La propria parrocchia deve essere preferita come la più bella di tutte. Omelia di S.E. mons. Paolino Schiavon, in occasione del XXV della dedicazione della parrocchia di S. Melania Juniore

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 16 /03 /2011 - 22:53 pm | Permalink | Homepage
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Mettiamo a disposizione sul nostro sito, riprendendola dal sito www.santamelania.it, una sintesi dell’omelia tenuta da S.E. mons. Paolino Schiavon, vescovo ausiliare del settore sud della Diocesi di Roma, in occasione del XXV Anniversario della Consacrazione della chiesa di S. Melania, il 06 marzo 2011.

Il centro culturale Gli scritti (16/3/2011)

La celebrazione del XXV anniversario della Dedicazione di questa Chiesa Parrocchiale, posta sotto la protezione di S. Melania, è una festa della Comunità, perché il tempio materiale rimanda al tempio spirituale, che è la Chiesa costituita dal popolo dei Battezzati credenti in Cristo, pietre vive, per la costruzione di un edificio spirituale, che è la chiesa locale, la Comunità parrocchiale.

La costruzione dell’edificio spirituale va ripresa sempre ad ogni generazione, perché si fa e si logora. Ecco la preparazione ai Battesimi, alle Prime Comunioni, alla Cresima , al Matrimonio; ecco la catechesi agli adulti. E’ un cantiere quello della spiritualità di una comunità Parrocchiale, dove si costruisce nella continuità, nella gratitudine per il passato e nella speranza per il futuro.

La costruzione di una Chiesa, non solo per il denaro, bensì per la fatica, per le preoccupazioni che comporta, è davvero un’impresa straordinaria, che divora un po’ l’esistenza, ed è giusto celebrarne con gioia e con solennità l’avvenuta edificazione, e l’anniversario della sua Consacrazione. Certo, le chiese materiali sono un aspetto contingente. Tuttavia, nell’attuale stadio storico, pur essendo accessorie, sono molto importanti perché rivelano il volto della comunità che si raduna attorno ad esse.

Come la chiesa materiale è tenuta insieme da singoli elementi tra loro diversi, così la chiesa fatta da pietre vive, così la Comunità Parrocchiale locale è formata da persone che hanno ministeri e servizi diversi, storie diverse, ma che vivono una profonda unità, vivacizzata da un anelito di spiritualità, di santità, di carità.

Ciascuno di noi è chiamato, a vivere il proprio battesimo, a testimoniare la salvezza portataci da Cristo, vivendo con gioia, serenità e semplicità il proprio ruolo, il proprio servizio piccolo o grande che sia, disponibili ad essere come pietre vive a servizio di questa chiesa locale, a servizio di questa comunità ecclesiale, che, nella prossimità alle persone di questo quartiere, dice, accoglienza, dono gratuito, condivisione e consolazione: è così che si diventa segno della presenza di Dio in mezzo agli uomini.

A distanza di 25 anni dalla Consacrazione di questa Chiesa Parrocchiale dedicata a S. Melania, è giusto, come Comunità cristiana, fermarsi per fare un bilancio del cammino fatto. E questo per proiettarsi verso il futuro, riprendendo intenti, slancio, passione ed impegno, per la costruzione dell’edificio spirituale, che è la vostra Comunità parrocchiale, chiamata ad annunciare il Vangelo della speranza.

La Parola ci esorta a costruire l’edificio spirituale, che è la Comunità parrocchiale, sulla Pietra Angolare che è Cristo. Costruire sulla Pietra Angolare vuol dire far diventare vita la parola di Cristo che troviamo nel Vangelo.

E come Edificio spirituale, come Comunità Parrocchiale nel suo insieme, volendo verificare come si sta costruendo, è utile richiamare per un istante l’immagine dei cinque talenti, consegnati al servo dal padrone che intraprende un lungo viaggio, raccontata da Gesù. Dice la parabola del Vangelo che il servo ne fa fruttare altri cinque; e colpisce il fatto che non ne fa fruttare quattro o tre, ma cinque su cinque.

I talenti affidati alla parrocchia, presenti nella parrocchia, da trafficare sempre più, sono i seguenti:

* Il primo talento è il vangelo, la Parola di Dio, dunque la catechesi.

* Il secondo talento di cui vive una comunità cristiana è la liturgia, i sacramenti, soprattutto l’Eucaristia. Un talento da far fruttificare.

* Il terzo è la carità, talento tipico della comunità cristiana.

* Il quarto talento tipico della comunità cristiana è quello della comune-unione, dello stare insieme; dunque anche il talento della disciplina, dell’ordine nelle comunità.

* E il quinto talento è la comunicazione.

Comunicazione non semplicemente all’interno della comunità in tutte le forme, comprese le più semplici, che permettono alla gente di conoscere ciò che si compie, di partecipare alla vita della parrocchia; ma comunicazione anche a livello più vasto, di prefettura, di zona, di diocesi. Questo è un talento, mentre capita a volte che le nostre comunità pensano di avere quattro talenti, non cinque; per cui coltivano i primi quattro – la catechesi, la liturgia, la carità, la comunione – e tralasciano il quinto ritenendolo un optional.

Il servo della parabola ha restituito cinque talenti, e dobbiamo tenere presente questo insegnamento.

La carità, la catechesi, la liturgia, la Parola, la comunione all’interno della comunità, non sono incisive se manca l’attenzione alla comunicazione, se non c’è l’attenzione alla missione; se non c’è comunicazione la comunità si rinchiude su sé stessa e alla fine sbiadisce.

La propria Chiesa locale, la propria Parrocchia deve essere amata, deve essere preferita come la più bella di tutte. Nella propria Chiesa locale ciascuno possa dire, qui il Cristo mi ha atteso, e mi ha amato; qui io l’ho incontrato, e qui io appartengo al suo Corpo Mistico.