“Capirai quando sarai grande!” Quanta saggezza c’è in questa espressione. Per una lettura teologico-pastorale, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 15 /05 /2022 - 14:05 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. . I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Teologia pastorale e Educazione e terza età.

Il Centro culturale Gli scritti (15/5/2022)

Quando si dice che la famiglia oggi è in declino, per i tanti divorzi o i mancati matrimoni, ci si dimentica che chi divorzia torna a sposarsi e che tanti anziani scelgono di sposarsi in tarda età.

Anche chi in gioventù ha condannato la famiglia e la ha “ripudiata” con parole gravi e severe, si ritrova dopo i cinquant’anni a non desiderare altro che una moglie o un marito che li ami fino all’ultimo giorno della vita.

Perché l’età matura porta saggezza e spinge a rinnegare le affermazioni giovanilistiche che si sono pronunciate da ragazzi, quando non si capiva ancora la serietà della vita. Pochi hanno il coraggio dell’autocritica, ma è quando si è “grandi” che si capisce la vita!

Così tanti da giovani ritengono una follia diventare genitori, si rifiutano categoricamente. Ma poi, man mano che si avvicinano i quaranta, cominciano a sentirne il desiderio. E, per fortuna, ci sono bambini che nascono con genitori quarantenni!

È quando sei “grande” che capisci cosa vuol dire non aver mai avuto un figlio.

Lo stesso vale per la fede. Se tanti anziani partecipano alla messa, non è perché essi lo facessero già da giovani. È che, man mano che passano gli anni, talvolta ti accorgi che la tua vita è stata vuota e senza una speranza vera, senza Dio.

Talvolta è il lutto, talvolta è il bisogno di perdono per i peccati commessi, altre volte è la scoperta della bellezza della fede, che portano gli anziani in chiesa.

Noi dimentichiamo che i giovani non restano giovani, ma che diventeranno anziani, tutti, nessuno escluso! Non dimentichiamo che verranno le malattie, verranno i lutti, che i giovani si accorgeranno della vita che si avvicina alla fine, come si accorgeranno anche delle cose belle, dei figli, del matrimonio, della bellezza di una speranza che illumina il cammino. Lo ricorda anche il Qohelet, così come i proverbi degli anziani; la vita è un pizzico.

Il Signore accetta il pentimento anche del ladrone pentito. Non contano solo i giovani: chi ama solo i giovani, in realtà non è capace di amarli.

Guai a chi disprezza gli anziani che vengono in Chiesa, dimenticando che un tempo essi erano giovani.

Oggi sono più saggi, non meno saggi, di quando erano giovani.

“Quando sarai grande, capirai”: spesso è solo con l’età che si capisce che grande valore abbia la famiglia, che grande valore abbia una discendenza, che grande valore sia la fede. Per alcuni tutto nasce già da giovani, per altri bisogna aspettare che maturino.

Ma certo è assolutamente stupido giudicare a partire solo dai giovani. Drammatico sarebbe se gli anziani non venissero più in chiesa e vivessero solo di pizzichi. Invece, molti si convertono alla famiglia, all’amore, ai bambini, alla fede da anziani.

Guai se un teologo pastorale si dimenticasse che ci sarà un giorno in cui le persone “diventeranno grandi”.

La Chiesa è spesso chiamata a raccogliere i cocci - e a rimetterli insieme - di persone che hanno sbagliato molto nella vita (vedi il buon ladrone) e gli ultimi loro anni possono salvare la loro vita.

Guai a puntare tutto sui giovani: e se taluni giovani sbagliassero tutto da giovani cosa bisognerebbe fare? C’è ancora una possibilità e che possibilità! “Lo capirete quando sarete grandi” – dicono i saggi.