Iniziare a celebrare: la Messa dell'Iniziazione cristiana. Sussidio a cura dell’Ufficio catechistico e dell’Ufficio liturgico di Roma

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 01 /01 /2017 - 13:51 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito il Sussidio preparato dall’Ufficio catechistico diocesano e dall’Ufficio liturgico diocesano (seconda edizione riveduta e corretta nel dicembre 2016). Per approfondimenti, vedi le sotto-sezioni Catechesi e liturgia e Educazione e famiglia nella sezione Catechesi, scuola e famiglia.

Il Centro culturale Gli scritti (1/1/2017)

INTRODUZIONE

Nel catecumenato antico i pagani non ancora battezzati partecipavano alla Liturgia della Parola con gli altri fedeli, poi uscivano dalla chiesa per continuare la catechesi in un’aula adiacente o nel quadriportico, mentre gli altri cristiani partecipavano alla Liturgia eucaristica. Al termine della Messa tutti, battezzati e catecumeni, si ritrovavano insieme.

I catecumeni "respiravano" così la vita cristiana, stando insieme ai credenti.

A maggior ragione l’Eucarestia domenicale è il cuore del cammino di Iniziazione cristiana di chi è già battezzato, come dei suoi genitori. L’incontro domenicale fa sì che l’Iniziazione cristiana diventi un incontro reale con Cristo Gesù e con la comunità ecclesiale: i ragazzi ed i loro genitori, mentre scoprono la ricchezza dei contenuti della fede, si immergono nella vita della comunità cristiana che ogni domenica, celebrando l’Eucaristia, fa esperienza dell’incontro con Dio.

Pertanto, in questi anni si è dedicata una particolare cura pastorale alla celebrazione eucaristica parrocchiale con presenza dei bambini e dei ragazzi che partecipano alla catechesi e all’oratorio (che per comodità chiameremo “messa dell’Iniziazione cristiana”). I risultati raggiunti sono buoni, ma è sembrato opportuno offrire alcuni suggerimenti, per migliorare sempre più lo stile delle celebrazioni liturgiche e coinvolgere tutti i partecipanti in quella esperienza di glorificazione di Dio e santificazione degli uomini che la liturgia vuole essere.

Questo breve sussidio intende aiutare i catechisti e i membri del gruppo liturgico a preparare in maniera fruttuosa la celebrazione eucaristica domenicale, perché sia davvero il momento culminante della vita dei battezzati e un incontro di gioia con il Signore. In questo modo, attraverso la partecipazione piena, attiva e consapevole (Sacrosanctum Concilium 14) alla vita liturgica, genitori e figli troveranno negli anni della catechesi una iniziazione non solo ai contenuti della fede, ma anche all’esperienza del celebrare insieme l’Eucaristia e gli altri sacramenti, che è parte integrante della vita cristiana e da cui scaturisce l’impegno della carità e della testimonianza. Infatti, quando con l’adolescenza sarà completato il percorso di catechesi, la vita cristiana proseguirà di giorno in giorno attraverso la celebrazione dei santi misteri.   

Nella prima parte di questo Sussidio vengono offerti alcuni suggerimenti su aspetti generali della vita liturgica della comunità cristiana.

Nella seconda parte si propongono alcune sottolineature su aspetti particolari della celebrazione eucaristica, che possono essere spiegati nel corso degli incontri di catechesi e poi vissuti nella forma che la Chiesa ha pensato.

Nella terza parte si forniscono suggerimenti per i diversi momenti dell’anno liturgico. 

don Andrea Lonardo e padre Giuseppe Midili

I PARTE INIZIARE A CELEBRARE: QUESTIONI GENERALI

I gesti del corpo

Nella celebrazione eucaristica dell’Iniziazione cristiana deve essere dedicata molta cura alla partecipazione attraverso i gesti e gli atteggiamenti del corpo. Infatti la liturgia vive dell’esperienza dei segni e non di concetti. Poiché Dio si comunica tramite segni e preghiere, le posizioni (seduto, in piedi, in ginocchio), come anche le azioni (camminare processionalmente, alzare le braccia, congiungere le mani) sono fondamentali nell’agire liturgico. Questa particolare cura della gestualità deve creare armonia nell’assemblea tra adulti e ragazzi: in genere non ha senso che i ragazzi compiano un gesto liturgico come fosse riservato a loro, mentre gli adulti agiscono da spettatori; invece i ragazzi si integrano in una comunità che celebra attraverso gesti che tutti compiono.

Il Concilio Vaticano II ha sottolineato l’importanza della “partecipazione attiva”: questa non deve essere intesa come far fare qualcosa di diverso ad ognuno o far fare qualcosa a ciascuno dei partecipanti, a costo di moltiplicare artificiosamente le cose da fare, quanto piuttosto innanzitutto, vivere insieme gli stessi gesti, per partecipare all’unico evento: la passione, la morte e la risurrezione di Cristo. La forma più alta di partecipazione alla Messa è la comunione eucaristica. Moltiplicare le azioni perché ogni bambino faccia qualcosa snatura la liturgia. Pertanto è opportuno che negli incontri di catechesi, quando si prepara la celebrazione eucaristica, si insegni ai bambini e ai genitori che le posizioni da assumere in chiesa sono il modo di esprimere ora l’adorazione (in ginocchio), ora l’ascolto (seduti), ora il coinvolgimento nella preghiera pronunciata da uno a nome di tutti (in piedi).

Si eviti di proporre ai bambini gesti inconsueti o che si prestano a molteplici interpretazioni. Si riprendano invece i gesti consueti e si abituino i bambini a compierli agevolmente (per esempio il segno di croce iniziale, oppure i tre segni di croce sul corpo all’inizio della proclamazione del Vangelo), comprendendone valore e significato.

Si valorizzino anche le processioni. Per esempio alcuni ragazzi possono accompagnare la processione del libro dei Vangeli dall’altare all’ambone al momento della proclamazione tenendo i ceri accesi o recando piccoli bracieri di incenso. Si valorizzi anche il movimento della processione offertoriale, che esprime il segno della partecipazione all’offerta; si dedichi cura alla processione alla comunione, che non è un semplice andare, ma un camminare insieme, come popolo, verso il banchetto eucaristico.

Si eviti il facile ricorso all’applauso, proprio per il suo carattere di partecipazione emotiva indistinta e il suo abuso in tutti i contesti pubblici e profani che lo rende inintelligibile nella liturgia.

I catechisti compiano per primi i gesti della liturgia preoccupandosi più di pregare loro stessi che non di far fare qualcosa ad altri: non stiano in piedi, ad esempio, quando ci si deve inginocchiare o non parlino quando si deve fare silenzio; non diano indicazioni e non agiscano da controllori; l’esempio di una partecipazione composta aiuta tutti a pregare e concentrarsi. La testimonianza del loro modo di celebrare sarà modello per bambini e genitori.

I segni

Negli ultimi anni si è introdotta una inflazione di segni nella liturgia, che ha generato una certa confusione. Poiché la Chiesa è chiamata a iniziare alla celebrazione, è bene valorizzare i segni già previsti dal Messale, eliminando ogni altra invenzione che scaturisce da sensibilità particolari, ma il cui uso resta circoscritto a una parrocchia o a un gruppo.

Non è opportuno inoltre proporre segni per ogni domenica, perché questo porterà necessariamente a forzature o ripetizioni. Si dia invece giusto rilievo ai segni della celebrazione. Innanzitutto il pane e il vino (per esempio portandoli sempre nella processione offertoriale). Poi l’incenso, che esprime la nostra lode al Signore e profuma la sua casa (sia di buona qualità, emani un buon profumo). In tempi particolari: la corona di Avvento (non necessariamente, e forse non opportunamente posta in presbiterio, ma al fondo della navata o al centro della chiesa); il presepio o l’immagine di Gesù Bambino nel tempo di Natale (ma non allestendo il presepio davanti all’altare, che verrebbe ridotto a fondale), la mancanza di ornamentazione floreale in Quaresima, il cero pasquale accanto all’ambone nel tempo di Pasqua, la memoria del battesimo e l’aspersione al posto dell’atto penitenziale la Domenica.

Importante è anche la cura dei fiori, legata ai tempi liturgici e alle solennità (ci sono corsi per l’utilizzo dei fiori nella liturgia).

I luoghi liturgici

A bambini e genitori sia reso possibile comprendere i luoghi principali nei quali si svolge l’azione liturgica.

Altare

L’altare è il centro della chiesa in senso sacramentale, non spaziale, perché vi celebriamo l’Eucaristia: culmine della vita cristiana e centro verso cui tutti i sacramenti convergono. Verso l’altare, quindi, converge tutta la vita sacramentale. L’altare «è segno permanente di Cristo sacerdote e vittima ed è mensa del sacrificio del convito pasquale». I Padri della Chiesa e alcuni autori cristiani, come Tertulliano, indicavano l’altare come segno di Cristo, perché luogo su cui si celebra il suo sacrificio e mensa del convito pasquale. Ed è, al tempo stesso, segno di unità e carità.

L’etimologia fa capire esattamente il valore: il vocabolo è composto dall’aggettivo o participio “alta” e dal nome “ara”, da cui “alta-ara”. La prima parte del termine potrebbe derivare sia dall’aggettivo altus sia dal participio del verbo alere-nutrire; luogo alto, messo in evidenza, dal quale il popolo di Dio viene nutrito. La seconda parte del termine, ara, può derivare dal latino arere-bruciare; luogo in cui si brucia. Da questi due verbi, alere-nutrire e arere-bruciare, ricaviamo l’iconologia dell’altare. Nell’Antico Testamento, sull’altare si bruciavano le vittime del sacrificio. Oggi noi celebriamo un sacrificio, non di vittime, ma della Vittima che è Cristo stesso: tempio-sacerdote-vittima-altare.

L’altare acquisisce così una doppia valenza: sacrificale, perché su di esso si compie il sacrificio di Cristo; conviviale, perché “tavola” dell’ultima Cena. Nell’ultima Cena, infatti, viene perpetuato, lungo il corso dei secoli, il sacrificio della Croce nei segni sacramentali del Pane e del Vino.

Per questo il Celebrante lo bacia e lo incensa.

Perché l’iconologia dell’altare possa essere da tutti compresa, è importante che l’altare non sia un tavolo su cui è permanentemente appoggiato di tutto: libri, ampolle, lavabo, foglietti. Fuori della celebrazione si tolgano anche il messale e il microfono. Durante la celebrazione l’altare viene preparato all’offertorio e i ministranti portano dalla credenza la suppellettile necessaria. I doni per i poveri eventualmente accodati alla processione offertoriale si accolgono e si portano poi alla credenza o ad altro luogo adatto: non si pongono mai sopra l’altare o ai suoi piedi. L’ornamentazione floreale, consentita tranne che in Quaresima, non significa necessariamente avere sempre uno o due vasi poggiati sugli angoli dell’altare: i fiori si possono anche porre a terra, al centro oppure su un lato o anche su entrambi, in modo da decorare l’altare senza usarlo come supporto.

Ambone

È il luogo della proclamazione della Parola di Dio, in stretta relazione con l’altare, e in rapporto anche con tutti gli altri luoghi liturgici. Il nome deriva dal verbo greco anabainein - salire, l’ambone è il luogo che si raggiunge salendo. Luogo alto per definizione, dal quale viene proclamata la Parola “alta”, diversa da tutte le altre parole, perché è quella che Dio mi rivolge. È luogo liturgico, quindi, che non risponde solamente alla esigenza di un buon ascolto, ma indica preminenza della Parola rispetto a qualsiasi atto verbale all’interno di tutta la Liturgia. Quella che si proclama dall’ambone è la Parola efficace che ha riunito la comunità. L’etimologia della parola ambone talvolta è fatta derivare anche dal latino ambio - ciò che circonda, cinge -, l’ambone cinge colui che vi sale. È un luogo in cui devo entrare, non è un oggetto (per questo è diverso dal leggio).

Dal punto di vista simbolico, l’ambone è il monumento alla tomba vuota di Cristo, della Risurrezione. La Parola del Vangelo è sempre Parola di Cristo Risorto, del Signore.

Poiché l’ambone è il luogo dal quale viene proclamata dai ministri la Parola di Dio, deve essere riservato, per sua natura, alle Letture, al Salmo responsoriale, al Vangelo e al preconio pasquale. Si possono tuttavia proferire dall’ambone l’omelia e la preghiera dei fedeli, data la strettissima relazione di queste parti con tutta la liturgia della Parola. È invece da evitare che salgano all’ambone per il loro servizio altre persone, per esempio: il commentatore, il cantore o l’animatore del canto o persone che vogliono tenere un discorso o dare avvisi alla comunità.

Sede

La sede della presidenza è il luogo che occupa chi presiede la celebrazione liturgica a nome di Cristo e indica il luogo dal quale il sacerdote guida e presiede l’assemblea liturgica. Solitamente, soprattutto nelle basiliche romaniche, troviamo la sede prospiciente l’abside, rialzata di qualche gradino, non solo per essere ben visibile, ma anche per indicare la presidenza e il servizio di guida nei confronti dell’assemblea. Indica la guida dell’assemblea e colui che la presiede.

Il silenzio

Il silenzio è una dimensione costitutiva della liturgia: sia pertanto proposto nel percorso educativo alla vita liturgica. Per questo occorrerà evitare il pericolo di un eccessivo attivismo durante la celebrazione liturgica e sarà bene curare spazi nei quali bambini e ragazzi vengono abituati a meditare. In questo percorso i bambini hanno bisogno di essere guidati dai catechisti e dagli altri educatori, per scoprire che nella celebrazione eucaristica ci sono momenti in cui si tace e ci si dedica alla preghiera personale (per esempio dopo la comunione, oppure dopo l’omelia).

Andrebbe valorizzato anche il breve silenzio di preghiera dopo il “preghiamo” delle orazioni.

Durante gli incontri di catechesi, inoltre, si possono aiutare i bambini a raccogliersi in loro stessi e a fare una breve riflessione o a innalzare nel loro cuore una preghiera di lode o di ringraziamento al Signore.

Si tenga presente che per i bambini le sollecitudini emotive e la corporeità sono molto forti: non si possono ottenere silenzio e raccoglimento se i bambini sono stipati nei banchi o non sono attratti da un momento particolare o non sono guidati alla comprensione di ciò che accade.

Inoltre, si insegni attraverso il modo in cui si entra e si esce dalla chiesa che nel Tabernacolo è presente il Signore.

Il canto

I bambini e i ragazzi sono in genere dotati di una buona predisposizione verso la musica e il canto, che devono essere curati con il massimo impegno per diventare mezzo di partecipazione attiva alla liturgia. Per questo si propongono alcuni suggerimenti.

Nella scelta dei testi da cantare si tenga conto del contenuto e del messaggio teologico che essi veicolano, del tempo liturgico e delle caratteristiche proprie dei vari momenti della Messa (un canto di offertorio non va bene per la Comunione e un canto di Avvento non è adatto per il Tempo pasquale). Durante la celebrazione occorrerà trovare un equilibrio perché la musica non soffochi il canto o non divenga fonte di distrazione. Si evitino i canti “pass-partout", che vengono usati per ogni momento liturgico e in qualsiasi tempo dell’anno.

Sarebbe bene non cambiare spesso i canti. Si potrebbe per esempio proporre canti dell’Ordinario della Messa (Gloria, Credo, Santo, Agnello di Dio) che restino costanti per un intero tempo liturgico (Avvento, Natale, Ordinario, Quaresima, Pasqua). Inoltre si potrebbero prediligere canti con un ritornello semplice, che i bambini e i ragazzi imparano rapidamente.

Si potrebbe proporre ai genitori che sanno suonare uno strumento di animare la liturgia per sostenere il canto e il raccoglimento meditativo. In questo modo essi possono esprimere meglio la gioia della festa e la lode al Signore e si assumeranno una responsabilità a servizio degli altri.

Si valuti la possibilità di creare un coro di bambini, che non deve monopolizzare il canto, riducendo al silenzio passivo l’assemblea (il canto è una forma di partecipazione a cui tutti sono chiamati). Il coro ha il compito di guidare l’assemblea e sostenerla nel canto; si occupa di cantare le strofe di alcuni canti, le invocazioni (= tropi) del Kyrie, la strofa del salmo responsoriale, un canto meditativo dopo la comunione.

Non si dimentichi che per “partecipazione attiva” il Concilio intende anche l’ascolto: quindi, la presenza di canti particolarmente belli e significativi che non vengono eseguiti da tutta l’assemblea (diversi dall’Ordinario che invece deve essere cantato da tutta l’assemblea), non è di per sé contraria allo spirito della liturgia.

Ogni incontro di catechesi si apra con un canto, che dà un tono festoso ed elimina il clima di lezione. In quell’occasione si insegnino ai bambini e ai ragazzi i nuovi canti della Messa; si creerà così, anche in questo modo, un legame stretto tra l’incontro infrasettimanale e la celebrazione eucaristica domenicale.

Il coinvolgimento dei divorziati risposati e dei conviventi

Si ricordi con amore che i divorziati risposati e i conviventi non solo non sono scomunicati, ma anzi sono tenuti alla liturgia domenicale. Se non possono ricevere la Comunione, nondimeno vengono aiutati nella loro fede e nella loro testimonianza dalla partecipazione a tutta l’azione liturgica che non si esaurisce solo nel “fare la Comunione”.

Ascoltare la Parola del Signore e sforzarsi di viverla, domandare perdono all’inizio della celebrazione, pregare con la preghiera dei fedeli, professare la fede nel Credo insieme ai fratelli, inginocchiarsi alla Consacrazione, pregare con il Padre nostro, scambiare il segno della pace, cantare le lodi del Signore sono momenti di vera comunione con Dio e con la Chiesa tutta.

Li si inviti anche a compiere quei gesti che ne valorizzano la loro testimonianza di credenti e che non sono loro preclusi, come proporre preghiere dei fedeli o portare in processione i doni all’altare nell’offertorio: si faccia tutto ciò che è possibile, insomma, per far sentire loro quanto il Signore li ami e quanto la Chiesa riconosca la bellezza della loro partecipazione all’azione liturgica, pur nella consapevolezza del dolore di non potersi accostare a ricevere il pane eucaristico.

Si invitino i genitori separati in lite a saper vivere, per amore dei figli, con quella delicatezza e quel rispetto che permettano ad entrambi di stare vicino ai bambini.

Se anche ci fossero motivi molto gravi di disaccordo, è bene che si sappiano vivere momenti di “tregua” almeno la domenica, almeno nel giorno dell’ammissione alla mensa eucaristica da parte del figlio, per testimoniare al bambino un amore che sa mettere da parte anche le giuste rivendicazioni al cospetto di un bene più grande come quello della cura filiale. La preghiera comune per il figlio potrà giovare anche a considerare da un punto di vista nuovo il dolore ricevuto dal coniuge.

Il cammino di Iniziazione cristiana dei figli può diventare un cammino di riscoperta della fede e, quindi, occasione di un vero discernimento sulle scelte di vita passate, presenti e future. L’esortazione apostolica Amoris laetitia invita a compiere fino in fondo tale discernimento, con pazienza e amore.  I genitori, anche quelli separati risposati e quelli conviventi, siano invitati ad aprire il loro cuore ai sacerdoti che accompagnano il cammino dei figli, in particolare al parroco, per iniziare con lui una rilettura della propria vita che li possa condurre a nuove tappe, sia riflettendo sulla possibile nullità del precedente matrimonio (molti non sanno nemmeno cosa sia la nullità), sia scoprendo la bellezza del sacramento del matrimonio (molti conviventi non conoscono il significato del matrimonio cristiano), sempre riscoprendo il valore della fede e della celebrazione eucaristica e avvicinandosi sempre più ad essa, fin quanto possibile, secondo quel cammino paziente e progressivo che l’esortazione propone.

L’eucarestia domenicale e l’accompagnamento delle famiglie dopo il Battesimo dei bambini

La domenica è anche il giorno donato da Dio ai genitori cristiani per educare alla fede i loro bambini più piccoli.

Un bambino ancora piccolissimo, un bambino che ha ancora difficoltà a recepire argomentazioni complicate, impara la fede dal fatto che i genitori la domenica si vestono e lo vestono a festa, dal fatto che si mangia tutti insieme cibi più gustosi del solito, dal fatto che ci si reca insieme a messa, dal fatto che si compiono la carità e l’elemosina, che si invitano gli amici a casa: così impara che quel giorno è diverso da tutti gli altri.

È il rito che lo educa.

E gli dona stupore e bellezza, caratterizzando quel giorno in maniera unica e diversa. Questo aiuta poi i genitori a vivere nella fede e a farla maturare, proprio quando iniziano a trasmetterla ai piccoli: la domenica così nutre la loro vita , li riconcilia con la fatica dei giorni feriali e dona loro grazia e speranza.

È la Messa domenicale il vero accompagnamento che la Chiesa offre ai genitori che hanno battezzato i loro figli.

La compagnia della Chiesa si manifesta innanzitutto proprio nell’accoglierli la domenica. Basterà che qualche famiglia con bambini piccoli partecipi stabilmente all’Eucarestia che altre famiglie nella stessa condizione trovino il coraggio di accostarsi.

Su questa cfr. La lettera. Vivere la domenica in famiglia ( è la VII lettera proposta dall’Ufficio catechistico per l’itinerario di accompagnamento dopo il Battesimo).

L’assemblea domenicale si abituerà a qualche rumore «supplementare», mentre i genitori, dal canto loro, comprenderanno che è loro compito insegnare ai bambini fin da piccoli che esistono gli altri e che, quindi, in chiesa non si può fare quello che si vuole e bisogna imparare a rispettare il silenzio di cui gli altri hanno bisogno.

Estremamente significativa sarà la benedizione che il celebrante donerà ai bambini piccoli al termine della messa, in sacrestia o alle porte della chiesa, o anche al momento della processione per ricevere la Comunione. Allo stesso modo benedirà anche il grembo delle donne in attesa.

L’eucarestia domenicale e l’accompagnamento delle famiglie con figli con disabilità

La celebrazione domenicale è pure un luogo importantissimo dove la chiesa madre accompagna le famiglie che hanno figli con disabilità. Quell’appuntamento domenicale fa incontrare tutti i genitori insieme - ognuno con la propria fatica e la bellezza della propria vocazione - e fa sì che essi si conoscano e che imparino a condividere la crescita dei figli.

La bellezza del rito, il canto, i gesti, aiutano tutti, anche i bambini con disabilità, a scoprire quanto la vita di ognuno sia preziosa non solo agli occhi di Dio, ma anche per i fratelli.

L’assemblea liturgica della Messa dell’Iniziazione cristiana non solo si abituerà a qualche parola o gesto talvolta imprevisti, ma ancor più ad apprezzare proprio quella presenza che ci chiede ancor più di essere comunità che cammina insieme.

II PARTE INIZIARE A CELEBRARE: L’ORDINARIO DELLA MESSA

Dopo aver chiarito queste premesse, possiamo offrire alcune chiarificazioni su alcuni momenti che caratterizzano il Rito della Messa. Lo scopo è guidare il catechista a iniziare i bambini alla celebrazione, spiegando loro il senso di alcuni momenti. Esistono anche alcuni sussidi validi (per esempio L’Eucaristia fa la Chiesa, edito dall’Ufficio Liturgico di Roma, in cui con semplicità sono proposti approfondimenti biblici, teologici e pastorali) che offrono spiegazioni di altri momenti della celebrazione che qui non sono affrontati. Il catechista potrà farne uso, tenendo sempre conto che non è importante spiegare tutto durante il percorso di iniziazione, ma è necessario offrire ai bambini le categorie per avviare una partecipazione consapevole e fruttuosa all’Eucaristia domenicale.

Riti d’introduzione

«Con i riti d’ingresso il popolo di Dio si raduna ed è chiamato a formare un solo corpo riunito da Cristo realmente presente nella persona del ministro, nella sua Parola e sotto le specie eucaristiche» (Sacrosanctum Concilium 7).

Accoglienza

Ogni domenica tutti i battezzati si radunano per la celebrazione Eucaristica. Il gruppo liturgico e i catechisti preparano la chiesa parrocchiale per accoglierli; l’altare e l’ambone (anche il fonte battesimale, se si celebrano battesimi) sono adornati con fiori freschi (non in Quaresima). Il suono delle campane annuncia l’evento festoso.

Alla porta della Chiesa alcuni catechisti accolgono i bambini e i loro genitori e li accompagnano al posto, consegnano il foglio con i canti. Anche il sacerdote, in alcune giornate particolari, può farsi trovare all’ingresso o sul sagrato prima dell’inizio della celebrazione e accogliere tutti.

I catechisti e coloro che sono incaricati dei servizi liturgici predispongono in modo che tutta la celebrazione si svolga ordinatamente e che ognuno si senta accolto e percepisca che la celebrazione è stata preparata. Questa preparazione di servizi, oggetti e luoghi non può però essere fatta in pochi minuti a ridosso della celebrazione: i fedeli che arrivano non devono ricevere una sensazione di confusione, fretta, improvvisazione e disordine. Il chiacchiericcio prima dell’inizio della celebrazione non favorisce il clima di raccoglimento e di preghiera. Si valuti se è necessaria una breve monizione prima dell’inizio della celebrazione che inviti al raccoglimento, ricordando anche di spegnere i telefonini.

È utile anche, prima dell’inizio della celebrazione, far provare i ritornelli dei canti.

Processione d’ingresso

All’orario stabilito la processione d’ingresso, composta dai ministranti (che possono recare il turibolo, per spandere il profumo dell’incenso, la croce e le candele), dal diacono (che porta il Libro dei Vangeli) e dal sacerdote, attraversa la navata. È il Signore Gesù che fa il suo ingresso nell’assemblea convocata per incontrarlo.

Il canto d’ingresso, che accompagna la processione, aiuta tutti i partecipanti a manifestare la loro gioia e li inserisce nel mistero celebrato. Deve essere un canto processionale, gioioso, musicalmente facile; il testo deve essere biblico o di ispirazione biblica (evitare canti che sembrino filastrocche o la cui esecuzione non sia adatta a tutti). I catechisti sono chiamati a favorire un clima di raccoglimento, mentre tutti cantano; anche se accolgono qualche ritardatario e lo accompagnano al posto, si muoveranno con discrezione, limitando movimenti e parole. Finita l’incensazione anche il canto cessa (non si rimane fermi aspettando che tutte le strofe siano state cantate).

Saluto

Il sacerdote, dopo aver venerato l’altare con il bacio ed eventualmente con l’incensazione, introduce la celebrazione con il segno di croce e il saluto iniziale. Il segno di croce ricorda che siamo convocati per celebrare l’Eucaristia proprio perché siamo stati battezzati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. I bambini avranno imparato già durante i primi incontri come si compie questo segno fondamentale della loro fede e cosa significa. Il saluto “Il Signore sia con voi” (o altra formula simile proposta dal messale) annunzia la presenza del Signore risorto in mezzo all’assemblea riunita nel suo nome.

Gloria

Nelle domeniche (tranne il tempo di Avvento e Quaresima) si canta l’inno Gloria. È opportuno che i bambini imparino il valore di questo testo di lode, ne comprendano il significano e conoscano qualche melodia per cantarlo, soprattutto nel tempo di Natale e nel tempo di Pasqua.

Proclamazione della Parola di Dio

La proclamazione della Parola è il momento nel quale Dio parla al suo popolo.

I lettori di solito sono persone adulte che hanno meditato il testo biblico che sono chiamati a proclamare, ne hanno compreso il senso e il messaggio e sono in grado di trasmetterlo agli altri. Per questo non è opportuno che gli adolescenti o i bambini facciano parte del gruppo dei lettori.

Nella messa dell’Iniziazione cristiana i bambini siano invece invitati a proclamare i salmi.

Si abbia cura di scegliere i lettori dando loro il tempo di conoscere ed amare i testi che proclameranno. Improvvisare la lettura impoverisce la forza comunicativa della Parola e implica seri rischi (si immagini per esempio il caso in cui il testo contenga nomi biblici come Nabucodonosor, Melchisedek, Natanaele o periodi complessi e concettuosi, come spesso accade con le epistole paoline).

Il salmo responsoriale è la risposta dell’assemblea alla Parola proclamata: va incoraggiata la pratica di cantare il salmo e di proporre un versetto di risposta che abbia una melodia semplice, che i bambini possono assimilare e ripetere.

Si sottolinei nella catechesi che è nella liturgia che avviene l’interpretazione più autentica della Parola di Dio, sia perché in essa l’Antico Testamento ed il Nuovo si illuminano a vicenda (secondo l’esegesi tipologica riaffermata dal Concilio Vaticano II per la quale ogni evento dell’Antico Testamento prepara il Nuovo), sia perché l’omelia rende nuovamente viva la Parola scritta, sia soprattutto perché la Parola si compie nella presenza stessa del Cristo, Parola di Dio, grazie alla Consacrazione: la liturgia permette così di incontrare oggi Gesù vivente.

Si abbia cura di invitare sempre nuove persone a proclamare le letture, in particolare fra i genitori ed i giovani, dando loro, come si è detto, il tempo di prepararsi. Si eviti di far leggere sempre le stesse persone, quasi che la proclamazione della Parola di Dio sia una proprietà privata di alcuni.

La situazione ideale è quella di un ampio gruppo di lettori adeguatamente preparati (dal punto di vista di conoscenza del testo biblico, ma anche dal punto di vista tecnico, per una proclamazione davvero efficace e coinvolgente per chi l’ascolta) che sia consapevole del fatto che appartiene alla propria vocazione di lettori insegnare a sempre nuove persone l’importanza di amare la Parola di Dio e di proclamarla adeguatamente. Ovviamente nella Messa dell’Iniziazione cristiana questa attenzione si realizzerà nel farsi carico di formare molti nuovi genitori a questo servizio.

Canto al Vangelo

Il canto gioioso dell’Alleluia sottolinea il carattere pasquale dell’annuncio evangelico. Questo canto può accompagnare la processione del Libro dei Vangeli dall’altare, su cui è stato collocato, all’ambone e può essere ripetuto anche dopo che il diacono o il sacerdote hanno concluso la proclamazione. Si eviti di sostituire con un canto il versetto biblico del canto al Vangelo, che invece è stato collocato nel lezionario per offrire una chiave interpretativa del testo evangelico e può essere utilizzato come sintesi del messaggio racchiuso nella pericope che verrà proclamata subito dopo.

Preghiera universale o dei fedeli

La preghiera universale chiude la liturgia della Parola ed è la risposta dell’assemblea alla Parola di Dio proclamata. Il popolo di Dio, infatti, dopo aver accolto con fede la Parola, risponde con le preghiere di supplica in favore della Chiesa e della comunità. Per questo la preghiera dei fedeli non può essere tratta da sussidi già preparati, ma deve essere elaborata dalla comunità parrocchiale e rispondere alle reali necessità dell’assemblea.

I sussidi possono eventualmente servire nella fase preparatoria, per suggerire spunti che vanno comunque filtrati nella vita concreta di quella comunità. Di solito i catechisti con i gruppi della cresima, del post cresima e dell’oratorio preparano quattro intenzioni, con questo ordine: per le necessità della Chiesa, per i governanti e per la salvezza del mondo; per quelli che si trovano in difficoltà; per la comunità locale. È possibile aggiungere una quinta intenzione, riferendosi a qualche situazione particolare.

Ognuna delle preghiere deve essere breve (non sembra necessario superare le due righe), sintatticamente semplice (evitando subordinate concatenate), contenere una richiesta chiara e comprensibile da tutti e concludersi con la formula “preghiamo”, a cui tutti rispondono.

Si evitino tutte quelle formulazioni che hanno i toni del fervorino moralistico rivolto all’assemblea, o i toni dell’analisi sociologica o politica. Entrambi non aiutano a pregare e a rivolgersi a Dio: snaturerebbero, infatti, la preghiera dei fedeli che è esattamente il momento nel quale coloro che hanno già ascoltato l’invito alla conversione da parte della Parola di Dio proclamata chiedono aiuto a Dio per la Chiesa e per il mondo.

Si usi sempre il plurale -“ti preghiamo Signore”-, altrimenti il popolo dovrebbe rispondere “Ascoltalo, Signore”. La preghiera dei fedeli è comunitaria e se anche si prega per una persona concreta, si rivolga la preghiera per tutte quelle persone che sono nella stessa condizione.

Processione offertoriale

La processione e la preparazione dei doni aprono la liturgia eucaristica. All’altare i bambini o gli adulti portano il pane (ostie per la comunione del sacerdote e dei fedeli, visibili nella patena scoperchiata) e il vino (nell’ampollina o nel calice: non ha senso portare il calice vuoto), elementi che appartengono alla quotidianità dell’uomo. Si possono portare anche doni per i poveri (da collocare alla credenza, non sull’altare o davanti a esso) e per la Chiesa (per esempio la questua, le nuove tovaglie, nuove vesti liturgiche donate da benefattori…: anche questi non si deporranno nei pressi dell’altare, ma sulla credenza). Si possono portare anche l’acqua, i ceri e i fiori.

L’abitudine di recare altri oggetti, che non sono veri doni (per esempio i libri del catechismo, il pallone, le scarpe, le magliette dell’oratorio, ecc.), mette in ombra sia la centralità del pane e del vino, frutto della terra e del lavoro dell’uomo, che la Chiesa affida al Signore e diventano cibo e bevanda di salvezza, sia il fatto che siamo chiamati a offrire, non a inventare gesti fittizi. Il libro delle Scritture non va mai portato insieme con le offerte, perché è segno di ciò che Dio dice alla sua Chiesa e non può essere offerto al Padre: è Lui che ce lo dona. Una processione con l’evangeliario è già prevista prima della proclamazione del Vangelo.

L’abitudine errata di accrescere il numero di doni fittizi dipende, a sua volta, da una visione distorta della partecipazione attiva: si ritiene a torto che bisogna assegnare ad ognuno un compito particolare - in questo caso spesso ai bambini - perché si sentano partecipi. Partecipare è prendere parte all’evento dell’offerta che Cristo fa di se stesso al Padre. A imitazione di quell’offerta, anche noi offriamo noi stessi al Padre.

La processione dei doni è accompagnata dal canto e non dalla spiegazione dei doni medesimi.

Inginocchiarsi durante la consacrazione

Si tratta di un segno forte che si inserisce in un momento particolare della celebrazione, la Preghiera eucaristica. L’atto di inginocchiarsi proviene dalla Bibbia e dalla sua esperienza di Dio. Per la cultura ebraica le ginocchia erano simbolo di forza. Il loro piegarsi davanti a Dio, come ci dicono alcuni passi della Sacra Scrittura nell’A.T. (Cfr. 2Cr 6,3; Esdra 9,5; Sal 22,30; Is 45,23), è riconoscimento che tutto ciò che siamo lo abbiamo da Lui.

È anche un gesto cristologico. Gesù prega il Padre nell’orto degli ulivi in ginocchio (Cfr. Lc 22,41). Con esso si entra nella preghiera stessa di Gesù. In questo gesto si racchiude anche tutta la professione di fede della Chiesa apostolica, fondata su Cristo, come ci ricorda l’inno paolino di Fil 2,6-11: «Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi» (Cfr At 9,40; 20,36; 21,5). Mettersi in ginocchio durante la preghiera di consacrazione è segno di quella consapevolezza che Colui davanti al quale ci troviamo è una Persona speciale. È Cristo, il Figlio del Dio vivo, davanti a Lui, alla sua umiltà, al suo amore giunto fino alla croce, al suo offrirsi vittima per i nostri peccati per riconciliarci a lui e liberarci dai vincoli del peccato, cadiamo in ginocchio, in un clima di riverenza e silenzio.

Estremamente significativo sarà, però, legare questo gesto ad una presentazione globale della Preghiera eucaristica. La catecheta Sofia Cavalletti aveva imparato dall’esperienza che i bambini amano molto nella liturgia ciò che si ripete e, per questo, sono estremamente attenti alla Preghiera eucaristica ed amano addirittura copiarla, scomporla in parti e ricomporla se sono stati aiutati dai catechisti a comprenderne le diverse parti. Proprio quella parte della Messa diveniva per loro affascinante, poiché ne avevano compreso il senso.

Dossologia finale e adesione dell’assemblea

La dossologia finale della Preghiera eucaristica, mediante le parole: Per Cristo, con Cristo e in Cristo, esprime la glorificazione di Dio: essa viene ratificata e conclusa con l’acclamazione del popolo. L’affermazione secondo cui il popolo ratifica con l’Amen sottolinea la parte e il significato riconosciuto all’assemblea: la Chiesa, in modo particolare quella radunata in quel momento e in quel luogo, offre al Padre nello Spirito Santo la vittima immacolata e i fedeli imparano ad offrire loro stessi (Cfr.: IGMR, n. 79). L’offerta della vittima immacolata non è demandata al solo sacerdote (per mezzo suo) ma coinvolge l’assemblea: ti offriamo è un plurale effettivo, non maiestatico del sacerdote. È tutta l’assemblea radunata che si unisce nell’offerta del Figlio al Padre: per questo può e deve dire il suo Amen, il suo sì.

Padre nostro

Durante la dossologia che conclude la Preghiera eucaristica, il sacerdote, a mani giunte dice la monizione che precede la orazione del Signore e recita il Padre nostro a braccia allargate insieme con il popolo. Nel Padre nostro si chiede il pane quotidiano, nel quale i cristiani scorgono anche un riferimento al pane eucaristico, così come è inteso nella tradizione patristica, e si implora la purificazione dei peccati così che realmente i santi doni vengano dati ai santi. In questa parte della celebrazione, che introduce i riti di comunione, si manifesta pienamente il carattere conviviale della celebrazione eucaristica. È un convito pasquale. Anche i fedeli, se invitati a ciò da chi presiede, possono tenere le braccia allargate, nel più antico gesto di preghiera della comunità cristiana.

Nessun documento della Chiesa, invece, ha mai proposto il gesto di prendersi per mano nel recitare il Padre nostro, gesto che duplicherebbe senza senso, fra l’altro, lo scambio di pace che seguirà immediatamente. Questa prassi potrebbe essere conservata negli incontri di preghiera, ma forse va tralasciata nella celebrazione eucaristica.

Scambio di pace

Con il rito della pace «la Chiesa implora la pace e l’unità per se stessa e per l’intera famiglia umana, e i fedeli esprimono la comunione ecclesiale e l’amore vicendevole, prima di comunicare al Sacramento» (IGMR, n. 82). Il segno di pace si scambia con i vicini e non deve debordare neppure in termini di tempo: ricordiamo che siamo in un momento-ponte che, attraverso una articolata litania di pace, conduce l’assemblea dalla preghiera eucaristica alla comunione. Il gesto, essendo breve, si compie in silenzio. La Congregazione per il Culto Divino ha recentemente ricordato che non esiste nella messa un “canto di pace” che accompagni questo gesto.

Agnus Dei

Durante la frazione del pane si esegue invece un canto che corrisponde al gesto: l’Agnus Dei, che esprime la fede nel Cristo vivo. Il gesto rituale, che comprende anche l’immixtio (il celebrante lascia cadere nel calice un pezzetto del Pane consacrato), è accompagnato dalla professione di fede del Battista che diventa supplica e invocazione a colui «al quale non sarà spezzato alcun osso» (Gv 19,26) ma che si fa nutrimento per coloro che si accostano alla sua mensa.

Processione alla comunione

Con la processione offertoriale gli invitati alla mensa del Signore si presentano per deporre simbolicamente, ai piedi dell’altare, la loro esistenza. Durante i riti di comunione è gesto significativo da parte di tutti coloro che partecipano pienamente al banchetto eucaristico il mettersi in processione per accogliere il corpo di Cristo. Il Signore con il suo gesto di amore profondo trasforma la nostra vita e ci dona se stesso. Mettersi in fila insieme ai fratelli e andare a lui per accogliere questo dono ci richiama il cammino terreno in continua tensione verso l’incontro con il Signore.

Benedizione finale e congedo

La celebrazione eucaristica si conclude con l’orazione dopo la comunione, con la quale il sacerdote e i fedeli ringraziano il Padre per aver partecipato al banchetto pasquale e chiedono la forza per esprimere nella vita il Sacramento celebrato. Segue la benedizione finale in forma semplice o solenne, che può anche essere sostituita dalla orazione sul popolo, con cui il celebrante si fa intermediario tra Dio e il popolo e impetra la benedizione del Signore nella forma trinitaria. Nella formula di congedo si invita l’assemblea alla dimensione missionaria dell’Eucaristia e questa risponde con il rendimento di grazie a Dio per il dono che ha fatto nel Figlio attraverso l’offerta del suo corpo e del suo sangue, che la rende corpo mistico per testimoniare nel mondo la gioia del Signore risorto. 

 III PARTE. INIZIARE A CELEBRARE: L’ANNO LITURGICO

Le brevi note che seguono si propongono di aiutare ad armonizzare l’anno pastorale, che di solito inizia a settembre, con il percorso dell’anno liturgico che si apre invece con la prima domenica di Avvento e si conclude con la solennità di Cristo Re dell’universo. Tuttavia sin da subito genitori e figli devono essere aiutati a comprendere che la Chiesa vive i suoi tempi secondo lo sviluppo dell’anno liturgico, nel quale celebra gli eventi della salvezza che si intersecano con il tempo presente che viviamo.

Si comprende così perché siano state inserite in queste note anche alcune proposte che, di per sé, non hanno direttamente a che fare con l’anno liturgico. Come per l’introduzione generale alla celebrazione, anche qui non si sono analizzate tutte le feste dell’anno liturgico, ma ci si è limitati ad offrire alcune proposte pastorali più facilmente praticabili.

Premessa: a settembre il calendario annuale

Nella progettazione dell’itinerario da proporre ai genitori si avrà cura di stendere il calendario annuale, tenendo anche conto di quello diocesano, in maniera che già a settembre le famiglie abbiano chiari e definiti gli appuntamenti previsti per l’intero anno pastorale.

Suggeriamo che le riunioni e i laboratori con i genitori siano organizzati la domenica mattina, dopo la messa per l’Iniziazione cristiana, perché è il momento più adeguato per i ritmi della famiglia moderna, oltre che avere valore teologico e spirituale.

Di seguito vengono suggerite alcune proposte, tra le quali il parroco e i catechisti possono scegliere quelle che sembreranno più adatte per strutturare il percorso parrocchiale di Iniziazione cristiana. È evidente che non sarà possibile proporre tutte le iniziative suggerite, ma tra queste sarà opportuno individuarne alcune, a cui dedicare una cura particolare, perché divengano “eventi comunitari”.

1/ Accoglienza delle nuove famiglie e benedizione dei catechisti e degli animatori

La domenica più vicina alla festa degli Angeli Custodi (2 ottobre) e alla festa di San Francesco d’Assisi (4 ottobre) è la data migliore per l’accoglienza delle nuove famiglie e la benedizione dei catechisti e degli animatori.

Per molte famiglie sarà un modo di vivere più solennemente la liturgia che celebrano ogni domenica, per molte altre sarà la prima celebrazione dell’Eucarestia dopo anni. Si tenga conto di questo, coniugando gioiosità e sobrietà nella celebrazione.

Per la benedizione dei catechisti si utilizzi la preghiera proposta dal Benedizionale che prevede anche un’orazione sui genitori presenti.

Al termine della liturgia si terrà l’incontro con i genitori, subito dopo la messa, perché la domenica a quell’ora è possibile partecipare sia ai padri che alle madri, mentre una convocazione in settimana metterebbe in difficoltà le famiglie, a meno che non si utilizzi la sera. Questa indicazione vale per tutti gli incontri dei genitori nel corso dell’anno.

Mentre i bambini svolgeranno un’attività che li introduce al cammino di catechesi con i catechisti e con gli animatori dell’oratorio, i genitori si incontreranno con il parroco e con i sacerdoti direttamente coinvolti nell’Iniziazione cristiana.

Li si aiuti non solo fornendo indicazioni operative, ma soprattutto annunciando loro perché la scoperta di Dio è così necessaria al cuore dei bambini, così come di ogni uomo. È importante che fin dal primo incontro le nuove famiglie facciano esperienza della convinzione della comunità cristiana che una gioia vera e profonda è possibile solo quando matura la fiducia nella misericordia di Dio: hanno bisogno di sentirsi dire da subito il perché della fede cristiana. Suggeriamo che l’incontro non sia eccessivamente lungo: potrebbe terminare con un primo breve momento in cui i genitori conosceranno i catechisti dei loro figli che potranno farsi trovare già divisi gruppo per gruppo con i bambini.

Sussidi

- L’Ufficio catechistico proporrà, mese per mese, tematiche e suggerimenti per l’incontro con i genitori per aiutare chi fosse in difficoltà nell’elaborare un itinerario.

- La benedizione proposta dal Benedizionale (con piccoli adattamenti) è la seguente (nn. 199 ss.);

Il ministro, con le braccia allargate, pronuncia la preghiera di benedizione sui ragazzi dell’Iniziazione cristiana e sui loro genitori:

Padre della luce, 
noi ti lodiamo e ti benediciamo 
per tutti i segni del tuo amore. 
Tu hai fatto rinascere questi tuoi figli 
dall'acqua e dallo Spirito Santo 
nel grembo della Chiesa madre 
e ora li chiami
ad ascoltare e annunziare la parola che salva. 
Alla scuola del divino Maestro 
tu li guidi alla conoscenza del mistero 
nascosto ai dotti e agli intelligenti 
e rivelato ai piccoli.


Fa' che crescano nella fede,
accompagnati dalle parole
e dalla testimonianza dei loro genitori, 
fino alla piena maturità in Cristo, 
per divenire viva testimonianza del Vangelo. 
Intercedano per loro 
Maria, madre della sapienza, 
e i santi nostri patroni [san N.]. 
Il tuo Santo Spirito doni a ciascuno di noi 
la grazia di collaborare
in semplicità e letizia 
all'edificazione del tuo Regno 
gloria del tuo nome.
Per Cristo nostro Signore.

R. Amen.

Il ministro, con le braccia allargate, pronuncia poi la preghiera di benedizione sui catechisti:

Guarda con bontà, o Padre, 
questi tuoi figli 
che si offrono per il servizio della catechesi; 
confermali nel loro proposito con la tua + benedizione, 
perché nell'ascolto assiduo della tua parola, 
docili all'insegnamento della Chiesa, 
si impegnino a istruire i fratelli, 
e tutti insieme ti servano con generosa dedizione, 
a lode e gloria del tuo nome.
Per Cristo nostro Signore.

R. Amen.

2/ Giornata Missionaria

Dal 1926 ogni penultima domenica di ottobre la Chiesa in tutto il mondo celebra la Giornata Missionaria. L’invito a conoscere il grande dono della missione ai popoli che ancora non conoscono il Vangelo, così come alla preghiera per essi, così come a gesti che sostengano i missionari e le persone cui essi sono inviati sarà esteso quest’anno particolarmente ai genitori dell’Iniziazione cristiana.

La Messa della Giornata Missionaria è un’ottima occasione per consegnare il libro con i quattro Vangeli ai genitori dei bambini, perché possano leggere con i figli il vangelo della domenica prima o dopo la celebrazione. Si potrebbe anche consegnare un testo preparato ad hoc contenente solo i Vangeli delle domeniche dell’anno pastorale.

Moltissime parrocchie romane sono gemellate con missionari inviati in ogni parte del mondo. Al termine della Messa potranno essere proposte ai genitori e ai bambini insieme o separatamente testimonianze di questi gemellaggi, dando particolare rilievo a come le famiglie siano coinvolte nell’annunzio del Vangelo nelle missioni. Sarà bene raccontare come proprio il Vangelo sia amato e fatto conoscere dai genitori alle nuove generazioni nelle missioni del mondo. Il Centro per la Cooperazione Missionaria di Roma è a disposizione delle parrocchie se avessero bisogno di suggerimenti in merito.

3/ Commemorazione dei fedeli defunti

Alla messa serale del 2 novembre si inviteranno bambini e genitori per pregare per i loro cari defunti. La cultura del nostro tempo nasconde la morte, impedendo, talvolta, ai bambini di partecipare ai funerali. Questo intristisce i bambini che hanno invece bisogno di vedere nella celebrazione della comunità cristiana la consapevolezza che la morte non è l’ultima parola sulla vita e che il Dio della resurrezione consola e dona speranza. È bene insegnare che è un’opera di misericordia pregare per i vivi e per i morti, ricordando il valore delle messe offerte per intercessione dei nostri defunti. I bambini potrebbero scrivere insieme ai genitori i nomi dei defunti su una lettera, che potrebbe contenere anche una preghiera, ed il sacerdote, dopo aver accolto questi biglietti, offrire la messa per i defunti dei quali sono stati scritti i nomi.

Molto importante è un dialogo con i genitori sulla questione della festa di Halloween, che com’è noto vuol dire “vigilia dei santi” – dall’antico inglese hallow, santificare e een, abbreviazione di evening. Già il termine rivela l’origine cristiana della festa. Gli studiosi hanno ipotizzato due diverse origini antiche della festa. Essa potrebbe essere una cristianizzazione dell’antica credenza celtica che almeno una volta l’anno i morti potessero tornare a visitare i loro cari e, in questo caso, la sapienza della Chiesa sarebbe stata quella di mostrare come la comunione fra i vivi ed i morti era invece costante, perché la Chiesa del cielo accompagna sempre la Chiesa pellegrina in terra. Oppure la festa potrebbe avere un’origine totalmente cristiana, quando si sentì il bisogno di celebrare la comunione della nostra vita con i Santi ed elevare, il giorno successivo, la preghiera di intercessione per i defunti. Solo recentemente la mania per l’occulto e la magia ha trasformato tale festa con maghi, teschi e streghe. La diffusione consumistica – e talvolta pericolosamente occultistica – della festa deve essere un’occasione per mostrare ai bambini quanto siano belle, invece, le radici cristiane della nostra storia.

Sussidi

Sulle due ipotesi riguardo all’origine della festa di Halloween, cfr. sul sito www.gliscritti.it gli articoli Cari cattolici, Halloween l’abbiamo inventata noi. Non lasciamocela scippare da streghette e satanisti, di Giovanna Jacob e La notte di Halloween e la festa cristiana dei santi: opposizione o continuità? Appunti in chiave educativa per la scuola e la catechesi in forma di recensione a La notte delle zucche. Halloween: storia di una festa di P. Gulisano e B. O’Neill, di Andrea Lonardo.

 4/ Giornata per la custodia del creato

L’annuale Giornata del creato promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana (recentemente Papa Francesco ha voluto una Celebrazione analoga per tutta la Chiesa cattolica) potrà essere celebrata con particolare solennità per approfondire i temi dell’enciclica Laudato si’. Si suggerisce di realizzare qualcosa che aiuti a celebrare la giornata anche nelle parrocchie. Sarebbe bello, ad esempio, piantare una quercia in oratorio dove fra 100 anni i figli dei figli potranno riposarsi o celebrare la messa alla sua ombra. Oppure si potrebbe, genitori e figli insieme, dedicare qualche ora alla pulizia ed all’abbellimento dell’oratorio o del quartiere.

In quell’occasione sarebbe importante recitare il Cantico delle creature di San Francesco d’Assisi, mostrando come la mancanza di gratitudine verso Dio Padre possa avere due facce: quella consumistica che tutto sfrutta senza ringraziare e quella pseudo-ecologista che divinizza la natura. San Francesco d’Assisi, invece, che non era vegetariano, ringraziava il Dio Creatore. Lo stupore per ogni cosa creata rimandava il suo sguardo al Creatore di cui tutte le cose sono segno e prova e si rivolgeva poi alla creatura più meravigliosa, l’uomo, capace anche di perdonare per amore di Dio: era proprio l’uomo, diverso da ogni creatura, la più grande prova dell’esistenza di Dio per il poverello di Assisi ed era l’uomo che andava servito, accolto ed amato perché creato da Dio.

5/ I domenica di Avvento

È la domenica ideale per consegnare a genitori e figli la Corona d’Avvento con le 4 candele da accendere il sabato sera durante la cena del sabato (in questo caso la consegna va anticipata), oppure in alternativa la domenica prima del pranzo.

Si potrebbero suggerire anche Calendari d’Avvento, come Aspettando il Natale e l’Epifania (Jaca Book), nelle cui finestrelle siano non simboli senza significato, bensì le tappe della preparazione dell’Incarnazione. Se tali calendari comprendessero anche il tempo di Natale fino all’Epifania e al Battesimo del Signore sarebbero eccezionali.

In una breve riunione con i genitori al termine della Messa si potrebbe consegnare loro anche una breve preghiera da dire a pranzo per le 4 domeniche prima di accendere progressivamente le 4 candele.

Un’attività potrebbe essere pensata anche per le coppie con bambini piccoli dai 3 ai 7 anni per spiegare a genitori e figli la Corona ed il senso dell’Avvento, offrendo poi loro una merenda e mettendo a disposizione libri per l’educazione cristiana dei piccoli.

6/ I settimana di Avvento o inizio della Novena del Natale

Nel primo giorno della Novena di Natale il 17 dicembre si legge il capitolo primo di Matteo con la genealogia di Gesù. Nella riunione settimanale della Novena o nella I settimana di Avvento si potrà invitare una coppia di nonni scelta ad hoc per raccontare la loro esperienza di famiglia. Oppure si potranno coinvolgere i nonni nel primo giorno della Novena. È importante che i bambini percepiscano come la vita e la fede siano arrivate loro passando di generazione in generazione. Ed è importante che i nonni riscoprano il loro ruolo di testimoni, di maestri di esperienza che sanno indicare alle nuove generazioni cosa vale veramente nella vita.

7/ 8 dicembre, festa dell’Immacolata

È bene che la Messa dell’Immacolata sia proposta, inserita a inizio anno nel calendario dei gruppi dell’Iniziazione cristiana, alla sera, ad esempio alle 19.00, di modo che possano parteciparvi anche i genitori che saranno partiti per il ponte.

I bambini potranno portare a Messa dei fiori per la Madonna ed una preghiera. Ci si recherà in processione alla fine della Messa dinanzi all’icona o alla statua della Vergine per offrire fiori e preghiere.

8/ III domenica di Avvento

In questa domenica è tradizione che i bambini degli oratori e delle parrocchie di Roma, guidati dal COR (Centro Oratori Romani) si rechino all’Angelus del Papa perché benedica le statuine del Bambino Gesù che saranno poste nel Presepe la notte di Natale.

Per le parrocchie che non possono intervenire, si suggerisce che, alla Messa animata dai gruppi dell’Iniziazione cristiana si invitino i bambini a portare i loro Bambinelli perché il parroco li benedica.

Al termine della Messa si potrà offrire ai papà una lezione sulla costruzione del Presepe, di modo che, di anno in anno, possano inserire insieme ai loro figli, nuovi elementi nella rappresentazione della Natività – non si dimentichi che sono i papà che vengono spesso scelti per questa attività e che oggi alcuni di loro non sono più in grado di realizzarlo, perché è mancata loro una tradizione che ne trasmettesse le modalità.

9/ Messa della Veglia, alla mezzanotte di Natale

È importantissimo che genitori e figli dell’Iniziazione cristiana partecipino alla Veglia di mezzanotte. Si insegni ai bambini un canto che sarà da loro eseguito al termine dell’omelia, chiamandoli a cantarlo come dono per tutta la comunità. Non si faccia caso se poi dovessero addormentarsi successivamente: debbono imparare con i loro genitori che quella notte è notte diversa, è notte di veglia per tutta la Chiesa.

Si ricordi che i regali si aprono per tradizione solo dopo la Messa di mezzanotte, quindi o ritornando a casa dopo la Messa della veglia o al mattino del giorno dopo. Non si aprano mai prima della Messa. Si insegni a porre prima il Bambino Gesù nel Presepe e poi ad aprire i regali. È bello preparare un biglietto di auguri per tutti i genitori.

Sussidi sul Natale

Come canto, si potrebbe insegnare ai bambini, ad esempio, È una notte incantata (testo e file audio all’articolo È una notte incantata. Ninna nanna a Gesù Bambino per la notte di Natale)

Per un biglietto di auguri di Natale suggeriamo alcuni testi, ma ognuno ha milioni di testi a disposizione nella sua memoria:

- Babbo Natale non si è rimpicciolito. Piuttosto ho esteso l’idea (da Gilbert Keith Chesterton)

- Come quando in una notte buia s’accende un lume (da Giovanni Battista Montini)

- Dove Dio fu senza un tetto, tu e io siamo a casa. Poesia di Natale di G. K. Chesterton (traduzione di Annalisa Teggi).

10/ Epifania

È bene che la Messa dell’Epifania sia proposta, inserita a inizio anno nel calendario dei gruppi dell’Iniziazione cristiana, alla sera, ad esempio alle 19.00, di modo che possano partecipare anche i genitori che saranno partiti per il ponte. Non c’è altro modo per insegnare l’importanza dell’Epifania che la celebrazione eucaristica della festa.

I bambini potranno portare a Messa dei pacchi viveri per i poveri, così come i Magi portarono doni a Gesù Bambino.

11/ Battesimo di Gesù

È bene – come è tradizione in moltissime parrocchie – invitare alla celebrazione tutte le famiglie dei genitori che hanno battezzato i figli nell’anno precedente.

Sussidi

Si doni loro una delle lettere previste dall’itinerario diocesano per il cammino post-battesimale disponibili al link 8 lettere alle famiglie con figli da 0 a 3 anni: III parte dell'itinerario battesimale proposto dalla diocesi di Roma. Otto file in PDF pronti da stampare.

12/ Carovana della Pace

Nell’ultima domenica di gennaio è tradizione dell’ACR romana (Azione Cattolica Ragazzi) recarsi in corteo con la Carovana della Pace in piazza San Pietro per invocare il dono della pace e ricevere la benedizione del Papa. Sarà bello invitare le famiglie a partecipare oppure pregare per la pace nella Messa animata dai gruppi dell’Iniziazione cristiana ed organizzare poi attività sul tema in oratorio.

13/ Festa della Presentazione del Signore

Si invitino tutti i bambini con i loro genitori alla liturgia serale. Si entri in processione, cantando tutti insieme, con le candele accese. Al termine della liturgia si mangi qualcosa insieme e si ascolti la testimonianza di un seminarista o di una novizia nella festa della vita consacrata.

14/ Domenica del tempo ordinario precedente le Ceneri

I bambini e i ragazzi prepareranno nella settimana precedente la domenica un piccolo sacchetto con un pugno di riso, con all’interno un biglietto esplicativo sul senso del digiuno e della carità in Quaresima, da donare a tutte le persone che si recheranno a Messa. Lo doneranno la domenica precedente le Ceneri a tutti per invitare a mangiare nei giorni di digiuno del Mercoledì delle Ceneri e del Venerdì Santo solo quel pugno di riso: con il digiuno anche il corpo partecipa al cammino quaresimale e fa riscoprire al cuore la fame della Parola di Dio.

Inoltre quel pugno di riso può ricordare che per tante persone nel mondo, anche per tanti bambini, un pugno di riso è l’unico pasto di un’intera giornata.

Sussidi

È on-line il testo del biglietto che si potrebbe inserire nel sacchetto con il pugno di riso per il digiuno, con una scheda rivolta ai catechisti per la preparazione:

Iniziazione cristiana e carità: 2 proposte per le famiglie ed i ragazzi per la Quaresima 1) La Raccolta alimentare, una proposta di servizio per genitori e figli 2) Digiunare con un pugno di riso: un segno diocesano per vivere la carità in Quaresima.

15/ Mercoledì delle Ceneri

Avendo vissuto insieme, genitori e figli, il digiuno del mercoledì, almeno in forma di segno per i piccoli, si recheranno tutti insieme alla liturgia delle Ceneri nella Messa serale (ad esempio alle 19.00) per facilitare la partecipazione dei genitori. La Liturgia della Parola invita ad uscire tutti insieme sposi, bambini, anziani e giovani. Sarà meglio, allora, non diversificare gli appuntamenti, ma vivere la liturgia delle Ceneri insieme genitori e figli, proponendola nel calendario a inizio anno al posto della riunione di catechesi della settimana.

Sussidi

Si consiglia di utilizzare per l’Imposizione delle ceneri la prima formula del Messale che dice:

O Dio, che hai pietà di chi si pente e doni la tua pace a chi si converte, accogli con paterna bontà la preghiera del tuo popolo e benedici questi tuoi figli, che riceveranno l'austero simbolo delle ceneri, perché, attraverso l'itinerario spirituale della Quaresima, giungano completamente rinnovati a celebrare la Pasqua del tuo Figlio, il Cristo nostro Signore. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.. Convertiti e credi al Vangelo.

16/ III domenica di Quaresima

È la domenica di Quaresima nella quale tradizionalmente si consegna il Credo ai catecumeni giovani e adulti. Per questo è anche il giorno più adatto per la Consegna del Credo ai cresimandi: si possono invitare i genitori a rendere la loro professione di fede insieme ai figli o a condividere con amore il cammino dei figli se non fossero credenti.

17/In una domenica di Quaresima: la raccolta del Banco alimentare proposta dalla Caritas diocesana o da altre organizzazioni

È bene che tutti i genitori insieme ai bambini siano coinvolti in questa esperienza che aiuta a riflettere sulla condivisione dei beni con i più poveri. Viene proposta più volte durante l’anno dalla Caritas diocesana, ma anche da altre organizzazioni, per raccogliere beni alimentari che saranno poi distribuiti ai più poveri della città. È bene che di anno in anno i catechisti si informino sulle date stabilite a livello cittadino per partecipare a questa iniziativa di servizio.

D’accordo con diversi supermercati di Roma, i volontari chiederanno all’ingresso dei magazzini di acquistare del cibo donandolo alla Caritas per poter aiutare con esso i poveri che si rivolgono agli Empori della solidarietà o per sostenere famiglie in difficoltà.

Questa iniziativa può essere vissuta insieme dai bambini e dai loro genitori, organizzando bene diversi turni per tutta la giornata. Fra l’altro, per molti adulti è più facile all’inizio mettersi in gioco in un’attività di servizio che in un cammino di formazione: la raccolta alimentare potrebbe così aiutarli a venire allo scoperto e a conoscere altre famiglie già inserite nella comunità parrocchiale. L’iniziativa ha un’alta valenza educativa poiché i figli vedranno i loro genitori appassionarsi al servizio dei più bisognosi, non a parole, ma con i fatti.

18/ V domenica di Quaresima

È la domenica di Quaresima nella quale tradizionalmente si consegna il Padre nostro ai catecumeni giovani e adulti. Per questo è il giorno più adatto anche per la Consegna della Preghiera del Signore ai bambini che si preparano all’Eucarestia. Si potrebbe offrire a genitori e figli anche una lettera sulla preghiera personale.

19/ Festa del papà, 19 marzo

La sera del giorno prima, tutti i bambini si ritroveranno a cena in parrocchia con i loro papà, insieme al parroco ed ai sacerdoti, una volta tanto senza le mamme. Questo incontro vuole offrire un’occasione in più ai padri di ritrovarsi soli con i bambini con i quali, a volte, trascorrono troppo poco tempo.

Alla fine della cena ci si reca in Chiesa per una preghiera nella quale i bambini ringraziano i padri ed i padri esprimono alcune intenzioni di preghiera per i figli. Al termine ricevono la benedizione del sacerdote. Se ci fossero bambini orfani di padre, si provveda ad invitare un nonno, o un padrino.

20/ Sabato precedente la Domenica delle Palme

Al sabato pomeriggio delle Palme, sarà bello riuscire a proporre una piccola celebrazione con le famiglie con bambini da 3 a 6 anni per spiegare i segni che caratterizzano la Domenica delle Palme. Si potranno radunare al pomeriggio le famiglie che partecipano più frequentemente al cammino post-battesimale, ma anche invitare tutte quelle che non hanno essere presenti agli incontri già offerti dalla parrocchia.

È bene che, di anno in anno, vengano proposti alcuni incontri sul significato delle feste cristiane ai piccoli, coinvolgendo i genitori in questo. Si potrà poi offrire a tutti una merenda, mettendo a disposizione libri per l’educazione cristiana dei piccoli.

Sussidi

È disponibile on-line il Sussidio di pastorale battesimale a cura dell'Ufficio catechistico della diocesi di Roma: Parte Quarta «Quando tuo figlio ti domanderà…» (Dt 6,20). L’accompagnamento delle famiglie con figli da 3 a 6 anni con proposte per la presentazione delle principali feste ai genitori con bambini dai 3 ai 6 anni (su www.ucroma.it o su www.gliscritti.it).

21/ Giovedì Santo, nella notte

Si invitino tutte le famiglie alle liturgie della Settimana Santa ma, in particolare, alla Messa in Coena Domini. Sia proposto ad alcuni papà dell’Iniziazione cristiana, anche a quelli più “lontani”, la lavanda dei piedi.

Soprattutto ci si ritrovi tutti insieme, sacerdoti, catechisti, genitori e bambini nella notte per vivere insieme almeno 15 minuti di preghiera, di silenzio e di adorazione.

Una delle difficoltà più grandi che hanno le famiglie è quella di educare al raccoglimento e alla preghiera. I bambini vivono esternando qualsiasi cosa ma sono poco aiutati ad interiorizzare. Questa notte è, anche per questo, assolutamente importante.

Non si usi l’espressione: «La catechesi riprende al termine delle festività». Si dica piuttosto che durante le feste la catechesi prosegue con la notte del Giovedì Santo passata insieme in preghiera.

Dove possibile, si darebbe un grande aiuto ai genitori organizzando qualcosa di simile ad un oratorio che abbracci tutta la giornata del Giovedì Santo e del Venerdì Santo, quando le scuole sono chiuse, ma i genitori sono al lavoro. Al mattino, oltre a giocare, si potrebbero preparare con i bambini e i nonni le liturgie della sera. Si tratta di una prassi già sperimentata in molti oratori.

Sussidi

Il COR preparerà, come è sua tradizione, anche quest’anno un Sussidio specifico per l’animazione dell’oratorio nel Triduo pasquale.

22/ Pasqua

È la festa più grande dell’anno. Sarebbe importante coinvolgere i bambini nel canto dei Salmi o, comunque, in altri canti come già avviene nella liturgia pasquale ebraica. La Messa di Pasqua sia preparata con grande accuratezza, più ancora che la Messa delle diverse domeniche.

Si invitino le famiglie a portare a casa l’acqua benedetta e si prepari un biglietto con una preghiera che i papà reciteranno al pranzo di Pasqua. Per benedire la mensa e la famiglia con quell’acqua potranno utilizzare i rami di ulivo della Domenica delle Palme. In assenza del papà, il rito sia guidato da un'altra persona.

I bambini potrebbero anche preparare in anticipo delle piccole bottiglie dipinte con le quali portare a casa l’acqua benedetta.

Sussidi

Preghiera per il pranzo di Pasqua con la benedizione della famiglia. Dal Benedizionale nn. 1691-1692.

Il padre dice:

Benedetto sei tu, Signore del cielo e della terra, 
che nella grande luce della Pasqua 
manifesti la tua gloria 
e doni al mondo la speranza della vita nuova;
guarda a noi tuoi figli, 
radunati intorno alla mensa di famiglia: 
fa' che possiamo attingere alle sorgenti della salvezza 
la vera pace, 
la salute del corpo e dello spirito 
e la sapienza del cuore, 
per amarci gli uni gli altri 
come Cristo ci ha amati.
Egli ha vinto la morte, 
e vive e regna nei secoli dei secoli.

Tutti rispondono: Amen.

Il padre con un ramoscello d'olivo porge l'acqua benedetta e ciascuno si fa il segno della croce. 

23/ Corpus Domini (o comunque con l’ultima domenica di maggio o con la prima di giugno)

Con il Corpus Domini (o con l’ultima domenica di maggio o la prima di giugno) si sposti la Messa animata dalle famiglie dell’Iniziazione cristiana alla sera, ad esempio alle 19.00. La liturgia esprima il ringraziamento a Dio e termini con una breve adorazione. Si festeggi poi con la cena comune con genitori e figli. Non si utilizzi l’espressione: «Fine dell’anno catechistico». Esso prosegue nell’estate e non ha interruzione.

24/ Per l’estate e gli oratori estivi spostamento alla sera della Messa dell’Iniziazione cristiana

L’estate è parte integrante dell’Iniziazione cristiana. Anche se le riunioni terminano, prosegue il cammino dell’Eucarestia domenicale. Poiché molti si recano fuori Roma per la domenica, è bene che la Messa, a partire dal Corpus Domini, sia spostata alla sera.

In particolare la Messa sarà al centro anche dell’ORES, GREST, campo estivo. L’oratorio estivo sarà dal lunedì al venerdì e poi alla domenica sera, con la celebrazione ad esempio alle 19.00. Durante l’oratorio estivo uno spazio sarà dedicato ai canti della Messa domenicale.

Al termine della Messa domenicale, se possibile celebrata all’aperto in oratorio, i ragazzi proporranno agli adulti qualcosa delle attività vissute in settimana ed i grandi potranno avere anch’essi spazi per giocare e suonare insieme.

Sussidi

Il servizio di pastorale giovanile, insieme al COR e ad altri collaboratori, preparerà anche quest’anno, come è sua tradizione, un Sussidio per l’oratorio estivo con indicazioni utili anche per la Celebrazione eucaristica in estate.

25/ La liturgia nei campi estivi 

I campi estivi sono un momento ideale per comprendere ed amare ancora di più la presenza di Cristo nella celebrazione.

Non si inventino preghiere particolari, ma si educhi soprattutto a scoprire il valore della Liturgia delle Ore. Ad esempio, è importante spiegare il senso dei salmi e dei cantici neotestamentari per la loro bellezza e anche perché questi possono formare l’ossatura di una preghiera che duri tutta la vita, mentre preghiere sempre diverse, non attingono al grande tesoro della tradizione e restano, nel cammino educativo, frammentarie ed effimere.

Attraverso la Compieta, pregata nella notte in chiesa o sotto le stelle, si aiuti a percepire il dono del raccoglimento e del silenzio adorante.

La preghiera sia proposta a genitori e figli: è bene che almeno un giorno del campo estivo dell’Iniziazione cristiana sia dedicato ai genitori. In quel giorno si curi molto bene la preghiera comune e la liturgia eucaristica.