Nel maschile e nel femminile quello che conta è la reciprocità. Non esistono in sé, ma in relazione all’altro sesso. Breve nota di Giovanni Amico

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 01 /11 /2021 - 16:07 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Educazione all’affettività.

Il Centro culturale Gli scritti (1/11/2021)

G. Courbet, L'origine del mondo

Mentre negli altri generi la reciprocità non è costitutiva, anzi vige la fluidità, cioè che caratterizza il maschile e il femminile è esattamente la reciprocità.

Non li capisci in sé, ma dinanzi al loro reciproco.

Questo è vero innanzitutto dal punto di vista biologico-evolutivo e fisico.

I genitali maschili e i genitali femminili si sono sviluppati esattamente per incontrarsi con vuoti e pieni che si corrispondono.

L’evoluzione biologica ha sviluppato una reciprocità che è al servizio poi della generazione di nuove creature. Se quegli specifici corpi reciproci si incontrano è probabile che nasca una nuova creatura, senza che i due ne siano nemmeno consapevoli: infatti, si fecondano ovuli attraverso spermatozoi.

Non è dato cioè solo il maschile e il femminile, ma la reciprocità dei due.

Dovrebbe essere a tutti abbastanza evidente che, quando si dimentica la generazione dei figli, non si è più in grado di comprendere il maschile e femminile. Perché il maschile e il femminile non esistono in sé, ma in relazione al reciproco e alla generazione.

Se il femminile gesta nel grembo e se allatta, questo avviene perché c’è una reciprocità con il maschile che tramite gli spermatozoi fornisce l’altra parte del DNA e che assume un diverso ruolo nell’educazione del gestato e infine nato.

Negli altri generi la reciprocità non si dà, poiché tali generi si definiscono in maniera diversificata a seconda dei momenti, prescindendo dagli altri generi.

Per la generazione gli altri generi si debbono rivolgere necessariamente al maschile o al femminile, mentre per gli affetti essi si appoggiano ora a questo ora a quell’altro genere, senza mai generare una reciprocità stabile.