Di un’acqua che non disseta e di una sete infinita: il pallavolista Andrea Lucchetta, Alessandro Magno e Giacomo Leopardi dinanzi alla samaritana al pozzo. Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 11 /03 /2023 - 23:33 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una breve nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Vita e Cristianesimo.

Il Centro culturale Gli scritti (12/3/2023)

Bisogna ascoltare – è commovente, è un’esperienza indimenticabile -, le parole di Andrea Lucchetta mentre le lacrime si riaffacciano ai suoi occhi, quando ripensa alla tristezza seguita alla vittoria dei Mondiali del 1990.

Nel video[1], dal minuto 10.08, si vede prima il punto della vittoria che prosegue con l’urlo di gioia “Campioni del mondo” del telecronista e poi con il racconto di Andrea Zorzi che ricorda alcuni particolari della festa azzurra.

https://youtu.be/fybvFtJ4kI0?t=627

Ma poi, improvviso, arriva lo stacco e appare il volto di Andrea Lucchetta che racconta:

«E quindi è stato qualcosa che poi alla fin fine però è sfociato in un momento di tristezza totale, perché quando siamo arrivati comunque sul podio, quando abbiamo alzato la coppa al cielo, e ho passato quella coppa che rappresentava fondamentalmente il sogno di una vita, alla fin fine ho realizzato che questo sogno era finito, quello con cui avevi cercato di lottare, di vincere, avevi cercato comunque di sacrificarti per poter arrivare poi a raggiungerlo, se n’era andato. E cosa ti rimaneva? La tristezza di quell’attimo fuggente. Per cui mi sono sentito svuotare completamente».

L’uomo ha sempre sete, come la samaritana al pozzo, l’uomo sempre ritorna ad un pozzo ad attingere nuova acqua, perché i sorsi già attinti non dissetano mai pienamente.

Così è, nella leggenda, di Alessandro Magno: giunto ai confini della terra piange, perché ormai le sue conquiste sono terminate – così è, ad esempio, nell’Alexandros di Giovanni Pascoli.

Così è di Giacomo Leopardi. Quanto falsa è l’interpretazione dei suoi carmi quasi egli fosse infelice per i suoi difetti fisici o per la mancanza di corrispondenza nei suoi amori!

Leopardi, invece, è il poeta che avverte che qualsivoglia successo umano, qualsivoglia amore ricambiato, mai soddisferà il cuore umano, che è troppo grande rispetto a ciò che esiste e alla brevità della vita e alle possibilità della conoscenza.

Così è della samaritana al pozzo, che sempre torna ad attingere e mai è sazia, proprio quella samaritana messa a nudo dal Cristo che le ricorda che ha avuto cinque mariti e quel sesto con cui ora vive non le basta ancora: nessun amore umano è sufficiente alla sete dei cuori.

Di abbeverarsi ad altro ognuno ha bisogno, perché la finitezza del vivere sia buona, in quanto ormai carica di infinito.

Note al testo

[1] È il video Pallavolo 1990: Generazioni di fenomeni, di Silvia D’Ortenzi, della serie TV Sfide.