Una fede vista a partire da “quelli di fuori” che riesca a ritrovare se stessa. Un’esperienza romana, di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 26 /06 /2017 - 11:40 am | Permalink | Homepage
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Riprendiamo dalla rivista Presbyteri  51 (2017), n. 5, pp. 376-384 un articolo di Andrea Lonardo. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la sua presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line.

Il Centro culturale Gli scritti (26/6/2017)

1/ Vedere il Battesimo e la Confermazione con gli occhi dei genitori e dei ragazzi

Perché mai la prima modalità per valutare se la pastorale battesimale sta portando frutti dovrebbe essere il numero di coppie che vengono in parrocchia in occasione del Battesimo di Gesù? E se fosse invece il fatto che, negli anni, chi ha avuto un bambino ne fa nascere un secondo e chi ne ha due, ne accoglie un terzo? Il grande problema della fede in Italia non è che le coppie non rispondano all’invito del parroco di partecipare ad un incontro, bensì il fatto che nascano troppo pochi bambini!

Papa Francesco ci invita a vedere la fede con gli occhi di “quelli di fuori!”, con lo sguardo delle periferie. Ecco un primo esempio di come il nostro sguardo pastorale si dovrebbe modificare. Dobbiamo riscoprire che solo la fede nel Battesimo permette oggi alle coppie di avere il coraggio di accogliere la vita, perché è difficile garantire un futuro ai bambini, se gli adulti non credono che la vita è nelle mani di Dio e che la provvidenza sosterrà chi genera nuova vita. Nascono pochi bambini perché gli italiani hanno troppa poca fede nel Battesimo.

Vale la pena aggiungerne subito un secondo, per illuminare ulteriormente la conversione pastorale che Evangelii Gaudium ci propone.

Perché mai si dovrebbe continuare a ripetere che la celebrazione della Confermazione è la messa dell’addio dei ragazzi? Ciò non è vero - e chi ripete frasi come queste sembrerebbe vivere trent’anni fa - innanzitutto perché i ragazzi vanno via oggi prima di ricevere la Confermazione (nelle grandi diocesi si calcola che circa il 40% dei giovani non riceva più la cresima). Poi perché i ragazzi scompaiono il 1° di giugno del primo anno “della Comunione”: qualsiasi parroco sa che nell’ultima messa di maggio i bambini sono tutti presenti, mentre nella prima di giugno non c’è più nessuno (spesso nemmeno gli oratori estivi si preoccupano della celebrazione domenicale e a nessuno viene in mente che da giugno a settembre la messa domenicale andrebbe spostata alle 19.00, con la partecipazione di animatori, bambini e genitori).

Ma, soprattutto, se si guardano veramente con amore i ragazzi a partire dalla “periferia” della loro vita, ci si accorge subito che il vero problema è la loro “orfananza” – come ha ricordato più volte il papa. Pochissimi si preoccupano oggi di confermarli nel bene. Ed ecco proprio qui, con uno sguardo visto con gli “occhi di quelli di fuori”, il grande senso teologico della Confermazione. Esso non consiste affatto in una presunta “conferma” che il ragazzo dovrebbe dare con il suo “sì” a quello detto dai genitori al momento del Battesimo: se così fosse, il sacramento smetterebbe di essere un dono e diverrebbe un dovere e la Cresima un qualcosa di moralistico, tutta “schiacciata” sull’uomo e le sue responsabilità . Nella Confermazione, invece, è Dio che vuole ridire il suo “sì” ai ragazzi già battezzati, perché sappiano che egli li ama come figli e non si è pentito di averli generati: questa conferma dona forza ai ragazzi. Come avviene quando un padre, a distanza di anni dalla nascita, ridice al suo figlio il suo “sì”, conferma lui che è così insicuro a motivo dell’adolescenza che è fiero di lui, e in questo sguardo forte e amorevole del padre il ragazzo trova forza per immaginare il proprio futuro. Chi guarda con verità i ragazzi si accorge che essi sono oggi deboli, senza coraggio, senza forza perché mai “confermati”: nessuno li conferma che valga la pena sognare di sposarsi un giorno, di diventare padri, di battezzare i propri figli, di costruire un’Italia migliore. La debolezza della odierna pastorale della Confermazione fa sì che manchi proprio ciò di cui i ragazzi hanno più bisogno: l’annuncio di un Dio che li confermi della bontà della loro vita.

Questi due esempi, carichi di conseguenze pastorali, mostrano bene perché anche oggi l’uomo ha bisogno di Dio.

Guardare la fede “dalle periferie” non vuol dire dimenticare il cuore della fede, ma anzi riscoprirlo. Trattare di crisi demografica, di adolescenza, di cultura, scienza, arte, storia, carità, servizio, politica, non vuol dire mettere da parte la fede e immiserirla, bensì al contrario mostrarne la fecondità. La gioia della fede è ciò che permette ai genitori di far nascere bambini e agli adolescenti di trovare “conferma” in Dio della bontà della vita.

Proprio le grandi domande dell’uomo post-moderno aiutano a riscoprire il cuore vivo della fede.

2/ Un nuovo amore alla scienza da riaffermare oggi e da coniugare con la conoscenza tipica della fede

Innanzitutto le questioni, oggi centralissime, della scienza. L’interesse della pastorale deve tornare a riscoprire questi temi – come indica anche la Laudato si’ – altrimenti rischierebbe di non provare più lo stupore che l’uomo sempre prova dinanzi alle meraviglie del cosmo e di confinarsi in un linguaggio diverso da quello utilizzato a scuola dai ragazzi e nelle loro professioni dagli adulti.

Un ruolo decisivo gioca qui la riscoperta di una nuova passione per il libro della Genesi. Gli studi recenti sul primo libro della Bibbia mostrano come i capitoli meravigliosi della creazione siano non un testo mitologico, bensì pre-scientifico, cioè che già prelude alla scienza: in essi l’autore ebraico intende de-mitizzare gli antichi racconti mitologici a partire dalla fede nell’unico Dio. Il sole e la luna, gli astri e gli animali, non appaiono più come divinità, bensì semplicemente creature e si può iniziare ad analizzare il “cielo” con criteri nuovi[1]. La nostra pastorale ha bisogno di tornare ad annunziare che la Chiesa ama la scienza. Che è stato un prete gesuita belga, Georges Édouard Lemaître, ad ipotizzare per primo il Big Bang negli anni ’20 e che il termine di “grande scoppio” fu utilizzato per la prima volta da un altro fisico, Hoyle, che intendeva prenderlo in giro, non accettando la sua ipotesi. Che sulla ISS, la Stazione orbitante Internazionale sulla quale ha vissuto la nostra Samantha Cristoforetti, gli astronauti hanno portato crocifissi e icone della Madonna, come mostrano i video dallo spazio.

Ma, al contempo, dinanzi alla meraviglia del creato, gli uomini hanno bisogno di riscoprire oggi che la scienza non è l’unica forma di conoscenza, perché ogni grande scienziato dovrà utilizzare criteri non scientifici per decidere se sposarsi o meno, se mettere al mondo dei bambini e se credere che Dio esista e quale sia il suo volto. Inoltre, a differenza di quanto sembra affermare un luogo comune molto diffuso, la competenza scientifica non indica automaticamente bontà o desiderio di pace: pochi sanno, ad esempio, che scienziati di altissimo rilievo come Konrad Lorenz, il famoso etologo, o Werner von Braun, l’uomo che ha guidato il progetto che ha portato l’uomo sulla luna con l’Apollo 11, sono stati nazisti e hanno contribuito il primo alla difesa della teoria della razza e il secondo al programma missilistico delle V2 con le quali il Terzo Reich bombardava i civili di Londra. Gli scienziati hanno bisogno della morale, della filosofia, della teologia, perché hanno anch’essi bisogno di capire cosa è bene e cosa è male e se la morte possa essere vinta, sapendo bene che non è con i loro studi scientifici che potranno rispondere a queste domande.

Riflettere su queste cose, allora, mentre al contempo si leggono i sinottici o il vangelo di Giovanni, è veramente importante nella Chiesa. Se, da un lato, si deve proclamare che Ignoratio Scripturarum ignoratio Christi est, come afferma la Dei Verbum citando San Girolamo, d’altro canto non si può limitare la catechesi unicamente ai temi biblici. La grande differenza che gli antropologici hanno individuato come caratterizzante l’uomo a differenza dell’australopiteco è esattamente che quest’ultimo, come ogni animale, non ha mai seppellito i morti, perché non ha mai avuto, né mai potrà avere, il senso dell’infinito: solo l’uomo, anche l’ateo, si relaziona con Dio, nella preghiera come nel rifiuto. La religione non è, dunque, una subcultura – come afferma spesso papa Francesco – bensì appartiene di diritto all’uomo e alla sua ricerca.

Come Ufficio catechistico di Roma stiamo cercando di aiutare le parrocchie e i catechisti ad affrontare questi temi[2], a dialogare con il vissuto scolastico dei ragazzi e dei giovani, ad organizzare visite o incontri su tali questioni, proprio perché la fede deve parlare all’uomo e toccare il suo cuore e le sue domande.

3/ Quali sono i presupposti della via pulchritudinis?

Un altro grande ambito che merita attenzione oggi è quello della bellezza. Anch’essa, come la scienza, indica quella sete di armonia e di verità che abita il cuore dell’uomo.

Quella che viene chiamata oggi via pulchritudinis, la via della bellezza, non è una prospettiva meramente estetizzante, perché altrimenti si risolverebbe in una proposta effimera e, alla fine dei conti, distorcente rispetto al vangelo. Essa implica, invece, la consapevolezza che solo la percezione della bellezza della fede permetta un’adesione reale a Cristo e che la bellezza veramente attragga l’uomo e che anzi egli, senza di essa, non potrebbe vivere. Papa Francesco ha già più volte invitato i più poveri – sia carcerati, sia senza fissa dimora – a visitare la Cappella Sistina, organizzando visite guidate a Musei chiusi esclusivamente per loro e la risposta è stata stupefacente: tali persone non sono uscite dalla Sistina invocando la chiusura di tali luoghi, bensì ringraziando per aver potuto trascorre qualche ora “in Paradiso”, come ha affermato un uomo abituato da anni a vivere per strada[3].

L’Ufficio catechistico di Roma ha maturato negli anni la consapevolezza che su tale prospettiva occorre da un lato conoscere le modalità con le quali l’arte viene utilizzata dal sistema delle guide turistiche e delle istituzioni che formano il mondo dei critici d’arte e, dall’altra, recuperare il rapporto che l’arte stessa ha con la storia e la vita della Chiesa. Gran parte del mondo accademico è oggi incapace di cogliere il rapporto fra un’opera d’arte e il suo utilizzo ecclesiale vivo, con la conseguenza che l’unico interesse si concentra poi su aspetti filologici in chiave di lotta di potere. I turisti, a loro volta, sono abituati a vedere gli edifici ecclesiali quando essi sono vuoti e non nel pieno del loro effettivo utilizzo.

Si genera così, solo per offrire un primo esempio, un contesto favorevole a chi pretende che l’arte barocca sia semplicemente un’espressione di propaganda, mentre senza il colonnato del Bernini non si saprebbe dove celebrare i funerali di un papa o dove accogliere l’annunzio di una nuova elezione. Similmente si fa fatica a comprendere che la basilica di San Pietro è fortunatamente grande perché senza di essa non si sarebbe potuto celebrare il Concilio Vaticano II con i vescovi disposti sui lati della navata centrale, e anzi si mostra troppo piccola in occasioni come le ordinazioni dei preti romani o il Battesimo dei catecumeni a Pasqua, momenti nei quali nella basilica non si trova posto per tutti coloro che desidererebbero partecipare.

Similmente molta critica d’arte cerca, a volte consapevolmente a volte meno, di sganciare dalla Chiesa gli autori più amati dal popolo, in maniera da contrapporli allo spirito della Chiesa del loro tempo. Pochissimi ricordano che van Gogh, ad esempio, è stato un pastore protestante e che si conserva una sua omelia[4] o che Michelangelo trascorse gli ultimi anni della sua vita ad affrescare la Cappella Paolina, cioè la Cappella dell’adorazione eucaristica pontificia, mentre al contempo lavorava al tiburio della Cupola di San Pietro, affermando di non attendersi stipendio per tale lavoro, perché tale costruzione era per la gloria di Dio[5].

Ma si pensi anche a Caravaggio, spesso presentato a torto come un autore ribelle e incompreso. Molti critici d’arte nemmeno si accorgono che nella famosissima Cappella Contarelli la tela con il Martirio di Matteo lo rappresenta mentre ha appena battezzato i primi catecumeni d’Etiopia – si vede infatti la vasca battesimale in basso e i personaggi intorno ad essa che sono ignudi appunto perché appena usciti dalle acque – ed ha terminato di celebrare l’eucarestia cattolica e, quindi, indossa le vesti del sacerdote, mentre sullo sfondo si vede l’altare con le candele ancora accese e, in primo piano, un chierichetto che fugge. Nella stessa Cappella la vulgata superficiale che vuole che il Merisi sia un pittore realista, accecata dall’ideologia, non si accorge che Gesù e Pietro non sono rappresentati in maniera realistica come personaggi del seicento, bensì sono scalzi e con vesti antiche, proprio a significare in maniera scopertamente simbolica che la chiamata di Matteo riguarda anche noi oggi: Gesù risorto è talmente vivo da essere in grado di incontrare gli uomini del tempo di Caravaggio, di modo che realismo e simbolismo sono compresenti nella tela[6].

L’Ufficio catechistico propone per questo da alcuni anni degli itinerari volti ad insegnare a leggere iconograficamente le opere e, al contempo, finalizzati all’intento di far riscoprire il legame che hanno avuto gli artisti con la Chiesa dell’epoca[7], per mostrare, ad esempio, che Caravaggio è stato un pittore tipicamente contro-riformista e che accogliere tale evidenza vuol dire recuperare la capacità dei cristiani del tempo di vivere la fede nella loro epoca come in ogni epoca.

In questa maniera l’arte si libera del suo aspetto estetizzante e la sua lettura viene ricongiunta al modo in cui la Chiesa nelle varie epoche si poneva a servizio del mondo, generava carità e cultura, comprendeva la novità della fede e credeva al Signore Gesù.

4/ Una riscoperta dei contenuti e delle esperienze, per non limitarsi alle “attività”

Dietro indirizzi di lavoro come questi appena indicati, l’impostazione di fondo che ci guida è più ampia e si allarga ad ogni ambito della catechesi. Troppo spesso l’annunzio, sia nei confronti dei bambini che dei giovani e degli adulti, sembra preoccupato dall’elaborazione di “attività”. Si passa dai cruciverba e dai disegni da colorare, così come da fogli da ritagliare o oggetti da costruire, fino a dinamiche di gruppo e attività varie. La scoperta di nuove “attività” da realizzare sembra quasi divenuta un’ossessione, quasi che da esse dipendesse il benessere della comunità cristiana. Ciò che resta molto debole è, invece, l’ambito dei contenuti e quello delle esperienze.

Anzi si potrebbe dire che la catechesi è oggi poverissima di contenuti e alle domande grandi e ai dubbi non offre talvolta che risposte molto superficiali. Tende a infantilizzare e, a volte, a trattare bambini, giovani e adulti quasi fossero veramente delle persone senza maturità, desiderosi non di capire, ma solo di distrarsi. Abbiamo appena pubblicato un Itinerario di Iniziazione cristiana per genitori e figli[8] che parte proprio dalle domande grandi dei bambini, per incoraggiare tutti a rendersi conto che bambini e genitori sono attratti da ciò che è infinito e hanno interrogativi enormi sul nascere, sul morire, sul bene, sul male, sulla fede, sulla verità del cristianesimo, sulla differenza fra le religioni e così via.

Se l’annuncio della fede si dimenticasse di affrontare queste grandi questioni diverrebbe fallimentare, perché impedirebbe di camminare verso una fede adulta.

Ma, d’altro canto, sono talvolta poverissime anche le esperienze che vengono proposte dalla comunità cristiana. Si pensi solo ai campi estivi o agli oratori estivi che sono vere esperienze di fede e non mere attività. Un adolescente ha bisogno di mettersi al servizio dei più piccoli, ad esempio in un oratorio estivo[9], e lì matura la sua fede. Si pensi anche al coinvolgimento dei genitori nel servizio dei più poveri nella Caritas parrocchiale, questa sì esperienza di vero servizio, o ancora all’accoglienza parrocchiale di famiglie di migranti così come alla condivisione del cammino di Iniziazione cristiana di bambini disabili, posti al centro della vita dei gruppi dei coetanei. Tali “esperienze” sono reali e non artificiali e, per questo, generano alla fede, mentre i contenuti permettono di scoprire la dignità della proposta cristiana.

Ovviamente si deve lavorare perché alla proposta concreta della carità si aggiunga quella della vita fraterna con i fratelli nella comunità cristiana a partire, soprattutto, dal luogo nel quale la Chiesa si manifesta più pienamente, l’Eucarestia domenicale, a partire, come si è detto, anche dall’esperienza estiva dell’Oratorio, con una proposta a giugno e a settembre che sia incentrata sull’eucarestia domenicale serale come parte integrante dell’oratorio estivo[10].

Dove i contenuti e le esperienze proposte sono forti e vere le comunità cristiane rifioriscono.

5/ Dove trovare materiale in aggiornamento continuo

In questo servizio alla diocesi, se l’incontro personale e la disponibilità a recarsi nelle diverse parrocchie è certamente l’elemento più significativo, abbiamo imparato che la continua messa a disposizione di materiale gratuito on-line permette di mantenere i contatti e di fornire sempre nuove occasioni di approfondimento così come di offrire strumenti da utilizzare. Importanti si sono rivelati i video del Canale YouTube Catechisti Roma – visualizzati ormai in numero di quasi 500.000 – dove, a fianco dei video realizzati direttamente dall’Ufficio catechistico per la formazione sui grandi temi dei catechisti dell’Iniziazione cristiana, si sono aggiunte diverse playlist con video da inviare a genitori e ragazzi (ad esempio le playlist Genitori e figli, Catechesi e disabilità o Educare all’uso dei social network). Il sito www.gliscritti.it si propone come un piccolo strumento informatico che intende fornire, con un aggiornamento continuo, una proposta di lettura non solo della Scrittura e della catechesi, ma anche dei grandi temi che vengono affrontati nel dibattito italiano, senza però mai cadere in scelte politiche di parte: idealmente è stato pensato come una raccolta di materiali in progress, con testi che si ritiene possano essere utili anche fra qualche decennio e non siano destinati ad essere bruciati in un brevissimo volgere di giorni.

Note al testo

[1] Sull’utilizzo della Genesi in catechesi, cfr. Presentare Genesi 1 e 2: Adamo, Eva e la creazione del mondo nell’annuncio della fede e nella catechesi, di Andrea Lonardo, on-line su www.gliscritti.it.

[2] Si veda su questo i video della playlist Scienza e catechesi sul Canale Youtube Catechisti Roma, così come la sezione Scienza e fede sul sito www.gliscritti.it.

[3] Cfr. su questo l’articolo su www.gliscritti.it “Una piccola carezza”: così Papa Francesco ha definito la visita ai Musei Vaticani, offerta dall’Elemosineria Apostolica a 150 senzatetto che poi ha incontrato nella Cappella Sistina (da Radio Vaticana).

[4] Cfr. su questo Nel 150° anniversario della nascita di Vincent van Gogh (1853-2003). Dal Sermone domenicale sul Salmo 119, 19 al Campo di grano con corvi. Vivere in compagnia della speranza e nella sua assenza, di Andrea Lonardo, on-line su www.gliscritti.it.

[5] Cfr. su questo A. Lonardo, Dove si eleggono i papi. Guida ai Musei Vaticani. Cappella Sistina. Stanze di Raffaello. Museo Pio Cristiano, EDB, Bologna, 2015.

[6] Cfr. su questo Caravaggio: un pittore controriformista? (pp. 73-80), La Cappella Paolina in miniatura per il cardinale Cerasi (pp. 129-136), Nella Madonna dei Pellegrini il classico incontra il moderno (pp. 171-178), A casa di san Filippo (pp. 213-220), Tornare per desiderio nella Roma papale dopo l’esperienza crociata maltese (pp. 263-269), in Michelangelo da Caravaggio che fa a Roma cose meravigliose, A. Rodolfo (a cura di), Edizioni Musei Vaticani, Città del Vaticano, 2014.

[7] Cfr. le relazioni trascritte e i nuovi file audio nella sezione Roma e le sue basiliche del sito www.gliscritti.it.

[8] M. Botta-A. Lonardo, Le domande grandi dei bambini, Itaca, 2016.

[9] Cfr. su questo GREST (gruppi estivi) e Cre (centri ricreativi estivi ): gli adolescenti ed il valore educativo del servizio ai più piccoli. Una ricerca sociologica realizzata nel 2006 in Lombardia, on-line su www.gliscritti.it.

[10] Cfr. su questo le indicazioni proposte in INIZIARE A CELEBRARE: LA MESSA DELL’INIZIAZIONE CRISTIANA. Sussidio per la formazione ed il coinvolgimento dei genitori a cura dell’Ufficio catechistico diocesano e dell’Ufficio liturgico diocesano.