Santa Sofia: la differenza è che la Turchia non ha ancora imparato a chiedere perdono, dopo 5 secoli di storia (anzi dopo un millennio), di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 13 /07 /2020 - 15:26 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Islam.

Il Centro culturale Gli scritti (13/7/2020)

C’è una differenza, ed è sostanziale, tra la conquista di Costantinopoli da parte dei crociati nel 1204 e quella dei turchi nel 1453.

Che della prima i cristiani hanno chiesto perdono. Hanno riconosciuto che quella violenza ingiustificata, con le morti che ha causato, con la depredazione delle opere d’arte, era contro il Vangelo di Cristo.

Invece della conquista del 1453 i turchi non hanno mai chiesto perdono, non hanno ancora mai detto che era contraria al volere di Allah[1].

Proclamare sui tetti questa differenza non vuol dire assolutamente avere in odio l’Islam, anzi, all’opposto, significa amare i musulmani. Chiedere loro, per amore, che sia insegnato nelle scuole, nelle università, ai giovani e nei media, che i musulmani del passato hanno agito contro il volere di Allah, hanno compiuto guerre che chiamavano jihad e che invece Allah non voleva.

I giovani musulmani, sentendo i loro padri dire questo, capirebbero immediatamente che l’Islam è oggi in una religione di pace, se avessero nelle orecchie questa richiesta di perdono.

Basterebbe che una nazione a maggioranza islamica iniziasse a chiedere perdono delle conquiste avvenute non per legittima difesa, ma come espansione militare, conquista, saccheggio, e un vento fresco, libero, si leverebbe sulle giovani generazioni musulmane.

Potrebbe iniziare la Turchia, ma potrebbero iniziare anche l’Egitto o la Palestina, la Siria o l’Iran, l’Algeria o la Libia, l’Iraq o il Marocco[2].

Basterebbe che qualcuno cominciasse a dire: “Quelle terre non erano musulmane e non lo sono diventate per conversione spontanea, ma per una conquista, che ha portato a tanti morti, a tanti saccheggi, alla riduzione in schiavitù di tante persone e alla distruzione di tanti edifici di altre religioni.

Questo i cristiani lo hanno fatto e continuano a farlo, anche abbattendo statue dei loro antenati: nessuno ha, invece, mai abbattuto una statua di Fatih Sultan Mehmet, Maometto II, il “conquistatore” (questo vuol dire fatih) di Costantinopoli.

È importante aggiungere che questo non implicherebbe rinunciare alle conquiste: quello che è stato è stato e non è possibile far rinascere oggi l’impero bizantino. Ma destare nei propri giovani un senso di pentimento per la storia passata, questo sì.

Permetterebbe di sentirsi simili ai cristiani che hanno conquistato, ad esempio, con la violenza l’America Latina, distruggendo templi antichi di altre religioni e dire: “Siamo entrambi peccatori”. Permetterebbe di sentirsi simili ai laici che con la rivoluzione francese hanno ucciso tantissime persone, hanno distrutto chiese e monumenti e dire: “Siamo entrambi peccatori”.

Senza una richiesta di perdono invece, ci si sentirà sempre delle vittime, non si farà maturare nei propri giovani un senso critico della storia, non si distinguerà mai chiaramente la religione dalla violenza.

Non solo. Una visione equilibrata del passato permetterebbe ai turchi di capire meglio la sofferenza dei propri concittadini cristiani ortodossi che dal 1975 si sono visti chiudere la Scuola Teologica di Halki sull'isola di Chalki nel Mar di Marmara - da allora i turchi non hanno mai dato il permesso di riaprire. Permetterebbe ai turchi di comprendere meglio che dolore sia stato per gli ortodossi di Turchia  la ri-trasformazione, già nel 2011, di un'altra Santa Sofia in moschea, quella di Iznik/Nicea[3], così cara alla tradizione cristiana per i Concili che si svolsero in quella città.

Parlare di Santa Sofia, insomma, non vuol dire parlare solo di un magnifico edificio e non vuol dire nemmeno parlare di un simbolo.

Vuol dire parlare della possibilità che l’Islam trovi il coraggio di dichiarare che le violenze passate sono contrarie al Corano per divenire oggi una religione di pace.

Non si tratta di niente di meno di questo ed è per questo che, per amore, deploriamo la riconversione di Santa Sofia in moschea: questo gesto è contrario a ciò di cui oggi l’Islam ha bisogno. Solo riconoscendo le proprie colpe mostrerà, invece, ai giovani musulmani di non essere da meno del cristianesimo e del pensiero laico, entrambi costruiti su di una visione critica del proprio passato.

Le armate turche sono apparse in Anatolia nel 1071, attaccando battaglia a Manzikert, proseguendo poi per secoli sino alla conquista di Costantinopoli e giungendo infine ai due assedi di Vienna[4], sottomettendo contemporaneamente tutto il mondo arabo che ha avuto danni indicibili dal dominio turco: come cambierebbe in meglio il mondo musulmano se qualcuno dicesse “Abbiamo sbagliato anche noi, ma siamo maturi anche noi come i cristiani e i laici e non abbiamo paura di parlare seriamente delle nostre colpe passate”!

P.S. Diverso è il caso dell’Andalusia dove, a differenza della vulgata corrente proposta da diverse guide turistiche ignoranti, tutte le moschee sorgono su antiche cattedrali o chiese che vennero distrutte per edificarvi poi con gli stessi materiali le moschee stesse, come è evidente nel caso della Catedral- Mezquita-Catedral di Cordoba, che, invece, viene indicata solo come Mezquita-Catedral, appunto per ignoranza storica. Cfr. su questo Cordoba e la sua Cattedrale-Moschea-Cattedrale, di Andrea Lonardo e più in generale il più ampio studio Andalusia: dal mito alla storia. Appunti per un accostamento realistico a al-Andalus, di Andrea Lonardo.

Note al testo

[1] Per questo non siamo assolutamente d’accordo con Cardini, quando recentemente su Avvenire ha argomentato a partire dal numero di volte nelle quali Santa Sofia è stata distrutta, ricostruita, riconvertita, al cambiare dei potenti di turno. Una pura enumerazione di tali svolte storiche non rende conto della differenza “qualitativa” dei diversi passaggi in relazione all’oggi. Per una presentazione di Santa Sofia, cfr. Santa Sofia e Istanbul, di Andrea Lonardo. Per alcune delle altre chiese costantinopolitane convertite in moschee immediatamente dopo la caduta di Costantinopoli, cfr. Chiese convertite in moschee a Costantinopoli, di Andrea Lonardo.  

[2] Sugli eventi storici della prima ondata di invasioni musulmane, antecedenti all’avvento e alla supremazia dei turchi che conquistarono anche il mondo arabo sottomettendolo a sé, cfr. Breve cronologia degli attacchi saraceni (termine con cui si designano gli attacchi arabo-islamici del primo millennio) nel Mediterraneo, nella penisola italiana, in quella ispanica, in Provenza e sulle Alpi, di Andrea Lonardo.

[3] Cfr. Santa Sofia da chiesa a moschea. Aperto al culto musulmano il luogo che nel 787 ospitò il secondo concilio di Nicea.

[4] Cfr. su questo Gli assedi turco-musulmani di Belgrado e Vienna e le “crociate” difensive del XVI e XVII secolo.