Che relazione c’è tra religiosità e benessere soggettivo?, di Leonardo Becchetti
Riprendiamo dal profilo Facebook di Leonardo Becchetti un suo post pubblicato il 6/11/2025. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Carità e giustizia, politica ed economia.
Il Centro culturale Gli scritti (7/12/2025)

I risultati di un mio lavoro appena pubblicato su 300.000 osservazioni di 30 paesi europei…
*Il risultato centrale:
le persone con alta religiosità – misurata tramite auto-valutazione, frequenza della preghiera o partecipazione ai servizi religiosi – riportano livelli significativamente più elevati di soddisfazione di vita rispetto ai non credenti o ai non praticanti.
*con una qualificazione importante però che emerge dai dati
chi dichiara bassa religiosità (livelli 1–4 su 0–10) risulta meno soddisfatto dei non religiosi. Solo una religiosità “matura”, forte o coerente mostra un effetto positivo.
Lo studio identifica sei meccanismi attraverso cui la religiosità contribuisce alla soddisfazione di vita:
1/ Senso della vita (Life sense)
La religione offre una cornice di significato, scopo e direzione (chi siamo dove andiamo perché il male…)
È il canale più forte: aumenta di oltre l’11% la probabilità di dichiarare il massimo livello di “senso della vita”.
2/ Resilienza agli shock negativi
Credere aiuta a interpretare e contestualizzare le avversità, riducendo l’impatto di lutti, malattie, problemi economici.
Chi è più religioso è più resiliente
3/ Minore sofferenza relativo allo svantaggio economico
Per le persone religiose essere in basso nella distribuzione del reddito incide meno negativamente sulla soddisfazione di vita poiché la religione dà dignità agli ultimi (“gli ultimi saranno i primi”).
4 Più relazioni sociali e qualità dei legami
La religiosità aumenta la frequenza e l’intensità dei “beni relazionali”: amicizie, incontri, comunità. E le relazioni sono tra i principali driver della felicità.
5/ Attendance premium (premio della partecipazione)
Chi frequenta celebrazioni religiose – soprattutto cattolici, ortodossi e protestanti – gode di un extra-beneficio legato a rituali, comunità e appartenenza.
6/ Effetto Tertullianum: esternalità positive sui non credenti
Anche i non religiosi vivono meglio in regioni più religiose.
Perché? Più capitale sociale, fiducia, norme cooperative e minor conflittualità.
Una conferma dell’idea che gli esseri umani sono “cercatori di senso”, alla ricerca di significato, relazioni e comunità. La religione – quando vissuta con coerenza e profondità – contribuisce significativamente.
il lavoro completo è qui
https://link.springer.com/.../10.1007/s12232-025-00508-8.pdf



