Egitto. Una cattedrale dedicata ai martiri egiziani decapitati in Libia, di Loula Lahham

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 19 /02 /2018 - 00:19 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal sito dell’Agenzia di stampa Asianews un articolo di Loula Lahham pubblicato il 17/2/2018. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (18/2/2018)

Wael Mories, 2015

Il Cairo (AsiaNews) – Era il 15 febbraio 2015: sulle coste della città libica di Sirte, i membri del cosiddetto Stato islamico (Daesh) hanno decapitato a sangue freddo 21 giovani copti egiziani, registrando e pubblicando il loro crimine in un video col titolo: “Messaggio firmato col sangue, destinato alla nazione della Croce”.

La sera stessa l’Egitto ha risposto con bombardamenti aerei verso alcuni agglomerati dei jihadisti autori del massacro e all’indomani dalla diffusione del video, il presidente egiziano Abdel-Fattah Al-Sissi si è recato nella cattedrale di san Marco al Cairo, sede del patriarcato copto ortodosso, per presentare le sue condoglianze a Tawadros II, papa dei copti ortodossi.

Sono seguiti sette giorni di lutto nazionale. In seguito, le famiglie delle vittime hanno ricevuto una ricompensa e beneficiano di una pensione mensile pari al salario che quei giovani operai guadagnavano, dopo essere partiti per lavorare in Libia e sostenere le loro famiglie.

Questa settimana, tre anni dopo il massacro, le famiglie dei defunti ricordano i loro figli nel dolore e nella gioia: essi hanno ora una cattedrale in onore dei loro figli, dal titolo “Cattedrale dei martiri della fede”.

Qualche giorno dopo il massacro, Tawadros II, capo spirituale dei copti d’Egitto, ha deciso di iscrivere i 21 martiri decapitati da Daesh nel Synaxarium, il libro storico sacro dei martiri della Chiesa copta ortodossa.

La cattedrale è stata costruita nel piccolo villaggio di Al Ur, il villaggio natale della maggioranza degli uccisi, vicino alla città di Samalut nell’Alto Egitto, a circa 245 km a sud della capitale egiziana. Gli altari della nuova cattedrale sono stati benedetti e santificati il 14 febbraio per mano di Amba Pavnatius, il vescovo della regione; la prima messa è stata celebrata l’indomani, 15 febbraio con la presenza del governatore della città e infine, ieri venerdì, all’inizio del weekend egiziano, la chiesa è stata aperta per le messe settimanali.

Intanto, le famiglie dei defunti attendono sempre i risultati delle analisi del Dna da parte delle autorità egiziane, dopo la scoperta delle spoglie dei martiri in una grotta a Sirte (Libia), per poter ricevere le reliquie dei loro figli che con ogni probabilità saranno custodite in vetrine al pianterreno della cattedrale.

La cattedrale dei Martiri della fede è stata costruita da un gruppo di ingegneri delle Forze armate egiziane a spese del governo, su una superficie di 4mila mq, al costo di circa 10milioni di lire egiziane (circa 45.700). Essa è stata costruita su due piani: un piano terreno, dove saranno esposte le spoglie dei martiri, avvolti in stoffe di velluto, secondo la tradizione copta, più una biblioteca, una sala di ricevimento e altre sale per i servizi sociali. Il piano superiore finge invece da cappella.

Hanno detto

I nostri fratelli sono in paradiso. Noi siamo felici per questo e preghiamo per loro.
Emad Soliman, fratello del defunto Magued Soliman

È pazzesco il numero di fedeli giunti qui per l’inaugurazione della cattedrale. Esso sorpassa di molto il numero di coloro che erano venuti tre anni fa per i funerali dei martiri. Vi erano anche dei musulmani.
Makine Zaki, padre del defunto Milad Zaki 

Ho camminato con la mia famiglia per due chilometri nel freddo stamane alle 5 del mattino per essere presente alla prima messa della nuova cattedrale. Sento che mio fratello è sempre con noi e non ci ha mai lasciato.
Makati Nagati, fratello del defunto Luka Nagati e cugino del defunto Essam Baddar

Sono felice di vedere un edificio in loro nome, ma sento forte il dolore della separazione. In un attimo, cerchiamo i nostri giovani e non ci sono più.
Anonimo all’uscita della messa

È un giorno di festa. Tutti sono nella gioia e le donne lanciano grida di gioia.
Kaddis Adel, amico di diversi dei defunti

Non vedo l’ora di assistere al ritorno delle spoglie dei nostri martiri, perché possiamo venerarle nella nostra cattedrale.
Amir Nadi, cugino del defunto Tawadros Farag

Mio figlio era partito per la Libia per migliorare le sue condizioni finanziarie, per poter coprire le spese nella creazione della sua nuova famiglia e del suo nuovo focolare. Ma è stato ucciso perché era copto.
Nached Wilson, padre del defunto Samuel Nached

Lo Stato ha mantenuto le sue promesse: esso si è reso cura delle famiglie dei defunti e ha costruito la cattedrale. Noi lasciamo che la giustizia prenda il posto della vendetta.
Baddar Samir Isaac, padre del defunto Essam Baddar