1/ Tenersi per mano o rivolgere le braccia allargate al cielo? Breve nota su di una questione significativa della preghiera del Padre nostro durante la Messa, di Andrea Lonardo 2/ Indicazione sui gesti del Padre nostro nella liturgia, contenute nel Sussidio Iniziare a celebrare: la Messa dell'Iniziazione cristiana, curato dall’Ufficio catechistico e dall’Ufficio liturgico di Roma e pubblicato in seconda edizione nel dicembre 2016

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 20 /11 /2021 - 15:07 pm | Permalink | Homepage
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1/ Tenersi per mano o rivolgere le braccia allargate al cielo? Breve nota su di una questione significativa della preghiera del Padre nostro durante la Messa, di Andrea Lonardo

Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo, già pubblicato nell’anno 2000 ed ora aggiornato. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per approfondimenti, cfr. la sezione Liturgia.

Il Centro culturale Gli scritti (21/11/2021)

I tre giovani del libro di Daniele 
in preghiera nella fornace
(affresco dalle catacombe)

In alcune parrocchie di tutta Italia era “normale” che, durante la preghiera del Padre nostro nella celebrazione eucaristica, molti si prendessero per mano, mentre altri erano abituati ad alzare le braccia al cielo.

Ovviamente la pandemia ha obbligato ad abbandonare il gesto del prendersi per mano, ma, lo stesso, nelle diverse celebrazioni si vedono compiere gesti diversi da parte di coloro che partecipano alla stessa eucarestia: chi leva le braccia, chi prende per mano la sua famiglia, chi non compie alcun gesto.

L’unità dei gesti nella celebrazione eucaristica

Per orientarsi in tale questione è importante innanzitutto soffermarsi sul fatto che la preghiera liturgica si differenzia profondamente dalla preghiera personale (pur essendo ovviamente ad essa legata): la preghiera della comunità radunata nella liturgia è preghiera di un “popolo radunato”, di un “popolo unito”, è la preghiera della Chiesa.

L’Ordinamento generale del Messale Romano (ossia il testo che accompagna le parole ed i gesti del Messale con il quale ogni eucarestia è celebrata, dandone i motivi ed i principi) così si esprime, al numero 42 e 43 (Nuova Edizione del Messale Romano, p. XXIII):

L’atteggiamento comune del corpo, da osservarsi d a tutti i partecipanti, è segno dell'unità dei membri della comunità cristiana riuniti per la sacra Liturgia: manifesta infatti e favorisce l’intenzione e i sentimenti di coloro che vi partecipano. […]
Per ottenere l’uniformità nei gesti e negli atteggiamenti del corpo in una stessa celebrazione, i fedeli seguano le indicazioni che il diacono o un altro ministro laico o lo stesso sacerdote danno secondo le norme stabilite dal Messale”.

Orante
(affresco del III secolo dalle catacombe)

Questa unità nei gesti aiuta ogni fedele a vivere la comunione dell’azione liturgica, a non vivere la messa come un’azione unicamente propria e personale, ma come quell’azione (la celeber actio, l’“azione celebre”, la celebrazione) che è la più alta preghiera della Chiesa.

Per questo è da scoraggiare ogni forma di gesto - ben inteso durante la liturgia divina - che non sia comune: tutti insieme si sta in piedi, tutti insieme ci si siede, tutti insieme ci si inginocchia, tutti insieme si levano le mani al cielo, tutti insieme ci si scambia il segno della pace, tutti insieme ci si reca in processione per ricevere l’Eucarestia.

Se qualcuno è abituato ad alzare le mani al cielo durante la liturgia della sua parrocchia e si reca in un'altra dove quel gesto è assente, è bene che si astenga da quel gesto, perché esso non sia diverso da quello dei fratelli con i quali in quel momento celebra la liturgia. È compito di chi presiede, consigliato dagli altri presbiteri e diaconi e dal gruppo liturgico o di formazione alla liturgia, indicare i gesti che di volta in volta verranno compiuti, se autorizzati dall'Ordinario della messa.

Orante nelle catacombe di Priscilla 

Il gesto del “levare le mani al cielo” e non quello del “prendersi per mano”

Il secondo elemento importantissimo e anzi decisivo che deve essere sottolineato per orientarsi nella questione dei gesti del Padre nostro è dato dal profondo significato che la tradizione della Chiesa ha riconosciuto e dato al gesto di “levare le mani al cielo”: è il gesto dell’“orante”, dell’uomo che prega Dio, che si rivolge al Padre. È il gesto di chi si rivolge “in alto”.

Il vescovo S. Apollinare in preghiera, 
nel mosaico del catino absidale della
basilica di S. Apollinare in Classe a Ravenna

Lo troviamo già raffigurato nei primissimi affreschi paleocristiani delle catacombe, come nei mosaici bizantini e poi, nei secoli, nel prosieguo della storia della Chiesa.

Una nota del 1983 della C.E.I. (Conferenza Episcopale Italiana), Precisazioni sulla celebrazione eucaristica, riproposta nella Nuova Edizione del Messale (n. 8, p. LIII) già suggeriva questo gesto, escludendone altri:

“Durante il canto o la recita del Padre nostro, escludendo gesti non rispondenti all’orientamento specifico della preghiera rivolta a Dio Padre, si possono tenere le braccia allargate; questo gesto si compia con dignità in clima fraterno di preghiera”.

Già in quegli anni i vescovi, consci dell'usanza di molte comunità di prendersi per mano, lo escludevano (ci fu esplicito dibattito su questo in seno ai vescovi italiani).

Concordiamo totalmente, poiché il gesto della fraternità viene celebrato immediatamente dopo dall'assemblea nello scambio di pace. Il prendersi per mano, pertanto, lo duplicherebbe inutilmente, distogliendo l’attenzione da quel “rivolgersi in alto” che è il fondamento della comunione.

È esattamente questo uno dei punti problematici della cultura moderna che ha condotto all’attuale analfabetismo sui sentimenti e sull’amore, che è uno dei drammi del nostro tempo: senza il “guardare in alto”, alla verità, all’amore che è creatore, sorgente e redenzione di ogni sentimento umano, senza guardare alla grazia che viene dall’alto, la persona umana facilmente chiama “amore” ciò che ritiene tale a torto. Se Dio è amore, ciò non vuol dire che il nostro amore sia Dio.

Lasciamo allora – e consigliamo – che le mani durante il Padre nostro si levino in alto, che chiedano “che sia santificato il suo nome, che sia fatta la sua volontà, che venga il suo regno, che Lui dia il pane, il perdono, la forza dinanzi al male e la liberazione da esso”, per poter poi scambiarci il segno fraterno della pace, radicando la carità nella fede che nasce dall’alto.

Aiutiamo il nostro contemporaneo e fratello a scoprire “l’altezza e la profondità” (Ef 3, 18) insieme “all’ampiezza e alla lunghezza” (ciò che il linguaggio comune chiama spesso il “verticale” e l’“orizzontale”). Non restringiamo l’orizzonte a quel buonismo sentimentale e a quell’infantilismo a cui tanta parte della nostra cultura ci induce.

2/ Indicazione sui gesti del Padre nostro nella liturgia, contenute nel Sussidio Iniziare a celebrare: la Messa dell'Iniziazione cristiana, curato dall’Ufficio catechistico e dall’Ufficio liturgico di Roma e pubblicato in seconda edizione nel dicembre 2016

Il Sussidio affronta le divesre questioni che vengono dibattute dai catechisti in relazione all’iniziazione dei bambini accompagnati dai loro genitori (ad esempio quelle della preghiera dei fedeli, della scelta e dell’esecuzione dei canti, dell’offertorio, della presenza di ragazzi con disabilità o di genitori separati). In merito al Padre nostro, così afferma:

“Dopo la dossologia che conclude la Preghiera eucaristica, il sacerdote, a mani giunte dice la monizione che precede la orazione del Signore e recita il Padre nostro a braccia allargate insieme con il popolo. Nel Padre nostro si chiede il pane quotidiano, nel quale i cristiani scorgono anche un riferimento al pane eucaristico, così come è inteso nella tradizione patristica, e si implora la purificazione dei peccati così che realmente i santi doni vengano dati ai santi. In questa parte della celebrazione, che introduce i riti di comunione, si manifesta pienamente il carattere conviviale della celebrazione eucaristica. È un convito pasquale. Anche i fedeli, se invitati a ciò da chi presiede, possono tenere le braccia allargate, nel più antico gesto di preghiera della comunità cristiana.

Nessun documento della Chiesa, invece, ha mai proposto il gesto di prendersi per mano nel recitare il Padre nostro, gesto che duplicherebbe senza senso, fra l’altro, lo scambio di pace che seguirà immediatamente. Questa prassi potrebbe essere conservata negli incontri di preghiera, ma forse va tralasciata nella celebrazione eucaristica”.