YHWH, Geova o Yahweh: quale nome per Dio?, di Christian Sabbatini

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 08 /11 /2015 - 15:47 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dal blog LaCooltura un articolo di Christian Sabbatini pubblicato l’11/10/2015. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, cfr. la sezione Sacra Scrittura e, in particolare:

Il Centro culturale Gli scritti (8/11/2015)

Il nome di Dio nella Bibbia è espresso in modi differenti e questo, negli ultimi secoli, ha dato adito a delle diatribe sulla corretta versione o pronuncia di YHWH. Non si tratta solo di eventi passati, è recente e consolidata la polemica per la quale il nome di Dio nel testo ebraico, ovvero YHWH, sarebbe da leggere Geova.

YHWH, Geova: una lettura scorretta

YHWH: Le 4 consonanti del tetragramma sacro, da destra a sinistra

Chiariamo subito questa questione annosa e banale. È lecito definirla banale, perché l’alternativa Dio/Signore o Geova per YHWH è una falsa alternativa. La pronuncia Geova nasce dall’ignoranza della regola grammaticale qerê-keṯîḇ dell’ebraico biblico. La cosa sorprendente è che non si tratta di una finezza grammaticale nota solo agli esperti, agli specialisti. La regola del qerê-keṯîḇ è qualcosa di semplicissimo, che un principiante inizia a conoscere nei primissimi giorni del suo studio.

qerê-keṯîḇ è un’espressione aramaica che significa ‘letto-scritto’ e rappresenta un espediente introdotto dai Masoreti nel medioevo per salvaguardare la corretta pronuncia dell’ebraico biblico. L’ebraico biblico è una lingua consonantica, ovvero priva di vocali nel testo scritto; queste venivano aggiunte a memoria alla lettura delle consonanti. Ad esempio, utilizzando l’italiano, la parola “libro” con questo sistema si scriverebbe -lbr-  ma sarebbe normalmente letta ‘libro’ .

Masoreti nel medioevo dovettero constatare che la tradizione orale stava ormai disperdendosi. La trasmissione mnemonica delle vocali corrette stava per essere dimenticata, così introdussero dei segni nel testo, all’apice o al pedice, per non alterarlo, in modo da scongiurare il peggio. Seguendo l’esempio di prima il termine ‘libro’, scritto -lbr- nell’ebraico biblico, verrebbe trasformato dai Masoreti in -libro -.

Quindi, attraverso l’invenzione di un apparato complesso di segni, come evidenzia l’immagine sotto, questi studiosi medievali riuscirono a trasmettere la pronuncia corretta senza alterare la sequenza consonantica dei testi.

Il qerê-keṯîḇ venne introdotto per segnalare delle eccezioni: non tutte le parole dovevano essere pronunciate così come erano scritte, ma secondo un’altra pronuncia. Esistono vari tipi di qerê-keṯîḇ nell’ebraico biblico, il più celebre è quello che riguarda il tetragramma YHWH, il nome di Dio.

Un esempio della complessità e della varietà dei segni introdotti dai Masoreti all’apice o al pedice delle consonanti.

YHWH: il nome proprio di Dio

Il nome proprio di Dio nella Bibbia è scritto con quattro consonanti: YHWH, il cosiddetto tetragramma sacro. Questo termine era considerato talmente sacro da non essere mai pronunciato, se non per un giorno all’anno, nella solennità dello jôm kippûr ed esclusivamente dal sommo sacerdote in carica.

Per evitare che il nome di Dio fosse profanato, venendo pronunciato in un’altra occasione, fin dal I secolo, quando durante la lettura della Bibbia si incontrava il tetragramma sacro, esso non veniva pronunciato e al suo posto veniva letto il termine ’āḏôn e cioè Signore.

I Masoreti mantennero questa secolare tradizione vocalizzando il termine YHWH con le vocali del termine ’āḏôn per ricordare inequivocabilmente che il nome di Dio andasse letto sostituendolo con Signore. Non si conosce con certezza la pronuncia originaria e quindi le vocali originarie da aggiungere alle quattro consonanti.

Secondo gli studiosi è altamente probabile che il nome proprio di Dio, YHWH, si pronunciasse Yahweh: lo testimoniano delle antiche trascrizioni del testo ebraico, fra cui una di Clemente d’Alessandria negli Stromata 5,6 vissuto tra il II e il III secolo; lo suggerisce anche il testo di Esodo 3,14 nella definizione enigmatica che Dio da di sé stesso utilizzando il verbo essere.

In ogni caso, la pronuncia “Geova” per il nome di Dio YHWH è grammaticalmente sbagliata appunto perché le vocali di ’āḏôn vennero trapiantate nelle quattro consonanti del tetragramma sacro per evitare che venisse pronunciato anche solo per errore. La pronuncia scorretta “Geova” è attestata per la prima volta nell’anno 1381 e divenne d’uso più comune dal 1500.

Il termine ebraico ’āḏôn e cioè s/Signore

YHWH e la sostituzione vocalica dei Masoreti

Mostriamo che cosa fecero i Masoreti con le parole YHWH e ’āḏôn seguendo l’esempio precedente e utilizzando le parole italiane “libro” e “pèsca”. Le vocali di un termine vennero trapiantate nell’altro:

libro e pèsca, che secondo il sistema consonantico dell’ebraico biblico si scriverebbero -lbr-  e -psc-, secondo la vocalizzazione dei Masoreti diventerebbero libro  e  pèsca.

Per evitare la pronuncia, ecco lo spostamento che si verificò: le vocali di pèsca vennero trapiantate su libro, ottenendo così l’ibrido lèbra. Le consonanti di una parola, in questo caso “libro”, nella Bibbia YHWH, vennero unite alle vocali di un’altra, in questo caso pèsca, nella Bibbia quelle di ’āḏôn e cioè Signore.

Oltre alla sostituzione delle vocali, per evitare ogni possibile fraintendimento, il tetragramma è anche vocalizzato in modo scorretto violando un’altra regola grammaticale fondamentale, così da rendere evidente la questione. Nell’ebraico biblico ogni consonante deve essere seguita da una vocale, non possono esserci due consonanti o due vocali consecutive. La lettura di Geova per YHWH non solo nasce dall’ignoranza della regola spiegata sopra, quella della sostituzione delle vocali, ma anche di quest’altra.

I Masoreti resero evidente la sostituzione delle vocali violando la regola di proposito, in modo da rendere palese al lettore che si trovava di fronte ad un qerê-keṯîḇ, cioè ad una parola scritta in un modo ma che andava letta in un altro. Alla consonante W del tetragramma YHWH vennero applicate le due vocali finali di Geova. In questo modo riuscirono a fornire un’indicazione ancora più esplicita rispetto all’operazione precedente. In realtà si trattò solo di uno scrupolo: YHWH è letto come ’āḏôn fin dal I secolo, non è possibile ignorare questa consuetudine secolare.

  Quindi, ogni volta che i lettori avessero incontrato YHWH, il tetragramma vocalizzato male, si sarebbero subito ricordati di leggerlo in modo diverso: ’āḏôn al posto di YHWH, cioè Signore al posto di Yahweh.Seguendo il nostro esempio riportato sopra, avrebbero letto -pèsca-, e non -libro-, trovandosi di fronte a  lèbra.

Un caso così semplice è ancora oggi sconosciuto ai più e gli equivoci sono molti. Stupisce trovare all’interno del grande dizionario inglese-italiano/italiano-inglese Garzanti 2010 il termine inglese “Yahveh” tradotto in italiano con “Geova”.

 Una singola definizione fiocca di errori. Innanzitutto “Geova”, come abbiamo mostrato, rappresenta la pronuncia scorretta di YHWH vocalizzato con altre vocali. Quindi al massimo Geova sarebbe l’italiano per Jehovah inglese e non l’italiano di Yahveh: Yahweh non è né inglese né italiano e non deve perciò essere tradotto. Inoltre, sia in ambito anglosassone che in italiano, Yahweh è sempre scritto con la -w-rispettando le consonanti ebraiche YHWH e non come fa il grande dizionario Garzanti senza v doppia e cioè Yahveh.