vivere come se Dio non ci fosse”. La forbice delle risposte corrette va dal 40.8 di Forlì al 17.2 di Cagliari.

Al di là della formulazione della questione che poteva essere più precisa è evidente che la maggioranza degli studenti non è in grado di comprendere il processo della “secolarizzazione” nella sua vera portata, ma questo forse dipende dal fatto che la scuola non si occupa di ciò che è recente e contemporaneo.

I dati mostrano che, in chiave inter-disciplinare, è difficile oggi per la scuola trasmettere una visione chiara di contenuti e snodi storici, filosofici e scientifici: non devono stupire allora i dati che riguardano in maniera più esclusiva il patrimonio di conoscenze relative al cattolicesimo (ma, in realtà, parte anch’esse di una conoscenza generale del mondo).

Diverse domande riguardano il Concilio Vaticano II e non, genericamente, il suo “stile”, bensì i suoi concreti documenti. Le risposte, conformemente a quelle già viste, sono imprecise e lasciano la sensazione che si sia parlato della grande assise, ma senza fare uno studio dettagliato nei suoi documenti principali.

Solo il 42 % (q. 37 con una forbice che va 50.3 % delle cattoliche di Roma al 36 % di Cagliari) risponde correttamente alla questione su cosa sia un Concilio, solo il 54.1 (q. 38 con una forbice che va dal 68.9 di Siena al 46.5 di Forlì) risponde correttamente alla questione su chi abbia convocato il Vaticano II, solo il 32 % (q. 39, con punta in alto del 44.8 degli studenti di Siena e quella in basso del 25.7 di quelli di Verona) risponde correttamente individuando fra 4 alternative la Lumen gentium come documento conciliare, solo il 25.2 (q. 40 con un’oscillazione dal 41.3 % di Siena al 18 % di Cagliari) sa indicare di cosa si occupi la Gaudium et spes. Più precise sono le risposte su cosa sia un’enciclica (q. 43, 51.9 % totale con punta del 61.7 delle scuole cattoliche di Roma ed in basso del 29.2 % di Cagliari) e quale sia la prima enciclica sociale della Chiesa (q. 44, 50.2 % totale con la percentuale di risposte giuste del 66.9 a Siena e del 24.8 a Cagliari). Il raffronto fra i dati lascia intuire che tale documento sia meglio conosciuto perché legato alla storia passata che è meglio approfondita dalla scuola, mentre il Concilio viene ritenuto troppo moderno e, quindi, trascurato nei libri di testo e nell’insegnamento. Ad esempio, appare evidente che solo una lettura diretta di alcuni passaggi della Gaudium et spes permetterebbe allo studente di impadronirsi del suo contenuto.

Se si viene, infine, alle questioni di fondo che riguardano l’identità del cattolicesimo forse più interessanti delle questioni riguardanti il significato del termine escatologia (q. 12 con il 58.7 % che risponde correttamente, con un’oscillazione che va dal 68.1 % degli studenti di Acireale al 49.2 % di quelli di Verona) o la raffigurazione dello Spirito Santo (q. 32 con il 48.7 % che risponde correttamente, ma si potrebbe aggiungere anche il 31.15 % che fornisce una seconda risposta altrettanto corretta, con una forbice che va dal 60.9 % di Siena al 27.2 di Cagliari) o la questione più “tecnica” sui diversi gradi del sacramento dell’Ordine (q. 56 con il 36 % che risponde correttamente, con una forbice che va 42.3 di Siena e Acireale al 21.2 di Cagliari), sono la questione riguardante il significato del termine “cattolico” (q. 33 con il 40.2 % che risponde correttamente, con punta in alto del 47.8 a Siena e, in basso, del 32.4 a Cagliari), la questione sul significato del termine “salvezza” (q. 57 con il 43.2 % che risponde correttamente, con una forbice dal 52.4 delle scuole cattoliche romane ed il 33.2 % di Cagliari) e la domanda sul nucleo centrale della fede cristiana (q. 58 con il 53.3 % che risponde correttamente con un range che va dal 59.1 di Verona al 38.8 di Cagliari).

Anche se sarebbero necessaria ulteriori indagini sociologiche si può intuire che la presentazione della fede cristiana nell’Idr non si è soffermata innanzitutto su ciò che è specificamente teologico per chiarire l’identità cristiana. Il fatto che il 34.9 % degli studenti affermi che la “salvezza” è il “destino finale che attende ogni uomo dopo la
morte” potrebbe indicare che non è stato con loro chiarito perché l’uomo abbia bisogno di salvezza in questa vita
e non solo nella futura. Il fatto poi che alla domanda su quale sia il “nucleo centrale del cristianesimo” il 32.6 % degli alunni risponda il “messaggio della fraternità” potrebbe indicare che l’Idr ha in qualche modo sorvolato la questione teologica del centro del cristianesimo o non abbia saputo mostrare quale rapporto vi sia fra l’incarnazione del Figlio e la nuova antropologia teologica che ne è derivata.

Le risposte a quest’ultima domanda sono ancor più interessanti perché vanno a toccare una delle carenze più evidenti della scuola odierna, quella di fare sintesi, di fare chiarezza sulle questioni essenziali, senza perdersi in particolari e questioni metodologiche estranianti. Probabilmente l’esitazione della risposta al quesito n. 58 sul nucleo della fede cristiana manifesta che parte degli studenti avrebbero difficoltà ad esprimere al termine del loro percorso scolastico una formulazione chiara di quale rapporto intercorra fra la novità della rivelazione cristiana e la nuova visione di uomo che vi corrisponde.