Coronavirus, periodo di verifica del livello di "sinodalità" raggiunto nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle chiese nazionali, nella Santa Sede. Breve nota di Giovanni Amico

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /05 /2020 - 21:24 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Ecclesiologia.

Il Centro culturale Gli scritti (10/5/2020)

La sinodalità (il sun-odos, il camminare insieme) non è solo progetto, ma realtà, fragile o meravigliosa, realtà operante da sempre nella chiesa, in quella tensione mai risolta tra chi è chiamato a presiedere e l’intero popolo di Dio, sinodalità che viene sempre più posta al centro dal magistero di papa Francesco. È quella dialettica sempre operante fra preti dello stesso presbiterio parrocchiale e diocesano, fra laici e preti, fra laici, preti e vescovi, fra laici, preti e vescovi e conferenze episcopali, fra vescovi e pontefice.

Proprio il periodo del coronavirus è un periodo di verifica dello status attuale sia della sinodalità che della presidenza ecclesiale.

Proprio perché non è possibile chiamare esterni ad intervenire, ma ci si misura solo fra preti faccia a faccia nelle parrocchie, fra preti e vescovi faccia a faccia nelle diocesi, fra laici e preti nelle parrocchie, fra laici, preti e vescovi nelle diocesi, fra preti che lavorano unitamente nella Santa Sede con il pontefice, fra curie e vescovi, fra superiori e consiglieri nelle congregazioni, fra strutture delle diverse curie e congregazioni, il periodo che stiamo vivendo è assolutamente idoneo per verificare la concreta situazione di sinodalità, il sentirsi a tu per tu, il cercarsi, il consigliarsi e il decidere insieme ad altri, proprio con coloro con cui si è chiamati ad essere vicini o fra coloro che sono stati chiamati da chi presiede a collaborare insieme.

Perché la vera sinodalità non si fa con chissà chi, ma con chi lavora con te e per te, vicino a te e nel tuo stesso ambito.

Non ci sono intermediari, non ci sono altri a intervenire, si è soli l’uno con l’altro e tutti insieme, per telefono con i mezzi virtuali, con il consiglio e la progettazione comune che deve per forza ridisegnarsi, quando tutto ciò che è “normale” viene a cadere, quando tutto ciò che è stato progettato deve mutare.

Come sempre questa verifica non deve essere un redde rationem con i coltelli ai denti – come avviene invece per i giornalisti di destra e di sinistra, con i conservatori e i progressisti che si giustificano gli uni attaccando gli altri -, altrimenti non sarebbe tale. Serve tutta la dolcezza della carità e tutta la parresia che ci faccia scorgere a che punto è realmente la sinodalità in casa nostra.