[Il fondatore dell'Università Pro Deo, poi LUISS] Fr. Félix Morlion OP: il servizio di Dio tra università, cinema e missile, di Riccardo Lufrani

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 04 /04 /2022 - 23:29 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito il testo di una relazione di fr. Riccardo Lufrani, O.P., tenuta il 18/1/2020 nel ciclo Pomeriggi alla Minerva. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Università.

Il Centro culturale Gli scritti (4/4/2022) 

Félix Andrew Morlion nacque il 16 maggio a Dixmude in Belgio nel 1904.

In Who is Who in Italy del 1980 è riportato che abbia completato gli studi primari e secondari tra il Belgio, l’Inghilterra e la Francia, e abbia studiato ingegneria in Belgio.[1]

In seguito alla sua conversione, intorno ai 20 anni (1924?),[2] diventò frate dell’Ordine dei Predicatori, e studiò quindi la filosofia (Gand) e la teologia (Lovanio). Fu ordinato sacerdote nel 1929.[3]

I primi impegni di apostolato.

Interessato alla formazione e ai mezzi di comunicazione di massa, fr. Morlion nel 1930 fonda in Belgio un servizio stampa cinematografica, “Documentation cinématographique de la presse (DOCIP)”, che due anni più tardi diventa un centro internazionale.[4]

Nel 1932 comincia a organizzare a Bruxelles dei centri di ricerca, formazione e pubblicazione di testi. Quei gruppi che per primi affrontano e contrastano la potente infiltrazione e la propaganda dei totalitarismi moderni sono chiamati “Comitati d’azione Pro Deo”, a partire dall’esortazione contenuta nell’enciclica di Pio XI Caritate Chrsiti Compulsi, dove il Pontefice affronta la questione della espunzione programmatica della religione dalla società da parte dell’ideologia marxista.[5]           

L’enciclica afferma: “In questa lotta si discute veramente il problema fondamentale dell’universo e si tratta la più importante decisione proposta alla libertà umana: per Dio o contro Dio. È questa di nuovo la scelta che deve decidere le sorti di tutta l’umanità: nella politica, nella finanza, nella moralità, nelle scienze, nelle arti, nello Stato, nella società civile e domestica, in Oriente e in Occidente, dappertutto si affaccia questo problema come decisivo per le conseguenze che ne derivano”.[6]

Seguiamo la ricostruzione storica di Marcantoni e Dinacci:

Grazie ad un accordo con l’agenzia olandese di Breda fondata dal dottor H. Hoeben, pioniere tra le due guerre di una primissima rete di agenzie di stampa cattoliche, nel 1939 i Centri di Morlion servono 1.750 giornali e periodici di 31 Paesi.

L’obiettivo è la diffusione di un sistema di valori volti al raggiungimento di una democrazia “integrale”. Come si legge qualche anno più tardi sul bollettino della futura omonima Università: «Pro Deo exprime la valeur suprême reconnue, au moins implicitement, dans l’engagement pour la démocratie intégrale, correspondant à l’authentique dignité de l’homme que la coopération humaniste et interreligieuse permet de réaliser».

Al momento della nascita del movimento, il modello democratico, saldamente presente solo nei Paesi anglosassoni, in Francia e in pochi altri Paesi, è contestato sia dai regimi fascisti che da quelli comunisti e rappresenta un traguardo molto difficile e controverso.

Sostenere che la democrazia sia conseguenza diretta dell’adesione a Dio e concepirla come “integrale” solo se centrata sul messaggio divino rappresenta una novità prorompente.

Così come fortemente provocatorio e innovativo è il collegamento tra il modello democratico centrato in Dio e la volontà di confronto e sintesi interreligiosa più volte chiamata in causa da Morlion.[7]

Dal Belgio agli USA

Già nel 1938, i nazisti avevano preso di mira le pubblicazioni dei Comitati Pro Deo, e con l’invasione del Belgio nel 1940, fr. Morlion ripara a Lisbona, dove nasce il CIP-Centro di Informazione Pro Deo, che ben presto diffonde notizie su scala internazionale, in particolare in Inghilterra, Stati Uniti e America Latina. A maggio del 1941 il pericolo di un’invasione nazista sembra imminente. Morlion, sulla cui testa pesa una taglia della Gestapo, lascia il Portogallo e si rifugia negli Stati Uniti.

La seconda fase di sviluppo del movimento Pro Deo è perciò americana.

Stabilitosi a New York, Morlion riesce nel giro di qualche mese a mettere in funzione l’Agenzia CIP di New York, collegata ad analoghe realtà attivate a Ottawa (Canada), in Messico (per l’America centrale), a Montevideo (per l’America del Sud), a Willemstad (per le Indie Occidentali) e più tardi a Porto Rico. 

Il nuovo centro internazionale Pro Deo di New York, che si avvale di eminenti collaboratori, uomini di scienza e d’azione, rifugiati negli Stati Uniti e scappati dalla polizia delle forze d’occupazione, è attivo come agenzia di stampa, ma anche nella pubblicazione di documentazione in inglese, francese e spagnolo, nella ricerca e nell’insegnamento.

Si pone infatti come base per la costituzione di una rete di «Councils for the International Promotion of Democracy Under God-CIP» in Nord e Sud America e sviluppa l’idea di creare un nuovo tipo di università che offra ai paesi post-fascisti e post-coloniali un valido modello di costruzione della democrazia.[8]

Questi primi anni dell’attività di Fr. Morlion, a mio avviso, danno l’idea portante del seguito della sua vita di religioso al servizio di Dio nella Chiesa.

Contesto storico è quello dei totalitarismi, l’invasione nazista, la seconda guerra mondiale, la costruzione di democrazie moderne.

Gli USA diventano l’alleato naturale della Chiesa nel suo tentativo di contrastare l’evacuazione di Dio dalla società che l’avanzata dell’ateo-materialismo comunista o neo-pagano nazi-fascista sta imponendo con la forza alle società europee.

Tanto più che il sistema liberale statunitense sembra essere riuscito a combinare la libertà religiosa, e l’ideologia ateo-materialista in materia economica, relegando la religione al livello personale, e facendone un regolatore sociale, funzionale al sistema liberale.

Da parte degli USA, l’alleanza tattica con la Chiesa in funzione anti-sovietica è altrettanto naturale. Nemico comune, il comunismo riesce a fare quello che la diplomazia ordinaria non era riuscita a fare per il secolo e mezzo di esistenza degli USA: far collaborare il governo USA e la Chiesa … almeno finché durerà la minaccia comune.

Fu così che fr. Morlion approdò negli USA nel 1941, sicuramente in collaborazione con l’Office of Strategic Services (OSS), nato nel 1942 con lo scopo di coordinare la gestione della raccolta delle informazioni di intelligence a livello centrale, cioè al di sopra dei singoli servizi di intelligence delle varie istituzioni delle forze armate USA.

Negli USA Morlion incontra Don Sturzo, che il 4 maggio 1944 scrive a Earl Brennan, capo del servizio di spionaggio USA in Italia “Félix Morlion O.P. intende recarsi in Italia. L’ho incoraggiato per l’ottimo lavoro che può realizzarvi. Lo conosco molto bene. Confido nella sua religiosità e nella sua abilità. Gli affiderò alcuni compiti di carattere sociale e religioso da svolgere in Italia.”[9]

Morlion arriva in Italia nel 1944, al seguito delle armate alleate, portando con sé la fama di esperto di guerra psicologica e di propaganda di massa.[10]

Università Pro Deo

“Dopo aver incontrato, in febbraio, Alcide De Gasperi e i vertici della DC (Andreotti, 1988: 307) e aver preso contatto, in settembre, con l’Azione Cattolica (Veronese, 1947: 15), Morlion fonda nel 1945 – «auspice anche monsignor Montini (presso il quale [...] era stato accreditato dal grande editore Henry Luce)» (Andreotti, 1988: 308) – l’Università Internazionale di Studi Sociali Pro Deo, che presto diviene il «punto di riferimento per la nascente collaborazione ideologica contro l’influenza del comunismo in Italia tra il Vaticano e le diramazioni del governo americano» (Di Nolfo, 1989: 20)”[11]

Roma è liberata il 4 giugno ed è a Roma che Morlion approda, forse proprio alla Minerva, e comincia a lavorare alla realizzazione dell’università Pro Deo. Già il 3 novembre 1944 è ricevuto in udienza da Pio XII e Mons. Montini, Sostituto alla Segreteria di Stato, gli fornisce una lettera di incoraggiamento per le sue attività dei Centri di informazione Pro Deo.[12]

“Morlion viene nominato Presidente dell’Istituto Internazionale Pro Deo il 14 marzo 1946 da Martin Gillet, l’allora Maestro Generale dei Domenicani, dietro nihil obstat di Giovanni Battista Montini, l’allora Sostituto della Segreteria di Stato Vaticana. L’istituto si è trasformato nel 1948 in Università Internazionale, uditi gli Organi Italiani della Pubblica Istruzione circa la denominazione dell’iniziativa come Università libera.”[13]

Con quali finanziamenti? Nel 1947 viene registrata presso il Dipartimento di Stato di New York una delle principali associazioni che finanzieranno l’università Pro Deo, l’American Council for the International Promotion of Democracy under God, nel cui statuto è espressamente dichiarato che il suo scopo è quello di “promuovere e sostenere in Paesi esteri l’educazione per una democrazia centrata in Dio, e cioè una democrazia come compresa ed applicata in America che riconosca espressamente che gli inalienabili diritti dell’uomo scaturiscono da Dio e devono essere sviluppati per il conseguimento della meta ultima dell’uomo, che è Dio.”[14]

In un articolo accademico del 2006, Valérie Aubourg ricostruisce con dovizia di particolari la parabola del finanziamento dell’Istituto Pro Deo, fino al 1964, anno in cui comincia lo scollamento della Pro Deo dai suoi finanziatori principali USA.[15]

L’apogeo dei finanziamenti USA, non solo da parte di cattolici, ma anche di protestanti ed ebrei, si ebbe nel 1963, anno in cui fr. Morlion organizzò fra l’altro un Agape molto mediatica ed ecumenica, in linea con gli sviluppi del Concilio Vaticano II.

Ai finanziatori statunitensi stava soprattutto a cuore l’idea di avere nella Pro Deo un mezzo interconfessionale per la disseminazione dei principi economici e manageriali americani; era per loro come uno specchio che rifletteva e moltiplicava un’immagine ideale dell’America, democrazia industriale religiosa ma multiconfessionale, tollerante e consensuale, all’ombra di un Vaticano che conferisce una profondità spirituale alla lotta contro il comunismo e una giustificazione filosofica all’esportazione del modello americano, in linea con i desiderata della politica estera Usa di quegli anni.[16]

Aubourg spiega questo allontanamento degli USA dal progetto Pro Deo (e il progressivo avvicinamento degli investitori industriali italiani, fino ad arrivare alla costituzione di una nuova entità che è l’attuale LUISS, nel 1977), evocando diversi fattori: la difficoltà di creare una filiale Pro Deo negli USA; le forme differenti di anticomunismo che si delineano negli Usa e in Europa; i vari interessi, come quello dell’American Jewish Committee, che sembra si interessi alla Pro Deo per ottenere dal Vaticano dei progressi nella sua politica nei confronti degli ebrei.[17]

John Cabot University

Restando nell’ambito universitario, è proprio negli anni in cui il progetto dell’università Pro Deo, per un motivo o per un altro, sfugge sempre di più al controllo del suo ispiratore, che lo stesso partecipa alla creazione di un altro progetto universitario: la John Cabot University.

Siamo nell’estate 1972: due italo-americani, John Vincent Falconieri (professore di letteratura romanza) e Michael Albanese, nei locali dell’Università Pro Deo, che sta passando un periodo di trasformazione che la porterà a dar vita alla LUIS nel 1977, fondano la John Cabot University, un programma di due anni di liberal arts, affiliata fino al 1996 (quando la JCU divenne un’università indipendente) al Hiram college dell’Ohio.[18]

Sono riuscito a trovare un solo documento che parla della fondazione della JCU, redatto per una pubblicazione della JCU da un professore della stessa, Brian Williams.

Un passaggio del breve testo parla di fr. Morlion:

L'organizzazione Pro Deo, che ha offerto ospitalità, aiuto e (credo) un sostegno finanziario alla John Cabot nei suoi primi tempi, era in realtà il frutto di un'idea di p. Felix Morlion, il "Dottor Mellifluus" di molte campagne politiche in Italia, e un personaggio fuori dall’ordinario che merita un libro per sé. Quale sottile scopo avesse in mente di prendere John Cabot sotto la sua ala è ancora qualcosa di misterioso, ma possiamo essere certi che si inserisse da qualche parte nei suoi grandiosi schemi di portare il mondo a Dio attraverso il capitalismo.

Qualche anno dopo quell'università si trasformò in LUISS, la Libera Università degli studi sociali, e lasciò cadere la sua associazione con Pro Deo, e in effetti con p. Morlion, sebbene fino alla fine della sua vita rimase un'eminenza, (più o meno grigia), sullo sfondo.[19]

Intermediario per la pace

L’attività di fr. Morlion spazia anche nell’intermediazione per la pace. Lo ritroviamo a svolgere un ruolo nella crisi dei missili di Cuba, del 1962-63.

Cuba

In un articolo del Corriere della Sera del 21 aprile 2014 è riassunta bene la storia dell’intervento di mediazione di fr. Morlion:

Ai tempi della guerra fredda e delle prove di disgelo fra Giovanni XXIII e Nikita Krusciov, più persone fecero da tramite. Nel recente «The Vatican Files» di Matteo Luigi Napolitano (Edizioni San Paolo) l’attenzione si concentra su due «inviati speciali»: il domenicano Felix Morlion presidente e fondatore dell’Università «Pro Deo» (la futura Luiss) e il giornalista Norman Cousins (direttore della «Saturday Review»). Ma, prima ancora, su un memorandum segreto per il presidente John Kennedy : due fogli su carta intestata della Casa Bianca redatti alla data del 16 novembre 1962 da Pierre Salinger, segretario per i rapporti con la stampa […]L’oggetto? Una missione speciale in grado di coinvolgere i partecipanti sovietici e americani alla terza conferenza pacifista promossa ad Andover, dal Darmouth College, di cui Cousins era animatore e alla quale Morlion non sarebbe mancato. L’episodio, noto agli studiosi, si arricchisce di inediti dettagli. Scrive Salinger nel suo rapporto a Kennedy: «A padre Morlion è stata affidata una missione ad altissimo livello da papa Giovanni, che riguarda un riavvicinamento tra il Vaticano e il Cremlino». Cominciare a parlarsi era ormai irrinunciabile. Secondo Morlion, Giovanni XXIII era giunto alla convinzione che pure Krusciov ne fosse consapevole. A tale scopo Morlion aveva chiesto a Norman due cose. Le leggiamo nel dossier qui riprodotto: «1) Agire da intermediario fra il Vaticano e il Cremlino e a questo fine Cousins andrà a Roma all’inizio di gennaio (del 1963, ndr), per conferire col Papa e da lì andrà a Mosca»; «2) Fare in modo che Cousins organizzi un incontro tra padre Morlion e i maggiori intellettuali sovietici partecipanti al meeting di Andover, in Massachusetts per creare un iniziale contatto col Cremlino e per vedere se si può escogitare qualcosa che indichi l’interesse del Cremlino nel proseguire le discussioni tra il Vaticano e il Cremlino».

In Andover, Morlion con gli intellettuali russi porrà l’accento sull’importanza per la Chiesa cattolica «di avere un qualche riconoscimento duraturo dal Cremlino» quanto al suo fondamento spirituale. La parola “spirituale” — continua il promemoria segreto — è stata usata come opposta a “religioso” contro ogni possibile tentativo di dar l’impressione che questa mossa fosse fatta unicamente per promuovere il cattolicesimo in Unione Sovietica». A giudicare dalle date, questi incontri in Massachusetts si tennero a ridosso della crisi dei missili di Cuba, quando l’appello alla pace di Giovanni XXIII a Kennedy e Krusciov, non a caso fu pubblicato in prima pagina dalla «Pravda».

Altra riprova dell’attenzione di Mosca nei confronti del Papa. Un’attenzione già palesata l’anno prima come conferma il diario papale a inizio settembre 1961, a poche settimane dal telegramma augurale del capo del Cremlino per gli ottant’anni del Papa (accolti come «un filo della Provvidenza da non spezzare»). Attenzione che tornava nel discorso pronunciato da Krusciov, il 28 ottobre 1962, nel momento decisivo della crisi caraibica. Il leader sovietico disse che il suo popolo non voleva altro che la pace, avendo già conseguito le sue vittorie con la Rivoluzione bolscevica, e avendo creato «i più grandi valori materiali, spirituali e culturali». L’uso della parola «spirituali» per il capo ufficio stampa di Kennedy era un indizio da non sottovalutare. Morlion — proseguiva il memorandum — ha posto l’accento sulla sensibilità di questo problema che ho riferito, ma sente che è essenziale che lei abbia un abbozzo di massima di ciò che il Papa pensa su tale questione. E anche per questo chiese di essere ricevuto da Kennedy prima di ripartire per Roma, il 12 dicembre. Il documento in questione non solo conferma fatti richiamati in alcuni libri, ma consente pure di metterli in relazione con altri in sicurezza. Insomma si confermano le prove di dialogo bilaterale tra Vaticano e Cremlino, iniziate con i tentativi vaticani per liberare dal gulag il metropolita ucraino Josyp Slipyj (come avvenne alla fine del febbraio del 1963), ma sul tavolo non c’era solo questo caso.

Dirà Krusciov a Cousins durante la sua visita a Mosca: «Il Papa e io possiamo essere in disaccordo su molte questioni ma siamo uniti dal desiderio di pace (...). Rispetto a quello che Papa Giovanni XXIII ha fatto per la pace, si è trattato di un intervento umanitario che sarà ricordato nella storia (...). Abbiamo caratteristiche comuni, il Papa e io, perché entrambi abbiamo umili origini, (...) sappiamo che cosa significhi lottare per ricavare i frutti necessari per vivere». Poi gli auguri di Krusciov al Papa nel Natale 1962. Di lì a poco, il 7 marzo 1963 l’udienza a Rada e al genero del leader. E il mondo era cambiato.”

Questa operazione diplomatica, oltre a contribuire efficacemente alla risoluzione della crisi dei missili di Cuba, ebbe anche altri risvolti importanti nelle relazioni tra Vaticano e URSS, che cominciò con la liberazione del vescovo cattolico ucraino Slipyj e continuò con le susseguenti comunicazioni con Krusciov, fino al ristabilimento delle relazioni diplomatiche Vaticano URSS.[20]

Riporta Schelkens:

Morlion scrisse una lettera a Krusciov su richiesta di Bea, affermando che "il suo gesto personale nel liberare il vescovo Slipyj e la manifestazione di buona volontà evitando lo sfruttamento politico da parte nostra sono la prova che la rivoluzione della stima e della comprensione reciproca ha iniziato un nuovo tipo di relazioni pacifiche. Tuttavia, la principale preoccupazione della lettera era la speranza del Cremlino di stabilire relazioni diplomatiche bilaterali ufficiali, con Morlion che agiva per conto di Bea. Insieme alla sua lettera a Krusciov Morlion inviò un rapporto dettagliato del 6 febbraio 1963, dell’incontro tra Bea e Kozyrev, che menziona quattro campi della vita umana e della libertà riassunti dai Cousins sui quali era necessario raggiungere un accordo:

(1) Libertà di culto con garanzie che le comunità ecclesiali, i seminari, ecc. possano appellarsi alle autorità superiori, se gli organi locali dovessero ostacolare lo sviluppo o rifiutassero permessi o materiali per la costruzione, quando sia stato ottenuto il numero di firme legalmente richiesto.

(2) Libertà fuori dalla scuola, negli incontri di famiglia in cui ai bambini vengono impartite istruzioni spirituali supplementari, nella tradizione della loro grande nazione e nella piena lealtà alle autorità legittime.

(3) Libertà di espressione per i diversi organi (simile a quella consentita per la Chiesa ortodossa russa) in cui possono svilupparsi diversi argomenti religiosi e spirituali, e libera divulgazione e commento della letteratura santa.

(4) Libertà di azioni caritatevoli, in particolare nell'uso di risparmi individuali e delle imprese per l'aiuto ai meno privilegiati nelle nazioni indifese.[21]

Il 1º dicembre 1989 Giovanni Paolo II incontrò il leader sovietico Mikhail Gorbachev. Era la prima volta che un papa e un leader sovietico si incontravano e, in quest'occasione, furono finalmente stabiliti rapporti diplomatici tra i due paesi.

Crisi degli Euromissili

La crisi dei missili nucleari a raggio intermedio installati da USA e URSS sul territorio europeo comincia con il dispiego dei SS-20 sovietici e, in seguito alla cosiddetta doppia decisione della NATO del 1979, dei missili americani IRBM Pershing-2 e quelli cruise da crociera BGM-109 Tomahawk.[22]

Ritroviamo ancora una volta fr. Morlion a svolgere un ruolo attivo nella diplomazia vaticana, come testimonia la corrispondenza del nostro confratello con il National Security Council e un lungo memoriale indirizzato al presidente USA Reagan, dove fr. Morlion enumera in dieci punti i motivi della necessità che sia Reagan a fare il primo passo per la risoluzione della crisi.[23]

Il trattato INF (Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty) venne siglato a Washington l'8 dicembre 1987 (due giorni prima della morte di fr. Morlion) da Ronald Reagan e Michail Gorbačëv, a seguito del vertice di Reykjavík (11 ottobre 1986) tenutosi tra i due Capi di Stato di USA e URSS.[24]

Fr. Morlion predicatore

Fr. Morlion fu anche un infaticabile predicatore, anche in luoghi e situazioni che possono sorprendere molti! Ce lo rivela, ad esempio, il giornale del PCI l’Unità, nel numero di venerdì 11 marzo 1949!

In terza pagina del quotidiano del PCI troneggia un articolo che riporta l’incontro nella sezione del partito all’Esquilino tenutasi la sera precedente sulle questioni del Patto Atlantico e del Vaticano, con Ottavio Pastore, giornalista fra i fondatori del PCI nonché primo direttore del quotidiano l’Unità.

Sulla stessa pagina è riportata anche la risposta di Togliatti ad una lettera aperta scritta da Morlion riguardo al livello degli oratori nelle riunioni nelle varie sezioni del PCI alle quali fr. Morlion partecipava per discutere i temi politici di attualità.

Il Cinema

Un giorno, parlando con un regista italiano, questi mi disse “non si può fare la storia del cinema italiano senza parlare di Padre Morlion.”

Come abbiamo visto, fr. Morlion comprese la potenza dell’influenza del cinema sulle coscienze già dai primi anni della sua attività in Belgio.

Ne parla fr. Morlion stesso nel suo libro “Apostolato dell’opinione pubblica”,[25] dove fa riferimento all’enciclica di Pio XI sul cinema del 1936: Vigilanti Cura. Lo stesso Papa aveva già considerato l’impatto educativo del cinema nell’enciclica sull’educazione cristiana Divini Illius Magistri del 31 dicembre 1929, promulgata anche come risposta alla mancata cristianizzazione della società, promessa dal regime fascista con la firma dei Patti Lateranensi: “questi potentissimi mezzi di divulgazione (come il cinema), che possono riuscire, se ben governati da sani principi, di grande utilità all'istruzione ed educazione, vengono purtroppo spesso subordinati all'incentivo delle male passioni ed all'avidità del guadagno”.[26]

Fr. Morlion è ancora una volta nel solco tracciato dalla Chiesa nella sua guida, il Papa, continuando il suo servizio al Magistero cominciato già nel nel 1930 con la fondazione del servizio stampa cinematografica Documentation cinématographique de la presse (DOCIP).

Una volta in Italia, lo ritroviamo implicato in prima persona nella realizzazione di due film del regista Rossellini, Francesco il giullare di Dio e Stromboli (Terra di Dio), entrambi del 1950.

Fr. Morlion è persuaso che limitarsi a stigmatizzare negativamente i film contrari alla morale cattolica non possa sortire l’effetto desiderato di riportare Dio al centro della vita sociale, e si impegna a realizzare film che non siano esplicitamente cristiani, ma dove i principi cristiani passino come subliminalmente nelle coscienze degli spettatori.

Grazie all’azione congiunta con Andreotti, che era stato il suo assistente nei primi anni in Italia, ed era allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Cinema, fr. Morlion fa addirittura parte della giuria del IX Festival del Cinema di Venezia.

Il pensiero

Credo che la visione di fr. Morlion possa essere riassunta essenzialmente nell’idea della necessità di costruire una civiltà cristiana, con i mezzi che il tempo a lui contemporaneo offriva.

Fr. Morlion sembra aver colto il senso profondo del cambiamento d’epoca in corso,  più intuitivamente che non con la chiarezza filosofica interpretativa di Tommaso Demaria SDB,  suo contemporaneo, ma, vivendo pienamente nello spirito della vera tradizione, fr. Morlion seppe sviluppare un’azione congrua rispetto al fine di costruire una civiltà cristiana nelle condizioni del suo tempo.

Un passaggio del suo libro “Apostolato dell’opinione pubblica” è illuminante in questo senso:

Esistono ancora dei cristiani i quali pensano che, per difendersi dall'influenza del mondo, i "pochi giusti che restano” debbano rinchiudersi in una specie di bastione spirituale. Esistono ancora troppi specialisti in lamentele che credono che l'atteggiamento cristiano debba essere l'incessante recriminazione contro la perversità del secolo. Essi amano parlare della tranquillità del "buon tempo antico"; e quando vanno in chiesa, vi entrano con una mentalità medievale. Si dimostrano completamente disarmati davanti al secolo attuale ed alle diverse manifestazioni della vita moderna. Condannano nettamente, come essenzialmente pagano, tutto il mondo moderno: la stampa, la radio, il cinema sono altrettanti strumenti di perversione! Tutti i governi sono atei! Gli uomini politici non possono più ispirare fiducia! e concludono che non rimane che chiudere gli occhi e attendere con pazienza che la Chiesa, che è eterna, ritrovi per virtù di qualche miracolo la sua influenza d'altri tempi!

È tempo ora più che mai di denunziare il pericolo di un simile atteggiamento unicamente difensivo. In primo luogo, si tratta di una forma di pigrizia intellettuale. Il mondo non è poi così malvagio; nel mondo di oggi come in quello di ieri, il bene e il male procedono affiancati. L'atteggiamento cristiano non consiste nel condannare il mondo senza rimedio, ma nel discernere con misura e obiettività gli elementi cattivi che costituiscono la realtà umana. La formula di San Paolo sembra ancora qui la più appropriata: "esaminare ogni cosa e conservare (e sviluppare) ciò che vi è di buono". Ciò che la Chiesa domanda veramente ai suoi fedeli è di praticare un atteggiamento di presenza, giacché, secondo il Vangelo ogni buon pensiero come ogni buona azione è ispirata dallo spirito Santo: allorché lo spirito Santo si fa sentire, il cristiano deve agire come "cooperatore di Dio", deve aiutare lo Spirito a trionfare dell’uomo.

In secondo luogo, l'isolazionismo spirituale non è in fondo che una forma di ipocrisia. Tutti questi troppo virtuosi critici del mondo moderno non sono spesso tanto virtuosi quanto sembrano. La loro critica negativa degli atti altrui è forse ispirata da un segreto desiderio di attirare su di sé la lode. Colui che si compiace troppo a condannare, non vorrebbe segretamente che tutti dicessero: "tu, almeno, non sei di quelli”.

In terzo luogo, quell'atteggiamento di difesa non è che la negazione della legge del Vangelo, che è la legge d'amore. Noi non siamo membri di una chiesa sonnecchiante, dormiente, russante; noi siamo chiamati dal battesimo e dalla cresima ad essere soldati della Chiesa militante e conquistatrice.[27]

Il passaggio alla vera patria

L’anno prima della sua morte, ritroviamo fr. Morlion ultra ottantenne ad un convegno internazionale in Giappone, invitato a dare una conferenza alla First Yoko Civilization International Conference at Takayama, in “riconoscimento al suo devoto servizio all’umanità”.[28]

Riporto qui il passaggio della conferenza di Takayama in cui fr. Morlion riprende lo stesso principio ispiratore che ritroviamo già nella versione originale dell’Apostolato dell’opinione pubblica, pubblicato in inglese negli USA nel 1945: “Ho seguito fedelmente i saggi consigli di San Paolo di Tarso. "Esamina tutto attentamente e conserva come tesoro ciò che è buono."[29]

Questo è il filo conduttore che può illustrare lo spirito che ha animato la vita del nostro confratello, infaticabile nel servizio di Dio a 360°, là dove la divina Provvidenza lo chiamava ad operare.

La testimonianza di chi l’ha conosciuto bene corrisponde all’immagine che abbiamo potuto farci seguendo alcune delle tante importanti attività apostoliche e accademiche di fr. Morlion, arricchendola dei tratti della sua attività di sacerdote, confessore, guida spirituale, sempre disponibile a ascoltare ed aiutare, tanto che il suo ufficio romano, ai tempi dell’Università Pro Deo, era sempre affollato di persone, attori famosi, persone semplici o importanti che fr. Morlion accoglieva con l’attenzione pastorale che lo contraddistingueva.

Come ogni persona impegnata onestamente e radicalmente nel servizio degli altri, fr. Morlion fu oggetto di calunnie e persecuzioni, e ancora oggi la sua fama, che ormai si forma e si cristallizza sulla rete Internet, è legata a molti dei misteri e omicidii politici che hanno caratterizzato la storia italiana negli anno ’70-’80. Se molte di queste infami accuse si rivelano infondate già con un approfondimento possibile grazie ai molti documenti declassificati oggi presenti su Internet, solo uno studio storico-biografico approfondito della sua azione così variegata e internazionale potrà fugare i sospetti sulla sua figura, che comunque, si erge come una personalità assolutamente di primo piano nella storia del secolo scorso, come ricorda in parte anche il suo necrologio “per 50 anni mediatore diplomatico tra i leader del mondo”.[30]

Fr. Félix Andrew Morlion OP morì a New York, dopo una serie di attacchi cardiaci, il 10 dicembre 1987, e le sue spoglie riposano nel All soul Cemetery, a Pleasantville, Westchester county, di New York .[31]

Note al testo

[1] Groeg, O.J., Who’s Who in Italy, University of Michigan, 1980, p. 351.

[2] Comunicazione personale prof. R. Pezzimenti.

[3] Cf. Fragolino, V., Ascetismo e azione. Padre Carlo Messori Roncaglia, prete, soldato, ferroviere, Booksprint edizioni, 2013, p. 183.

[4] Cf. Bonneville, L., Organisation catholique internationale du cinéma: soixante-dix ans au service du cinéma et de l’audiovisuel, Fides, 1998, p. 19.

[5] Cf. Marcantoni, M., Dinacci, M.L., LUISS Guido Carli. Un’impresa formativa aperta al mondo, bozza 2012, p. 18.

[6] Papa Pio XI, Enciclica Caritate Christi Compulsi, A.A.S. Vol. XXIV, 1932, p.18.

[7] Marcantoni, Dinacci, p. 19-20.

[8] Ib. p. 20-22.

[9] National Archives and Records Administration di College Park nel Maryland e pubblica-

to in Tranfaglia (2004: 229), riportato in Tubini, F., La doppia vita di “Francesco giullare di Dio”. Giulio Andreotti, Félix Morlion e Roberto Rossellini, Libraccio editore, 2014, nota 2, pos. 308, Kindle.

[10] Ib.

[11] Ib.

[12] Cf. Marcantoni, Dinacci, p. 22.

[13] Tubini, nota 4, p. 24.

[14] Marcantoni, Dinacci, p. 26.

[15] Aubourg, V., “”A Philosophy of Democracy Under God”: C.D: Jackson, Henry Luce et le mouvement Pro Deo (1941-1964)”, Revue française d’études américaines 107, 2006.

[16] Ib. p. 40.

[17] Ib. p. 42-43.

[18] Cf. Williams, B., “A Fragile Bark Launched on a Most Tempestuous Sea”, John Cabot University AlumNews, John Cabot University. 1 (2).

[19] Ib. tradotto dall’ingelse.

[20] Cf. Schelkens, K., “Vatican Diplomacy after the Cuban Missile Crisis: New Lights on the Release of Josif Slipyj”, The Catholic Histocial Review 97 (2011), p. 679-712)

[21] Ib. p. 711-712, tradotto dall’inglese.

[22] Cf. Wikipedia “Trattato INF”.

[23] Cf. Ronald Reagan President Library Digital Library Collections, Collection: Matlock, Jack F.:Files; Folder Title: Matlock Chron May 1984 (1) Box: 4.

[24] Cf. Wikipedia “Trattato INF”.

[25] Morlion, F.A., Apostolato dell’opinione pubblica, Ed. Studium Roma, 1947, p. 46.

[26] Divini Illius Magistri, Pio XI 1929.

[27] Morlion, Apostolato, p. 32-33.

[28] Tebecis, A. K., Is the future in Our Hands - My Experience with Sukyo Mahikari, Popular Prakashan, 2004, p. 74.

[29] Morlion, F.A., “The Calling of Mahikari for the Coming Spiritual Civilization”, in Creating the Future of Mankind, (Proceedings of the First Yoko Civilization International Conference), p. 25-30, Yoko Civilization Research Institute: Tokyo, 1987.

[30] Barret, W.L., “Rev. Andrew Felix Morlion”, find a grave internet site.

[31] Ib.