Guai se nella formazione del clero si dimenticasse l’ordinario e guai se si dimenticasse l’ordinario nella pastorale della chiesa, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 09 /08 /2021 - 22:35 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Teologia pastorale.

Il Centro culturale Gli scritti (9/8/2021)

Il prete di parrocchia non è l’uomo dello straordinario ed è disumano chiedere a tutti i preti di parrocchia di fare cose straordinarie nel campo della predicazione o della carità o della cultura. Il prete di parrocchia è l’uomo dell’ordinario, della predicazione ordinaria, della celebrazione ordinaria dei sacramenti, della maturazione culturale ordinaria dei suoi parrocchiani, della carità ordinaria.

È pericoloso chiedere ai preti, in chiave formativa, di essere straordinari nelle qualità, perché molti non lo potrebbero essere. Per lo straordinario esistono alcune figure nella chiesa e ne bastano poche: i vescovi ad esempio, qualche santo, qualche teologo.

La “forza” del prete di parrocchia è proprio quella di attenersi alla tradizione ordinaria della Chiesa, nella cura di ciò che gli è affidato, mettendoci il cuore e la passione, la dolcezza e la forza.

Meravigliosa è la liturgia cattolica proprio perché regge e sostiene, dalla messa ai diversi sacramenti, al di là delle doti personali del presbitero.

Guai se i preti dovessero scriversi da soli la preghiera eucaristica, perché ne uscirebbero delle cose temibili e terribili: essi invece celebrano a partire dalla sapienza della chiesa che è affidata loro, poiché sono messi in contatto con i tesori della tradizione.

Illudersi che possa esserci una chiesa fatta tutta da preti straordinari è pura follia.

Tanto più se ci sono parrocchie piccole o con problemi troppo grandi, dove ciò che deve essere assicurato è innanzitutto l’ordinario.

Sono poi necessari in ogni epoca alcune figure straordinarie. Lo ripetiamo: i vescovi, i santi e i dottori. Sono costoro a coprire ciò che l’ordinario non è in grado di coprire. Sono loro a dare slancio e prospettiva. Ma se non ci fosse l’ordinario, se non venisse assicurata una celebrazione degna dei sacramenti ed una predicazione degna in quanto ordinaria nei diversi luoghi e non ci fosse la carità ordinaria e la catechesi ordinaria, la chiesa diverrebbe solo una questione di élites, un gruppo di aristocratici, una congerie di persone particolari.

È l’ordinario che sempre salva la Chiesa dalla presunzione e dalla follia.