Il bombardamento alleato di San Lorenzo fu l’ultimo colpo assestato al fascismo e, difatti, meno di una settimana dopo Mussolini si dimise (19 luglio-25 luglio 1943). Breve nota di Andrea Lonardo
Riprendiamo sul nostro sito una nota di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. le sezioni Il Novecento: il fascismo e il nazismo, la Resistenza e la Liberazione e Storia e filosofia.
Il Centro culturale Gli scritti (27/7/2025)
La retorica storica impedisce talvolta di vedere cose evidenti nella loro corretta prospettiva storica. Così è, in qualche modo, del bombardamento di San Lorenzo.
Il 19 luglio 1943 Roma e l’Italia erano ancora fasciste e la decisione degli alleati di colpire la stazione ferroviaria dello Scalo San Lorenzo venne presa per indebolire ulteriormente le armate fasciste, ma anche per colpire l’immaginazione, mostrando che il fascismo non era più in grado di difendere nemmeno la capitale.
Se si utilizzassero i clichés che vanno oggi di moda nel giustificare a sinistra come a destra l’invio di armi europee in Ucraina, qualcuno direbbe che fu un bombardamento “giusto” per piegare le forze nemiche fasciste e costringerle alla resa.
L’obiettivo fu raggiunto. Infatti pochi giorni dopo, il 24 luglio, venne convocato il Gran Consiglio del fascismo – che non si riuniva da quattro anni – e Mussolini, messo alle strette dai suoi, fu costretto ad accettare l’evidenza e cioè che il fascismo non poteva continuare, almeno a Roma – tragicamente, infatti, il duce decise di proseguire la guerra da Salò.
Il 25 luglio il duce si presentò al re e dette le sue dimissioni: il fascismo venne dichiarato decaduto e il duce arrestato.
Insomma, il bombardamento di San Lorenzo fu un bombardamento “efficace” e antifascista, che raggiunse il suo scopo, monito, però, per i tempi a venire, a voler considerare i danni collaterali ingiusti che causa un evento bellico “giusto” sulla popolazione civile.