La rivoluzione delle rivoluzioni: le rivoluzioni sono così poco vere che mutano sempre di obiettivo e i temi delle precedenti vengono presto dimenticati. Breve nota di Giovanni Amico

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /07 /2022 - 15:03 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Diritti umani.

Il Centro culturale Gli scritti (10/7/2022)

1/

Le rivoluzioni ebbero un tempo per obiettivo salari più alti per gli operai: i borghesi e gli intellettuali dovevano avere stipendi non troppo dissimili da chiunque altro lavorasse.

Coloro che protestavano per avere salari più alti, oggi non protestano più, anche se un terzo degli italiani ha ormai uno stipendio inferiore ai 1000 euro al mese.

E soprattutto non protestano più gli intellettuali per questo, la protesta si è spostata su altri temi, la droga o il sesso liberi.

È incredibile come quel grido di eguaglianza sia quasi dimenticato, spento, morto, finito: è raro trovare chi invochi salari più equi per tutti.

La storia sta dimostrando che spesso cambia il motivo per cui lottare e ciò che sembrava decisivo in una determinata epoca non sembra poi più decisivo in quelle successive.

Ovviamente questo dipende da chi è al potere, per cui se vanno al potere politico ed economico coloro che avevano lottato per l’uguaglianza economica e salariale, costoro si dimenticano di incitare poi ad una rivoluzione che sia contro i loro stessi stipendi, a favore di chi ora è meno abbiente.

È il fenomeno della “rivoluzione delle rivoluzioni”: essere sempre rivoluzionari in nuovi campi, dimenticando quelli precedenti. Rivoluzionare sempre, ma con la necessità di rivoluzionare le tematiche delle rivoluzioni stesse, di modo che i precedenti motivi rivoluzionari siano messi in soffitta.

Permane l’essere rivoluzionari, ma cambiano le finalità. Permane l’essere progressisti, ma combattere per giusti salari non è più all’ordine del giorno.

2/

La rivoluzione ebbe per tema poi la libertà di espressione, attribuendo a Voltaire un detto mai da lui pronunciato: “Non sono d’accordo con te, ma sono pronto a morire perché tu possa esprimere il tuo punto di vista”.

Oggi un atteggiamento “rivoluzionario” prevede che si invochi un controllo censorio su chi scrive sui social se qualcuno prende posizioni che l’establishment che, prima invocava la libertà, ora condanna.

Debbono essere vietate parole e prese di posizione su temi scottanti. Non si deve essere liberi di pronunciarsi, ad esempio, a sfavore del gender.

Alcuni pensieri sono ritenuti pericolosi per il benessere sociale e, dunque, si invocano social che censurino determinate modalità di pensiero e, ancor più, si desidera che la scuola e i media censurino determinati autori.

Prima si era progressisti invocando la libertà di pensiero, ora si è progressisti negandola. Anche questo principio è stato rivoluzionato: i progressisti invocano il controllo del pensiero su determinati punti sensibili

3/

L’accoglienza incondizionata dei migranti sembrava essere un’ulteriore parola d’ordine, una parola progressista e rivoluzionaria. Ora che il centro-sinistra è al potere a Bruxelles non è più centrale che gli stati dell’Unione si aprano all’accoglienza: solo gli stati ai confine vengono caricati di tale responsabilità. Ma i grandi stati europei sono invece progressisti, anche se se ne disinteressano, perché ciò che conta è essere europeisti.

Non è importante più quale politica faccia l’Europa per i migranti, basta dire che si è europeisti e non nazionalisti.

Ancora una volta resta l’atteggiamento “rivoluzionario”, pur roteando vorticosamente i motivi di esso.

4/

Lo stesso si deve dire del commercio e della produzione di armi. Prima l’atteggiamento rivoluzionario e progressista era tout court contro la produzione di armi, non importava se esse venivano vendute a popolazioni perseguitate o se venivano utilizzate per la difesa nazionale: le armi dovevano essere bandite, il commercio interrotto e la produzione arrestata,

Oggi, l’atteggiamento progressista sembra aver modificato tale prospettiva ed è rivoluzionario e moderno solo chi è favorevole all’invio di armi in Ucraina, perché quel popolo ha subito un’ingiusta evasione.

Improvvisamente molti degli anti-militaristi si sono riscoperti favorevoli alla produzione di armi.

5/

Oggi l’atteggiamento progressista-rivoluzionario ha sposato la causa della libertà sessuale. Questa è la punta di diamante della lotta contro il capitalismo.

Non contano gli stipendi, non conta la libertà di espressione, non conta l’accoglienza dei migranti, non conta il rifiuto delle armi e la non violenza. Ciò che conta è che i ragazzi, fin da giovanissimi, quasi da bambini, possano avere libertà sessuale. E che possano consumare droga e alcoolici a piacimento.

Ma non sarà che queste pseudo libertà servono solo a far illudere i rivoluzionari-progressisti che hanno cambiato più volte i loro obiettivi rivoluzionari, di essere ancora progressisti e giovani? Ma non sarà che tutto questo è una copertura per non ammettere la miseria del cambiamento continuo delle rivoluzioni da perseguire, con l’accantonamento delle precedenti per la scelta di un sempre nuovo motivo di rivoluzione che sostituisca il fallimento del precedente?

Per nascondere che chi si dichiara contro il sistema oggi “è” il sistema e ha il potere in mano. Eppure quei pesi non li tocca nemmeno con un dito.