1/ Addio a John P. Meier, una vita dedicata al Gesù storico. Il sacerdote e biblista newyorkese dal 1991 al 2016 ha scritto un’opera monumentale in cinque volumi sul Nazareno come «ebreo marginale». Benedetto XVI ne lodò l’accuratezza scientifica, di Lorenzo Fazzini 2/ Cercare Gesù nella Storia, di Gianfranco Ravasi

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 14 /11 /2022 - 00:34 am | Permalink | Homepage
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

1/ Addio a John P. Meier, una vita dedicata al Gesù storico. Il sacerdote e biblista newyorkese dal 1991 al 2016 ha scritto un’opera monumentale in cinque volumi sul Nazareno come «ebreo marginale». Benedetto XVI ne lodò l’accuratezza scientifica, di Lorenzo Fazzini 

Riprendiamo sul nostro sito un articolo di Avvenire scritto da Lorenzo Fazzini il 20/10/2022. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Il Gesù storico. Cfr, in particolare:

Il Centro culturale Gli scritti (17/11/2022)

N.B. de Gli scritti
Il metodo precipuo utilizzato nella sua ricerca da J.P. Meier è stato quello di analizzare con criteri che non potessero essere discussi da nessuno il Gesù storico, di modo che quel minimo che si fosse individuato dovesse necessariamente essere accolto anche da chi non ritenesse di farsi cristiano. Egli ragionava così, escludendo da questo nucleo, ad esempio, la Parabola del figliol prodigo perché esistente in un'unica fonte, e cioè il Vangelo di Luca. Con questo egli non intendeva dire che quella parabola non fosse di Gesù, ma che si doveva sospendere il giudizio su di essa quanto a storicità, perché non era possibile provarne l'origine. Nei suoi primi cinque volumi si era occupato delle parole di Gesù e intendeva giungere infine agli eventi della passione e resurrezione, ma non ha potuto terminare il suo lavoro. Sulla questione dei criteri di storicità, cfr. su questo sito l'ottimo Criteri di storicità e storia di Gesù oggi, di Ermenegildo Manicardi.

È morto il 18 ottobre 2022 John Paul Meier, teologo americano, docente di teologia alla Notre Dame University, considerato uno dei più grandi studiosi del Gesù storico a livello internazionale. Di lui sono ben noti i cinque, monumentali volumi su Gesù, un ebreo marginale pubblicati nel corso di ben 16 anni dall’editrice Queriniana.

Iniziata nel 1991 e terminata nel 2016 nell’edizione originaria in inglese, questa indagine scientifica sulla realtà del Gesù storico consta in italiano di ben 3.735 pagine: un lavoro immenso per questo studioso di teologia biblica, già lodato da Benedetto XVI in più occasioni per l’accuratezza della sua ricerca scientifica, definendola «eccellente».

Cinque volumi, quelli di Meier, che hanno scandagliato in profondità tutte le dimensioni umane e storiche di Gesù, come recitano i rispettivi sottotitoli: Le radici del problema e della persona, Mentore, messaggio e miracoli, Compagni e antagonisti, Legge e amore, L’autenticità delle parabole

Originario di New York, dove era nato nel 1942, Meier, prete diocesano, aveva ottenuto un baccalaureato in filosofia in patria, una licenzia in teologia alla Gregoriana e un dottorato in Sacra Scrittura all’Istituto biblico a Roma: curiosità, era stato ordinato prete proprio nella basilica di San Pietro.

Ha insegnato nel St. Joseph Seminary di Dunwoodie, dove si era formato, quindi alla Catholic University di Washington e in seguito per ben 20 anni alla Notre Dame University. I suoi campi di interesse accademico sono stati, in particolare, i Vangeli di Matteo e quello di Giovanni, oltre alla cristologia neotestamentaria e al giudaismo palestinese, e ovviamente la ricerca sul Gesù storico.

Sul sito della Notre Dame University, dove era docente emerito della cattedra William K. Warren, si legge che, nonostante l’emeritato, Meier stava lavorando al sesto volume della sua monumentale opera teologica. Da parte sua l’editrice Queriniana ha fatto presente che «da molte parti ci giungono richieste dei suoi affezionati lettori e lettrici in merito alla continuazione della sua imprescindibile ricerca sul Gesù storico», auspicando di poterle dar seguito con il sesto volume, che probabilmente potrà essere pubblicato postumo.

Il cardinal Ravasi, recensendo i volumi di Meier, li ha definiti «una cattedrale teologica», evidenziando che ci sono voluti sei traduttori per completarne la pubblicazione in italiano. Si diceva dell’apprezzamento di Benedetto XVI all’opera di Meier. Nel suo libro Gesù di Nazareth. Dall’ingresso in Gerusalemme fino alla resurrezione (Lev), nella fine del quarto capitolo dedicato all’Ultima cena, Joseph Ratzinger sposa la ricerca di Meier su un punto controverso, ovvero la cronologia della passione e morte di Gesù Cristo: «La valutazione più accurata di tutte le soluzioni finora escogitate l’ho trovata nel libro su Gesù di John P. Meier, che alla fine del suo primo volume ha esposto un ampio studio sulla cronologia della vita di Gesù – annota Benedetto XVI –. Egli giunge al risultato che bisogna scegliere tra la cronologia sinottica e quella giovannea e dimostra, in base all’insieme delle fonti, che la decisione deve essere in favore di Giovanni. Giovanni ha ragione: al momento del processo di Gesù davanti a Pilato, le autorità giudaiche non avevano ancora mangiato la Pasqua e per questo dovevano mantenersi ancora cultualmente pure. Egli ha ragione: la crocifissione non è avvenuta nel giorno della festa, ma nella sua vigilia. Ciò significa che Gesù è morto nell’ora in cui nel tempio venivano immolati gli agnelli pasquali».

2/ Cercare Gesù nella Storia, di Gianfranco Ravasi

Riprendiamo sul nostro sito un articolo de Il Sole 24 Ore scritto da Gianfranco Ravasi il 5/12/2010. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per ulteriori testi, cfr. la sezione Il Gesù storico. Cfr, in particolare:

Il Centro culturale Gli scritti (17/11/2022)

Secondo un calcolo per difetto, nel Novecento sono usciti centomila libri su Gesù, con una media quindi di un migliaio ogni anno. Di lui ci si interessa persino in Giappone, come ha dimostrato in un suo saggio – pubblicato però in tedesco nel 2006 – lo studioso Takashi Onuki.

Lo scorso anno a Montréal in Canada è uscita un'indagine sulla figura del «Gesù storico» negli ultimi 25 anni e le rassegne bibliografiche elencate erano ben 23 distribuite per aree geografiche (4 nelle Americhe, 8 in Europa, 3 in Africa, 6 in Oriente, 2 nel Pacifico). E che dire poi della galassia internet? Non cliccate Jesus o Christ perché perdereste subito il conto dei milioni di occorrenze: c'è persino un Jesus Project che riunisce 50 esperti internazionali che si sono programmati sul tema fino al 2012 (dal 2007) per rispondere fondatamente a una sola domanda, quella sull'esistenza di Gesù.

Sì, perché il soggetto che più conquista studiosi e ciarlatani è il cosiddetto «Gesù storico»: esiste addirittura un quadrimestrale intitolato «Journal for the Study of the Historical Jesus» che esce dal 2003. I manuali al riguardo si sprecano, tant'è vero che una prestigiosa editrice come la Brill di Leida ha pensato di metterne in cantiere uno di taglio sintetico che, però, avrà bisogno di ben quattro volumi attualmente in preparazione sotto il titolo generale The Handbook for the Historical Jesus. In questa foresta bibliografica ben pochi riescono a inoltrarsi senza smarrirsi. Uno di questi è un italiano, il padovano Giuseppe Segalla, docente emerito della facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale, e dobbiamo essergli grati per il fatto che – accanto alla buona dose di pagine "tecniche" da lui dedicate al tema – ha voluto ora approntare una mappa che ci guidi almeno lungo i sentieri più ampi di questa selva lussureggiante ove alligna ogni tipo di vegetazione, rara e comune, eccezionale e banale, sofisticata e insulsa.

Si deve, comunque, già in partenza badare a un «circolo ermeneutico» a duplice traiettoria: il Gesù della storia ci costringe a un movimento centripeto, di risalita alle fonti genetiche storiche; il Gesù nella storia (così s'intitolava anche un notissimo testo del 1985 di Jaroslav Pelikan) ci invita, invece, a un moto centrifugo inverso che procede dal passato inseguendo il Gesù "ricostruito" e "ricreato" nel successivo flusso dei secoli che recano il suo nome. Così, per fare il primo percorso – tanto per esemplificare – lo studioso americano John P. Meier ha avuto bisogno finora di quattro tomi che nella traduzione italiana totalizzano qualcosa come 3.282 pagine, dedicate a un personaggio che merita solo il titolo di Un ebreo marginale (edizioni Queriniana)...! Ma ritorniamo alla nostra metafora "silvestre". Tre sono i percorsi disboscati da Segalla in questa densa foresta bibliografica.

Il primo reca il tradizionale cartello con la scritta Old Quest, è la «Prima Ricerca» che si aprì in Germania con la pubblicazione nel 1778 del celebre «settimo frammento» dello studioso tedesco Hermann S. Reimarus. È l'ingresso del sospetto e della critica razionalistica, tant'è vero che Segalla classifica questa ricerca come «il paradigma illuministico»: apostoli ed evangelisti «con astuta invenzione», come dirà Reimarus, dopo aver trafugato la salma di Gesù lo fecero «risorgere», così da fondare un nuovo movimento nel suo nome, distanziandosi dal Gesù storico, che aveva predicato solo una dottrina morale elevata, sognando di essere il Messia definitivo, ma che di definitivo ebbe solo la sua tragica condanna a morte.

Elaborata in forme ben più raffinate e sofisticate dal protestantesimo liberale, dalle teorie "mitiche" di Strauss, dal famoso Renan, dalla teoria del Gesù apocalittico di Weiss e Schweitzer, questa «Prima Ricerca» fu surclassata ai primi del Novecento da una nuova strada, denominata appunto New Quest, e da Segalla rubricata come «paradigma kerygmatico» proprio perché al centro si poneva il kérygma, ossia l'«annunzio» del Cristo Salvatore. Secondo questa impostazione, i Vangeli non sono documenti storici informativi sul Gesù della storia, sono invece testimonianze performative di fede che provocano il lettore alla conversione esistenziale. Brilla su questo viale l'astro del famoso teologo tedesco Rudolf Bultmann (1884-1976). Detto in altri termini, più che offrirci una figura storica e una vicenda, i Vangeli dipingono il ritratto di una persona spirituale e un messaggio. Anche su questo percorso si registrarono molte variazioni, rettifiche e deviazioni: un esempio è quello espresso dal saggio The Real Jesus dell'americano Luke T. Johnson che preparava la transizione a un nuovo itinerario. Egli criticava soprattutto l'ultima e radicale formulazione dell'impianto antistorico incarnata dal cosiddetto "Jesus Seminar", un curioso sistema di tabulazione di 1.500 detti e di 176 atti del Gesù evangelico, sottoposto a votazione da parte di un'équipe di studiosi, con esiti sconcertanti per quanto riguarda la loro autenticità storica.

Siamo giunti, così, alla Third Quest, il terzo sentiero aperto nel 1985 e ancora in cantiere: è «il paradigma giudaico postmoderno», come lo definisce Segalla, inaugurato da Ed Parish col suo Gesù e il giudaismo, tradotto da Marietti nel 1992. Alla base c'era la fiducia di conoscere il Gesù storico collocandolo all'interno dell'alveo del giudaismo in cui egli era sorto e vissuto, ma col quale aveva anche segnato discontinuità e originalità. Questo nuovo modello storiografico e teologico, accuratamente presentato da Segalla, ha subito alcune ramificazioni interessanti attraverso il «Gesù ricordato» nella tradizione orale (James D.G. Dunn) e il «Gesù testimoniato» (Richard Bauckham).

Ma fermiamoci qui per non disperdere i nostri lettori che comunque rimangono avvertiti della complessità attuale della ricerca, dell'alto livello degli studi storico-critici condotti dagli esegeti, della conseguente volgarità di chi pensa che "cristiano" sia sinonimo di "cretino", ma anche dei rischi di offuscamento che una simile galassia di analisi può generare. Il modo più trasparente per guidare il lettore non "tecnico" in questa selva rimane forse quello narrativo adottato in Spagna da due studiosi, Armand Puig i Tàrrech (Gesù. Risposta agli enigmi, San Paolo) e José Antonio Pagola (Gesù. Un approccio storico, Borla). Certo è che rimane sempre viva quella domanda che Cristo aveva lasciato serpeggiare nel suo uditorio e che Mario Pomilio aveva posto al centro del suo Quinto Evangelio (1975): «Cristo ci ha collocati di fronte al mistero, ci ha posti definitivamente nella situazione dei suoi discepoli di fronte alla domanda: Ma voi, chi dite che io sia?».