Per una corretta interpretazione della croce celtica e dei rapporti fra le origini del cristianesimo irlandese e il mondo celtico. Breve nota di Andrea Lonardo [Appunti irlandesi 3]

- Scritto da Redazione de Gliscritti: 20 /09 /2023 - 21:39 pm | Permalink | Homepage
- Segnala questo articolo:
These icons link to social bookmarking sites where readers can share and discover new web pages.
  • email
  • Facebook
  • Google
  • Twitter

Riprendiamo sul nostro sito alcuni appunti di Andrea Lonardo, pensati in connessione con un viaggio-pellegrinaggio in Irlanda dell’agosto 2023. Restiamo a disposizione per l’immediata rimozione se la loro presenza sul nostro sito non fosse gradita a qualcuno degli aventi diritto. I neretti sono nostri ed hanno l’unico scopo di facilitare la lettura on-line. Per approfondimenti, vedi le sezioni I luoghi della Bibbia e della storia della ChiesaStoria e filosofia e Cristianesimo, ecumenismo e religioni. Sull'Irlanda, cfr.ù

Il Centro culturale Gli scritti (20/9/2023)

Non è difficile trovare su siti scarsamente scientifici e molto ideologici affermazioni che irridono alla croce celtica, quasi il cristianesimo si fosse appropriato del simbolo del disco solare, sovrapponendolo alla croce, per fuorviare i celti o lo avesse impropriamente utilizzato ad un fine propagandistico per far sentire quelle antiche popolazioni a proprio agio in un nuovo culto loro imposto.

L’utilizzo cristiano del simbolo del cerchio che rimanda al sole, invece, fa ben comprendere quale sia il senso del modo specifico di rappresentare la croce in Irlanda, fin dalle origini.

La figura circolare è, ovunque, e non solo nel mondo celtico, l’immagine del disco solare: essa è evocativa proprio perché ogni uomo cerca il calore e la luce, consapevole che la propria vita non è in grado di passare dalle tenebre alla luce con le proprie forze. Quel protendersi verso il sole è immagine dell’anelito universale ad una luce più alta e più grande, infinita.

I primi cristiani del mondo cletico scelsero di inserire tale figura circolare nella croce, quando scoprirono che era l’amore di Cristo crocifisso a offrire la pienezza di quella luce, di quel calore, di quella vittoria sulle tenebre e sulla morte, che i loro antenati avevano cercato, senza trovarla.

Non è possibile ad oggi essere certi se i celti avessero raffigurazioni erette del disco solare similari e se i cristiani lo abbiano poi inserito in una croce oppure se tale simbolo sia stato ripreso non a partire da specifici simboli presenti nella cultura celtica – poiché è evidente ad ogni uomo che il disco solare evoca la vittoria della vita sulla morte e sul male.

Certo è che da allora le croci celtiche mostrano che quella luce che ogni uomo, in ogni angolo della terra, cerca e ha sempre cercato e sempre cercherà, si svela in pienezza nella croce di Cristo: lui è la luce, lui è la resurrezione, lui è la vita.

In questo senso la croce celtica non è una raffigurazione propagandistica o addirittura che derubi la civiltà celtica di un suo proprio simbolo: la croce celtica, invece, rimanda a quel sole che è di tutti e che per tutti rimane simbolo e promessa.

Dovette avvenire in Irlanda ciò che avvenne in altro modo dinanzi al culto di Mitra o agli altri “misteri”: l’uomo pagano cercava la luce, ma era ormai consapevole che il paganesimo morente nei cuori non era in grado di generare luce e vita negli animi. È ben per questo che non ha senso domandarsi se il culto di Mitra dipenda dal cristianesimo o viceversa, poiché entrambi sono espressioni dell’identico desiderio di vita dinanzi ad un paganesimo in crisi (Cfr. su questo:

In Irlanda, quella luce a lungo invocata e mai trovata pienamente nei culti celtici antichi, toccava ora i cuori come immagine di Cristo. Quando, dopo la predicazione di san Patrizio, il monachesimo si diffuse ormai nel mondo celtico, ciò non avvenne per imposizione, ma perché i cuori erano ormai stati toccati da una luce e da un sole più convincente. Ma, al contempo, erano stati toccati proprio perché essi già cercavano l’“oriente”, già cercavano un sole che non tramonta e non delude.

N.B. Questo fa comprendere quanto siano ridicole le affermazioni di taluni che dichiarano che gli antichi celti o sassoni avessero una conoscenza tale del sole e delle stelle che non ha spiegazioni: gli antichi sapevano navigare e, per questo, avevano una conoscenza sufficientemente precisa dei punti di orientamento notturni, pur essendo tutti geocentrici. Al contempo sapevano bene dove sorge il sole e dove tramonta! Nel costruire i loro edifici rituali sapevano bene dove era l’oriente e dove l’occidente! Cfr. su questo

* Clonmacnoise, La croce delle Scritture