Dei Dioscuri: ancora una volta il mito racconta dell’immortalità cercata e voluta per il fratello, per l’altro che amiamo più che per noi stessi. Breve nota di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 27 /07 /2025 - 23:21 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un testo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Filosofia antica e Storia greca e romana.

Il Centro culturale Gli scritti (27/7/2025)

Le statue dei Dioscuri in Roma

Le statue dei Dioscuri Castore e Polluce sono posti in due piazze romane di grande bellezza.

Sono posti “a guardia” di piazza del Campidoglio, provenienti dalla piazzetta dei Cenci e ritenuti da Claudio Parisi Presicce degli inizi dell’età antonina, intorno al 145 ca. d.C.

Ma sono anche in piazza del Quirinale: in questo caso le statue provengono - si ritiene - da una precedente disposizione presso le terme di Costantino. Li pose sul colle Quirinale Domenico Fontana, che rinnovava Roma alle dipendenze di Sisto V, anche se il gruppo venne poi posizionato in maniera diversa prima per l’inserimento dell’obelisco al tempo di Pio VI e poi della fontana al tempo di Pio VII, quando nel 1818 Raffaele Stern utilizzò per questo la grande vasca antica, recuperata dal Campo Vaccino.

Il mito dei Dioscuri e il suo eterno significato

Ma qual è il mito che li rendeva così memorabili?

Ebbene i Dioscuri sono gemelli, figli di Zeus – tale è il significato del termine Dios kurioi.

Egli li ebbe da Leda, travestendosi da cigno e potendo così unirsi sessualmente a lei.

La frequenza di manifestazione delle brame sessuali di Giove scompare, però, qui dinanzi all’importanza del loro evidente attributo di essere di generazione divina: essi sono quindi destinati a vivere eternamente.

Ma ecco che qui una delle varianti del mito, quella più nota, racconta che essi cercarono di conquistare per sé, le Leucippidi, cioè le figlie del re della Messenia Leucippo.

I due mariti o promessi sposi delle due – gli Afaridi, anch’essi gemelli – lottarono quando videro il ratto operato dai due Dioscuri e, nel combattimento Castore restò ucciso.

Polluce pregò il padre Zeus di poter anche lui morire non sopportando la morte del fratello, poiché non aveva più interesse, a quel punto, ad una immortalità senza di lui.

Zeus gli concesse allora di rinunciare a metà della propria immortalità in favore del fratello.

Così essi vivono ora in due regni opposti, uno nell’Ade e l’altro nell’Olimpo, e si incontravano solo una volta al giorno, quando di corsa a cavallo si scambiano il posto.

Ecco che il mito racconta allora di come l’immortalità non la si desideri tanto per sé stessi, quanto per il fratello, per l’amico, per l’amato.

Ecco che il mito racconta del desiderio dell’immortalità, ma unito in maniera indissolubile al dramma della fraternità e dell’amicizia.