Roger Casement, l'“inventore” dei diritti umani che morì battezzato, di Paolo Gulisano

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 03 /11 /2019 - 22:58 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal sito Il Sussidiario (http://www.ilsussidiario.net/News/Cultura/2016/11/5/LETTURE-Roger-Casement-l-inventore-dei-diritti-umani-che-mori-battezzato/731694/) un articolo di Paolo Gulisano pubblicata il 5/11/2016. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. le sezioni Diritti umani e Storia e filosofia.

Il Centro culturale Gli scritti (3/11/2019)

Si deve ad una piccola ma intraprendente casa editrice romana, Fuorilinea, la prima pubblicazione in Italia di un libro che un secolo fa cambiò la storia dell’umanità e pose per la prima volta con forza l’attenzione sulla questione dei diritti umani nei Paesi colonizzati dall’Occidente. Si tratta de Il Rapporto sul Congo, di Sir Roger Casement, uno degli eroi dell’Indipendenza irlandese, fucilato cento anni fa nel carcere londinese di Pentonville.

Casement, nato nell’Irlanda del Nord, figlio di un militare britannico di fede protestante e di madre cattolica, aveva lavorato a lungo per la diplomazia Britannica. Era stato console in Africa, un compito che si era assunto volentieri. Era stato educato ai valori civili dell’Impero Britannico. Il suo animo gentile e sensibile era convinto che l’Europa potesse e dovesse farsi carico di una missione civilizzatrice nei confronti dei popoli più arretrati del mondo, dall’Africa all’India fino al Sud America.

Durante la sua permanenza in Africa, tuttavia, si rese conto personalmente che le cose stavano in modo molto diverso. Gli Europei non avevano importato in Africa la loro raffinata cultura, né la loro scienza, ma una inestinguibile avidità di denaro, che utilizzava - per soddisfarsi - metodi di incredibile e barbara ferocia. Casement decise di svolgere una indagine precisa, dettagliata, documentata, di quello che accadeva.

Come un medico che raccoglie tutti i sintomi e i segni di una patologia, come un detective che deve trovare le prove di un crimine, il diplomatico percorse per mesi il Congo, che era la zona dove si erano perpetrati i peggiori crimini da parte dei colonizzatori venuti dal Belgio, un piccolo simpatico paese, governato dal buon Re Leopoldo. I belgi avevano trovato in Congo un vero tesoro, la gomma. Per ottenerne la maggiore quantità possibile e il massimo profitto, costringevano gli africani a ritmi di lavoro spaventosi, da schiavitù. Un lavoro pagato in modo spropositatamente basso, praticamente irrisorio. Questi lavoratori erano sottoposti inoltre ad ogni genere di minacce, angherie, violenze. Se il “rendimento” della raccolta della gomma non era pari alle richieste dei colonizzatori, questi non esitavano a torturare orribilmente i lavoratori. La mutilazione delle mani e dei genitali era una pratica ampiamente diffusa.

Casement scoperchiò un vero abisso di crudeltà, trovò le prove di un vero abominio umano che colpì un suo compagno di viaggio che lo accompagnò per un breve periodo, Joseph Conrad, che da quella sconvolgente esperienza avrebbe tratto ispirazione per il suo celebre Cuore di Tenebra.

Tutto ciò che aveva scoperto e provato lo redasse nel suo Report, ora finalmente pubblicato in italiano. Fu un documento sconvolgente, che scosse le coscienze d’Europa, dando inizio anche ad un movimento di pensiero e di azione, l’associazione per il Congo, che fu il primo movimento per i diritti civili. L’associazione ebbe l’adesione di vari intellettuali, e tra questi uno dei più attivamente impegnato fu Arthur Conan Doyle, il creatore di Sherlock Holmes.

Per i suoi servigi, Casement venne fatto Baronetto, e venne poi inviato in un’altra zona calda del sud del mondo, l’Amazzonia, e ancora una volta il diplomatico rivelò in un altro rapporto le atrocità che in nome della massimizzazione del profitto si compivano tra gli indios.

Alla fine sir Roger si rese conto che gli abusi e le ingiustizie commesse dai colonizzatori in Africa e in America erano l’equivalente di ciò che la Gran Bretagna aveva fatto per secoli in Irlanda. Scelse quindi un destino irlandese, lasciandosi alle spalle il suo retaggio unionista e orangista. Scelse di stare dalla parte degli irlandesi, facendosi egli stesso - fino in fondo - irlandese.

Lasciò dunque il servizio diplomatico, e cominciò a lavorare con tutte le sue forze nel movimento insurrezionale che preparò la rivolta della Pasqua del 1916. Alla vigilia dell’insurrezione, tuttavia, venne fatto prigioniero dall’esercito britannico e portato a Londra, nel carcere di Pentonville.

Per gli inglesi Casement era colpevole di alto tradimento. Fu condannato in base ad una legge del 1351. La sua persona fu l’oggetto di un odio feroce. Non si trattava solo di giustiziarlo: occorreva anche diffamare e infangare il Baronetto che aveva osato passare al nemico, agli irlandesi.

Vennero fatte circolare sulla stampa pagine di quelli che si asserivano essere i suoi diari, da cui emergeva la sua omosessualità. In tal modo, con questa ulteriore accusa di essere un sodomita degenerato - come scrivevano i giornali - si cercò di minarne la credibilità morale anche agli occhi degli irlandesi, dei cattolici irlandesi.

Ma proprio alla vigilia della sua esecuzione, il protestante Casement, il rampollo dell’Ascendancy, chiese e ricevette il Battesimo e salì sul patibolo da cattolico.

Un martire per la causa della libertà irlandese, ma prima ancora un grande pioniere della difesa dei diritti umani.