Palazzina Raffaello Sanzio. Le “due case unite” che Raffaello acquistò per assicurarsi una messa di intercessione perpetua a settimana in suffragio della propria anima (via dei Coronari 124 e via di Panico 68), dalla Pagina FB Innamorati di Roma

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 05 /07 /2020 - 23:37 pm | Permalink | Homepage
- Tag usati: , , , ,
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo sul nostro sito dalla Pagina FB Innamorati di Roma un articolo pubblicato il 22/1/2020, con le foto che lo corredavano. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Roma e le sue basiliche.

Il Centro culturale Gli scritti (5/7/2020)

Nella foto in alto, Catasto Gregoriano (1820/1824): 
è evidenziato l’unico edificio di proprietà del
Capitolo di S. Maria Maggiore situato nel tratto
finale di via dei Coronari. Nella foto in basso:
1 – via dei Coronari
2 – via di Panico

Quanti di noi, sapendo di dover morire, utilizzerebbero parte del proprio patrimonio per far dire una messa a settimana a degli sconosciuti per sempre?

Alla morte di Raffaello Sanzio (1483-1520), fu nominato esecutore testamentario il suo amico monsignor Baldassarre Turrini, Datario del papa (il Datario era il cardinale che presiedeva l’ufficio della dataria apostolica, dove si datavano documenti pontifici, si concedevano dispense e grazie, si assegnavano pensioni e benefici).

Il testamento di Raffaello non è mai stato trovato, tuttavia, grazie ad altre fonti è stato possibile ricostruirlo in alcuni punti. Nelle sue ultima volontà Raffaello ordinò agli eredi sia la ristrutturazione di una cappella della chiesa di S. Maria ad Martyres (il Pantheon) - dove voleva essere sepolto - sia la creazione di un fondo per pagare le messe e la manutenzione della sua sepoltura.

In pratica, Raffaello lasciò a monsignor Turrini 1.500 ducati d’oro per ristrutturare la cappella del Pantheon dove sarebbe stato sepolto e 600 ducati per acquistare una casa, che con le rendite degli affitti avrebbe coperto le spese necessarie sia per la manutenzione della cappella sia per la celebrazione perpetua di una messa di suffragio a settimana.

Per quanto riguarda l’aspetto decorativo, monsignor Turrini assegnò allo scultore Lorenzo Lotti (Lorenzetto) il compito di realizzare la scultura denominata “Madonna del Sasso”, collocata sopra la tomba dell’artista, mentre il prete Girolamo Vagnino da Urbino (scelto dagli esecutori testamentari), parente di Raffaello, si occupò dell’acquisto della casa.

Da un’annotazione del 1729 contenuta nel “Registro di Patenti” del Capitolo della Rotonda sappiamo che «il celebre Rafaele Sanzio da Urbino Principe de Pittori fece Fabricare nella nostra Collegiata di S. Maria ad Martires della Rotonda una Cappella sotto l’invocazione della Beata Vergine del Sasso, e terminata assegnò per dote di essa due case unite, e poste nella strada delli Coronari in luogo chiamato Panico». Teniamo a mente l’espressione «due case unite».

Successivamente, nel 1791, l’abate Angelo Comolli (autore di una “Vita inedita di Raffaello”) fornisce un’ulteriore indicazione topografica sulla casa acquistata dal prete Girolamo Vagnino: «Questa casa esiste hora in fine del vicolo de Coronari a mano sinistra d’entrare in Panico, e si distingue dalla sua antichità, e da un ritratto dipintovi nella facciata preso dal Busto che sta nella Rotonda …».

Nel frattempo, la casa acquistata con i ducati di Raffaello fu al centro di uno scandalo causato dall’arciprete Teodoro Carbonara, divenuto nel 1706 amministratore delle rendite della casa in via dei Coronari. Qualche tempo dopo, il Carbonara ottenne dalla marchesa Antonia Fonseca un prestito importante, offrendo in garanzia il bene di cui era amministratore, cioè la casa di Raffaello in via dei Coronari.

Carbonara non restituì mai più i soldi alla marchesa. Nel 1801, quindi dopo la sua morte, il Carbonara venne condannato, mentre la casa di via dei Coronari venne assegnata al creditore (cioè agli eredi della marchesa Fonseca). Fu così che il canonico Antonio Fonseca e il Capitolo di S. Maria Maggiore (di cui faceva parte) divennero i nuovi proprietari della casa di via dei Coronari.

Per capire dove fosse la casa acquistata con i soldi di Raffaello bisogna osservare con attenzione il Catasto Gregoriano (foto in alto; 1820/1824): l’unico edificio di proprietà del Capitolo di S. Maria Maggiore situato nel tratto finale di via dei Coronari è la particella 437, che corrisponde a un palazzetto i cui ingressi sono al civico 124 di via dei Coronari e al civico 68 di via di Panico.

La presenza di due ingressi diversi (frecce verdi; via dei Coronari e via di Panico) rende così comprensibile il termine «due case unite» utilizzato nell’annotazione del 1729.

Ciò che restava (ben poco) del ritratto di Raffaello affrescato sulla facciata del palazzo scomparve durante un restauro del 2014. Per la conoscenza di alcune informazioni che ho riportato nel post ringrazio Anna Lisa Genovese, autrice dell’interessantissimo libro intitolato “La tomba del divino Raffaello” (Gangemi Editore).