L'università nella sua storia, di Goffredo Coppola - Guido Calogero - Francesco Guidi

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 16 /09 /2018 - 14:04 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal sito della Treccani alcuni brani della voce L'università nella sua storia dell’Enciclopedia Italiana, voce edita nel 1937 a cura di Goffredo Coppola - Guido Calogero - Francesco Guidi. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Università ed, in particolare, [Origine medioevale e sviluppo dell’]Università, di Carla Frova.

Il Centro culturale Gli scritti (16/9/2018)

N.B. de Gli scritti
Nonostante le voci dell’Enciclopedia Italiana Treccani degli anni ’30 siano ovviamente datate e rispecchino, in talune sfumature, le problematiche politiche di quel tempo, esse si rivelano spesso estremamente ricche e precise. Raccomandiamo anche questa voce per la sua prospettiva estremamente chiara nel seguire il fil rouge dello sviluppo dell’istituzione universitaria dal medioevo ad oggi.

L'università nella sua storia, di Goffredo Coppola - Guido Calogero - Francesco Guidi (1937)

Genesi e caratteristiche fondamentali

La storia dell'istituzione scientifica e didattica che nella tradizione moderna si designa col semplice nome di "università" sembra possa far risalire le sue origini a una età più antica di quella che vide nascere la medievale universitas. E invero non mancarono nell'antichità classica istituzioni che per la profondità della ricerca scientifica in esse compiuta, per il metodo della trasmissione del sapere mercé insegnamento e dibattito, per la secolare costanza della tradizione possano essere paragonate assai da vicino all'università medievale e moderna. Basta citare, quale esempio principe, quello dell'Accademia platonica, di vita quasi millenaria: esempio al quale possono facilmente aggiungersi quelli delle altre principali scuole filosofiche e scientifiche del mondo classico. E se tali scuole sorgono come istituzioni private, e in particolare (come nel caso dell'Accademia platonica), quali associazioni di singoli assumenti la forma giuridica del thiasos, cioè della comunità per il culto religioso, venendo con ciò per certo aspetto ad anticipare la struttura dell'universitas medievale in quanto, appunto, "corporazione", non mancano d'altro lato, specie nell'età più tarda, anche istituzioni dipendenti dall'autorità pubblica (come, per es., le scuole giuridiche dell'impero romano), e quindi rispondenti all'altro aspetto che venne in larga misura assumendo l'università in fasi più avanzate della sua evoluzione. Cosicché non sembra che sussistano motivi per non far cominciare già dall'antichità classica la storia di tale istituzione.

Quel che peraltro segna nettamente il distacco fra la tradizione classica e quella medievale, da cui notoriamente si fa dipendere la genesi dell'università moderna non solo nel senso che essa ne è la diretta erede istituzionale ma anche in quello che ne continua lo spirito e la struttura, è il fatto del particolare riconoscimento giuridico, che l'università medievale e moderna concede a chi ha profittato del suo insegnamento. L'università antica (se così piace chiamarla) non conferisce gradi accademici: Platone e Aristotele ignorano la licentia docendi, per la quale non esiste infatti, in greco, alcun termine tecnico. Non solo, quindi, l'università medievale, la cui genesi è uno tra i fenomeni più salienti di quello che è stato detto il "rinascimento del secolo decimosecondo", è distaccata dalla tradizione classica da una lunga soluzione di continuità storica, ma essa se ne distingue per una caratteristica essenziale, che resta invece sostanzialmente immutata attraverso tutta l'evoluzione posteriore.

Per bene intendere questa sua caratteristica è necessario considerare la genesi dell'istituzione, e in primo luogo i nomi che la designano, e che ne costituiscono di per sé stessi i più antichi documenti.

Tali denominazioni sono, sostanzialmente, da un lato quello di universitas (con i varî genitivi che, come si vedrà, debbono specificare questo termine), dall'altro quello di studium generale. Quest'ultimo è il nome che più propriamente e ufficialmente designa l'università medievale in quanto istituto d'insegnamento: e va inteso nel senso di "luogo di studî aperto a tutti", il termine di generale (o commune, o universale) riferendosi al pubblico che poteva frequentarlo e non all'ambito degli studî in esso professati (s'incontra infatti, per es., la formula studium generale in iure canonico, o in quavis licita facultate, non dipendendo quindi quell'attributo dal fatto che lo studium possedesse tutte le "facoltà", e potendo anche sussistere quando ne possedeva una sola).

Per ciò stesso, quando s'incontra la formula universitas studii, non è da vedere in essa qualcosa di simile a quella che più tardi sarà l'"università degli studî", nel senso di centro d'amministrazione dell'universo scibile: essa vale infatti solo per "la corporazione dell'istituto d'insegnamento" (cioè la corporazione che esercisce tale istituto), esattamente come, all'inverso, studium universitatis è "l'istituto d'insegnamento appartenente alla corporazione". Universitas, d'altronde (come i termini corpus, collegium, societas, communio, consortium, che possono sostituirlo, talora fondendosi con esso, per es. in universitatis consortium o universitatis collegium: e cfr. ancora communionis consortium, ecc.) è la "corporazione", e sottintende quindi la specificazione magistrorum o scholarium, a seconda delle due forme tipiche che, come si dirà, assunse tale organismo in quanto corporazione d'insegnanti o corporazione di studenti.

Ora, la sopra ricordata caratteristica costitutiva dell'università medievale dipende direttamente dal suo aspetto di corporazione di docenti. Come ogni corporazione artigiana, per difendere i suoi membri dall'illecita concorrenza altrui, stabilisce le norme che dando ingresso nella corporazione medesima, autorizzano ad esercitare quell'arte, cosi l'universitas magistrorum, dopo congruo esame, concede la licentia (o facultas, donde il nome di "facoltà", che passò poi a designare il complesso d'insegnamenti rispetto a cui essa era conferita) ubique docendi. Ciò che è determinato dall'attribuzione di tale licentia è quindi, essenzialmente, un'assunzione dello scolaro nell'ambito stesso dei docenti, implicito nel titolo stesso, che esso perciò viene ad assumere, di magister o di doctor: ma naturalmente il nuovo insegnante non si aggrega di regola a quelli che lo hanno accolto tra loro, e, dopo una lezione inaugurale (che può essere d'altro lato la prova stessa su cui si fonda l'attribuzione del titolo dottorale), lascia l'università per andare a svolgere altrove la sua attività didattica, o semplicemente quella professionale (ai doctores legentes - cioè che effettivamente "leggono", ossia insegnano, in quanto l'insegnamento si svolge principalmente come lettura e commento di un classico della disciplina, o di un testo di leggi: donde l'origine del nome "lezione", e per es., in Germania, l'unicità del termine lesen per "leggere" e "far lezione all'università" - vengono così a contrapporsi i doctores non legentes).

Ora, tutta l'evoluzione strutturale dell'organismo universitario, che si è venuta compiendo attraverso i secoli, può vedersi configurata nella diversa maniera e misura in cui, caso per caso, si è realizzato o meno tale distacco del magister o doctor, che riceve il titolo, da quei magistri o doctores che glielo conferiscono. Basta considerare anche soltanto alcuni dei modi in cui la terminologia e la tradizione medievale sopravvivono in situazioni che nella sostanza ormai ne divergono e la varia misura in cui ne divergono, per avvertire come l'intera evoluzione dell'istituto universitario si compia entro quel quadro.

Quello che per lo studente italiano è la "tesi (o "dissertazione") di laurea", per lo studente tedesco è la dissertatio inauguralis, l'Inauguraldissertation zur Erlangung der Doctorwrüde: nonostante, quindi, che in entrambe le tradizioni (e tenuto pur conto delle differenze che, come si vedrà, le distinguono), quella prova sia ormai tutt'altro che una "lezione inaugurale", cioè la lezione con cui il nuovo doctor inaugura il suo insegnamento (tanto è vero che doctor ancora non lo è, e compie quella prova appunto per diventarlo), esse conservano una terminologia che risale al periodo in cui essa aveva effettivo riscontro nella realtà. D'altra parte, la stessa terminologia, o una terminologia analoga, sopravvive per designare la prima lezione del "libero (o "privato") docente" (per quanto anche in questo caso, e a seconda dei varî modi in cui appare definita la figura e funzione di tale insegnamento, essa sia, volta a volta, o prova dell'attitudine a conseguire la venia legendi, o prima solenne manifestazione del suo possesso, sussistendo non di rado anche separatamente in entrambe le forme): cosicché può ben dirsi che il "docente" si distingua oggi dal "dottore", in quanto conserva in sé maggiore misura di quel motivo di parità e di colleganza, che originariamente avvicina, nell'università, chi riceve il titolo dottorale a chi lo conferisce.

Analogamente, nella odierna organizzazione universitaria francese il libero docente è l'agrégé, cioè il "dottore aggregato", il doctor che l'universitas dei suoi pari non solo riconosce pubblicamente come tale, ma "aggrega" inoltre a sé nella sua opera didattica: e ciò concorda col più alto valore accademico, che ancora oggi conserva in Francia il titolo dottorale a paragone di quanto invece accade, per es., in Germania e più ancora in Italia, ove esso conclude, di regola o di necessità, il corso degli studî universitari (del resto anche il doctor honoris causa, in quanto figura rimasta, per la sua rarità, più arcaica, conserva talora la dignità dell'antico doctor anche in tradizioni universitarie in cui pure il doctor rite, cioè colui che ha conseguito il titolo per la via normale, non è più che il nostro "laureato").

Chi consideri tale processo evolutivo, qui illustrato attraverso qualche esempio terminologico, vede d'altronde come da esso dipenda, e in esso si manifesti, anche quello che è, si vedrà, il problema capitale dell'istituzione universitaria dal punto di vista della sua funzione culturale e sociale. In quanto, infatti, corporazione di docenti che crea docenti, l'università è nativamente orientata verso la continuazione di sé stessa: il suo ideale è quello della ricerca scientifica realizzantesi in una scuola, in cui maestri addestrano una eletta, e perciò esigua, schiera di scolari a proseguire la loro opera, e più tardi ad addestrare altri che a loro volta la proseguano. Ma d'altra parte essa non insegna soltanto ad insegnare: la grande maggioranza degli scolari, che pure conseguono il grado dottorale, non sale sulle cattedre dei suoi professori, né determina la fondazione di nuove cattedre o università. O insegna essa stessa, ma in istituti scolastici di grado inferiore, o esercita professioni di cui l'attività didattica non è parte integrante. L'università, insomma, è una fucina di "dottori", di cui solo pochissimi saranno veramente tali. Di qui il grande problema, se l'università debba occuparsi precipuamente degli uni o degli altri: giacché essa non può interessarsi esclusivamente di una sola di quelle classi di scolari, e deve quindi studiare il miglior modo di giovare ad entrambe.

Le prime università. - Com'è naturale, le più antiche università non sorsero da un momento all'altro: il mito della "fondazione" ha per esse valore ancor meno che per le città, per quanto ben si comprenda come motivi analoghi ne determinino la genesi e il consolidamento in entrambi i casi.

Lo studium generale nasce a poco a poco da una scuola ecclesiastica, da una tradizione di studî, talora dall'influsso intellettuale di una singola personalità, finché viene riconosciuto largamente come tale, e la licentia docendi che esso conferisce diventa davvero una licentia ubique docendi. In questo senso, non è quindi possibile fissare in che momento cronologico ciò propriamente si manifesti.

Accade bensì che, affermatasi la tradizione e la fama delle prime università, i supremi poteri politici intervengono a tutelarle: si stabilisce così che nessun nuovo studium generale possa essere istituito senza una specifica autorizzazione del papa o dell'imperatore. Le università già sussistenti figurano invece come autorizzate ex consuetudine: s'intende di conseguenza come, mentre per le università più antiche non è possibile indicare alcuna data di fondazione, per quelle meno antiche resti la data dell'autorizzazione imperiale o pontificia, che non di rado, del resto, anche università già riconosciute ex consuetudine tennero ad avere.

Dal punto di vista strettamente cronologico, la prima università medievale è senza dubbio quella di Salerno: la famosa scuola di medicina sussisteva infatti in tale città fin dalla metà del sec. XI, e rimase per circa due secoli il più illustre centro europeo di scienza medica. Dell'organizzazione interna della scuola nulla è però noto fino al 1231, quando Federico II di Svevia procedette a riordinarla, stabilendo che fosse l'unica facoltà di medicina del regno: e già nel 1224 lo stesso imperatore aveva fondato l'università di Napoli, mentre la tradizione degli studia generalia si era venuta costituendo con ben altra determinatezza, fin dal secolo precedente, a Bologna e a Parigi.

Se infatti l'università bolognese nacque, come quella salernitana, da una scuola specializzata, essa si sviluppò rapidamente fino a comprendere anche le altre facoltà (all'originaria facoltà di legge si aggiunsero infatti attorno al 1200 quelle di medicina e di filosofia, o di artes, come allora si diceva: mentre l'insegnamento della teologia, tenuto dai domenicani, fu riconosciuto come facoltà solo da Innocenzo VI nel 1360).

La sua origine è nello studio del diritto romano, nuovamente basato sull'indagine diretta del Corpus iuris civilis e particolarmente del Digesto, dopo che la sua nozione era stata, per oltre quattro secoli, soltanto indiretta. Il principale autore di questa rinascita dell'antica scienza giuridica fu Irnerio (1100-1130); d'altro lato, verso la metà dello stesso secolo il Decretum di Graziano, dando la prima sistemazione del diritto canonico, faceva sì che l'ambiente ecclesiastico s'interessasse sempre più all'insegnamento giuridico bolognese.

Chi diede allo studium generale di Bologna il primo riconoscimento ufficiale fu, comunque, l'imperatore Federico Barbarossa, che nel novembre del 1158 conferì agli studenti una serie di immunità e privilegi. Caratteristica di questa università è infatti quella di nascere non tanto come universitas magistrorum quanto come universitas scholarium, anzi, più esattamente, come complesso di simili "corporazioni di studenti", ciascuna delle quali difende i proprî diritti eleggendo proprî magistrati, i rectores (donde il nome complessivo di rectores et universitas scholarium, con cui è designato lo studio bolognese in un documento del 1253).

Sono, propriamente, gli studenti non bolognesi, e quindi non difesi dalle leggi civiche, che si radunano per non essere, in terra straniera, vittime di soprusi da parte di albergatori e di osti: e che con tale unione raggiungono il loro intento, mercé la minaccia di una secessione in massa. Note, tra esse, sono le universitates dei Citramontani e degli Ultramontani, che in seguito dovettero però moltiplicarsi, specificandosi a seconda dei paesi di provenienza.

D'altronde, vinta la battaglia per il vitto e l'alloggio, gli scholares si organizzano anche di fronte ai magistri, esigendo da loro (per es., in uno statuto del 1317) l'osservanza a tutta una serie di doveri didattici, e in particolare la regolarità e assiduità nell'insegnamento: cosicché non sarebbe affatto paradossale il dire che nello studio bolognese di questa età le universitates scholarium si contrappongono all'universitas magistrorum come sindacati di datori di lavoro a un sindacato di lavoratori, il quale, costituitosi in dipendenza dai primi, passa in seconda linea nel governo e nella costituzione dello studium generale.

Una sopravvivenza di simili "corporazioni di studenti" (che naturalmente si ebbero anche altrove, per quanto varia fosse la misura della loro influenza) erano fino a poco tempo fa, anche nel nome, le Korporationen degli studenti delle università tedesche, che serbavano la tradizione della specificazione regionale e tutto un complesso di norme giuridiche interne, pur non avendo quasi più nessuna importanza per l'effettivo andamento dell'università. Così pure, attraverso una tradizione complessa, gli alumni (cioè, i diplomati e laureati) di talune università americane, i quali costituiscono la Corporation cui l'università stessa appartiene.

Tipica universitas magistrorum è invece quella di Parigi, la quale ebbe le sue prime origini dalla scuola della cattedrale di Notre-Dame e dalla consuetudine, che in essa già vigeva, di rilasciare licentiae attestanti l'attitudine ad insegnare quanto si era appreso.

La scuola aveva originariamente la sua sede nell'Île de la Cité, appartenente alla cattedrale di Notre-Dame, e si estese poi sulla riva sinistra della Senna, il futuro "Quartiere Latino" di Parigi, che ebbe questo nome appunto dalla presenza degli scholares. Non è naturalmente possibile fissare il momento in cui tale scuola ecclesiastica giunse, nel suo sviluppo, al punto da poter essere considerata uno studium generale: la data del 1200, ormai tradizionalmente assunta come quella della nascita dell'università parigina, è in realtà solo quella del primo decreto regio che la riconosce implicitamente come tale.

In quell'anno, infatti, il re Filippo Augusto, prendendo occasione da una rissa in cui erano stati uccisi alcuni studenti, stabiliva la loro indipendenza dalla giurisdizione laica statuendo per essi speciali corti di giustizia (e inaugurando così una tradizione che ebbe a lungo risonanza, sotto molteplici aspetti, ed è ancora oggi viva, per es., nella vita universitaria inglese).

Ma una comunità di magistri doveva sussistere già nel sec. XII, per quanto solo nel 1231 essa abbia assunto la forma vera e propria della corporazione: e come a Bologna gli scholares erano associati a seconda delle loro nazionalità, così qui i magistri della facoltà delle artes (accanto ai quali erano, ma in numero assai minore, quelli delle tre altre facoltà: diritto canonico, medicina e teologia) si distinguevano nelle "nazioni" dei Franchi (comprendenti tutti i Latini), dei Normanni, dei Piccardi (tra cui erano annoverati anche gli Olandesi) e degli Inglesi (che comprendevano anche i Tedeschi, e in genere tutti i provenienti dall'Europa settentrionale e orientale).

Il rector, scelto da queste quattro "nazioni", era perciò, qui, il diretto antenato del "rettore", che sta a capo dell'università nelle tradizioni francese, italiana, tedesca e in tutte quelle che ad esse si ricollegano (mentre la gerarchia dell'università inglese, conservando la tradizione della scuola ecclesiastica, culmina nel chancellor, l'antico cancellarius o "cancelliere"); e così il decanus, che era a capo di ciascuna facoltà, trasmise tale titolo alla quasi totalità della tradizione universitaria (fr. décan; ted. Dekan; ingl. dean: in Italia, invece, al "decano" si è sostituito il "preside").

Un'altra fra le caratteristiche della vita dell'università parigina che esercitò grande influsso sulla tradizione posteriore (specie nell'ambiente inglese, in cui si sviluppò al massimo) fu quella dei "collegi". Questi erano, originariamente, solo degli alberghi, istituiti da fondatori per assicurare l'alloggio e il vitto a studenti i quali non avessero i mezzi per provvedervi per conto proprio (si è detto come a Bologna difficoltà di questo genere conducessero appunto gli studenti ad unirsi in universitates: ed anche a Bologna, di fatto, furono fondati alcuni collegi - nel 1256 quello per otto scolari di Avignone, nel 1326 il collegio di Brescia, nel 1364 il collegio di Spagna, per 24 scolari spagnoli - senza peraltro che tale tradizione vi si sviluppasse molto). Ma con l'andar del tempo essi divennero centri non soltanto di abitazione e di soggiorno, ma anche d'insegnamento, finendo così con assorbire buona parte del compito didattico dell'università stessa. Già nel 1180 c'era, a Parigi, almeno un collegio; nel 1257 Robert de Sorbonne fondò il Collège de la Sorbonne; nel sec. XIV i collegi erano una quarantina, e 68 intorno al 1500, finché la rivoluzione francese pose termine a tale tradizione escludendo l'autonomia dei collegi rispetto all'università e trasformandoli in molti casi (come in quello della Sorbona) in suoi istituti.

Massima erede del sistema parigino dei collegi fu d'altronde, come si è accennato, la tradizione inglese, accentrata intorno alle due università di Oxford e di Cambridge. Il primo di questi due studia generalia è, secondo ogni verosimiglianza, la più antica filiazione dell'università di Parigi: forse nato da una migrazione di studenti inglesi da Parigi avvenuta nel 1167 o 1168, esso era riconosciuto come centro universitario già verso il 1170 (la notizia della sua fondazione per parte di Alfredo il Grande è solo tradizione tarda). E già nel secolo successivo erano fondati i più antichi tra i suoi colleges: il University College, il Balliol College e il Merton College. Di poco posteriore a Oxford è Cambridge, riconosciuta come studium generale tra il 1230 e il 1240 circa: determinante, per essa, come per Oxford una migrazione di studenti da Parigi, fu una migrazione d'insegnanti dalla stessa Oxford, avvenuta nel 1209. In entrambe queste università, come a quella di Parigi, francescani e domenicani furono ammessi ad ottenere la licentia docendi e quindi esercitarono influsso sull'insegnamento, mentre in nessun'altra università ebbero, fino al 1337, tale privilegio.

La diffusione delle università nei principali paesi

Se Bologna e Parigi, e immediatamente dopo Oxford e Cambridge, sono le grandi iniziatrici della tradizione universitaria medievale, tale tradizione si svolge d'altronde, da allora in poi, non solo in Italia, Francia e Inghilterra ma in ogni altro ambiente che a volta a volta venga in possesso dei necessarî presupposti culturali, con tanto grande ampiezza, che ci limiteremo a segnalare le grandi linee di tali processi evolutivi, mercé l'enumerazione dei loro momenti più importanti.

In Italia, Bologna ebbe la prima grande erede in Padova, la cui università fu fondata nel 1222 da un gruppo di suoi studenti colà emigrati; ma prima che a Padova erano già sorti altri studî a Reggio nell'Emilia, a Modena, a Vicenza.

L'università di Napoli fu fondata, come si è detto, da Federico II nel 1224; a Roma, dove già sussisteva una scuola di diritto civile e canonico, la fondazione ebbe luogo nel 1303; per Perugia e per Pisa le date rispettive sono quelle del 1308 e 1343. Altri centri di minore fortuna erano peraltro già nati nel sec. XIII: così Piacenza, fondata nel 1248; Arezzo, dove dal 1215 al 1470 fiorì una scuola di diritto; Macerata, fondata intorno al 1290; Vercelli (1228); Siena (1246).

Nel sec. XIV nacquero invece gli studî di Pavia (1361), sulla base di una tradizione precedente, e di Firenze (1349), che, chiuso nel 1472, rinacque propriamente come università solo nel 1923.

Al sec. XV risalgono le università di Torino (1405), di Parma (1422) e di Catania (1434); al successivo le università sarde (Sassari, 1556; Cagliari, 1596) e quella di Messina (1548) e l'università Gregoriana di Roma, affidata ai gesuiti (1552). L'università di Palermo, come tale, risale al 1779; quella di Genova data dal 1812; e solo dal 1923 (cioè dalla riforma Gentile, che elevò al rango universitario tanto l'Istituto di studî superiori di Firenze quanto l'Accademia scientifico-letteraria di Milano) quella di Milano, nata d'altronde quasi contemporaneamente all'Università cattolica del Sacro Cuore, fondata nella stessa città e pareggiata a quelle statali. Del 1924 è quella di Bari. La più recente riforma universitaria (1934) ha poi ampliato notevolmente la struttura delle università dei centri maggiori, aggregando ad esse, come facoltà, istituti superiori d'istruzione già sussistenti nelle città stesse. Ma su ciò v. sotto: Struttura e problemi dell'università moderna.

In Francia, Montpellier aveva una scuola di medicina già nel sec. XII: aggiuntasi ad essa una facoltà di giurisprudenza, Nicolò IV riconobbe nel 1289 a tale centro di studî la natura di studium generale. A Tolosa l'università nacque per diretta azione della Chiesa di Roma, intesa a combattere l'eresia albigese: e vide riconosciuti i suoi privilegi da Gregorio IX già nel 1233. A Orléans sussisteva da secoli una scuola: ma lo studium generale sorse propriamente nel sec. XIII, e nel successivo godeva di grandissima fama per il suo insegnamento del diritto. Altre università francesi la cui genesi risale a questa età sono quelle di Angers, Avignone, Cahors e Grenoble.

Nel secolo XV furono invece fondate (o acquistarono rango di studium generale, già sussistendo come scuole) le università di Aix in Provenza (1409), di Poitiers (1431), di Caen (1437), di Bordeaux (1441), di Valence (1452), di Nantes (1463), di Bourges (1465). Nel sec. XVI le università francesi furono duramente provate, specie verso la fine del secolo, dalle guerre: soprattutto Parigi decadde, mentre si affermava vastissima l'influenza della Compagnia di Gesù con i collegi di Clermont e La Flèche. Lo studio parigino cominciò a risollevarsi verso la fine del sec. XVII: nel 1762 i collegi dei gesuiti, che furono poco dopo espulsi dalla città, tornarono in possesso dell'università, finché, nel 1793, la rivoluzione abolì collegi e facoltà, e, nel 1808, Napoleone riorganizzò tutto, istituendo l'Università imperiale, che comprendeva tutte le scuole di ogni ordine e grado: le elementari, le medie e le superiori. Tale ordinamento riproduceva quello attuato in Piemonte nel 1729 da Vittorio Amedeo II. L'università napoleonica era divisa in accademie, che erano (e sono ancora) le circoscrizioni territoriali, nelle quali erano compresi i singoli istituti. Nel 1885 le varie facoltà ebbero personalità giuridica propria, e nel 1896 tale personalità fu estesa al complesso delle facoltà, che fu nuovamente denominato università. Nel 1918 è ridiventata francese l'università di Strasburgo.

In Inghilterra, altamente caratteristico è il fatto che Oxford e Cambridge restarono le sole università non solo nel Medioevo, ma anche in tutta l'età moderna fino al sec. XIX. Se si prescinde, infatti, dalle quattro università scozzesi (St Andrews, fondata nel 1411, e a cui nel 1897 fu unito il University College fondato nel 1880; Glasgow, fondata nel 1451; Aberdeen, fondata nel 1494 come University and King's College e unita nel 1860 al Marischal College fondato nel 1593; Edimburgo, fondata nel 1583), che si distinguevano del resto da Oxford e Cambridge per proprie peculiarità di tradizione (più povero, p. es., essendo lo scolaro scozzese, minore era l'uso dei colleges), e dal Trinity College di Dublino in Irlanda, fondato nel 1596, tutte le altre università inglesi e irlandesi non sono nate che nel secolo XIX, o addirittura nel secolo XX.

Basti dire che l'università di Londra è stata costituita nella sua forma attuale solo nell'anno 1900: giacché, se del 1836 è il Royal Charter (la "regia patente") che la fondava come università conferendole il diritto di assegnare degrees, cioè titoli accademici, solo nel corso del sec. XIX nacque quell'imponente complesso di colleges e d'istituti superiori che, insieme con una ventina di collegi medici e di ospedali, ora la compongono.

Per le altre università, ecco le date in cui, o esse furono fondate come tali, o i colleges già sussistenti (ma anch'essi comunque non mai anteriori al sec. XIX) furono riconosciuti o incorporati quali università da un Royal Charter: Durham, 1832; Università del Galles (costituita dai colleges di Aberystwyth, Bangor, Cardiff e Swansea), 1893; Birmingham, 1900; Liverpool, 1903; Manchester, 1903; Leeds, 1904 (queste tre ultime università costituivano insieme, dal 1880, la Victoria University: il nome è rimasto ora a quella di Manchester); Sheffield, 1905; Bristol, 1909; Reading, 1926.

A questi sono da aggiungere, per quel che concerne l'Irlanda, l'università di Belfast, fondata nel 1849, e la National University of Ireland, fondata nel 1909 mercé la riunione dei University Colleges di Cork, Galway e Dublino. Da ricordare, infine, è che esistono in Inghilterra anche alcuni University Colleges indipendenti (Southampton, Exeter, Nottingham, fondati rispettivamente nel 1862, 1867, 1881), i quali non si distinguono nell'organizzazione da quelli delle università, ma non possiedono la facoltà di conferire i gradi accademici.

Nei paesi germanici (intendendo questo termine in senso lato) le date di fondazione, o di riconoscimento ufficiale, delle più antiche università non risalgono oltre il sec. XIV. Nel 1364 è fondata Vienna; nel 1385 Heidelberg (la più antica tra le università germaniche stricto sensu); nel 1388 Colonia, dove i domenicani avevano una scuola fiorente, mentre Erfurt, già fondata nel 1379 dall'antipapa Clemente VII ma solo nel 1389 riconosciuta da Urbano VI, fu la grande università francescana di Germania.

Del 1409 è Lipsia, del 1419 Rostock, del 1455 Friburgo in Brisgovia, dal 1472 Ingolstadt, del 1477 Tubinga. Il secolo successivo, che si inizia con la fondazione di quella di Wittenberg nel 1502, vede la fioritura delle università protestanti: la prima di esse è Marburgo (1527), a cui fanno seguito Königsberg (1544), Jena (1558), Helmstedt (1575), Altdorf (1575), Giessen (1607), Strasburgo (1621).

Università della Controriforma sono invece quelle di Graz (1586), di Bamberga (1648), di Innsbruck (1672), di Breslavia (1702). Halle, fondata nel 1693, diventa presto una roccaforte del pietismo e, in generale, dell'illuminismo settecentesco; mentre Gottinga, fondata nel 1736, acquista fama per il suo indirizzo di ricerca, storica e scientifica.

Tra il 1798 e il 1815 le condizioni politiche, dipendenti poi principalmente dal dominio napoleonico, determinano l'estinzione di molte tra le minori università tedesche, e la fusione di alcune con altre più importanti: tra l'altro, quella di Ingolstadt si trasferisce prima a Landshut e poi, nel 1826, a Monaco, dando così origine a una tra le maggiori università tedesche. E poco prima, nel 1809, era stata fondata da Federico Guglielmo III re di Prussia e secondo le direttive di Guglielmo di Humboldt l'università di Berlino, destinata a diventare la più grande della Germania.

In Spagna, l'università più antica è quella di Salamanca, fondata nel 1243 da Ferdinando III di Castiglia; segue, nel 1254, Siviglia (solo però per gli studî di latino e di arabo, fino al 1505), e, nel 1346, Valladolid, al cui modello si conformò Alcalá de Henares nel 1409. Del 1359 è Huesca, del 1470 Barcellona, del 1474 Saragozza.

Al sec. XVI risalgono invece Valenza (1505), Santiago (1526), Granata (1531) e Oviedo, che, autorizzata da Gregorio XIII nel 1574, fu però aperta solo nel 1607. Solo nel 1770 fu fondata l'università di Madrid. Il sistema dell'istruzione superiore spagnolo fu completamente riorganizzato nel 1857, quando tutte le università furono poste sotto il controllo del Ministero dell'istruzione e il regno fu suddiviso in dieci distretti corrispondenti alle dieci università sussistenti (Barcellona, Granata, Madrid, Oviedo, Salamanca, Santiago, Saragozza, Siviglia, Valenza, Valladolid: estinte infatti, nella prima metà del secolo XIX, si erano quelle di Alcalá, Ávila, Huesca, Lérida, Palencia, Palma e Sigüenza).

Nel 1857 fu pure fondata un'università a Manila nelle Filippine (allora possesso spagnolo). Nel Portogallo, l'università fondata nel 1290 ebbe sede alternativamente a Lisbona e a Coimbra, dove si fissò nel 1537; Lisbona riebbe un'università nel 1911.

Per quel che concerne il Belgio e l'Olanda, la più antica università è quella di Lovanio, nel ducato di Brabante, fondata nel 1426 e rapidamente salita in altissima fama, tanto da competere, nel secolo successivo, con Parigi. Del 1575 è Leida, del 1614 Groninga, del 1634 Utrecht (per non citare qualche altra minore); al sec. XIX appartengono invece Gand (1815), Liegi (1815), Bruxelles (1834), Amsterdam (1882).

Tra le università dell'Europa centrale e orientale dev'essere anzitutto menzionata quella di Praga, che già esisteva come centro di studî nel sec. XIII e fu riconosciuta quale studium generale nel 1347. Nel 1882 essa si suddivise in un'università cèca e un'università tedesca, rimaste entrambe in vita anche quando, dopo la guerra mondiale, Praga divenne capitale della Cecoslovacchia.

Tra le università polacche è da ricordare soprattutto quella di Cracovia, fondata nel 1364: a Wilno (Vilna) l'università fu fondata nel 1578, a Leopoli nel 1661, a Varsavia nel 1816-18, ma, dopo ripetute interruzioni, ebbe grande sviluppo solo dopo la rinascita dello stato polacco; del 1919 è l'università di Poznań.

In Russia vi erano, al principio del sec. XIX, solo tre università: quella di Wilno, già ricordata in quanto ora compresa nel territorio della Polonia, quella di Mosca, fondata dall'imperatrice Elisabetta nel 1755, e quella di Dorpat (ora Tartu, nell'Estonia), fondata nel 1632 ed essenzialmente tedesca nella sua tradizione almeno fino alla seconda metà del sec. XIX.

In questo secolo la Russia si accrebbe delle università di Char′kov (1804), Kazań (1804), Pietroburgo (1819) e Odessa (1865), mentre, nel 1832, Kiev sostituiva Wilno. Negli ultimi decennî, e specialmente per opera del regime sovietico, il numero delle università russe si è pressoché triplicato: come in ogni altro ordine di scuole, l'insegnamento vi è gratuito.

Per la Finlandia va citata l'università di Åbo (Turku), fondata dalla regina Cristina di Svezia nel 1640 e trasferita nel 1826 a Helsingfors (Helsinki); a Turku nel 1920 è stata inoltre fondata un'università con lingua e insegnamento finlandese.

In Ungheria l'università più antica è quella di Budapest (1635), che oggi è fiancheggiata da quelle di Debrecen, dove un collegio fondato nel 1531 fu elevato nel 1914 a rango universitario, e di Szeged (1921).

Delle università romene tanto quella di Cluj (Kolozsvár) quanto quella di Cernăuţi, fondate ambedue nel 1878, la prima quale università ungherese, la seconda quale università tedesca, sono diventate romene solo nel 1919. Appartengono invece alla Romania dall'anteguerra le università di Bucarest (1869) e IaŞi (1860): come nelle università russe, l'insegnamento è gratuito.

La Iugoslavia ha due università complete: Zagabria (1879) e Belgrado (1863). L'unica università bulgara è a Sofia (1888). In Grecia, l'università di Atene, fondata nel 1837, ha avuto grande sviluppo negli ultimi decennî; l'altra università greca è quella di Salonicco, nata nel 1926. L'università di Istanbul, completamente riorganizzata, risale al 1896.

Nei paesi dell'Europa del Nord, se si prescinde da Kiel, fondata nel 1665 e poi passata con lo Schleswig-Holstein alla Prussia, università antiche sono solo Upsala (1477), Copenaghen (1479) e Lund (1666). La prima è rimasta ancora oggi la principale università della Svezia: non lontana dalla capitale, essa ha fatto sì che a Stoccolma siano sorti istituti superiori, ma non propriamente un'università. Recente (del 1887) è Goteborg, terza e ultima università della Svezia. In Norvegia fu fondata un'università a Cristiania, ora Oslo, nel 1811.

In Svizzera, l'università più antica è quella di Basilea, fondata nel 1460 con l'autorizzazione di papa Pio II. Le altre università sono tutte del sec. XIX, per quanto spesso già esistenti da tempo fossero gl'istituti di studio che ad esse diedero origine: del 1832 è quella di Zurigo; del 1834 quella di Berna, nata dal Gymnasium già fondato da Ulrico Zwingli; del 1806 (e formalmente solo del 1891) quella di Losanna, che peraltro già sussisteva fin dal 1586 come scuola di teologia protestante; del 1876 quella di Ginevra, già celebre come centro di studî dell'ambiente calvinistico; del 1889 quella di Friburgo.

Per quanto concerne i paesi extraeuropei, è necessario - fatta eccezione per gli Stati Uniti d'America, in cui il fatto storico della diffusione delle università ha assunto proporzioni grandiose - limitarsi qui solo a qualche cenno. Nel Giappone le università principali sono quelle di Tōkyō e di Kyōto, fondate entrambe (sulla base di istituti preesistenti) rispettivamente nel 1867 e nel 1897.

La Cina ha una ventina di università, le quali sono peraltro ancora legate alla più antica tradizione nazionale, per quanto l'influsso della mentalità e dell'organizzazione europea vi si vada facendo strada. Del tutto dipendenti dalla civiltà inglese sono invece le università dell'India: le più antiche sono quelle di Calcutta, di Bombay e di Madras, fondate nel 1857, a cui se ne sono aggiunte altre due nel sec. XIX, e ben quindici nel XX (da ricordare, tra queste, è l'università internazionale, fondata da Rabindranath Tagore).

Anche le università degli altri dominions sono tutte, naturalmente, non anteriori al sec. XIX: particolarmente numerose (e anche varie nella loro costituzione, risentendo alcune più della tradizione inglese, altre piuttosto di quella francese, altre, ancora, piuttosto di quella degli Stati Uniti d'America) sono quelle del Canada, mentre sei ne possiede l'Australia, una la Nuova Zelanda e quattro il Sud Africa.

Nell'America latina non mancano, invece, università antiche, ricollegantisi naturalmente alla tradizione spagnola. Tra quelle di più ricca storia vanno citate l'università di Lima nel Perù, risalente a un seminario domenicano fondato nel sec. XVI; quella di Córdoba in Argentina, fondata nel 1613; l'università di Santiago del Chile; fondata nel 1743. Recentissime, datando entrambe dal 1920, sono invece le due università maggiori dell'America Meridionale, sussistenti nelle capitali dei due stati più importanti, Rio de Janeiro e Buenos Aires.

Grandioso è stato infine, come si è accennato, il processo diffusivo delle università negli Stati Uniti d'America: e tanto più imponente in quanto, al pari che in Inghilterra, esso è derivato in larghissima misura dall'interesse privato dei cittadini, attraverso un complesso ingente di donazioni e legati da un lato, e di autonome iniziative didattiche dall'altro. La storia della collaborazione tra ricchezza privata e finanza pubblica ai fini dell'ampliamento dell'organizzazione universitaria è peraltro, in America, assai più complessa che in Inghilterra. In quest'ultimo paese, infatti, l'intervento dello stato è realmente solo qualcosa di postumo e secondario al processo genetico con cui la nazione fa nascere i suoi colleges e le sue università. Giuridicamente, esso si esplica anche ora solo nell'autorità di riconoscere al singolo istituto (mediante un Royal Charter, implicante quella che secondo la tradizione costituzionale inglese si dice la volontà del Sovereign in Council) il rango universitario, e con esso la facoltà di conferire degrees accademici: giacché le università sono poi pienamente autonome, non dipendendo neppure dal Board of Education, cioè dal Ministero dell'educazione, e attingendo eventuali sussidî statali solo attraverso decisioni prese caso per caso, e con grande libertà discrezionale, da un apposito organo di collegamento fra università e stato, fondato nel 1919 e detto University Grant Committee (Comitato per i sussidî alle università).

Negli Stati Uniti, invece, a un primo periodo (corrispondente all'ingrosso ai secoli XVII e XVIII) d'iniziativa essenzialmente privata, in cui sorgono i colleges e le università più antiche ed illustri, seguì, nel corso del sec. XIX, la fondazione di università statali, sostenute dalla finanza pubblica, mentre però, in seguito alla grande prosperità economica, si formò il tipo del businessman mecenate, il quale, con la sua ricchezza privata, o fonda un'università intitolata al proprio nome o dota principescamente università già sussistenti.

Al primo periodo risale, come si è detto, la fondazione delle università più illustri, tra cui siano qui ricordate la Harvard University (a Cambridge-Boston, Mass.; 1636), la Yale U. (a New Haven, Conn.; 1701), la Princeton U. (a Princeton, New Jersey; 1746) e la Columbia U. (a New York; 1754). Il tipo di università statale caratteristico del secondo periodo può essere esemplificato dall'università, fondata nel 1841 a Ann Arbor. Creazioni di mecenati sono infine, p. es., la Cornell University, fondata da Ezra Cornell a Ithaca (N. Y.) nel 1865, e la Johns Hopkins University, fondata da Johns Hopkins a Baltimora nel 1876: e tale può essere considerata anche l'università di Chicago, fondata nel 1890 in tale città col munifico (e poi più volte rinnovato) appoggio di John D. Rockefeller. Per dare un'idea della grandezza dell'organizzazione universitaria americana basti dire che la Columbia University, con un numero d'iscritti che si aggira sui 40.000 e che la fa quindi essere la più grande università del mondo, è tuttavia fiancheggiata, nella stessa città di New York, dalla New York University, che, fondata nel 1849, ha ora circa 20.000 studenti.