Che cosa si deve propriamente intendere per catechesi dei bambini e dei ragazzi di “ispirazione catecumenale”? (VI parte: Cosa significa che la Cresima dei Ragazzi è in vista dell’Eucarestia), di Andrea Lonardo

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 17 /02 /2012 - 13:46 pm | Permalink | Homepage
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Presentiamo sul nostro sito la VI parte di uno studio di Andrea Lonardo sull’Iniziazione cristiana. Clicca qui per leggere la I parte, la II parte, la III parte, la IV parte, la V parte, la VI parte, la VII parte, l'VIII parte e la IX parte. Per approfondimenti sull’iniziazione cristiana, vedi su questo stesso sito la sezione Catechesi e pastorale.

Il Centro culturale Gli scritti (17/2/2012)

Indice

1/ L’ordine dei sacramenti: tornare alla prassi antica? Ma la prassi antica è dare cresima ed eucarestia ai neonati!

Sembra a molti che una questione nodale per rinnovare l’iniziazione cristiana sia quella di tornare all’ordine antico dei sacramenti anticipando la cresima rispetto all’eucarestia.

Si potrebbe rispondere immediatamente che se ci si dovesse rifare alla prassi primitiva, non ci sarebbe che un'unica soluzione, quella di conferire tutti i sacramenti insieme, quindi donando la cresima e l'eucarestia a tutti i neonati battezzati[1]. È evidente, infatti, che fin dalla generazione neotestamentaria, la chiesa ha conferito i sacramenti ai figli dei battezzati, non appena essi nascevano[2].

Si deve pertanto ammettere che è lecito alla chiesa modificare una prassi antica. L’antichità non è, quindi, criterio unico per decidere della legittimità di una prassi pastorale. Infatti, è proprio la tradizione a mostrare che la chiesa ritenne opportuna un'evoluzione rispetto alla prassi dei primi secoli, conferendo maggiore individualità alla Confermazione e distaccando comunque, almeno in occidente, l’Eucarestia dal battesimo. Riportare la Cresima prima dell’Eucarestia non riporterebbe comunque all’ordine originario. L’ordine originario è comunque da modificare.

Non si dimentichi, fra l’altro, che l’espressione “iniziazione cristiana” non è mai esistita nella chiesa primitiva, ma è stata coniata alla fine dell’ottocento da Louis Duchesne[3]. Se si dovesse essere semplicemente fedeli all’antico bisognerebbe far scomparire dal nostro linguaggio dunque lo stesso termine di “iniziazione cristiana”!

2/ La vera questione: cosa vuol dire essere cresimati in ordine all’eucarestia? Quale posto deve avere la celebrazione domenicale nel cammino dei bambini e dei ragazzi?

Ma la questione più importante è un’altra ed è di ordine teologico e pastorale. L’Esortazione apostolica Sacramentum caritatis ha ricordato recentemente «che veniamo battezzati e cresimati in ordine all'Eucaristia» (Sacramentum caritatis 17). Come interpretare correttamente questo?

La stessa questione può essere espressa da un punto di vista complementare, sottolineando l’unità dell’Iniziazione cristiana. L’Esortazione pontificia afferma in proposito: «dobbiamo chiederci se nelle nostre comunità cristiane sia sufficientemente percepito lo stretto legame tra Battesimo, Confermazione ed Eucaristia» (Sacramentum caritatis 17).

Ora alcuni ritengono che la posticipazione dell’eucarestia dopo la cresima sia decisiva proprio per questa doppia questione: solo l’eucarestia ricevuta dopo la confermazione potrebbe garantire la continuità del cammino mistagogico[4] e poi formativo poiché si verrebbe confermati per accedere poi permanentemente alla comunione eucaristica.

Alcuni sussidi addirittura prevedono qualcosa come una “Consegna del giorno della domenica” dopo il battesimo (anche se ovviamente l’espressione non è testuale). Così ad esempio la Guida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi, promossa dal Servizio Nazionale per il catecumenato[5], che propone al celebrante di dire ai ragazzi: «Carissimi, avete ricevuti i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Ora la Chiesa, fedele a quanto ha ricevuto dagli apostoli, vi indica un giorno in cui Gesù ci aspetta. È la domenica, giorno in cui tutti i cristiani non mancano di riunirsi per fare festa, ascoltare il vangelo, offrirsi al Signore e accogliere il pane di vita»[6].

Un invito come questo è palesemente un assurdo teologico e pastorale. Proporlo nella domenica in albis dopo la Pasqua, subito dopo aver celebrato l’iniziazione cristiana, vuol dire ammettere che il cammino precedente non ha aiutato i ragazzi a comprendere ed a vivere la centralità del giorno del Signore e dell’eucarestia.

In una maniera solo apparentemente dissimile ragiona su questo punto particolare – questa nostra nota non vuole essere un giudizio generale su quell’esperienza in sé – il metodo “a quattro tempi” proposto nella diocesi di Verona[7]. I sussidi di quel metodo propongono una serie di quattro incontri settimanali in forma ciclica, il primo dei quali è un incontro dei genitori, il secondo è una catechesi fatta dai genitori stessi in famiglia, il III incontro è una riunione di catechesi dei bambini insieme ai catechisti e solo il IV prevede la centralità della domenica con un incontro in parallelo e poi insieme di genitori e bambini intorno all’eucarestia.

Ora il paradosso di questa ipotesi è che, mentre invita ad uscire dalla logica della riunione settimanale rivolta ai soli bambini, d’altro canto dimentica la centralità dell’incontro eucaristico domenicale che è il vero pilastro portante di una catechesi che sia veramente ecclesiale ed esperienziale.

Proprio l’esperienza pastorale – oltre alla riflessione teologica e pastorale - sta invece insegnando alla chiesa che esiste un’altra via per tornare a conferire centralità all’eucarestia nel processo di iniziazione cristiana.

Questa via consiste semplicemente nel porre la celebrazione domenicale non al termine dell’iniziazione cristiana, bensì al suo centro – al centro ovviamente non nel senso di porla semplicemente in un presunto mezzo cronologico fra gli altri due sacramenti, bensì piuttosto di riscoprirla come pilastro centrale e settimanale di ogni vera iniziazione cristiana.

Non si dimentichi, a questo proposito, che i catecumeni antichi partecipavano già tutte le domeniche all’anno liturgico, anche se non ricevevano l’eucarestia. Tutte le domeniche partecipavano in chiesa, con gli altri che erano già fedeli, alla Liturgia della Parola, tutti cantavano ogni domenica nella liturgia, tutti vivevano i tempi del digiuno e della festa, e così via.

La loro catechesi non avveniva tanto in settimana, quanto proprio in contemporanea alla Liturgia eucaristica dei fedeli. I catecumeni si allontanavano dopo la Liturgia della Parola non per tornarsene a casa, bensì piuttosto per un breve momento di catechesi mentre i fedeli ricevevano l’eucarestia, per poi incontrare di nuovo i già battezzati al termine della liturgia.

Per questo non ha alcun senso porre l’eucarestia al termine del cammino! Semmai si può ipotizzare la ricezione del sacramento al termine del cammino, ma non la celebrazione stessa e la partecipazione al giorno del Signore – ma si deve fare salva la straordinaria modernità dell’insegnamento di Pio X in merito quando ha mostrato quanto sia decisivo per i bambini ricevere il corpo di Cristo fin “dall’età di ragione”.

Paolo Tomatis ha detto recentemente qualcosa che aiuta a porre in maniera corretta la questione[8]:

«Per iniziare alla fede eucaristica, occorre una effettiva comunità eucaristica: la cosa non appare affatto scontata. [...] L’invito ad una proposta più coraggiosa relativa all’ordine dei sacramenti deve pertanto accompagnarsi ad una progressiva riscoperta dell’identità eucaristica della comunità cristiana, senza la quale il perfezionamento iniziatico domenicale scade a buona abitudine, la prima comunione rimane irrimediabilmente l’ultima, e la confessione una questione privata».

Affermare che siamo battezzati e cresimati in ordine all’eucarestia vuol dire mostrare che è la celebrazione domenicale che ci rende cristiani, prima ancora che ne partecipiamo totalmente.

Ovviamente ciò vale a maggior ragione nel caso dei battezzati che hanno già ricevuto la prima comunione. Non ha alcun senso ipotizzare un cammino di preparazione alla cresima che non veda la partecipazione all’eucarestia domenicale come pilastro.

Se un ragazzo non scopre la bellezza della domenica nel corso del cammino, è evidente che non andrà a messa nella domenica successiva alla cresima: non ci andava nemmeno prima con gioia, perché dovrebbe cominciare poi a trovare questa gioia?

Anche l’esperienza del cammino neocatecumenale è preziosa in questa direzione. Esso si struttura non intorno alla sola riunione, al solo ascolto della Parola, bensì pone la celebrazione come asse portante dell’itinerario. Addirittura i catecumeni adulti non ancora battezzati assistono, nel cammino neocatecumenale, alla seconda parte della celebrazione eucaristica, senza esserne allontanati.

Note al testo

[1] Cfr. su questo Louis-Marie Chauvet fa il punto sulla confermazione. Appunti di Andrea Lonardo.

[2] Cfr. su questo Il battesimo dei bambini nella chiesa delle origini. Appunti su di un volume di Joachim Jeremias, di Andrea Lonardo.

[3] Cfr. su questo gli studi di P. Caspani.

[4] Anche qui una fedeltà letterale alla prassi antica dovrebbe limitarsi ad una mistagogia brevissima, perché così avveniva nella chiesa dei Padri, dove talvolta la mistagogia durava una sola settimana, dalla Pasqua alla Domenica in albis.

[5] Guida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi, promossa dal Servizio Nazionale per il catecumenato, LDC, Leumann, 2005.

[6] Guida per l’itinerario catecumenale dei ragazzi, promossa dal Servizio Nazionale per il catecumenato, LDC, Leumann, 2005, p.182.

[7] A. Scattolini (a cura di ), Mi racconti di Gesù? Guida I Anno, EDB, Bologna, 2007, pp. 15-16.

[8] Dall’intervento Alla ricerca dell’iniziazione perduta, tenuto nel corso del Seminario di studi sul catecumenato A 10 anni dalla seconda nota sull'Iniziazione Cristiana, organizzato dall’Ufficio catechistico nazionale in Roma, Villa Aurelia, 7-8 settembre 2009.