La testimonianza di Francesco d’Assisi sulla castità: la memoria dell’impegno altrettanto serio del matrimonio e della famiglia per vincere la tentazione contro la verginità. Commento di Andrea Lonardo al famoso brano dei pupazzi di neve nella Vita Seconda di Tommaso da Celano

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 26 /06 /2023 - 01:20 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Francesco d’Assisi. Cfr., in particolare, “Madre” è quasi un insulto: e se fosse questo il vero motivo della crisi delle vocazioni a diventare suora? Breve nota di Andrea Lonardo.

Il Centro culturale Gli scritti (25/6/2023)

Nell’eremo dei frati di Sarteano, «poiché Francesco vedeva che con i colpi della disciplina la tentazione non se ne andava, mentre tutte le membra erano arrossate di lividi, aprì la celletta e, uscito nell’orto, si immerse nudo nella neve alta. Prendendo poi la neve a piene mani la stringe e ne fa sette mucchi a forma di manichini, si colloca poi dinanzi ad essi e comincia a parlare così al corpo: «Ecco, questa più grande è tua moglie; questi quattro, due sono i figli e due le tue figlie; gli altri due sono il servo e la domestica, necessari al servizio. Fa’ presto, occorre vestirli tutti, perché muoiono dal freddo. Se poi questa molteplice preoccupazione ti è di peso, servi con diligenza unicamente il Signore». All’istante il diavolo confuso si allontanò e il santo ritornò nella sua cella, glorificando Dio» (FF 703)[1].

Francesco d’Assisi fu più volte tentato nella castità. Gli venne più volte l’idea di abbandonare il celibato e di amare una donna.

Tommaso da Celano racconta, nel brano sopra riportato, che una volta che si presentò tale tentazione, Francesco, in un primo momento, reagì con gli strumenti di penitenza propri del tempo – un’altra volta si era gettato nelle rose con le loro spine.

Ma quella volta, a Sarteano, comprese che un ulteriore passo era necessario per confermare la propria vocazione di vergine.

Era d’inverno e gli venne in mente, da “giullare di Dio”; di costruire con la neve che ricopriva il terreno, ben sette pupazzi di neve.

Essi gli avrebbero fatto immaginare la vita da sposato.

Il primo pupazzo avrebbe rappresentato sua moglie. Altri quattro gli avrebbero ricordato i suoi eventuali figli, due maschie e due femmine. Gli ultimi due, infine, i due servitori di cui avrebbe avuto bisogno per aiutare la famiglia.

Dopo aver realizzato i sette pupazzi di neve, Francesco prese a coprirli di vestiti, per ricordarsi cosa avrebbe significato scegliere di amare una donna e generare bambini.

Servire lei e gli altri sei “componenti” della famiglia, vestendoli e dando loro da mangiare, amandoli ed educandoli.

In questa azione di Francesco, non vi è alcuni disprezzo della vita familiare anzi la consapevolezza che anche essa comporta un dono totale di sé.

Quanto è lontana dal moderno “love” questa visione, lontana da un “love” che è senza impegno definitivo, senza generazione di figli e senza futuro.

Per Francesco è evidente la dignità del sacramento del matrimonio, che implica una donazione totale alla donna e la disponibilità ad avere almeno quattro bambini, assumendosi tutte le responsabilità che questo comporta.

Proprio l’evocare questa possibilità di recedere seriamente dal celibato rendeva più chiara la possibilità opposta, quella di «servire con diligenza unicamente il Signore». Anche tale scelta era totale e implicava distacco sommo da sé stessi e povertà come l’altra.

La fabbricazione dei sette pupazzi di neve salvò Francesco dalla tentazione ed egli scelse nuovamente la castità del suo stato come bella e altrettanto feconda.

Anche oggi è la mancata evocazione di una convinta prospettiva matrimoniale e genitoriale che contribuisce a rendere fiacca la proposta del celibato e della verginità, tentando così la castità.

Note al testo

[1] Questa, invece, è la versione nel Capitolo V della Leggenda maggiore di san Bonaventura da Bagnoregio:
«FF 1090 3.
Come una sentinella sulla torre di guardia, vigilava con rigorosa disciplina e somma cura per custodire la purezza del corpo e dello spirito. A questo scopo, nei primi tempi della sua conversione, durante l'inverno si immergeva, per lo più, in una fossa piena di ghiaccio, sia per assoggettare perfettamente il nemico di casa sia per preservare la candida veste della pudicizia dal fuoco della passione. Affermava che un uomo spirituale trova incomparabilmente più sopportabile il freddo del corpo, anche il più rigido, che non il fuoco della concupiscenza, per piccolo che sia.
FF 1091 4.
Una notte, mentre stava pregando in una celluzza dell'eremo di Sarteano, I’antico nemico lo chiamò per tre volte: “Francesco, Francesco, Francesco!”. Gli rispose chiedendo che cosa volesse; e quello, ipocritamente: “Non c'è nessun peccatore al mondo, al quale Dio non usi misericordia, se si converte. Ma chiunque si uccide da sé stesso con le sue dure penitenze, non troverà misericordi a in eterno”. L'uomo di Dio, intuì immediatamente, per rivelazione, I’inganno del nemico, che tentava di richiamarlo alla tiepidezza e ne ebbe la conferma da quello che avvenne subito dopo. Infatti sentì divampare dentro di sé una grave tentazione sensuale, alimentata dal soffio di quel tale che ha un fiato ardente come brace. Non appena ne avvertì le avvisaglie, l'amante della castità si tolse l'abito e incominciò a flagellarsi molto forte con una corda. “Ehilà, diceva, frate asino, così ti conviene restare, così prenderti le battiture. Perché la tonaca serve alla religione e porta in sé il sigillo della santità: non è lecito, a un libidinoso rubarla. Se vuoi andare in qualche posto, va pure cammina! ". Poi, animato da meraviglioso fervore di spirito, spalancò la cella, uscì fuori nell'orto e, immergendo nella neve alta il corpicciolo già denudato e prendendo neve a piene mani, incominciò a fabbricare sette blocchi. E mettendoseli davanti, così parlava al suo uomo esteriore: “Ecco, questo blocco più grande è tua moglie, questi quattro sono due figli e due figlie; gli altri due sono un servo e una serva, che bisogna tenere per le necessità di casa. Adesso, spicciati a vestirli tutti, perché muoiono di freddo. Se, invece, le molte preoccupazioni che loro ti danno, ti infastidiscono, datti da fare per servire soltanto al Signore!”. Subito il tentatore se ne andò via sconfitto, e il Santo ritornò nella cella con la vittoria in mano. Si era raggelato ben bene al di fuori, ma nel suo interno aveva estinto il fuoco della passione così efficacemente che d'allora in poi non provò mai più niente di simile. Un frate, che quella stessa notte vegliava in preghiera, siccome la luna camminava assai chiara nel cielo, poté osservare tutta quanta la scena. Quando il Santo lo venne a sapere, svelò al frate come la tentazione si era svolta e gli comandò di non far saper niente a nessuno di quanto aveva visto, finché egli era vivo» (FF 1090-1091).