1/ “Buon viaggio papà”, così il figlio di Piero Angela, Alberto. Non “Buona decomposizione papà”. Dell’uomo e del suo bisogno. Breve nota di Giovanni Amico 2/ Piero Angela e la questione demografica: “Dobbiamo fare più figli”. Il suo pensiero cancellato dai commentatori. Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 14 /08 /2022 - 13:46 pm | Permalink | Homepage
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1/ “Buon viaggio papà”, così il figlio di Piero Angela, Alberto. Non “Buona decomposizione papà”. Dell’uomo e del suo bisogno. Breve nota di Giovanni Amico

Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Del morire.

Il Centro culturale Gli scritti (14/8/2022)

È estremamente significativo che il figlio di Piero Angela, Alberto, non abbia comunicato la morte del padre con parole scientifiche, come, ad esempio: “buona decomposizione papà”, bensì con parole di “mistero”: “Buon viaggio papà”.

Viaggiare, verso dove? Ecco il “Mistero”. Ma non semplicemente “decomporsi”.

Se ci si dovesse attenere al puro linguaggio scientifico un’espressione come “Buon viaggio” dinanzi alla morte, non avrebbe senso, perché la morte non è un viaggio, ma la fine dei viaggi.

Eppure l’uomo lotta linguisticamente per non affermare questo.

2/ Piero Angela e la questione demografica: “Dobbiamo fare più figli”. Il suo pensiero cancellato dai commentatori. Breve nota di Andrea Lonardo

Riprendiamo sul nostro sito una nota di Giovanni Amico. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Vita.

Il Centro culturale Gli scritti (14/8/2022)

Più volte, negli ultimi decenni, Piero Angela si è battuto perché crescesse il numero dei figli in Italia.

Lo ha fatto con una Prefazione al volume di A. Golini - M.V. Del Prete, Italiani poca gente, LUISS, 2019.

Lo ha fatto con un proprio volume (insieme a L. Pinna) dal titolo Perché dobbiamo fare più figli: le impensabili conseguenze del crollo delle nascite, Milano, Mondadori, 2009.

Lo ha fatto in un’intervista a Il Fatto Quotidiano – e in 1000 altre occasioni - ripresa da Huffington Post del 20/5/2019, nella quale affermava fra l’altro:

“Oggi i centenari sono circa 117 mila, nel 2050 si stima saranno 150mila. Anche a me piacerebbe arrivare a 200 anni, ma solo se in motocicletta e con una bionda sul sedile posteriore”.

“Oggi a 25 anni neanche ci si pensa ad avere un figlio. La società moderna è frutto di un processo di liberazione dell’uomo, ancor più della donna. Le studentesse sono sempre più degli studenti, si laureano prima e con voti migliori. La superiorità del maschio è stata smentita dall’accesso delle donne all’istruzione”.

“Qualunque ragazza che si laurei non vuole subito dedicarsi ai pannolini, sa che con la routine familiare alcune attività le sarebbero precluse. Quindi ritarda l’arrivo di un figlio. Ma più lo si ritarda più diventa difficile farlo e quando arriva ci si ferma a uno”.

“Un figlio è visto sempre più come bene individuale della coppia e della donna, non della società. Ma il venir meno della sua valenza di bene collettivo si riverbera nell’assenza di interventi per sostenere lo sviluppo demografico”.

Il nostro paese è “l’unico Paese che dà più ai pensionati che alle madri”.

“Il sistema è rovesciato. Ci sono sondaggi, per quel che valgono, che dicono che le donne vogliono avere figli. E se si chiede loro quanti, rispondono “due”. In Francia, ad esempio, tutti possono disporre di scuole materne, asili nido, sia nel quartiere che nelle aziende. E la media è di due figli per donna”.

Questo è il motivo per cui non si investe sulle nascite: “I pensionati votano, i neonati no. Nella vita sociale ci sono tre segmenti: lo studio, il lavoro, la pensione. Un tempo lo studio era poco, il tempo di lavoro lungo, la pensione breve perché si moriva subito. Era un sistema sostenibile. Oggi tutto è rovesciato, pochi figli dovranno mantenere molti anziani - oltretutto sempre più costosi - e pagare le loro pensioni”.

Una parolina su tale questione varrebbe la pena spenderla quando lo si ricorda? Oppure no, facciamo finta che un tema del genere non l’abbia mai trattato?