I Celti e i sacrifici umani. La mostra sui Bog Bodies, “Kingship and Sacrifice”, al Museo Nazionale d’Irlanda. Breve nota di Andrea Lonardo [Appunti irlandesi 2]

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 20 /09 /2023 - 21:37 pm | Permalink | Homepage
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Riprendiamo sul nostro sito alcuni appunti di Andrea Lonardo, pensati in connessione con un viaggio-pellegrinaggio in Irlanda dell’agosto 2023. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la loro presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi le sezioni I luoghi della Bibbia e della storia della ChiesaStoria e filosofia e Cristianesimo, ecumenismo e religioni. Sull'Irlanda, cfr.

Il Centro culturale Gli scritti (20/9/2023)

Il Museo Nazionale d’Irlanda presenta una sezione che ha un estremo interesse per conoscere alcuni aspetti della civiltà dei celti e alcune loro usanze.

Già il titolo dell’esposizione permanente fornisce l’interpretazione data da archeologi e antropologi ai corpi umani ritrovati uccisi: Kingdom and Sacrifice. Si tratta di sacrifici umani pertinenti a rituali di intronizzazione, cioè relativi al potere “regale” praticato allora nel mondo celtico.

Lo studio di tali reperti di sacrifici umani porta il nome di Ireland’s Bog Bodies Research Project. Esso ebbe inizio nel 2003 in seguito alla scoperta di due corpi nelle torbiere d’Irlanda, uno di un uomo detto Old Croghan man (Co. Offaly, dove Co. sta per la “regione”, la regione di Offaly), un altro detto Clonycavan man (Co. Meath, cioè della Contea di Meath).

Tali resti umani sono stati datati intorno al 400 a.C. e al 200 a.C., cioè pertinenti al tempo in cui la regione era all’età del ferro e abitata dai celti.

I corpi sono indicati anche come Bog bodies per essere stati sepolti e poi ritrovati in torbiere, in zone cioè di produzione antica della torba, cioè acquitrini o paludi con poco movimento, dove si sviluppa una vegetazione umida in fase di successiva e progressiva essiccazione.

Dalle incisioni che i corpi conservano, ad esempio sui capezzoli, così come dalle ferite provocate da oggetti contundenti e dagli oggetti rinvenuti nelle loro vicinanze, gli archeologici e gli studiosi in genere hanno dedotto che le loro uccisioni siano state rituali e non avvenute a motivo di un combattimento[1].

Nella stessa esposizione “Kingship and Sacrifice”, oltre ai due corpi rinvenuti di recente, sono esposti anche il corpo detto di Gallagh – The Gallagh Man – un bog body rinvenuto nel 1821 nella contea di Galway, i cui resti sono datati fra il V e il II secolo a.C. e il cosiddetto Baronstown West Man (Co. Kildare) ritrovato nel 1953, e databile tra il III e il IV secolo d.C.

L’esposizione presenta anche ritrovamenti di altri sacrifici umani analoghi nel nord Europa, sempre pertinenti all’età del ferro.

La conclusione che archeologi ed antropologi hanno tratto da tale molteplice attestazione di sacrifici umani rituali è che le popolazioni celtiche del tempo dovessero certamente compiere sacrifici umani relazionati a rituali regali.

È difficile dire con precisione se fossero sacrifici per ottenere doni particolari dalle divinità per i nuovi regnanti o se fossero invece modi di sacrificare ritualmente altri pretendenti al trono della stessa famiglia o avversari ritenuti pericolosi al momento dell’accesso al soglio dei nuovi governanti.

Appare insomma indubitabile un uso abituale di sacrifici umani presso gli antichi celti, prima del sopraggiungere della conquista latina, per quel che riguarda la Gallia, e il sopraggiungere del cristianesimo in Irlanda.

Questo modo di uccidere ritualmente concorda con quanto già noto per il mondo celtico da fonti letterarie, come gli scritti latini di Giulio Cesare (il De Bello Gallico in specie) o testi relativi a Tiberio che fece sciogliere le confraternite dei druidi.

La fonte più autorevole in merito resta il De bello gallico VI, 16-17[2] dove si legge:

«I Galli sono molto dediti alle pratiche religiose, perciò quelli che sono ammalati gravemente o si trovano in guerra o in pericolo, fanno sacrifici umani o fanno voto di immolare vittime umane e si servono dei druidi come esecutori di questi sacrifici: essi credono infatti che gli dèi immortali non possano essere soddisfatti se non si dà loro, in cambio della vita di un uomo, la vita di un altro uomo. Fanno perciò anche sacrifici ufficiali di questo genere. Certe popolazioni costruiscono statue enormi, fatte di vimini intrecciati, che riempiono di uomini vivi ed incendiano, facendoli morire fra le fiamme. Credono che cosa più gradita agli dèi sia il sacrificio di coloro che sono sorpresi a rubare, rapinare o commettere qualche altro delitto; ma quando mancano costoro, sacrificano anche degli innocenti. Tra gli dèi venerano soprattutto Mercurio: le sue statue sono numerosissime. Lo credono inventore di tutte le armi, guida delle strade e dei viaggi, patrono di grandissima potenza per la ricerca di guadagno e per i commerci. Dopo di lui adorano Apollo, Marte, Giove, Minerva, ai quali danno quasi le stesse attribuzioni degli altri popoli. Credono che Apollo scacci le malattie, che Minerva insegni i princìpi delle opere e delle arti, che Giove sia il re dei celesti, che Marte diriga le guerre. A Marte, per lo più, quando decidono di combattere, fanno voto del bottino e dopo la vittoria sacrificano il bestiame catturato e accumulano in un punto tutto il resto: si possono vedere in molte terre tumuli innalzati, con le spoglie della guerra, in luoghi consacrati ed è raro che qualcuno trascuri i suoi doveri religiosi e nasconda il suo bottino o osi prendere qualcosa dal tumulo del dio: per questo delitto è stabilita la pena della morte con il supplizio».

Giulio Cesare, nel testo, assimila le divinità celtiche a quelle romane, proiettando i nomi latini degli dèi su quelli delle popolazioni galliche.

Marco Anneo Lucano, in Pharsalia, 444-446, ricorda invece i nomi originari delle divinità celtiche:

«Spietatamente viene placato con sangue
Toutatis, l’orrendo Esus dai crudeli altari,
e l'ara di Taranis non più mite di quella
di Diana scitica».

Teutates/Toutatis è la divinità resa famosa dal fumetto di Goscinny e Uderzo, Asterix il Gallico, dove è frequente l’acclamazione “Per Toutatis”.

Anche gli scavi archeologici sembrano confermare tali rituali. Ad esempio, in un bouleuterion di una città grecoceltica, Glanum - presso un’altura (non lontana dall’attuale Saint-Rémy), all’uscita di una stretta valle al margine della catena delle Alpilles, che doveva interagire con le antiche Marsiglia ed Entremont, molto vicine - «sono state rinvenute statue frammentarie di personaggi accovacciati identificabili con la divinità celtica Taranis, raffigurato in questo atteggiamento a Entremont; in prossimità del portico oblungo è ancora visibile un elemento architettonico (architrave?) che reca nella parte superiore una modanatura di tipo classico (cd. kymation lesbio), nella parte inferiore una fila di têtes coupées, teste recise, elemento ornamentale celtico derivato probabilmente dall’uso di esporre, a seconda delle circostanze, teste mozzate ai nemici o teste di antenati da venerare» (S. Rinaldi Tufi, voce Le province europee dell'Impero romano. Le province galliche. Narbonensis, in Il Mondo dell'Archeologia (2004), della Treccani, disponibile on-line).

Plinio il Vecchio, in Naturalis Historia, 30,13 racconta che Tiberio perseguì i druidi, chiudendo le loro confraternite (cfr. su questo G. Zecchini, I druidi e l’opposizione dei celti a Roma, Milano 1984, pp. 79ss.). Un analogo provvedimento di soppressione dei culti druidici sarebbe stato preso anche da Claudio (cfr. Suet. Cl. 25, 5; sul quale cfr. P. Buongiorno, Senatus consulta Claudianis temporibus facta. Una palingenesi delle deliberazioni senatorie dell’età di Claudio (41-54 d.C.), Napoli 2010).

Note al testo

[1] La presentazione ufficiale della Permanent Exhibition Kingship and Sacrifice - https://www.museum.ie/en-IE/Museums/Archaeology/Exhibitions/Kingship-and-Sacrifice - così recita: «The exhibition is based around the theory that human sacrifice and the deposition of the victims in bogs along tribal boundaries is related to sovereignty and kingship rituals during the Iron Age. Other related material displayed includes items of royal regalia, horse trappings, weapons, feasting utensils, boundary markers and votive deposits of butter known as bog butter. The exhibition provides a general overview of the analyses and their significance in addition to placing the finds in a broader European context. Information is provided about Iron Age bog bodies found in Denmark, Germany, The Netherlands and England. Also featured are two other Irish bog bodies from the National Museum of Ireland collections - Gallagh Man, Co. Galway and Baronstown West Man, Co. Kildare. The archaeological significance of the bog bodies is presented and explored throughout the exhibition».

[2] Sul quale cfr. A. Demandt, I Celti, Bologna, Il Mulino, 2003; T.G. Powell, I Celti, Milano, il Saggiatore, 1996; J. Filip, I Celti, Roma, Newton & Compton, 1995.