1/ Napoleone, il mito fatto a pezzi: crudele e schiavista. Gli storici accusano Napoleone di aver reintrodotto la schiavitù in Francia 2/ Francia: 'Napoleone schiavista', J’accuse in bicentenario morte. 'Ampliare l'impero coloniale francese: il suo sogno americano'

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 31 /05 /2021 - 00:15 am | Permalink | Homepage
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1/ Napoleone, il mito fatto a pezzi: crudele e schiavista. Gli storici accusano Napoleone di aver reintrodotto la schiavitù in Francia

Riprendiamo da La Stampa un articolo senza indicazione di autore pubblicato il 5/6/2006 (modificato il 21/7/2019). Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione L’illuminismo, la rivoluzione e Napoleone.

Il Centro culturale Gli scritti (30/5/2021)

Aveva davvero ragione Borges: «Ogni personaggio è due uomini, e il più vero è sempre l'altro». Così si sono smarriti per strada il sole di Austerlitz e il fango di Waterloo, è irriconoscibile il giovane Werther che seppe farsi re, sotto un tarlato ermellino impallidiscono le grandezze di una idea mito e perfino le battaglie vinte con un implacabile esercizio della Ragione.

Napoleone si apparenta ormai più a Hobbes che a Rousseau. Perché è il tempo, a Parigi!, di un ben diverso Imperatore, con la divisa macchiata: schiavista, perverso, scempiatore di colonie, deportatore, razzista. Il mito costitutivo della Francia moderna, la Nazione incarnata, scivola inesorabilmente nell'ennesimo Libro Nero, catalogazione di colpe di cui sarà obbligatorio chiedere scusa.

C'è da sbigottire. Viene il sospetto che dietro tale conturbante revisionismo occhieggi anche un po' di politica. Non è il primo ministro Villepin, fedele alla famiglia politica gollista lontana erede del bonapartismo, proprio un premiato cantore del Napoleone coronato di alloro?

Il primo ad adunghiare il Mito è stato Claude Ribbe, storico assai militante, che con Le crime de Napoléon ha gettato nell'arena un pamphlet inciso con calma e ghiacciata ferocia. Atto di accusa brutale e senza perifrasi: ristabilimento della schiavitù, giogo che la Rivoluzione aveva in un impeto generoso abrogato, deportazione e uccisione in massa (genocidio, terribile parola!) dei sudditi di Santo Domingo colpevoli di aver ingenuamente creduto a quelle promesse della patria dei diritti dell'uomo.

E poi altre brutali «res gestae»: divieto dei matrimoni misti in Francia, creazione delle «liste dei negri», burocratico strumento per l'espulsione. Fino alla denuncia di un pionieristico uso dei gas su battelli scannatoio per eliminare in modo industriale i rivoltosi delle Antille e il ricorso ai cani per sbranare gli schiavi fuggiaschi.

Siamo ben al di là, come si vede, dei timidi dubbi del Manzoni: 150 anni prima della Shoah questo Bonaparte schiavizza 250 mila francesi d'oltremare, massacrandone decine di migliaia, crea campi di concentramento in Corsica dove periscono torme di neri, applica una legislazione razziale che sbiadisce nell'orrore i meriti del Codice. La copertina del libro è appunto la celebre fotografia di Hitler che rende omaggio, nel 1940, alla tomba dell'Imperatore. Quale blasfema continuità!

Il libro di Ribbe su Napoleone-Hitler è stato ben avviluppato con le accuse di estremismo. Adesso però i dossier si moltiplicano: escono La démence coloniale sous Napoléon di Yves Benot e Napoléon, l'esclavage et les colonies di Thierry Lentz e Pierre Branda. Opere a cui è impossibile imputare ammiccamenti con la moda editoriale.

Sotto la spietata lente di ingrandimento assume dunque contorni, un poco spropositati, il Napoleone colonialista. Erano quelle Antille dolci come il loro zucchero, feudo di una minoranza di coloni e di una gioia di vivere lucidata però dalle sofferenze di migliaia di schiavi che sputavano sangue nelle piantagioni.

Era il mondo della creola Giuseppina, femme fatale e ispiratrice delle nequizie «americane» di Napoleone. La sua statua decapitata e coperta di erbacce testimonia il tenace rancore che gli portano i francesi d'Oltremare.

Eppure il sogno di fare del golfo del Messico un lago francese durò un attimo. Quanto bastò per capire che mancavano i mezzi, soprattutto navali, per costruirlo e alimentarlo a dispetto della arcinemica Inghilterra.

Ma i discendenti di quelle precoci e malmenate rivoluzioni terzomondiste, di quelle insanguinate banlieues d'Oltremare, vi leggono con rabbia e tenace memoria le radici delle discriminazioni di oggi. Sono i neri e gli antillani che sono andati perfino in piazza per fischiare il Napoleone-negriero, che hanno preteso una giornata per allineare la schiavitù a fianco degli altri Olocausti. Che non vogliono più che nei libri scolastici il 1802 sia ipocritamente indicato come «anno di pace»: mentre nelle Antille i soldati di Napoleone martoriavano i neri ribelli.

© La Stampa RIPRODUZIONE RISERVATA

2/ Francia: 'Napoleone schiavista', J’accuse in bicentenario morte. 'Ampliare l'impero coloniale francese: il suo sogno americano'

Riprendiamo una nota dell’ANSA PARIGI pubblicata il 12/3/2021. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. Per ulteriori testi, cfr. la sezione L’illuminismo, la rivoluzione e Napoleone.

Il Centro culturale Gli scritti (30/5/2021)

 (ANSA) - PARIGI - ''Napoleone schiavista'': mentre la Francia si appresta a celebrare il bicentenario dalla morte dell'imperatore, il 5 maggio 1821 durante l'esilio a Sant'Elena, la Fondation pour la Mémoire de l'Esclavage lo accusa di aver ripristinato nel 1802 la schiavitù abolita dalla Rivoluzione francese, lasciando instaurare un regime coloniale più segregazionista che sotto la monarchia.

"Napoleone ha agito come ha fatto per tutto il resto, senza affetto, senza morale", ha detto all'agenzia France Presse il presidente della Fondazione, l'ex premier Jean-Marc Ayrault, basandosi su una ricerca storica realizzata per l'occasione.

"Questa decisione - prosegue l'ex sindaco di Nantes - non è un 'incidente di percorso ma si iscrive nella pratica del potere e nella sua ambizione imperiale".

Intitolata "Napoléon colonial - 1802, le rétablissement de l'esclavage", la nota storica trasmessa all'agenzia France Presse e redatta da quattro storici - Marcel Dorigny, Bernard Gainot, Malick Ghachem e Frédéric Régent - mostra come il ripristino della schiavitù si iscrivesse nella politica coloniale americana di Napoleone, che sognava di fare del Golfo del Messico "un mare francese".

Per i neri, il provvedimento prevede un ritorno ad un regime addirittura più duro rispetto a quello dell'Ancien Régime. "Napoleone vuole ampliare l'impero coloniale francese: è il suo sogno americano. Per lui, il ripristino della schiavitù è solo un mezzo al servizio di questo sogno coloniale". In Francia, l'opportunità di celebrare o meno il bicentenario della morte dell'imperatore suscita dibattito.

Napoleone è al tempo stesso tra i personaggi preferiti dai francesi e figura controversa per la sua azione durante i quindici anni in cui ha esercitato il potere, tra il 1799 e il 1815. (ANSA).