[Radical chic: origine di un’espressione e suo significato.] Le élite e il fascino della violenza, di Federico Rampini
Riprendiamo dal sito del Corriere della sera la trascrizione di un breve video di Federico Ramoni (dal link https://video.corriere.it/esteri/oriente-occidente/1970-l-invenzione-del-radical-chic/e053f49c-231f-4b48-b2aa-958e270e9xlk pubblicato il 27/11/2025. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori video, cfr. la sezione Politica e giustizia.
Il Centro culturale Gli scritti (7/12/2025)

L'anno è il 1970, 55 anni fa, un anno in cui nasce un'espressione che diventerà simbolo di un fenomeno sociale particolare: il "radical chic".
Fu Tom Wolfe, giovane giornalista americano poi divenuto celebre scrittore e padre del New Journalism, a coniarla in un articolo dedicato a una festa esclusiva organizzata da Leonard Bernstein, il grande direttore d'orchestra, a Manhattan. In quel ricevimento di gennaio, tra l'élite ricca di New York e membri delle Black Panthers, un'organizzazione radicale e armata, Wolfe colse il bizzarro intreccio tra la cultura alta e il radicalismo di sinistra, dando vita a una definizione destinata a durare nel tempo.
La festa a casa Bernstein, in un attico su Park Avenue, riuniva personaggi dell'alta borghesia e attivisti delle Black Panthers, creando un contrasto tra lusso sfrenato, champagne e caviale, e la lotta politica radicale e sovversiva.
Il termine "radical chic" descriveva proprio quell'ambiguità e quell'ostentata adesione delle élite alle cause rivoluzionarie, spesso più come segno di moda o status che per sincera convinzione politica.
Wolfe evidenziava così il paradosso di un establishment benestante che flirtava con ideologie sovversive, incarnando un fenomeno sociale e culturale ancora attuale.



