Il mondo degli adolescenti, tra complessità e contraddittorie bellezze. Il confronto tra adulti e ragazzi può essere «un’occasione imperdibile di riappropriazione di un mondo nuovo che non abbiamo ancora compreso», di Roberto Contu. La nuova rubrica #quindiciventi di Romasette

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 18 /12 /2017 - 10:30 am | Permalink | Homepage
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo dal sito di Romasette un articolo di Roberto Contu pubblicato il 6/12/2017. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (10/12/2017)

Quando il direttore di Romasette.it mi ha proposto una rubrica sugli adolescenti, un secondo dopo la gratitudine, ho chiesto di potere riflettere un po’ prima di accettare. Insegno da quindici anni in un istituto di secondo grado e mi occupo di didattica e di formazione degli insegnanti, da anni mi capita di scrivere sulla scuola e, non ultimo, due dei miei tre figli sono adolescenti: il tema dovrebbe essere per me pane quotidiano. Eppure la prima preoccupazione è stata sul cosa non avrei voluto scrivere in una rubrica che parla di adolescenti piuttosto che su cosa avrei potuto scrivere. Provo a spiegare. Oggi mi pare siano ricorrenti due tendenze ogni volta che gli adulti affrontano questo tema. La prima riguarda l’enfatizzazione della difficoltà dello sguardo tra generazioni, quasi sempre esercitato dall’alto verso il basso. Tanto più in una società dove la distanza d’età tra genitori e figli è andata aumentando, il confronto tra noi e i nostri tempi e loro e il loro tempo sembra sempre più arduo, per qualcuno impossibile. La seconda tendenza è quella dell’enfasi sul montare del dato emergenziale. A scuola, sui media, al parco tra genitori, in parrocchia, dire adolescenza è sempre più dire, a caso e in ordine sparso, bullismo e cyberbullismo, violenze e fragilità, dipendenza dal mondo digitale, sessualizzazione precoce, incapacità della gestione emotiva, mancanza di motivazioni. Ecco, in queste due tendenze, semplificate in modo sbrigativo, si compendia tutto ciò che non vorrei scrivere in questa rubrica. Non perché non ci sia del vero in analisi del genere: sarebbe stupido negare il realismo di un certo tipo di sguardo. Ma di questo in molti dicono e scrivono meglio del sottoscritto. Credo però che in questa alterità così burrascosa (mi basta pensare al dopocena di ieri, tra fuoco e fiamme con un figlio, sulla via crucis per la gestione del suo smartphone) esista ben più di un piano inclinato verso il basso o peggio di un precipitare verso l’abisso. E lo dico non solo per l’esperienza quotidiana di un volto altro del mondo adolescenziale, assolutamente carico di bellezza. Per quanto altrettanto vero, per quanto esperienza dei molti che sanno accendere luci piuttosto che spegnerle, non sarebbe sufficiente ribadire il volto luminoso dell’adolescenza: rientrerebbe in ciò che è sempre stato l’eterno incontro/scontro tra le generazioni. Lo dico piuttosto per una convinzione anzitutto di pensiero, precisa, riguardante il nostro tempo e da questo determinata. Sono persuaso che oggi questo confronto, al netto della gran fatica che impone, sia per noi adulti occasione imperdibile di riappropriazione di un mondo nuovo che non abbiamo ancora compreso, altro da quello che è stato e che loro abitano già. I nostri adolescenti comunicano in modo diverso, stanno nella storia in modo diverso, conoscono in modo diverso. I nostri adolescenti amano in modo diverso, odiano in modo diverso, soprattutto azzerano un bagaglio valoriale che è stato valido per generazioni. Questa apparente tabula rasa spesso ci spaventa fino a diventare un lutto impossibile da elaborare. Eppure mi domando: siamo sicuri che il vuoto che questa generazione sta facendo sia un deserto senza vita? Non potrebbe essere invece un inedito spazio di libertà abitabile anzitutto da noi adulti? Siamo sicuri che sia necessariamente un male la rimessa in discussione delle pietre angolari della nostra generazione, siano esse antropologiche, culturali, ideali, spirituali? Potrebbe esserlo, certo, ma per dichiarare il default c’è sempre tempo. Chissà se invece, provando a visitare il mondo degli adolescenti, nelle sue irriducibili complessità e contraddittorie bellezze, non possa aprirsi proprio per noi adulti un nuovo e inatteso spazio di conoscenza e di speranza. Sì, proprio a partire da quelli che ci sembrano gli spauracchi peggiori e su cui vorrei provare a dialogare con voi in questa rubrica. Appuntamento tra quindici giorni.