Immaginazione e verità simbolica [in Virgilio Melchiorre], di Francesco Botturi

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 10 /03 /2021 - 22:30 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Francesco Botturi da Avvenire del 17/1/2021, p. 20. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Filosofia.

Il Centro culturale Gli scritti (10/3/2021)

L’immaginazione simbolica è la prima tematica tra quelle fondamentali della ricerca di Virgilio Melchiorre. Dopo aver esordito con trattazioni di estetica e di filosofia della storia, Melchiorre si volge alla centralità antropologica dell'immaginazione; non come sapere povero rispetto a quello rigoroso della scienza e della tecnica oppure come evasione e fantasmagoria (come nell'attuale invasiva e spesso alienante cultura dell'immagine), bensì in quanto radice del sapere e inizio dell'unità dell'esperienza (L'immaginazione simbolica. Saggio di antropologia filosofica, 1972). Il prevalere moderno del modello scientifico di sapere ha subordinato o emarginato la capacità immaginativa, con un effetto di impoverimento dell'esperienza e dell'idea stessa di uomo. E invece è l'immaginazione a operare la prima sintesi del sapere sulla base dei dati sensibili e a mediare tra sensibilità e intelligenza. È sua l'apertura della sensibilità oltre l'immediato, spalancandolo alla possibilità di ciò che ancora non è. Per sua virtù l'umano è dotato di memoria del passato e fantasia del futuro, vivendo un mondo sempre "in prospettiva".

L'immaginazione perciò non estranea dalla realtà, al contrario introduce a essa; non è irrazionale, ma fa conoscere e ha una potente logica costruttiva e creativa. Si pensi all'uso comune e continuo del linguaggio figurato, in particolare alle metafore e ai simboli che sono capaci di rivelare nessi fecondi in una varietà di campi che si estendono fino alle scoperte scientifiche e alle applicazioni tecniche. Metafore e forme simboliche sono ricorrenti nella narrazione di miti grandi e piccoli, positivi o negativi che siano.

Nelle arti prendono corpo in opere prodigiosamente ricche di significato. Ai linguaggi religiosi esse offrono la risorsa per alludere a ciò che, di per sé non dicibile, si mostra nella forma del rinvio ad altro. Melchiorre ha dedicato ai territori dell'immaginario esplorazioni affascinanti e puntuali; ha mostrato come nel dare struttura alla immaginazione simbolica la creatività dell'umano tocca il suo vertice. Sempre ancorato al dato sensibile immediato e particolare, al tempo stesso il simbolo ne oltrepassa i limiti e si protende a indicare un senso ulteriore che ancora non si dà; cerca nelle parti una sintesi superiore alla luce di un ideale latente che nel reale suggerisce un compimento di senso sempre maggiore e, in ultimo, totale e assoluto. Così, il prodotto artistico è un'opera particolare in sé ben definita, ma in essa, non accanto o al di là di essa, traspare un senso che la trascende.

Questo vale anche per la coscienza storica (utopia), per quella religiosa (simbologia) e per quella metafisica (analogia). Si comprende, allora, perché Melchiorre abbia scritto che «il declino di ogni civiltà si palesa in una sua particolare rottura della coscienza simbolica».