Torcello (Venezia), basilica di Santa Maria Assunta: mosaico della Parusia di Cristo, di Andrea Enzo
Riprendiamo sul nostro sito, dal Calendario 2012 de La Casa di Matriona “Epifania della Bellezza”, le note di presentazione dell’immagine di aprile, il Mosaico della Parusia di Cristo nella basilica di Santa Maria Assunta a Torcello, redatte da Andrea Enzo. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Arte e fede e I luoghi della Bibbia e della storia della Chiesa.
Il Centro culturale Gli scritti (7/12/2025)

Foto di Gennadii Saus i Segura per Wikipedia
All’interno della cattedrale di Santa Maria Assunta di Torcello, la parete occidentale elevata sopra il portale d’ingresso è interamente ricoperta da un maestoso mosaico di soggetto apocalittico.
Nelle chiese bizantine in genere le immagini che riguardano la Parusia del Signore trovano posto nel nartece in virtù dello specifico uso liturgico di tale spazio. In Occidente invece si preferisce la controfacciata all'interno dell’aula, in quanto punto terminale del programma iconografico complessivo che si dispiega a partire dall’abside, secondo la precisa scansione delle tappe della storia della salvezza.
La decorazione della parete occidentale della cattedrale di Torcello fu compiuta in due fasi principali nell’undicesimo e nel dodicesimo secolo, ciascuna sotto la guida di maestri mosaicisti bizantini provenienti dalla Grecia.
I mosaici più antichi appartengono alla decorazione realizzata a coronamento dell’imponente opera di ricostruzione dell’edificio sacro, voluta dal doge Pietro II Orseolo e intrapresa a partire dall’anno 1008.
La seconda fase di decorazioni musive fu in realtà un’opera di restauro e di parziale rifacimento, resasi necessaria per riparare i disastrosi danni causati dal terremoto del 1117.
Nei secoli successivi il paramento musivo medioevale subì ulteriori restauri e, soprattutto nel corso dell’Ottocento, patì anche estesi rifacimenti. Questi ultimi tuttavia non alterarono il programma iconografico originario, di cui pertanto ci è permessa ancora la lettura integrale.
La denominazione “Giudizio finale” (o universale) comunemente associata al mosaico torcellano è inadeguata.
Il grandioso insieme di immagini, organizzato secondo un preciso programma iconografico, traduce in figure e simboli una piccola somma di teologia cristiana. In quella che potremmo anche definire una gigantesca icona della Parusia di Cristo - la seconda venuta del Salvatore alla fine dei tempi - il cosiddetto “giudizio” costituisce un momento preciso della narrazione, una scena raffigurata al centro di una successione di eventi escatologici che accadranno alla fine della storia.
L’iconografia torcellana attinge le sue fonti letterarie nell’apocalittica biblica presente sia nei testi canonici che in quelli apocrifi.
La “scrittura” di questa impressionante icona escatologica procede innanzitutto in senso verticale, a partire dall’alto verso il basso, sviluppando il tema della salvezza.
Mentre la linea orizzontale ne sviluppa le immagini o le condizioni situazionali.
La linea storica, diacronica, discende dal Cristo Crocifisso, sotto il soffitto, a Maria orante, sopra la porta, lungo sei registri concatenati.
A sigillo della portentosa “machina” di immagini, nella parte più bassa, proprio al di sotto della psycostasia, lì dove la visione apocalittica arriva a sfiorare la dimensione terrena di un’umanità ancora in cammino nella storia, nella lunetta sopra la porta, si staglia la presenza della Madre di Dio, instancabilmente in preghiera per ogni uomo che varca anche oggi quella soglia.
La mediatrice di salvezza è qui soprattutto “porta del Cielo”, così come viene invocata nelle litanie mariane, vista l’evidente connessione con l’elemento simbolico della porta.
La potenza dell’intercessione della Vergine è invocata nell’iscrizione musiva che corre lungo l’arco superiore della lunetta: VIRGO D(OMIN)I NATUM PRECE PULSA TERGE REATUM - O Vergine, con la preghiera volgi a pietà il figlio di Dio, cancella ogni colpa.
Lettura iconografica della «Parusia» di Torcello
Il mosaico della Parusia del Signore nella cattedrale di Santa Maria Assunta di Torcello si sviluppa lungo sei registri a partire dall’alto:
1/ La crocifissione.
Ai lati della Croce Maria e l’apostolo Giovanni; dal costato di Cristo, già trafitto dal colpo di lancia, zampillano sangue ed acqua. Alla parola di Gesù rivolta a Maria e a Giovanni (Gv 19,26-27), rappresentanti l’intera umanità, e da essa costituiti chiesa, si accompagna un segno – l’effusione di sangue e acqua - che anticipa la discesa dello Spirito Santo che avverrà a Pentecoste. L’unico evento pasquale si completa nel registro sottostante che raffigura la discesa agli inferi (Anastasis), che nell’iconografia orientale rappresenta l’antefatto della resurrezione di Cristo.
2/ L’Anastasis.
Durante la “sosta” nel Sepolcro Cristo compie il suo viaggio agli inferi per richiamare a sé l'intera umanità a partire dai progenitori, Adamo ed Eva, e dai patriarchi di Israele. Il Salvatore trionfante, raffigurato in proporzione grandiose, con in mano il vessillo della Croce, ha già divelto le porte degli Inferi: sotto i suoi piedi si vedono i due battenti scardinati tra i chiavistelli infranti, mentre Lucifero sconfitto è schiacciato a terra. Con la mano destra Cristo afferra per un braccio Adamo riportandolo alla vita e donandogli la salvezza, mentre alle sue spalle si scorge Eva risalire dal sepolcro in atteggiamento supplice, e dietro di lei Infine si ergono Davide e Salomone, dalla cui discendenza è nato il Messia. Giovanni il Battista, seguito dai patriarchi di Israele (a destra), indica la vittoria gloriosa del Messia e sigilla così definitivamente la veridicità della sua testimonianza. Nelle due grotte speculari, le anime dei giusti che non conobbero Cristo sono raffigurate come fanciulli con le mani protese ad invocare la liberazione. Alle estremità appaiono gli Arcangeli Michele e Gabriele, una delle testimonianze più vistose dei rifacimenti ottocenteschi.
3/ La Deesis.
La Vergine e Giovanni il Battista rivolgono la preghiera di intercessione per la salvezza dell'umanità a Cristo giudice, assiso al centro di una mandorla di luce, ai lati del quale si dispiega l'intero collegio apostolico, convocato a presiedere il tribunale celeste. Alla base della mandorla luminosa scende il fiume di fuoco, che scorrendo al di sotto arriva ad alimentare le fiamme eterne del regno infernale, posto nel registro più basso a destra. In corrispondenza della mandorla luminosa, nella parte bassa, ai lati della lingua fiammeggiante, sono poste le due ruote di fuoco e i due Cherubini, le cui ali racchiudono elementi zoomorfi, che rimandano alla nota visione teofanica di Ezechiele, successivamente assunti dai padri della Chiesa quali prefigurazioni simboliche dei quattro evangelisti.
4/ L’Etimasia (“preparazione del trono”).
Il trono simbolico preparato per il giudice per il Giudizio Universale che avverrà in seguito alla seconda venuta di Cristo (“parusia”) è sovrastato dai simboli della passione e della redenzione: la croce con la corona di spine fra la lancia e la canna con la spugna. Sulla seduta regale è collocato il manto di porpora usato per schernire Cristo e sopra di esso troneggia terribile il libro della giustizia nel quale sono scritte tutte le opere degli uomini. Ai piedi del trono sono inginocchiati Adamo ed Eva imploranti clemenza a nome dell'intera umanità. Il trono è custodito da due Arcangeli e da due Cherubini che gli fanno corona. A sinistra due angeli danno fiato alle trombe del giudizio, al suono delle quali due corvi, un leone, un elefante, una iena, un leopardo, un lupo e un grifone restituiscono le loro vittime. Alle loro spalle i morti resuscitano dalle tombe ancora avvolti nelle bande che fasciavano i loro corpi. A destra, un altro angelo riavvolge il volume del cielo a significare la fine del mondo, mentre altri due angeli, con il suono delle loro trombe si rivolgono agli abissi marini dominati da Anfitrite (personificazione pagana del mare) seduta su di un mostro marino ben, mentre tutto attorno i pesci rendono le loro vittime.
5/ La psychostasia.
Rappresenta letteralmente la “pesa” delle anime dei buoni e dei reprobi. Al centro i due diavoli con lancia e raffio, carichi delle bisacce contenenti i peccati dell’umanità, tentano di far pendere dalla loro parte, e quindi verso la dannazione eterna, il piatto della bilancia usata dall'angelo per misurare il peso delle azioni buone rispetto a quelle malvagie.
6/ Paradiso e Inferno.
Nei due scomparti di sinistra è rappresentato il Paradiso. Divisi in quattro schiere, in ordine gerarchico dal centro verso sinistra, i vescovi, i martiri, i monaci e le pie donne sono rivolti verso la psycostasia. Essi depongono con la loro supplica a favore degli uomini. Al di sotto, sopra un prato fiorito, a partire da sinistra, si raffigura Abramo circondato dalle anime dei Giusti effigiati come fanciulli, mentre la Vergine e il buon ladrone stanno accanto alla porta del Paradiso, alla quale monta la guardia un Cherubino armato di lancia. A destra della porta: Pietro in ginocchio tiene in mano le chiavi del potere conferitogli da Cristo e accanto a lui c'è un arcangelo.
Nei due scomparti di destra si raffigura invece l'Inferno descritto con le immagini simboliche delle pene corrispondenti ai sette vizi capitali. Il torrente di fuoco sgorgante ai piedi della Deesis, va ad incendiare la bolgia dei superbi, davanti alla quale due angeli con lunghe lance cacciano nel fuoco inestinguibile i dannati. Tra essi compaiono tutte le categorie sociali, compresi re e regine, vescovi e monaci. Domina la scena la personificazione di Lucifero, un vecchio barbuto seduto sulla schiena di un drago a due teste, che regge sulle ginocchia l’Anticristo fanciullo. Sotto, immersi nel fuoco, i lussuriosi, tra i quali emerge la figura del ricco Epulone. A destra, quattro figure ignude alludono, nell'atteggiamento di chi trema, ai golosi. Gli iracondi, che stanno accanto ad essi, sono immersi nelle acque a smorzare le loro ire. Scendendo di un altro livello troviamo gli invidiosi simboleggiati dai teschi rossi da vermi; accanto ad essi scontano la loro pena gli avari, riconoscibili dalle teste riccamente ingioiellate; infine gli accidiosi, che si trovano ridotti ad ammasso di teschi e ossa disperse.



