Parlare di Dio, di Gianfranco Ravasi

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 06 /06 /2011 - 09:53 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo da Avvenire del 5/6/2011 un articolo scritto da Gianfranco Ravasi per la rubrica Mattutino. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (6/6/2011)

Quello che mi fa capire se uno è passato attraverso il fuoco dell’amore divino, non è il suo modo di parlare di Dio, è il suo modo di parlare delle cose terrene.

«Perché state a guardare il cielo?». Il monito degli angeli dell’ascensione di Cristo è significativo per esprimere il vero volto del cristianesimo che non è una spinta a decollare dalla realtà verso cieli mitici e mistici. Il Regno dei cieli è, sì, trascendente, «celeste» appunto, eppure «è in mezzo a voi», come dirà Gesù, s’incarna in Gerusalemme, cioè nella città delle opere e dei giorni. «Cercate le cose di lassù non quelle della terra»: l’appello paolino non significa alienazione «celestiale», ma condurre un’esistenza irradiata dallo Spirito di Dio («la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio», continua infatti l’Apostolo), è diventare creatura nuova e non rimanere «uomo vecchio» legato al peso delle passioni e dei vizi terreni.

Bellissima è, perciò, la frase sopra proposta di Simone Weil, ebrea ma in profonda sintonia col cristianesimo. Ci può essere un modo predicatorio, retorico, magniloquente di parlare di Dio che forse cattura le orecchie, ma non penetra il cuore facendolo fremere. La cartina di tornasole dell’autentica spiritualità è, invece, quando si parla e si vivono le realtà terrene irradiandole di luce, trasfigurandole in Dio. Il vero profeta è colui che, come diceva un aforisma rabbinico, fa sprizzare scintille divine dalle pietre. La verità su Dio s’intreccia con la carità, altrimenti rimane speculazione teorica o enfasi spiritualistica. È curioso che in russo la parola pravda significa, sì, «verità» ma anche «giustizia». La verità religiosa è anche azione, la fede percorre le vie della storia e le illumina.